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Autore: Scattered Dream    21/02/2015    1 recensioni
Prima storia pubblicata su questo fandom!
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Tratto dal capitolo:
{Stava correndo verso la salvezza? No, quella probabilmente si era persa tra i boati assordanti delle bombe, era rimasta schiacciata tra le macerie dei palazzi crollati, era volata via come gli aerei che sfilavano sopra le loro teste.
[...]
Si risvegliò in mezzo al nulla, Allen. Circondato dalla luce, disperso in un posto privo di pareti e di finestre. Il dolore se ne era andato, così come le ferite e la sporcizia sul viso. Tutto sparito, inghiottito da quel bianco accecante. Fece un lento giro su se stesso, guardandosi bene intorno. Niente: era solo. E questa consapevolezza fu una stilettata di dolore –l’ennesima- al cuore. Dov'era Yu? Stava bene?}
***
“Le bombe non scelgono. Colpiscono qualunque cosa.”
***
{Ognuno deve portare le proprie ferite.
Se si sopravvive, poi le ferite guariscono... anche se restano le cicatrici.
Allen Walker, D.Gray-man}
Genere: Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Yu Kanda | Coppie: Kanda/Allen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Through the Hell
-When the salvation seems lost-
 
 
“Corri”.
Un ordine assoluto che aveva dato al suo corpo, una sola parola ripetuta all’infinito nella sua testa. Stava correndo verso la salvezza? No, quella probabilmente si era persa tra i boati assordanti delle bombe, era rimasta schiacciata tra le macerie dei palazzi crollati, era volata via come gli aerei che sfilavano sopra le loro teste. Lui si stava solo muovendo alla massima velocità consentitagli dalle sue gambe, sfrecciando sulla strada distrutta, osservando con occhi disperati il sangue, i corpi, il fumo.
Ci fu un ennesimo boato, uno dei tanti di una lunga lista –ormai aveva perso il conto- e lui si costrinse ad aumentare ancora di più il ritmo. Era consapevole di dover cercare un posto in cui rifugiarsi per non essere visto, ma in quel momento l’idea di ficcarsi in qualche buco per poi restarvi intrappolato non lo allettava per niente. Le costruzioni ancora in piedi non erano sicure, e i resti di quelle cadute nemmeno: poteva crollare qualsiasi cosa, in qualsiasi momento. In realtà, era un po’ come se il mondo intero avesse deciso di tremare, di collassare su se stesso, di andare in frantumi con la stessa facilità di una tazzina di porcellana. E lui era abbastanza sveglio per sapere che, prima di entrare in un posto, devi sempre essere sicuro di poterne uscire. Ne aveva vista troppa di gente morire bloccata nei loro “rifugi sicuri”.
Svoltò bruscamente a sinistra, inciampando nei suoi stessi piedi: non ce la faceva più. Si sarebbe voluto fermare, ma farlo significava avere svariate possibilità in meno di uscirne vivo. All’inizio aveva pensato di andare dove le bombe fossero già cadute e gli aerei nemici già passati, poiché, a rigore di logica, nessuno tornerebbe a distruggere qualcosa di già disintegrato: povero illuso! In lontananza altri boati erano arrivati dove si erano già fatti sentire, aveva visto i bombardieri passare una seconda volta sullo stesso quartiere, come un pittore che dà al suo quadro un’altra pennellata di colore per essere sicuro che attecchisca bene. Nessun posto sfuggiva al tocco della morte, nemmeno quelli in cui non essa non aveva più nulla da riscuotere.
Un’altra curva a destra, un salto per evitare una voragine apertasi nella strada. Cadere. Rialzarsi. Continuare a correre.
