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Autore: _candyeater03    21/02/2015    4 recensioni
{Tributi dei Settantaquattresimi Hunger Games}{Raccolta di OneShots; 10159 parole}
***
Questo è il canto dei tributi, una confessione, un sussurro, un epitaffio.
Gli ultimi pensieri di molti che non lo credevano, perché la morte coglie di sorpresa. Di molti che hanno abbassato la guardia nel momento fatale, convinti di essere al sicuro. Illusi anche solo per un giorno di potercela fare.
Ma non era forse sempre stata questa la regola? Un solo vincitore. Oppure due, magari.
Questo è il racconto di sette morti, e di altre tre. Dieci anime bambine soffiate via, dieci colpi sul tamburo della ribellione.
***
1. You and I’ll be safe and sound
2. Just close your eyes
3. I remember you said don't leave me here alone
4. I remember tears streaming down your face
5. No one can hurt you now
6. You'll be alright
7. Hold on to this lullaby
8. All that's dead and gone and past tonight
9. Come morning light
10. Everything's on fire
11. Epilogo
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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No one can hurt you now



 
Corri.

Il mio cervello stava impartendo un chiaro comando. 
Corri, fai veloce e non guardare in faccia nessuno.

Avevo rubato qualche bacca al ragazzo del Distretto 12, e dovevo fare in fretta se non volevo una delle frecce della Ragazza in Fiamme tra le scapole. 
Corri e basta.

Mi ero buttata in mezzo a un rovo vicino. Mi stavano sanguinando copiosamente le dita, a causa di quella caduta brusca, ma non importava.
Ogni appiglio sicuro che mi avrebbe nascosto alla vista degli altri tributi avrebbe potuto essere il Paradiso, secondo il mio punto di vista.

Avevo sorriso, sentendo di nuovo l’aria riempirmi i polmoni liberamente, e avevo chiuso gli occhi.
Avevo avvicinato alla bocca la mia mano, che conteneva un paio di quelle bacche che avevo rubato a Peeta. Avevano un sapore strano, l’acidità del loro succo mi stava riempiendo la bocca.
Entro pochi attimi, la mia lingua si era gonfiata enormemente senza un apparente spiegazione, e avevo iniziato a vedere doppio. Dopo aver osservato allarmata tre di quelle bacche, che ai miei occhi erano sei, le avevo lasciate cadere con disgusto e avevo cacciato un gridolino spaventato.

Morsi della Notte.

Alle scuole medie mi avevano anche interrogato su quell’argomento.
Con orrore, mi stavano iniziando a ritornare in mente tutti i terribili effetti di quelle bacche velenose. 

“I Morsi della Notte crescono generalmente intorno alle aree dei Distretti 2, 5, 7, 9, 10, 11 e 12, perché si adattano al clima continentale”, non ero cambiata molto dalla seconda media, mi ero solo alzata di qualche centimetro.

“Sono bacche velenosissime, e colui che le mangia muore in modo instantaneo entro cinque minuti”, riuscivo ancora a sentirmi, come in un flash-back. 

“I sintomi sono l’ingrossamento della lingua e l’insensibilità degli arti”, le lacrime stavano scendendo copiose sulle mie guance. 

“Si procede intorno al quarto minuto con la perdita della vista, poi, al quinto, si muore. A Capitol City stanno mettendo a punto un antidoto per il veleno dei Morsi della Notte.” 

Perché non me l’avevano mandato, allora?
Stavo morendo e i miei mentori non provavano nemmeno a salvarmi. La rabbia stava cominciando a prendere possesso di me, ma non potevo dimostrarla, essendo già entrata nella fase dell’insensibilità degli arti.
Continuavo a piangere. No, non potevo morire. Non dopo essere arrivata tra i primi quattro. Quando ero sicura di non poter vincere, rimanevo in vita. Quando, invece, una speranza di vittora stava cominciando a maturare in me, ero in punto di morte.

Mi ero asciugata le lacrime. Dopotutto, io avevo vinto la mia battaglia.
Aspiravo a non essere uccisa negli Hunger Games, e nessuno mi aveva uccisa. Questo, forse, mi avrebbe reso onore.

Un sorriso soddisfatto si stava facendo rapidamente strada sul mio volto. Nessuno avrebbe potuto farmi del male, ora. Né Cato, né Katniss, né nessun altro.
Comunque ero stata ingenua. Mi ero fidata dell’esperienza di Peeta, non avevo capito che nell’Arena non mi sarei mai potuta fidare di niente e di nessuno. Solo di me stessa.
E io non l’avevo fatto.

Avevo cercato di scacciare dalla mente quei tristi pensieri.
Forse morire era più facile di quanto non sembrasse.

Capendo di essere arrivata allo stadio della cecità, avevo lanciato un’ultimo sguardo alla Cornucopia. Poi c’era stato solo buio.
In quel minuto scarso che mi restava da vivere, avevo riepilogato mentalmente tutti gli atti di bontà che avevo visto fare in vita mia, per morire felice, realizzata. Perché la felicità deriva dalla bontà, non dal sadismo come quello di Snow.

Non ebbi il tempo di finire il ragionamento che la mia mente si era spenta.
Per sempre. 






NdA:
Ciao! Mi scuso per aver aggiornato così tardi, solo che avevo perso l'ispirazione :3
Questa mattina, appena sveglia mi sono detta "ma perché oggi non aggiorno safe & sound?", e allora l'ho fatto.
Siamo già giunti alla metà della storia, beh, è un bel traguardo!
Ringrazio di cuore la ladra di libri francy_everdeen che hanno recensito lo scorso capitolo, e tutte le persone che seguono o leggono semplicemente la storia. Grazie :33
Come sempre, le recensioni e le critiche sono bene accette. 
Ciao!

Candy<4
   
 
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