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Autore: alessandroago_94    21/02/2015    3 recensioni
Un Impero in decadenza, una grande guerra tra popoli, un ordine secolare che traballa e che sta per sparire per sempre. La vita costringe i personaggi del racconto a combattere, ad incontrarsi e scontrarsi tra loro, ad amarsi e ad odiarsi, in un mondo dove ormai non ci sono più regole e la vita non è poi qualcosa di così scontato e facile. Di fronte alla distruzione del loro mondo, alcuni soggetti, che vogliano o no, costretti dalla fame o dalla voglia di rivincita e gloria, combatteranno e cercheranno un ultimo appiglio per ripristinare l’Impero e per salvarlo dalle orde dei Popoli del gran re Fermei.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 46

CAPITOLO 46

 

 

Ilse riprese lentamente i sensi.

Sentì che la stavano schiaffeggiando, e che la volevano risvegliare. Pian piano, cercò di riaprire gli occhi.

Per un attimo, fu indecisa sul da farsi. Il suo corpo era ancora tutto intorpidito per l’effetto dei sonniferi, e non sapeva se la sua gravidanza stesse continuando correttamente.

Non voleva riaprire gli occhi. Ora sapeva quello che si sarebbe trovata davanti. L’imperatore, insieme con le sue guardie, l’avrebbero giudicata e giustiziata, molto probabilmente la pena che le sarebbe stata inflitta era il rogo pubblico. La pena dei traditori.

 Eppure, le mani dei soldati continuavano a percuoterla, e con un sospiro, alzò la testa ed aprì gli occhi. E si trovò di fronte ad una scena inaspettata.

C’era un uomo, di fronte a lei, vestito come un imperatore e seduto sul trono. Ma non era un uomo qualsiasi. La sua vista era ancora sfocata, a causa delle lunghe ore di sonno, ma quella sagoma le era familiare. Molto familiare.

Mentre lei riprendeva l’uso dei sensi, l’uomo aveva i tratti sconvolti. Non appena Ilse riuscì a vederlo chiaramente, dopo una manciata di secondi, vide che lo sgomento dell’uomo, che doveva essere l’imperatore, si era tramutato in un sorriso. Fu solo allora che Ilse lo riconobbe.

Era Tim, quello sciocco che per parecchi anni le aveva fatto regali e l’aveva corteggiata, senza ricevere nulla da lei.

‘’Ilse! sei proprio tu?’’, chiese l’imperatore, che era indubbiamente Tim.

 Ilse ne riconobbe subito la voce, e nonostante fossero passati quasi due anni dall’ultima volta che l’aveva visto, il suo volto non era cambiato di molto.

‘’Tim? Sei imperatore, ora?’’, gli chiese, con fare assonnato. Una guardia le mollò uno schiaffo.

 ‘’Non rivolgerti così all’imperatore, traditrice!’’, gridò uno dei suoi aguzzini.

‘’E tu non permetterti più di toccarla! Mai più! Mettetela giù, liberatela’’, gridò Tim, paonazzo in volto.

 ‘’Ma, Sire… lei è la traditrice, colei che porta in grembo il figlio di colui che ci ha quasi spinti nel baratro’’, provò a dire il capo delle guardie.

 ‘’No, lei è Ilse, una dolce donzella che fino a poco tempo fa viveva proprio qui, a Fortwar. Non so chi vi abbia detto tutte queste sciocchezze. E ora, andatevene. La traditrice è indubbiamente un’altra, andate a cercarla’’, disse l’imperatore.

‘’No è lei! Sire, ci ascolti!’’.

 ‘’Via di qui! Mi avete sentito? Non può essere lei, la conosco da sempre. E ora lasciateci soli’’, gridò nuovamente Tim.

Le guardie lasciarono Ilse, e abbandonarono la sala, con volti decisamente contrariati ed offesi.

Tim restava indubbiamente il solito ragazzo stupido, si disse la ragazza.

Ilse si lasciò sfuggire un sorriso incerto. Quella svolta proprio non se l’aspettava più. Il destino le stava dando un’altra grossa opportunità di rivincita, e lei non se la sarebbe lasciata sfuggire a qualunque costo.

‘’Grazie, mio imperatore’’, provò a dirgli, con toni incerti.

Lui non si smosse dallo scranno, e agitò la mano, come per dire che i ringraziamenti non servivano. Poi, passò subito alle domande. Ilse notò che lo stolto aveva dei dubbi su di lei, che infatti espresse subito dopo.