Boom. Boom. Boom. Due bombe cadute nella zona che si stava lasciando alle spalle, una terza rilasciata alla sua sinistra. “Troppo vicina” si disse, cambiando direzione per l’ennesima volta. Il cuore gli era balzato in gola nel sentire quanto il rumore dell’ultima esplosione fosse a così pochi chilometri da lui.
Improvvisamente si arrestò. Sì, lui che si era ripetuto fino a quel momento di muoversi, lui che aveva spinto il suo fisico ad uno sforzo estremo, si fermò. Rimase immobile, il petto che si alzava ed abbassava ad un ritmo furioso, le braccia lungo i fianchi, gli occhi fissi su un palazzo sventrato. Senza neanche accorgersene si era diretto lì! Proprio lì, tra tanti posti! Fece scorrere lo sguardo sul paesaggio distrutto, sentendo le lacrime iniziare a pizzicargli gli occhi: non c’era nessuno. Vuoto. Deserto. Non seppe se essere grato o meno per quella desolazione –perché, dopotutto, non avrebbe retto alla vista del corpo morto di lui -.
Un particolare catturò la sua attenzione –un piccolo luccichio tra la polvere-, portandolo ad avvicinarsi alla costruzione a passi svelti ma attenti. Si stava per avventurare tra i pezzi di muro crollati e le travi spezzate, quando delle dita gelide si serrarono intorno al suo polso. Accadde tutto in un secondo: si sentì trascinare, poi spingere a terra. Percepì un fischio, l’aria che tremava e gli arrivava addosso con una forza tale da lasciarlo senza fiato. Non si rese nemmeno conto di  essersi morso il labbro a sangue per trattenere un grido. Quando finalmente  tutto tacque, alzò il volto, sporco e ferito, incontrando due occhi neri come il carbone.
<< Kanda >> sussurrò, mentre il sollievo lo invadeva, facendolo sentire per un attimo leggero come una nuvola. Durò poco: si rimise in piedi con uno scatto felino, chiedendo spiegazioni all’amico su quanto accaduto pochi istanti prima.
<< Hanno lanciato una bomba, non molto distante da qui: l’onda d’urto, seppur debole, ci è arrivata contro. >> Una risposta breve, concisa. Il solito tono incolore che però, a differenza delle altre volte, tradiva una certa agitazione. Senza aggiungere nient’altro, Yu gli afferrò la mano iniziando a correre. Passarono davanti ai resti di un ospedale; si vedevano benissimo parti del corpo spuntare da sotto i macigni, i cadaveri di quelli che avevano tentato una fuga inutile riversi sulla strada. Ed il sangue, tanto quanto non ne aveva mai visto. Chiuse gli occhi, il giovane Walker, nel tentativo di sfuggire a quella tragedia –a nessuno piaceva guardare la morte in faccia, nessuno era abbastanza forte per farlo senza rimanerne segnato-. Continuò ad avanzare con le palpebre serrate, facendo affidamento solamente sul moro, che lo stava guidando tenendo la mano stretta nella sua con la promessa di non lasciarlo andare.
Quando l’odore della morte e del sangue non si sentì più, Allen si decise a socchiudere gli occhi, appurando di essere lontano dall’ospedale e dalla zona in cui era caduta quella dannata bomba. Troppo vicina.
<< E Lavi? >> Si ritrovò a chiedere, genuinamente preoccupato per il loro amico. Tanto, presto o tardi, sarebbe venuto a sapere comunque se era vivo o no, quindi perché prolungare inutilmente l’attesa?
<< Morto. >> Kanda non si voltò a guardarlo mentre glielo diceva, continuò semplicemente a correre.
Morto. Ed improvvisamente tutti i momenti della sua vita passati con il rosso gli sfilarono davanti, simili alla pellicola di un film.
Lavi che sorridendo gli rallegrava anche la giornata più nera. Lavi che faceva di tutto per farlo distrarre quando le cose con Yu non andavano bene. Lavi che si lamentava sempre di quanto sonno avesse. Lavi che sapeva essere un completo idiota, quando voleva. Lavi che si era preso una cotta stratosferica per Lenalee. Lavi che era il suo migliore amico, ed ora non c’era più.
