CAPITOLO 46
Ilse riprese lentamente i sensi.
Sentì che la stavano schiaffeggiando, e che la volevano
risvegliare. Pian piano, cercò di riaprire gli occhi.
Per un attimo, fu indecisa sul da farsi. Il suo corpo era
ancora tutto intorpidito per l’effetto dei sonniferi, e non sapeva se la sua
gravidanza stesse continuando correttamente.
Non voleva riaprire gli occhi. Ora sapeva quello che si
sarebbe trovata davanti. L’imperatore, insieme con le sue guardie, l’avrebbero
giudicata e giustiziata, molto probabilmente la pena che le sarebbe stata
inflitta era il rogo pubblico. La pena dei traditori.
Eppure, le mani dei
soldati continuavano a percuoterla, e con un sospiro, alzò la testa ed aprì gli
occhi. E si trovò di fronte ad una scena inaspettata.
C’era un uomo, di fronte a lei, vestito come un imperatore e
seduto sul trono. Ma non era un uomo qualsiasi. La sua vista era ancora
sfocata, a causa delle lunghe ore di sonno, ma quella sagoma le era familiare.
Molto familiare.
Mentre lei riprendeva l’uso dei sensi, l’uomo aveva i tratti
sconvolti. Non appena Ilse riuscì a vederlo chiaramente, dopo una manciata di
secondi, vide che lo sgomento dell’uomo, che doveva essere l’imperatore, si era
tramutato in un sorriso. Fu solo allora che Ilse lo riconobbe.
Era Tim, quello sciocco che per parecchi anni le aveva fatto
regali e l’aveva corteggiata, senza ricevere nulla da lei.
‘’Ilse! sei proprio tu?’’, chiese l’imperatore, che era
indubbiamente Tim.
Ilse ne riconobbe
subito la voce, e nonostante fossero passati quasi due anni dall’ultima volta
che l’aveva visto, il suo volto non era cambiato di molto.
‘’Tim? Sei imperatore, ora?’’, gli chiese, con fare
assonnato. Una guardia le mollò uno schiaffo.
‘’Non rivolgerti così
all’imperatore, traditrice!’’, gridò uno dei suoi aguzzini.
‘’E tu non permetterti più di toccarla! Mai più! Mettetela
giù, liberatela’’, gridò Tim, paonazzo in volto.
‘’Ma, Sire… lei è la
traditrice, colei che porta in grembo il figlio di colui che ci ha quasi spinti
nel baratro’’, provò a dire il capo delle guardie.
‘’No, lei è Ilse, una
dolce donzella che fino a poco tempo fa viveva proprio qui, a Fortwar. Non so
chi vi abbia detto tutte queste sciocchezze. E ora, andatevene. La traditrice è
indubbiamente un’altra, andate a cercarla’’, disse l’imperatore.
‘’No è lei! Sire, ci ascolti!’’.
‘’Via di qui! Mi avete
sentito? Non può essere lei, la conosco da sempre. E ora lasciateci soli’’,
gridò nuovamente Tim.
Le guardie lasciarono Ilse, e abbandonarono la sala, con
volti decisamente contrariati ed offesi.
Tim restava indubbiamente il solito ragazzo stupido, si disse
la ragazza.
Ilse si lasciò sfuggire un sorriso incerto. Quella svolta
proprio non se l’aspettava più. Il destino le stava dando un’altra grossa
opportunità di rivincita, e lei non se la sarebbe lasciata sfuggire a qualunque
costo.
‘’Grazie, mio imperatore’’, provò a dirgli, con toni incerti.
Lui non si smosse dallo scranno, e agitò la mano, come per
dire che i ringraziamenti non servivano. Poi, passò subito alle domande. Ilse
notò che lo stolto aveva dei dubbi su di lei, che infatti espresse subito dopo.
‘’Dove sei stata, fino a questo momento? Eri misteriosamente
sparita’’, disse Tim, con fare indagatore.
‘’Ero con gli
Sconosciuti’’, affermò Ilse, tutto d’un colpo. Se voleva vivere, aveva capito
che doveva raccontare anche una parte di verità. Una piccola parte, però
cosparsa di abbondanti bugie.
‘’Allora è vero quello che mi han detto i miei uomini!’’,
tuonò Tim, agitandosi sul trono.
‘’No, non è vero. O almeno lo è solo in parte’’, tentò di
dire Ilse. Tim stava diventando rabbioso, cosa insolita per lui. La ragazza
dovette notare che in realtà un po’ era cambiato.