‘’Dove sei stata, fino a questo momento? Eri misteriosamente sparita’’, disse Tim, con fare indagatore.

 ‘’Ero con gli Sconosciuti’’, affermò Ilse, tutto d’un colpo. Se voleva vivere, aveva capito che doveva raccontare anche una parte di verità. Una piccola parte, però cosparsa di abbondanti bugie.

‘’Allora è vero quello che mi han detto i miei uomini!’’, tuonò Tim, agitandosi sul trono.

‘’No, non è vero. O almeno lo è solo in parte’’, tentò di dire Ilse. Tim stava diventando rabbioso, cosa insolita per lui. La ragazza dovette notare che in realtà un po’ era cambiato.

‘’Cioè?’’, chiese nuovamente l’imperatore, con gli occhi socchiusi.

‘’Io… ecco… non so come spiegarlo. Mi ero ridotta a fare la serva in una casa nobiliare a Frampul. Ero sola a questo mondo. Quando la provincia di Arus è stata conquistata dagli Sconosciuti, sono stata catturata, e sono diventata una loro schiava. Una schiava che è entrata subito nella vita del loro re’’.

 ‘’Oh, vedi allora che è vero? Sei una traditrice’’.

‘’Per favore, ascoltami…’’.

‘’Io sono l’imperatore, ora, e inizia a rivolgerti a me con toni adeguati’’, tornò a gridare Tim.

 Ilse lo odiava di già, ancora di più di quando le faceva la corte. Però, decise di assecondarlo. La sua vita ora era appesa al tenue filo di bugie che stava per tendere.

‘’La prego di perdonarmi, Sire. Il re degli Sconosciuti non era il mio uomo. Lui… ecco, mi violentava. Lui non mi amava, e io non  amavo lui, però gli piacevo fisicamente. Mi teneva rinchiusa in una cella, da dove io non potevo uscire, e mi veniva a prendere solo la notte. Ero solo una delle sue tante schiave, che usava per soddisfare i suoi piaceri più intimi’’, continuò a dire Ilse.

Le parole, pian piano, le morirono in gola. Lei stava scaricando l’uomo che l’aveva sinceramente amata, e che avrebbe perso la vita per difenderla. Si sentì un essere disgustoso. Ma ora doveva continuare a mentire, se voleva vivere. Fermei era morto, e nessuno l’avrebbe più protetta.

Comunque, quelle parole fecero presa su quel bonaccione di Tim, che si alzò dal suo scranno, con il volto preoccupato.

 ‘’Ti faceva tutto questo, quel mostro?’’, le chiese l’imperatore, mentre le si avvicinava.

‘’Sì. Ogni notte era il mio calvario. Piangevo, inconsolabile. Ma non potevo respingerlo, ero una sua schiava’’, continuò Ilse, la voce ridotta ad un sussurro. Sapeva di continuare a mentire spudoratamente, ma d’altronde Tim non avrebbe più avuto modo di verificare se le sue parole erano vere o no. L’imperatore le sfiorò una guancia.

‘’Povera, piccola Ilse. Il mondo, a volte è crudele’’, le disse.

‘’Lo so. L’ho imparato sulla mia pelle. Ogni notte… io…’’, prese di nuovo a dire, mentre lacrime calde iniziarono a scivolarle sul suo viso.

 ‘’Continua’’, le disse l’imperatore, asciugandole una lacrima con il lieve tocco della sua mano.

‘’Io piangevo, soffrivo… avrei voluto che fossi stato tu quell’uomo che mi toccava, che mi desiderava. Ma in realtà era quel bruto’’, gli disse, tornando ad utilizzare un tono confidenziale.

Tim rimase di stucco non appena sentì quella risposta, e non disse nulla riguardo alla sua mancanza di rispetto. Ilse continuò la scenata, piangendo e singhiozzando. Si impegnò veramente bene, anche perché le lacrime le sgorgavano copiose dagli occhi, spinte dalla paura. Sapeva che in gioco c’era la sua vita, e quella di suo figlio.

‘’Oh, Ilse. non temere, è tutto concluso. Ora sei libera, finalmente. Ben presto tornerai a vivere spensierata, te lo prometto. Te lo prometto nel nome dell’antica amicizia che ci lega da una vita’’, le disse quello stupido imperatore, che poi le andò incontro e, inaspettatamente, l’abbracciò. Ilse fu subito pronta a ricambiare quell’abbraccio, e a continuare la scenata.