Le lacrime uscirono silenziose, bagnandogli le guance. Non emise un suono, forse perché,  dentro di lui, il suo cuore stava già urlando abbastanza. Solo molto tempo dopo, quando ritrovarono il corpo, seppe che a Bookman Junior era letteralmente crollato addosso il palazzo in cui abitava. Kanda sapeva del suo decesso perché viveva vicino a lui –la sua casa, infatti, aveva subito lo stesso destino-, ed era andato a cercarlo nella speranza di trovarlo ancora vivo. Speranza del tutto vana.
Fu sorpreso di se stesso quando si sentì chiedere anche notizie di Lena –non seppe dove trovò la forza, le parole gli uscirono in un soffio-.
Attraverso le lacrime vide lo sguardo dell’altro posarsi su di lui, vi lesse dubbio e preoccupazione, ma furono sentimenti fulminei, durati quanto un battito di ciglia.
<< Non lo so. >> L’ennesima risposta breve, che non soddisfaceva per niente le mille domande nella sua testa, i suoi infiniti dubbi. Puntò gli occhi sulla schiena di Kanda, ringraziando il cielo di averlo accanto a lui sano e salvo. Si sarebbe fatto bastare quella certezza, per il momento.
Giunsero nei pressi di una sartoria. L’insegna pendeva pericolosamente da un lato, mezza bruciata, e una vetrina era frantumata. Vi entrarono.
<< Ci fermiamo per cinque minuti. >> Il moro si sedette, stando ben attento a non tagliarsi con qualche scheggia di vetro. C’era un silenzio quasi irreale intorno a loro.
<< Non passano più >> osservò Allen, gli occhi ancora arrossati rivolti al cielo. Effettivamente, adesso che ci pensava, il rombo degli aerei non si sentiva più da un po’, così come i fischi delle bombe.
<< I bombardamenti non durano all’infinito. >> Anche il  compagno aveva alzato lo sguardo, ma lo aveva riabbassato subito dopo, portandolo alla ferita sulla gamba. Era un taglio abbastanza profondo,  ad occhio e croce lungo una decina di centimetri.
<< Stai perdendo sangue. >> La voce del ragazzo dai candidi capelli ruppe la quiete intorno a loro. Gli si avvicinò, strappandosi il pezzo più pulito della camicia che indossava e applicandogli una fasciatura di fortuna, ignorando le proteste dell’altro. Ora capiva il motivo per cui si erano fermati: quella dannata ferita non smetteva un secondo di sanguinare. Come aveva fatto a non accorgersene prima?
<< Walker! >> La voce leggermente irritata dell’amico lo ridestò dai suoi pensieri.
<< Cosa c’è? >>
<< Corri, veloce! >>
Come? Perché? Cosa stava succedendo?
Non ebbe il tempo di fermarsi a pensare, fece solamente quello che gli era stato detto. Si alzò e seguì Yu fuori dalla sartoria, ritrovandosi ancora una volta a sfrecciare sull’asfalto, veloce come il vento.
E poi li sentì. Un gruppo di aerei che si avvicinava alle loro spalle, il fischio inconfondibile di una bomba in caduta libera. In seguito ci fu l’esplosione. Fece appena in tempo a vedere la sartoria, ormai a qualche metro da loro, venir spazzata via dall’onda d’urto, dopodiché una mano lo tirò giù, a terra, mentre il mondo si distruggeva. Sentì l’aria intorno a lui farsi calda, violenta, simile ad una forza incontrollabile pronta a distruggere qualsiasi cosa intralciasse il suo cammino. Fu sbalzato via con una forza sovrumana, andando a finire contro un muro lì vicino. E subito, una scarica di dolore gli attraversò le gambe, la schiena, le braccia, fino ad arrivare alla testa. Socchiuse un occhio per cercare Kanda, ma il buio arrivò prima che riuscisse a trovarlo. L’ultima cosa che percepì fu il sapore metallico del sangue in bocca.
 