‘’Cioè?’’, chiese nuovamente l’imperatore, con gli occhi
socchiusi.
‘’Io… ecco… non so come spiegarlo. Mi ero ridotta a fare la
serva in una casa nobiliare a Frampul. Ero sola a questo mondo. Quando la
provincia di Arus è stata conquistata dagli Sconosciuti, sono stata catturata,
e sono diventata una loro schiava. Una schiava che è entrata subito nella vita
del loro re’’.
‘’Oh, vedi allora che
è vero? Sei una traditrice’’.
‘’Per favore, ascoltami…’’.
‘’Io sono l’imperatore, ora, e inizia a rivolgerti a me con
toni adeguati’’, tornò a gridare Tim.
Ilse lo odiava di già,
ancora di più di quando le faceva la corte. Però, decise di assecondarlo. La
sua vita ora era appesa al tenue filo di bugie che stava per tendere.
‘’La prego di perdonarmi, Sire. Il re degli Sconosciuti non
era il mio uomo. Lui… ecco, mi violentava. Lui non mi amava, e io non amavo lui, però gli piacevo fisicamente. Mi
teneva rinchiusa in una cella, da dove io non potevo uscire, e mi veniva a
prendere solo la notte. Ero solo una delle sue tante schiave, che usava per
soddisfare i suoi piaceri più intimi’’, continuò a dire Ilse.
Le parole, pian piano, le morirono in gola. Lei stava
scaricando l’uomo che l’aveva sinceramente amata, e che avrebbe perso la vita
per difenderla. Si sentì un essere disgustoso. Ma ora doveva continuare a
mentire, se voleva vivere. Fermei era morto, e nessuno l’avrebbe più protetta.
Comunque, quelle parole fecero presa su quel bonaccione di
Tim, che si alzò dal suo scranno, con il volto preoccupato.
‘’Ti faceva tutto
questo, quel mostro?’’, le chiese l’imperatore, mentre le si avvicinava.
‘’Sì. Ogni notte era il mio calvario. Piangevo,
inconsolabile. Ma non potevo respingerlo, ero una sua schiava’’, continuò Ilse,
la voce ridotta ad un sussurro. Sapeva di continuare a mentire spudoratamente,
ma d’altronde Tim non avrebbe più avuto modo di verificare se le sue parole
erano vere o no. L’imperatore le sfiorò una guancia.
‘’Povera, piccola Ilse. Il mondo, a volte è crudele’’, le
disse.
‘’Lo so. L’ho imparato sulla mia pelle. Ogni notte… io…’’,
prese di nuovo a dire, mentre lacrime calde iniziarono a scivolarle sul suo
viso.
‘’Continua’’, le disse
l’imperatore, asciugandole una lacrima con il lieve tocco della sua mano.
‘’Io piangevo, soffrivo… avrei voluto che fossi stato tu
quell’uomo che mi toccava, che mi desiderava. Ma in realtà era quel bruto’’,
gli disse, tornando ad utilizzare un tono confidenziale.
Tim rimase di stucco non appena sentì quella risposta, e non
disse nulla riguardo alla sua mancanza di rispetto. Ilse continuò la scenata,
piangendo e singhiozzando. Si impegnò veramente bene, anche perché le lacrime
le sgorgavano copiose dagli occhi, spinte dalla paura. Sapeva che in gioco
c’era la sua vita, e quella di suo figlio.
‘’Oh, Ilse. non temere, è tutto concluso. Ora sei libera,
finalmente. Ben presto tornerai a vivere spensierata, te lo prometto. Te lo
prometto nel nome dell’antica amicizia che ci lega da una vita’’, le disse
quello stupido imperatore, che poi le andò incontro e, inaspettatamente, l’abbracciò.
Ilse fu subito pronta a ricambiare quell’abbraccio, e a continuare la scenata.
‘’Tim, per fortuna ti ho ritrovato. Senza di te, e senza le
tue attenzioni, mi sentivo persa. È anche per quello che ho abbandonato
Fortwar, subito dopo la tua partenza per servire l’esercito’’, continuò a sussurrargli
all’orecchio. Tim la strinse ancora più forte, e fu allora che Ilse capì che le
sue menzogne avevano attecchito nel suo cuore.
‘’Anche a me sei mancata, Ilse. Ma ora che so che anche tu mi
vuoi e mi desideri, non ci lasceremo più. Te lo prometto’’.