‘’Tim, per fortuna ti ho ritrovato. Senza di te, e senza le tue attenzioni, mi sentivo persa. È anche per quello che ho abbandonato Fortwar, subito dopo la tua partenza per servire l’esercito’’, continuò a sussurrargli all’orecchio. Tim la strinse ancora più forte, e fu allora che Ilse capì che le sue menzogne avevano attecchito nel suo cuore.

‘’Anche a me sei mancata, Ilse. Ma ora che so che anche tu mi vuoi e mi desideri, non ci lasceremo più. Te lo prometto’’.

‘’Grazie, Sire, ma c’è un piccolo problema’’, tornò a dire Ilse, con toni più distaccati.

‘’E quale sarebbe?’’.

 ‘’Sono incinta. Aspetto un figlio del re degli Sconosciuti’’.

Tim si agitò, e si allontanò da lei.

 ‘’Per quello troveremo una soluzione. Non preoccuparti, per ora’’, le disse, tornando a sorriderle. Lei ricambiò con cortesia.

 ‘’Guardie!’’, chiamò Tim ad alta voce. Le guardie entrarono da una porticina laterale.

 ‘’Dica, Sire’’, disse il loro capo.

‘’Preparate un’ala del palazzo solo per Ilse, lei ora è la mia protetta. E assicuratevi di vigilarla e proteggerla sempre, ma non lasciatela uscire dal palazzo. Potrebbe essere pericoloso’’, disse Tim. Le guardie lo guardarono, sbalordite.

‘’Sire, ma questa è una traditrice da mettere al rogo…’’.

 ‘’Qui comando io. Ilse ora è la mia protetta, e va trattata con immenso rispetto. E se qualcun altro si azzarda a darle della traditrice, gli farò tagliare la testa e la esporrò sui merli delle mura per una settimana. Quindi, svolgete solo i miei ordini. Nessuno qui vi ha chiesto di esprimere i vostri pareri personali. Intesi?’’, continuò l’imperatore, con toni duri e decisi.

‘’Certo’’, disse a denti stretti il capo delle guardie, che fece un gesto, dando il via libera ai suoi uomini. Le guardie si mossero con fare reticente, e con odio celato dietro ai loro musi lunghi. Tim non doveva star loro molto simpatico.

‘’Ci segua, per favore’’, disse una giovane guardia, con fare guardingo.

Ilse annuì, e lo segui fuori. Le guardie la scortarono in una zona morta del palazzo, dove però c’erano letti e divani ovunque. Doveva esser stato un dormitorio comune utilizzato dai servi.

‘’Questa sarà la sua nuova casa, protetta dell’imperatore. Ogni suo desiderio sarà esaudito. Entro poco farò arrivare qui la servitù, così lei potrà adibire come meglio crede questi nuovi spazi. E ora, con il suo permesso…’’, disse il capo del drappello, facendo un lieve ma sprezzante inchino.

 Ilse si sentì quasi derisa, e fu certa che, appena le guardie le passarono da fianco per andarsene, una le abbia sussurrato la parola traditrice.

La ragazza scrollò le spalle, e prese a esplorare il nuovo e spazioso ambiente, che era quasi nulla in confronto al castello di Vargan.

Ben presto arrivò la servitù, e lei si mise a dare ordini, godendosi il suo nuovo ruolo di rilievo. Ma lei non era ancora contenta; non voleva limitarsi ad essere solo una protetta, e doveva ancora salvare suo figlio.

 

 

 

Quella notte, Ilse non si addormentò e rimase in trepidante attesa.

Dopo aver fatto un bel bagno, passò il tempo stringendo tra le mani la corona di Fermei. Nessuno le aveva mai perquisito o sottratto la sua piccola bisaccia verde, che aveva sempre portato con sé, in cui custodiva i suoi ultimi oggetti. Dopo un po’, nascose la corona nel suo armadio, sotto i vestiti, e prese a spazzolarsi i capelli. Fortunatamente, la gravidanza procedeva bene nonostante tutti i vari disguidi dell’ultimo periodo.

 Non appena si fece notte fonda, e il grande palazzo fu silenzioso, lei uscì dai suoi appartamenti, a passi felpati.

Una guardia era posizionata poco distante dalla porta della sua camera da letto, ma  era serenamente addormentata, raggomitolata nel pavimento. Ilse sorrise, e continuò la sua avanzata.

Sapeva che gli imperatori dormivano nell’ala nord del palazzo, dove c’era la camera tinta di blu scuro, a voler rappresentare la notte. Suo padre, quando svolgeva compiti al palazzo, sapeva tutto di tutti. La ragazza sperò solo che Tim non avesse cambiato le abitudini imperiali.

