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Autore: Risa Lily Angelie    21/02/2015    3 recensioni
"Tu sei un maschio." Ribatte Alice, incrociando le braccia con fare ovvio. "La soluzione è semplice."
"Ossia...?" Dice Marco, inarcando le sopracciglia, sempre più inebetito.
"Baciami."
***
Partecipante al “Kissing Booth Contest” indetto da Chappy_ sul Forum di EFP.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Give me love.
 




Dodici anni prima...
Alice ha 8 anni, due disordinate treccine castane, un paio d'occhi scuri e due lentiggini sul naso. Ha un vestito lungo fino al ginocchio a quadri, bordeaux e bianco, le calzette bianche e un paio di scarponcini che mal si sposano col resto.
"Marco...?" Sussurra la bambina, calpestando delle foglie secche, che emettono un rumore che le fa venire i brividi.
Ha accettato, per colpa di Marco, di giocare a nascondino, nonostante abbia paura - per non dire il terrore - del buio, e che il giardino del suo amico la inquieti, specie dopo il tramonto.
"Sei una cagasotto." Le aveva detto lui, quando Alice aveva cercato di opporsi.
Alice inizia ad avere freddo. Si struscia le braccia con le mani e sbuffa piano. Non è una cagasotto, lei.

Marco ha 9 anni, i capelli nerissimi, due brillanti occhi verdi, una camicia a righe e una finestrella tra gli incisivi, grazie alla quale fischietta più del solito.
Osserva Alice dall'alto; si è arrampicato su un albero, ancora prima che l'amica avesse finito di contare - fino a 50, le aveva detto.
Mangiucchia una mela, guardando la scena, divertito.

Alice inizia ad avere davvero paura.
Un rumore molesto alle spalle la fa sobbalzare; la bambina caccia un urlo e si volta di scatto. Davanti a lei c'è solo Bob, il cagnolino bastardo di Marco, che le salta addosso per farle le feste.
Bob fa cadere a terra Alice, mentre le lecca contento la faccia, e con le zampette sporche, macchia il vestito della bambina.
"Oh, no...!" Balbetta lei, scanzando di malomodo il cane e alzandosi in piedi.
Il vestito ha diverse macchie lungo tutta la gonna.
'Mamma non mi perdonerà mai.' pensa Alice, cercando di pulirsi con una manina.
"Marco, non gioco più, esci fuori!" Alice richiama l'amichetto, sperando che lui esca fuori.
Silenzio.
Alice inizia a tremare, per il freddo e per la paura.
Sulle spalle, da dietro, la colpisce qualcosa. Alice si volta e trova a terra il torso di una mela.
Alice aggrotta le sopracciglia, e si decide a sollevare lo sguardo solo quando sente un fischio dall'albero di fronte a lei; Marco, con una gamba penzoloni, sta ridendo di gusto.
"Non è divertente giocare con te." Sbuffa Alice, incrociando le braccia; in realtà, è contenta di vederlo - perché si era davvero spaventata - ma non lo ammetterebbe mai.
"Cagasotto." Sentenzia Marco, scendendo dall'albero.
"Non sono una cagasotto!" Sbuffa Alice, tirando su col naso.
Marco, una volta sceso, resta qualche momento ad osservare il vestito sporco dell'amica.
"Tua mamma ti ammazza." Osserva, portandosi l'indice e il pollice al mento.
Alice sospira; lo sa, e già ha paura.
Marco le sorride, le va al fianco e le mette un braccio attorno alle spalle.
"Proviamo a pulirlo prima che viene a prenderti, ok?" Le dice, mentre di incammina verso casa.
"Ok..." Sussurra lei, lasciandosi portare da Marco.