‘’Grazie, Sire, ma c’è un piccolo problema’’, tornò a dire
Ilse, con toni più distaccati.
‘’E quale sarebbe?’’.
‘’Sono incinta.
Aspetto un figlio del re degli Sconosciuti’’.
Tim si agitò, e si allontanò da lei.
‘’Per quello troveremo
una soluzione. Non preoccuparti, per ora’’, le disse, tornando a sorriderle.
Lei ricambiò con cortesia.
‘’Guardie!’’, chiamò
Tim ad alta voce. Le guardie entrarono da una porticina laterale.
‘’Dica, Sire’’, disse
il loro capo.
‘’Preparate un’ala del palazzo solo per Ilse, lei ora è la
mia protetta. E assicuratevi di vigilarla e proteggerla sempre, ma non lasciatela
uscire dal palazzo. Potrebbe essere pericoloso’’, disse Tim. Le guardie lo
guardarono, sbalordite.
‘’Sire, ma questa è una traditrice da mettere al rogo…’’.
‘’Qui comando io. Ilse
ora è la mia protetta, e va trattata con immenso rispetto. E se qualcun altro
si azzarda a darle della traditrice, gli farò tagliare la testa e la esporrò
sui merli delle mura per una settimana. Quindi, svolgete solo i miei ordini.
Nessuno qui vi ha chiesto di esprimere i vostri pareri personali. Intesi?’’,
continuò l’imperatore, con toni duri e decisi.
‘’Certo’’, disse a denti stretti il capo delle guardie, che
fece un gesto, dando il via libera ai suoi uomini. Le guardie si mossero con
fare reticente, e con odio celato dietro ai loro musi lunghi. Tim non doveva
star loro molto simpatico.
‘’Ci segua, per favore’’, disse una giovane guardia, con fare
guardingo.
Ilse annuì, e lo segui fuori. Le guardie la scortarono in una
zona morta del palazzo, dove però c’erano letti e divani ovunque. Doveva esser
stato un dormitorio comune utilizzato dai servi.
‘’Questa sarà la sua nuova casa, protetta dell’imperatore.
Ogni suo desiderio sarà esaudito. Entro poco farò arrivare qui la servitù, così
lei potrà adibire come meglio crede questi nuovi spazi. E ora, con il suo
permesso…’’, disse il capo del drappello, facendo un lieve ma sprezzante
inchino.
Ilse si sentì quasi
derisa, e fu certa che, appena le guardie le passarono da fianco per andarsene,
una le abbia sussurrato la parola traditrice.
La ragazza scrollò le spalle, e prese a esplorare il nuovo e
spazioso ambiente, che era quasi nulla in confronto al castello di Vargan.
Ben presto arrivò la servitù, e lei si mise a dare ordini,
godendosi il suo nuovo ruolo di rilievo. Ma lei non era ancora contenta; non voleva
limitarsi ad essere solo una protetta, e doveva ancora salvare suo figlio.
Quella notte, Ilse non si addormentò e rimase in trepidante
attesa.
Dopo aver fatto un bel bagno, passò il tempo stringendo tra
le mani la corona di Fermei. Nessuno le aveva mai perquisito o sottratto la sua
piccola bisaccia verde, che aveva sempre portato con sé, in cui custodiva i
suoi ultimi oggetti. Dopo un po’, nascose la corona nel suo armadio, sotto i
vestiti, e prese a spazzolarsi i capelli. Fortunatamente, la gravidanza
procedeva bene nonostante tutti i vari disguidi dell’ultimo periodo.
Non appena si fece
notte fonda, e il grande palazzo fu silenzioso, lei uscì dai suoi appartamenti,
a passi felpati.
Una guardia era posizionata poco distante dalla porta della
sua camera da letto, ma era serenamente
addormentata, raggomitolata nel pavimento. Ilse sorrise, e continuò la sua avanzata.
Sapeva che gli imperatori dormivano nell’ala nord del
palazzo, dove c’era la camera tinta di blu scuro, a voler rappresentare la notte.
Suo padre, quando svolgeva compiti al palazzo, sapeva tutto di tutti. La
ragazza sperò solo che Tim non avesse cambiato le abitudini imperiali.
Continuò a camminare spedita, senza incontrare nessuno. Il
palazzo era immerso nella penombra, e nei corridoi ormai erano rimaste poche le
fiaccole ancora accese. Ben presto, si trovò a destinazione. La porta
dell’immensa camera da letto imperiale era sorvegliata da ben due uomini
armati, che sonnecchiavano sulla soglia, ma era ovvio che Ilse non avrebbe potuto
entrare.