 
 
Si risvegliò in mezzo al nulla, Allen. Circondato dalla luce, disperso in un posto privo di pareti e di finestre. Il dolore se ne era andato, così come le ferite e la sporcizia sul viso. Tutto sparito, inghiottito da quel bianco accecante. Fece un lento giro su se stesso, guardandosi bene intorno. Niente: era solo. E questa consapevolezza fu una stilettata di dolore –l’ennesima- al cuore. Dov’era Yu? Stava bene?
E mentre i pensieri si accatastavano l’uno sull’altro, creando una gran confusione nella sua mente, decise di iniziare a camminare. Perché gli avevano insegnato ad andare avanti a prescindere dalla situazione in cui si trovasse. Continuare a muoversi era di vitale importanza, e lui questo non l’aveva dimenticato.
“Cammina e non ti fermare”.
Non seppe per quanto vagò (iniziava a sospettare che lì il tempo non scorresse) ma ad un certo punto, quando la speranza si stava facendo sempre più sottile, vide una figura familiare. Capelli neri, portamento fiero, spalle dritte: Kanda!
Gli corse incontro senza pensarci troppo,  preso com’era dall’entusiasmo di averlo ritrovato, di averlo ancora una volta al suo fianco.
<< Ciao, BaKanda. >>
<< Ciao, Moyashi. >>
Si fissarono per qualche secondo, incapaci di staccare gli occhi l’uno dall’altro.
<< Sai dove siamo? >> Chiese Allen, facendo un passo avanti per accorciare ulteriormente la distanza tra loro (voleva toccarlo, sentire il calore della sua pelle ed il battito ritmico del suo cuore). Ma qualcosa lo bloccò: era come se ci fosse una barriera invisibile a separarli, che ti rimandava indietro se provavi a superarla.
<< Sì: questa è la linea di confine >> gli rispose il moro.
<< Confine … ? >> Sussurrò, mentre i pezzi del puzzle stavano andando tutti al loro posto, pronti a svelargli il disegno finale. Un disegno che non gli sarebbe piaciuto, lo sentiva.
<< Tu devi tornare indietro, Moyashi >>
<< No, non voglio! >>
Prese a pugni quello schifo di muro che li teneva divisi, urlò e si oppose con tutte le sue forze a quel destino troppo crudele. Ma, quando la figura di Kanda –del suo amato Kanda- iniziò a diventare via via sempre più evanescente, si arrese. Rimase lì, con i palmi appoggiati a quella superficie invisibile ed il corpo scosso dai singhiozzi.
<< Arrivederci, Allen. >> Gli sorrise, il moro. Uno dei suoi sorrisi rari e sfuggenti, che gli facevano accelerare paurosamente il battito cardiaco e tingere le guance di rosso.
<< Arrivederci, Yu. >>
Il piccolo Walker tornò indietro.
 
 
 
In quel bombardamento Allen aveva perso tutto: la sua casa, il suo braccio sinistro, Lavi e Komui, la sua vecchia vita e la persona che amava. Niente di tutto quello sarebbe mai stato recuperato, erano cose appartenenti al passato e lì sarebbero rimaste. I ricordi erano l’unica cosa che gli restava -aveva cristallizzato volti e luoghi nella sua memoria, incatenandoli a lui per sempre-, la più preziosa, eppure facevano male, un dolore che alcune volte diventava insopportabile.
Allena era ancora vivo, ma parte di lui era esplosa insieme a quelle bombe, era andata in frantumi come i vetri delle finestre, era stata polverizzata dal fuoco.
Non tornò mai più nella zona devastata da quella tragedia, nemmeno quando essa fu ricostruita più bella e più ricca di prima.
Semplicemente, continuò a camminare.
 
 
 
 
 
Note Finali:
Salve a tutti!
Se siete arrivati a leggere anche le note finali di questa “storia”… O siete matti –matti da legare- oppure avete una pazienza infinita, un cuore d’oro e stomaci di ferro. In entrambi i casi, be’ … Grazie mille!
Questa è la prima one-shot che pubblico sul fandom di D.Gray-man (ne ho scritte molte altre, ma non so se le pubblicherò mai, lol). Spero con tutto il cuore vi sia piaciuta, e se vorrete lasciarmi un commentino (ovviamente critiche/consigli/qualsiasialtracosa sono i benvenuti) ve ne sarò davvero grata ;).
Alla prossima!
  
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