Continuò a camminare spedita, senza incontrare nessuno. Il palazzo era immerso nella penombra, e nei corridoi ormai erano rimaste poche le fiaccole ancora accese. Ben presto, si trovò a destinazione. La porta dell’immensa camera da letto imperiale era sorvegliata da ben due uomini armati, che sonnecchiavano sulla soglia, ma era ovvio che Ilse non avrebbe potuto entrare.

Dalla sua tasca estrasse un sassolino. Lo lanciò in aria, e cadde dalla parte opposta del corridoio, tintinnando.

Le guardie sobbalzarono, e presero subito a cercare la causa del rumore, dandole le spalle e lasciandole via libera.

I due sciocchi credevano si trattasse di uno dei tanti gatti che si aggiravano all’interno del palazzo, costantemente a caccia di possibili prede. Immaginando che non avessero continuato l’ispezione per molto altro tempo, Ilse sgattaiolò fino alla grande porta, ed abbassò la maniglia, sperando che nulla cigolasse. Ed infatti, non fece alcun rumore.

Con rapidità, entrò nella stanza, e richiuse subito la porta dietro di sè.

Una candela, orami esaurita, bruciava ancora su un comodino, mentre Tim stava dormendo profondamente.

 Ilse, sempre più sorridente, estrasse dalla tasca un piccolo involucro, che conteneva alcuni granuli di una sostanza dura come la roccia. Prese il bicchiere dell’imperatore, che come andava d’uso era appoggiato a fianco della candela, sempre sul comodino, e rovesciò le piccole scaglie al suo interno, mettendoci un po’ d’acqua.

Tim continuò a dormire, fintanto che lei non si infilò sotto le coperte, e gli strofinò il petto. L’imperatore trasalì.

 ‘’Cosa…’’.

 Tim quasi gridò. Ilse gli poggiò una mano sulla bocca, prima che potesse attirare l’attenzione delle guardie.

‘’Sono io, Tim. La tua amata Ilse’’.

‘’Che ci fai tu qui a quest’ora?’’, sussurrò Tim, insonnolito.

 ‘’Ma è ovvio, no? Per giacere con te. È tutta la vita che lo desidero’’, gli disse, continuando a mentire spudoratamente.

‘’Come hai fatto a passare senza farti scoprire dalle guardie?’’, continuò a chiedere Tim.

‘’Oh, le donne hanno i loro stratagemmi. Ma ora, per favore, mio imperatore, dobbiamo parlare’’.

 ‘’E di cosa?’’, chiese Tim, incuriosito.

‘’Di amore. E di qualcos’altro’’, continuò Ilse, con fare intrigante, e iniziando a slacciarsi la sua lunga veste da notte. Tim sbiancò. La ragazza sorrise, pensando che doveva essere tutta la vita che quello stolto immaginava quella situazione.

Nonostante il suo ventre lievemente prominente, il suo corpo era magnifico. Tim fece per aprire la bocca, ma Ilse lo interruppe.

‘’Prima, mio grande imperatore, è meglio bere un sorso d’acqua. Non vorrei che tu fossi assetato in seguito’’, disse la ragazza, con fare malizioso, ed allungandogli il bicchiere che era sopra al comodino.

 Tim stette al gioco, e sorridendo, bevve.

 Poco dopo, il suo sguardo divenne vacuo. Ilse temette che potesse diventare pericoloso. Gli aveva somministrato un potente eccitante, che in dosi errate poteva causare malevoli disturbi. Quella tecnica l’aveva vista applicare in passato dalla moglie del suo signore a Frampul, poiché il marito non era particolarmente attratto dalle donne. Il tentativo, da quanto ne sapeva, doveva essere fallito, poiché la ragazza era uscita dalla stanza dello sposo in lacrime, però con Tim funzionò. Il suo volto divenne quasi irriconoscibile, e dopo poco si alzò dal letto.

 ‘’Ilse, io ti amo da impazzire’’, le disse, cercando di prenderla.

Ilse ebbe paura, e sgusciò via di lato, cercando di fare meno trambusto possibile. Poi, si lasciò prendere da Tim, ma non si lasciò baciare.

‘’Eh no, mio imperatore, prima di avere tutto, bisogna stipulare anche qualche accordo. Si sa, nulla è gratuito’’, gli sussurrò all’orecchio.

‘’Scherzi? Io sono il tuo sovrano e ti voglio ora. Se no ti prenderò con la forza. È questo che vuoi?’’, disse Tim. La sua voce era dura, spietata, quasi irriconoscibile.