Dalla sua tasca estrasse un sassolino. Lo lanciò in aria, e
cadde dalla parte opposta del corridoio, tintinnando.
Le guardie sobbalzarono, e presero subito a cercare la causa
del rumore, dandole le spalle e lasciandole via libera.
I due sciocchi credevano si trattasse di uno dei tanti gatti
che si aggiravano all’interno del palazzo, costantemente a caccia di possibili
prede. Immaginando che non avessero continuato l’ispezione per molto altro
tempo, Ilse sgattaiolò fino alla grande porta, ed abbassò la maniglia, sperando
che nulla cigolasse. Ed infatti, non fece alcun rumore.
Con rapidità, entrò nella stanza, e richiuse subito la porta
dietro di sè.
Una candela, orami esaurita, bruciava ancora su un comodino,
mentre Tim stava dormendo profondamente.
Ilse, sempre più
sorridente, estrasse dalla tasca un piccolo involucro, che conteneva alcuni
granuli di una sostanza dura come la roccia. Prese il bicchiere
dell’imperatore, che come andava d’uso era appoggiato a fianco della candela, sempre
sul comodino, e rovesciò le piccole scaglie al suo interno, mettendoci un po’
d’acqua.
Tim continuò a dormire, fintanto che lei non si infilò sotto
le coperte, e gli strofinò il petto. L’imperatore trasalì.
‘’Cosa…’’.
Tim quasi gridò. Ilse
gli poggiò una mano sulla bocca, prima che potesse attirare l’attenzione delle
guardie.
‘’Sono io, Tim. La tua amata Ilse’’.
‘’Che ci fai tu qui a quest’ora?’’, sussurrò Tim,
insonnolito.
‘’Ma è ovvio, no? Per
giacere con te. È tutta la vita che lo desidero’’, gli disse, continuando a
mentire spudoratamente.
‘’Come hai fatto a passare senza farti scoprire dalle
guardie?’’, continuò a chiedere Tim.
‘’Oh, le donne hanno i loro stratagemmi. Ma ora, per favore,
mio imperatore, dobbiamo parlare’’.
‘’E di cosa?’’, chiese
Tim, incuriosito.
‘’Di amore. E di qualcos’altro’’, continuò Ilse, con fare
intrigante, e iniziando a slacciarsi la sua lunga veste da notte. Tim sbiancò.
La ragazza sorrise, pensando che doveva essere tutta la vita che quello stolto
immaginava quella situazione.
Nonostante il suo ventre lievemente prominente, il suo corpo
era magnifico. Tim fece per aprire la bocca, ma Ilse lo interruppe.
‘’Prima, mio grande imperatore, è meglio bere un sorso
d’acqua. Non vorrei che tu fossi assetato in seguito’’, disse la ragazza, con
fare malizioso, ed allungandogli il bicchiere che era sopra al comodino.
Tim stette al gioco, e
sorridendo, bevve.
Poco dopo, il suo
sguardo divenne vacuo. Ilse temette che potesse diventare pericoloso. Gli aveva
somministrato un potente eccitante, che in dosi errate poteva causare malevoli
disturbi. Quella tecnica l’aveva vista applicare in passato dalla moglie del
suo signore a Frampul, poiché il marito non era particolarmente attratto dalle
donne. Il tentativo, da quanto ne sapeva, doveva essere fallito, poiché la
ragazza era uscita dalla stanza dello sposo in lacrime, però con Tim funzionò.
Il suo volto divenne quasi irriconoscibile, e dopo poco si alzò dal letto.
‘’Ilse, io ti amo da
impazzire’’, le disse, cercando di prenderla.
Ilse ebbe paura, e sgusciò via di lato, cercando di fare meno
trambusto possibile. Poi, si lasciò prendere da Tim, ma non si lasciò baciare.
‘’Eh no, mio imperatore, prima di avere tutto, bisogna
stipulare anche qualche accordo. Si sa, nulla è gratuito’’, gli sussurrò
all’orecchio.
‘’Scherzi? Io sono il tuo sovrano e ti voglio ora. Se no ti
prenderò con la forza. È questo che vuoi?’’, disse Tim. La sua voce era dura,
spietata, quasi irriconoscibile.
