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Autore: Deva Hughes    20/02/2015    0 recensioni
La storia è ambientata poco prima della fine dei Cento anni del grande vuoto.
Ambientata in una Dressrosa degli esordi, la vicenda narra un'ipotetico incontro tra il mio altro OC e il primo membro della famiglia Donquijote.
Lì, dove i gladiatori sono costretti in uno scontro all'ultimo sangue, s'intravede un debole spiraglio di pietà.
Uno special riconducibile all'altra mia fict: A Second Chance.
L'alba di un nuovo giorno.
Hope you enjoy it.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 L'alba di un nuovo giorno

[Ottocento anni prima, Dressrosa]

“Hai sentito cosa ha portato il Re nel Colosseo?” Un nobile discuteva con il suo compagno a proposito della novità introdotta nella città dal re.
“Credi che sia vero? Mi chiedo come abbia fatto a catturare un demone così facilmente…”
 
L’afa estiva iniziava a farsi sentire anche su Dressrosa e purtroppo Kuraokami era una di quelli che la pativa. Era seduta sui gradoni del sottopassaggio che portava all’arena, facendosi vento con la mano.
Si sarebbe annoiata quel giorno, ne era certa. Si alzò per andare a bagnarsi un po’, quando sentì la voce del commentatore: “Signore e signori, benvenuti al Colosseo! In occasione dell’evento di oggi, il Sovrano vorrebbe dire qualche parola.”
Nel punto più alto della struttura,c’era la zona adibita al re e ai suoi uomini  di fiducia, dove il trono era posto in modo da avere una visuale perfetta sull’arena.
Fu allora che il Re si alzò.
“Molti di voi si saranno chiesti se l’evento di oggi non sia altro che una finzione o se una creatura di tale rango possa realmente esistere. Ebbene, vi dimostrerò il contrario dopo avervi raccontato come sia riuscito a catturarla. Durante il mio ultimo viaggio, mi ritrovai su un’isola ove gli schiavi vengono utilizzati per realizzare una costruzione del tutto innovativa. Mi pare si chiamasse Tequila Wolf. Appena fuori dal cantiere vidi una fanciulla, serenamente seduta. Non facemmo in tempo ad avvicinarci che ella si accorse della nostra presenza e portò le mani all’arma e, attaccandoci con delle frecce, ne approfittò per avvicinarsi al ponte. Non osereste mai immaginare cos’è riuscita a fare con l’acqua vicina! Certo, molti sono gli uomini caduti, ma grazie al loro nobile sacrifico, sono riuscito a catturarla. Mi auguro che vi divertiate ad osservare lo spettacolo che ci darà battendosi oggi. Fate entrare il demone.”
Lo stupore generale aumentò non appena Kuraokami entrò nell’arena con il suo passo lento e calcolato. Il suo abbigliamento però non pareva adatto al luogo: solitamente, i gladiatori indossavano pesanti armature e protezioni, lei invece portava i capelli legati in una treccia che le ricadeva sulla parte frontale della spalla sinistra ed indossava un drappo che aderiva perfettamente al suo corpo.
Si chinò a raccogliere la spada a terra e mentre la puliva dalla polvere, entrò il suo avversario. Seppur imponente e spaventoso, in realtà sotto quell’armatura l’uomo tremava e procedeva con fare titubante.
La ragazza si fiondò sul rivale, intaccando lo scudo in legno che stringeva forte nella mano. Ci vollero pochi attacchi mirati per disarmare l’uomo e togliergli l’elmo.
“Se temevi così tanto la morte, non saresti mai dovuto entrare in quest’arena.”
Il nemico la fissò con determinazione negli occhi cinerei. “Mi avevano promesso che avrebbero donato una cospicua somma alla mia famiglia se avessi lottato contro di te, indifferentemente da come sarebbe finita.”
Loro chi?”
“I messaggeri del re.”
Improvvisamente nell’arena entrò un bambino, seguito da alcuni soldati, che andò a stringersi al gladiatore.
“Papà! Papà!”
Il demone inclinò la testa e osservò la piccola creatura.
“Marzio! Perché sei venuto qui?”
“Ero preoccupato per te, non devi rischiare la tua vita per noi!” I due si voltarono, interrotti dal rumore di carne dilaniata. Kuraokami si era ferita volontariamente, affondando la spada nella sua stessa gamba.
“Ohi Donquijote, per quanto mi ripugni, ho qualcosa da proporti.”
“Quanta presunzione in un sì tal spiritello ribelle. Stupiscimi, ti ascolto.”
“La mia fedeltà in cambio della vita di quest’uomo.” Gettò a terra la spada sporca di sangue e s’inginocchiò sulla gamba buona.
“Davvero sei così stupida? Cosa importa della vita di un comune mortale a te che puoi tutto? E sia, hai la mia parola. Oggi stesso, costui tornerà nella propria casa, ma tu resterai qui per sempre.”
Uscì dall’arena e tornò nel proprio alloggio con i ringraziamenti sommessi del gladiatore rimasto nell’arena.
 
Pochi mesi dopo, Re Donquijote lasciò l’isola per recarsi a Marijoa, lasciando un membro della famiglia Riku come suo successore.
Al nuovo re turbavano molto le attività ludiche del Colosseo, ma in particolare la sua partecipante femminile, così decise di convocarla a palazzo.
“Mi ha chiamata, sire?”
“Voglio comunicarti che a breve farò chiudere il Colosseo e che non ti si addice condurre una vita di quel genere.”
“Sto soltanto facendo il mio dovere nei confronti del vecchio sovrano, gli devo ancora la mia obbidienza…”
“Adesso le decisioni le prendo io, anche in sue veci. Ho visto come combatti e tuttora non riesco a capire ciò che provi mentre lo fai. Desidero che tu la smetta e che ti crei una vita sull’isola.”
La ragazza fece un inchino. “Le sembrerò superba, ma le chiedo di darmi una nave. Toglierò il disturbo anch’io, tornero nel mio mare e resterò lì.”
Il primo re Riku sembrava contrariato,  ma acconsentì alla sua partenza. “Domani all’alba potrai partire.”
 
Il giorno seguente, una nave salpava da Dressrosa, avanzando verso il caldo sole nascente, verso la propria terra.

  
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