 



Sei anni prima...
"Dai Marco, non puoi collaborare?"
Alice ha 14 anni, i lunghi capelli castani con qualche meches bionda, gli occhi scuri nascosti da un paio di grandi occhiali e due lentiggini sul naso.
Il giorno dopo sarà il compleanno della madre di Marco, e i due hanno passato la giornata a decidere un regalo adatto.
Alla fine hanno optato per una cornice d'argento, al cui interno vi è una foto di loro due; ormai, Alice è parte integrante della famiglia, così come lo è stata sua madre, da sempre amica della madre di Marco. Talmente tanto amiche che, una volta diventate adulte hanno deciso insieme ai rispettivi mariti, di comprare due villette vicine, ed è stato così che Alice e Marco si sono conosciuti.
"Dai Ali, ho sonno..." Borbotta Marco, in risposta.
Marco ha 15 anni, i capelli nerissimi a spazzola, gli occhi verdi decisamente assonnati, un paio di brufoli sulla fronte e l'apparecchio fisso ai denti.
"Per favore Marco, manca poco, dobbiamo solo impacchettarlo..." Cerca di essere convincente l'adolescente, arricciando il naso.
Marco sospira; Alice lo comanda a bacchetta.
"Contenta, ora?" Chiede Marco retoricamente, sbuffando in modo sonoro.
Alice ridacchia.
"Sì." Risponde soddisfatta.
Dopo aver incartato il regalo, Alice lo ripone sotto il letto dell'amico.
"Marco..." Sussurra lei, sedendosi sulla sedia girevole del ragazzo.
Lui guarda Alice interrogativo; cosa sarà successo, stavolta?
"A scuola mi hanno presa in giro." Confessa lei, facendosi piccola piccola.
"Perché?", chiede Marco, non afferrando. Alice è una ragazza straordinaria, per lui, perché mai qualcuno dovrebbe prenderla in giro?
"Perché ho detto di non aver mai baciato nessuno." Risponde Alice, flebile.
Marco sgrana gli occhi; di quello non ne hanno mai parlato.
Si conoscono da quando Alice è nata, eppure non hanno mai, nemmeno vagamente, toccato l'argomento.
Diciamo che, per Marco, Alice è (era) un maschio; non che non si sia mai accorto della sua struttura fisica - è parecchio più bassa di lui, e pessima negli sport, come solo le femmine possono esserlo. E poi, le piace lo shopping, che orrore! -, ma non ci ha mai pensato sul serio che lei, Alice, sia una ragazza e che, come tale, di certi argomenti si interessa parecchio.
"E cosa te ne importa?" Risponde lui di getto, arricciando il naso, leggermente nauseato.
Ci manca solo che lei voglia parlare di quello con lui.
"Tu sei un maschio." Ribatte Alice, incrociando le braccia con fare ovvio. "La soluzione è semplice."
"Ossia...?" Dice Marco, inarcando le sopracciglia, sempre più inebetito.
"Baciami."
Marco spalanca la bocca; eh? Ha sentito bene?
A giudicare dallo sguardo serio della ragazza che ha di fronte, sembra proprio di sì.
"Ma Ali, io non-" Cerca di farla ragionare, ma Alice lo blocca.
"Marco non mi importa, baciami e basta...!" Risponde lei, arricciando il naso.
"Ma io-"
"Sei mio amico, no?"
"Sì ma-"
"Allora baciami. Non è difficile."
Alice si alza dalla sedia girevole e si mette, sedendosi sui talloni, davanti a Marco, che è sdraiato prono sul letto.
"Ma sei sicura che-?"
"Sì Marco, baciami e zitto." Sbotta lei, alzando gli occhi al cielo; non le sembra di star chiedendo la luna.
Marco avvicina un poco il viso a quello di Alice; non ha mai notato, prima di ora, del piccolo neo sotto il mento della ragazza.
Alice socchiude gli occhi e Marco, istintivamente, fa lo stesso; può sentire il suo respiro sulle labbra.
Marco apre appena un poco l'occhio destro e nota che la lontananzia si è ridotta. Stanno quasi per baciarsi.
Al pensiero, sente un qualcosa muoversi, dalla bocca dello stomaco; è una strana sensazione.
Ed è proprio quando stanno per baciarsi, che la porta della camera di Marco si spalanca.
Alice cade a terra con un balzo e si volta, imbarazzata, verso l'uscita; davanti a lei, suo padre.
"P-papà..." Balbetta, avvampando di vergogna.
"Vieni Ali, andiamo a casa." Risponde lui, incurante dell'imbarazzo della figlia.
Alice lancia uno sguardo interrogativo a Marco, che fa spallucce, come a dire 'non è colpa mia'.
Lei gli sorride, gli fa un cenno con la mano ed esce dalla stanza, seguita dal padre.