‘’Non provarci, o
griderò talmente tanto forte da richiamare tutte le guardie del palazzo. Loro
non ti amano molto, e se poi facessero l’amara scoperta che violenti giovani
ragazze nei tuoi appartamenti, non so se ti lasceranno in vita. Farai la fine
degli imperatori precedenti’’, gli sussurrò Ilse, in preda al panico.
Sperava che Tim
abboccasse. E fu così.
‘’Hai ragione. Dimmi ciò che vuoi, e farò in modo di
accettare tutto’’, le disse, poco dopo. Ilse sorrise, fingendo sicurezza.
‘’Voglio che tu mi
prenda per moglie. E che tu cresca mio figlio, quello che porto in grembo,
senza torcergli un capello. Lui sarà un tuo protetto, crescerà a corte, e
riceverà la medesima educazione dei figli dei reali. Ovviamente, non avrà
diritto di successione al trono, però dovrà essere trattato molto bene. Io in
cambio offrirò il mio corpo e la mia anima a te, per sempre, e concepirò tutti
i figli che vorrai. Ma tu rispetterai me e mio figlio’’, gli sibilò, con la sua
lingua tagliente. Tim non ci pensò molto su.
‘’Non mi importa. Io
ti voglio. Figlio o non figlio, ti voglio ora. Quindi, accetto i tuoi
termini’’, le disse, in preda all’eccitazione. Le diede un bacio sul collo.
‘’No, la fai troppo
facile. Voglio la garanzia che tu rispetterai questi termini. Sai, domattina potresti
esserti dimenticato di questa nottata piena di emozioni’’, gli disse Ilse,
estraendo dalla tasca della sua veste una piccola pergamena. Lì, al suo
interno, la ragazza aveva stabilito e scritto tutti i termini che aveva da poco
esposto.
‘’Poni qui il tuo sigillo’’, gli disse.
Tim prese il suo
anello dal tavolino vicino alla porta, e pose il suo sigillo di imperatore sul
contratto.
Ilse si affrettò ad afferrare la pergamena e a nascondeva
nella tasca della veste. Quello stupido di Tim si era appena impegnato a
prenderla in moglie ed allevare suo figlio, quello che aveva già in grembo.
Felice come non mai, si lasciò andare tra le braccia
dell’imperatore, e lasciò che lui dirigesse il tanto atteso amplesso.
Non provò alcun piacere durante l’atto, anzi, digrignò i
denti e lasciandolo fare. Tim non era molto esperto, e si lasciò totalmente
andare allo sfogo, e ben presto fu tutto concluso. L’imperatore si lasciò
cadere di fianco, e ben presto si addormentò.
Ilse, trionfante, gli si avvicinò e gli passò una mano tra i
capelli, con delicatezza, per non svegliarlo. Poi, anche lei cercò di
appisolarsi, sempre lì, a fianco di quello che a breve sarebbe diventato il suo
uomo.
Cosa mi tocca fare per avere il potere, pensò, lasciandosi sfuggire un
sospiro. Aveva vinto, ma si sentiva da schifo, poiché aveva ripudiato il Gran
re, l’unico uomo che l’aveva amata veramente. Con le lacrime agli occhi,
affondò la testa nel cuscino, e poco dopo si addormentò.
Il mattino giunse in fretta, e Ilse si trovò ad essere
svegliata da Tim, che naturalmente non aveva alcuna voglia di accettare il suo
giuramento e i suoi impegni presi durante la notte.
La ragazza gli dovette
sbattere la pergamena in faccia.
Tim, sempre così rigido nel suo amore per le regole, dovette
riconoscere che il tutto era autentico, e, anche se poco volentieri, si accollò
le sue responsabilità.
Il mese successivo, l’imperatore Tim si sposò con la
bellissima Ilse, già incinta di un figlio, frutto di una precedente relazione.
Il popolo e le guardie
furono sgomente, mentre l’impero annegava nei suoi problemi interni, che
nessuno ormai era in grado di risolvere.
NOTA DELL’AUTORE
Questo è l’ultimo capitolo. Spero che sia stato di vostro
gradimento.
So di non aver accontentato tutti con questo finale, e che
quasi tutte voi lettrici avreste preferito che Ilse fosse punita, ma alla fine
ho provato a concludere così la vicenda.
I miei pensieri, i miei ringraziamenti e la ‘sorpresa’ li ho
scritti tutti nel prossimo ed ultimo capitolo, che è l’epilogo. Quindi, per l’ennesima
volta, buona lettura, e spero che tutto sia di vostro gradimento e che tutto
alla fine torni.
Grazie a tutti! J