 ‘’Non provarci, o griderò talmente tanto forte da richiamare tutte le guardie del palazzo. Loro non ti amano molto, e se poi facessero l’amara scoperta che violenti giovani ragazze nei tuoi appartamenti, non so se ti lasceranno in vita. Farai la fine degli imperatori precedenti’’, gli sussurrò Ilse, in preda al panico.

 Sperava che Tim abboccasse. E fu così.

‘’Hai ragione. Dimmi ciò che vuoi, e farò in modo di accettare tutto’’, le disse, poco dopo. Ilse sorrise, fingendo sicurezza.

 ‘’Voglio che tu mi prenda per moglie. E che tu cresca mio figlio, quello che porto in grembo, senza torcergli un capello. Lui sarà un tuo protetto, crescerà a corte, e riceverà la medesima educazione dei figli dei reali. Ovviamente, non avrà diritto di successione al trono, però dovrà essere trattato molto bene. Io in cambio offrirò il mio corpo e la mia anima a te, per sempre, e concepirò tutti i figli che vorrai. Ma tu rispetterai me e mio figlio’’, gli sibilò, con la sua lingua tagliente. Tim non ci pensò molto su.

 ‘’Non mi importa. Io ti voglio. Figlio o non figlio, ti voglio ora. Quindi, accetto i tuoi termini’’, le disse, in preda all’eccitazione. Le diede un bacio sul collo.

 ‘’No, la fai troppo facile. Voglio la garanzia che tu rispetterai questi termini. Sai, domattina potresti esserti dimenticato di questa nottata piena di emozioni’’, gli disse Ilse, estraendo dalla tasca della sua veste una piccola pergamena. Lì, al suo interno, la ragazza aveva stabilito e scritto tutti i termini che aveva da poco esposto.

‘’Poni qui il tuo sigillo’’, gli disse.

 Tim prese il suo anello dal tavolino vicino alla porta, e pose il suo sigillo di imperatore sul contratto.

Ilse si affrettò ad afferrare la pergamena e a nascondeva nella tasca della veste. Quello stupido di Tim si era appena impegnato a prenderla in moglie ed allevare suo figlio, quello che aveva già in grembo.

Felice come non mai, si lasciò andare tra le braccia dell’imperatore, e lasciò che lui dirigesse il tanto atteso amplesso.

Non provò alcun piacere durante l’atto, anzi, digrignò i denti e lasciandolo fare. Tim non era molto esperto, e si lasciò totalmente andare allo sfogo, e ben presto fu tutto concluso. L’imperatore si lasciò cadere di fianco, e ben presto si addormentò.

Ilse, trionfante, gli si avvicinò e gli passò una mano tra i capelli, con delicatezza, per non svegliarlo. Poi, anche lei cercò di appisolarsi, sempre lì, a fianco di quello che a breve sarebbe diventato il suo uomo.

 Cosa mi tocca fare per avere il potere, pensò, lasciandosi sfuggire un sospiro. Aveva vinto, ma si sentiva da schifo, poiché aveva ripudiato il Gran re, l’unico uomo che l’aveva amata veramente. Con le lacrime agli occhi, affondò la testa nel cuscino, e poco dopo si addormentò.

 

 

Il mattino giunse in fretta, e Ilse si trovò ad essere svegliata da Tim, che naturalmente non aveva alcuna voglia di accettare il suo giuramento e i suoi impegni presi durante la notte.

 La ragazza gli dovette sbattere la pergamena in faccia.

Tim, sempre così rigido nel suo amore per le regole, dovette riconoscere che il tutto era autentico, e, anche se poco volentieri, si accollò le sue responsabilità.

Il mese successivo, l’imperatore Tim si sposò con la bellissima Ilse, già incinta di un figlio, frutto di una precedente relazione.

 Il popolo e le guardie furono sgomente, mentre l’impero annegava nei suoi problemi interni, che nessuno ormai era in grado di risolvere.

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

Questo è l’ultimo capitolo. Spero che sia stato di vostro gradimento.

So di non aver accontentato tutti con questo finale, e che quasi tutte voi lettrici avreste preferito che Ilse fosse punita, ma alla fine ho provato a concludere così la vicenda.

I miei pensieri, i miei ringraziamenti e la ‘sorpresa’ li ho scritti tutti nel prossimo ed ultimo capitolo, che è l’epilogo. Quindi, per l’ennesima volta, buona lettura, e spero che tutto sia di vostro gradimento e che tutto alla fine torni.

Grazie a tutti! J

 

   
 
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