 



Cinque anni prima...
"Hai preso tutto?"
"Sì."
Marco guarda Alice sistemare, confusamente, tutte le cose nel bagagliaio della macchina.
"Hai dimenticat-"
"No Marco, ho preso tutto." Risponde Alice, voltandosi a guardarlo. "Non è un addio, ok?"
Alice ha 15 anni, i capelli castani a caschetto, gli occhiali tenuti in testa a mò di cerchietto, gli occhi scuri rossi di lacrime e due lentiggini sul naso lucido.
"Lo so, lo so..." Risponde Marco, stringendosi nelle spalle.
Marco ha 16 anni, i capelli nerissimi - non dritti sulla testa come li porta di solito -, gli occhi verdi un po' lucidi, l'accenno di una leggera barba e sulle labbra l'ombra lontanissima di un sorriso.
"Mi scrivi, tanto, no?" Dice Alice, sorridendo un po'.
"Certo." Risponde lui, accennando a sua volta un sorriso.
Al padre di Alice è stato offerto un lavoro molto importante in un'altra città; uno di quei lavori che non si possono rifiutare.
"Alice..." Sussura sua madre da dentro l'automobile; sono in ritardo, dovrebbero già essere partiti.
"Ci vediamo, Marco." Dice la ragazza che tira su col naso, mentre negli occhi nasce una lacrima, e stringe forte l'ennesima valigia.
Marco le prende un polso, e l'attira a sé, stringendola in un abbraccio.
"Non è un addio, ok?" Le sussurra lui nell'orecchio, facendola ridere, per poi singhiozzare.
"Mi devi un bacio, Marco." Bisbiglia lei a sua volta, sciogliendosi dall'abbraccio dell'amico.
Lui ridacchia.
"Quando meno te lo aspetti, Alice." Le dice, scherzosamente amaro, con un sorriso sghembo.
Lei sorride a sua volta, mentre entra in auto.
"Va bene." Dice, mentre chiude lo sportello.

 
Presente.
"Marco...?"
Marco ha 21 anni, i capelli nerissimi perfettamente pettinati, gli occhi verdi coperti da un paio di occhiali da sole, e tra le labbra una sigaretta.
Volta il capo verso la voce femminile che l'ha chiamato, e la sigaretta gli cade dalla bocca.
"Alice...?"
Alice ha 20 anni, i capelli non più castani, ma verdi, gli occhi grandi e scuri contornati dall'eye-liner, e le due lentiggini sul naso coperte dal trucco.
"Già." Risponde lei, guardandolo male.
"Che accidenti hai fatto ai capelli?" Esclama lui, sollevando gli occhiali da sole.
"Tu da quando fumi?" Ribatte lei, senza rispondere.
Lui scrolla le spalle.
"Qualche anno. Mi dici che fine hanno fatto i tuoi capelli? Cos'è 'sta roba oscena?"
Alice alza gli occhi al cielo.
"Dio, nemmeno mia madre..." Borbotta, scocciata. "Mi ero stufata del mio colore."
"Sì ma... Verdi?"
"Invece di parlare in continuazione dei miei capelli..." Dice lei, iniziando a gesticolare. "Perché non mi dici che cazzo di fine hai fatto per 3 anni?!"
Alice è tornata nel suo paese d'origine perché non sopporta - non ha mai sopportato - la sua nuova città.
Il padre, potendoselo permettere, le paga l'affitto di un piccolo appartamento.
Ma è stato per puro caso che Alice abbia incontrato Marco, seduto ad un tavolo, fuori uno squallido bar.
"Sono stato..." Marco si ferma un momento a riflettere. "... Impegnato."
"Impegnato?" Alice arriccia il naso, contrariata. "Talmente tanto impegnato da non riuscire a mandare un fottuto messaggio alla tua amica d'infanzia, vero?"
"Ali, siediti." Risponde lui, alzando a sua volta gli occhi al cielo; è ancora più insopportabile di quanto si ricordasse.
La ragazza sbuffa sonoramente, e si siede scomposta di fronte al giovane uomo.
"Sono seduta. Contento?" Sibila, acida.
"Sì."
Alice incrocia le braccia, ticchettando nervosa le dita.
Marco non la vede da anni, è cambiata ma non troppo; è ancora molto più bassa di lui ma, se da piccola portava solo vestiti e maglioncini, ora porta dei jeans strappati e una canotta nera. Ma gli occhi, quelli sono sempre gli stessi. Anche se fa la dura, è ancora la stessa Alice di quando era piccola.
"Io sto ancora aspettando una risposta, eh." Borbotta dopo un poco Alice, stufa di essere osservata da Marco.
Marco sospira.
"Gli occhiali?" Chiede, guardandola negli occhi.
"Esistono le lenti a contatto." Ribatte lei, acida come poche volte lo è stata. "Dimmi, ora, perché cazzo non ti sei fatto vivo."
"Ho avuto davvero molto da fare e-" Si zittisce da solo; sta sbagliando approccio.
Sta decisamente sbagliando approccio.
Alice inarca un sopracciglio, scettica.
"Avrò bisogno di una scusa migliore di questa."
"Ok." Sbuffa Marco, frustrato. "Il fatto è che non pensavo che tornassi-" Alice lo guarda, decisamente nervosa. "... Nel senso, non che di te non mi sarebbe interessato nulla, se non fossi tornata, ma... Ecco..." Marco si prende la testa tra le mani. "Sto facendo un casino."
"Me ne ero accorta." Sospira Alice, arricciando un ciuffo di capelli verdi intorno al dito.
Marco resta a guardare le dita magre di Alice che si muovono agilmente in mezzo a quel groviglio verdastro, senza dire una parola.
E' quando Alice alza lo sguardo su di lui che si decide a distogliere lo sguardo da lei.
"Volevo dire..." Ricomincia Marco, dopo una lunga pausa. "... Te lo dico stasera."
Alice lo guarda interrogativamente.
"Eh? Perché stasera?" Chiede, arricciando il naso, perplessa.
"Perché..." Marco tace, e si gode la reazione della ragazza, che ora, sembra abbia un diavolo per capello. "... Perché ora devo farti vedere una cosa."
Alice alza, per l'ennesima volta, gli occhi al cielo.
"Sarà meglio che tu non mi faccia perdere tempo." Commenta, alzandosi in piedi.
Non ha la più pallida idea di dove Marco la voglia portare.
"Ma non adesso. Siediti, Ali." Dice Marco, sollevando le sopracciglia.
Alice sbuffa di nuovo, e si siede di malagrazia.
"Vuoi qualcosa da mangiare?" Le chiede, osservandola; è davvero molto magra, nonché priva di forme.
"No." Ribatte lei, tamburellando le dita sul tavolo. "Vorrei che tu mi portassi in questo posto."
Marco la ignora, chiama il cameriere e si fa portare un gelato con la panna.

"Sai, Ali..." Dice Marco, mentre si infila in bocca un cucchiaio di gelato al pistacchio. "Dovresti essere meno incazzata col mondo."
"Io e il mondo abbiamo un bellissimo rapporto." Ribatte lei con un ringhio. "Io ignoro lui, lui ignora me. Io sono incazzata con te."
Marco non risponde; prende una cucchiaiata di panna, e la mette sul nasino di Alice.
Lei avvampa, afferra un fazzoletto e si pulisce il naso, mentre, con la coda dell'occhio, rivolge uno sguardo di fuoco al ragazzo di fronte a lei.
"Perché l'hai fatto?" Chiede Alice, frustrata.
"Perché volevo vedere le lentiggini." Risponde Marco, vergognandosi un po'.
Quella risposta lascia Alice basita. Poggia il fazzoletto sul tavolo e non risponde; non pensava che Marco si ricordasse un dettaglio così stupido di lei, come potevano esserlo due lentiggini sul naso.

"Posso guardare?" Chiede Alice, mentre, con gli occhi chiusi, va tentoni, guidata dalla voce di Marco.
"No."
"Ma-"
"Ho detto no, Ali, fai silenzio."
Alice è tentata di aprire comunque gli occhi, ma resiste, per fare un favore a Marco.
"Ora puoi guardare."
Alice apre gli occhi; riconosce il giardino della casa dei genitori di Marco.
Ma davanti a sé c'è un albero.
"Molto interessante, Marco, ma se pensi che per farti perdonare basti un-" Marco la interrompe.
"Guarda in alto, scema."
Alice solleva lo sguardo; tra i rami, più o meno solidi, c'è una casetta di legno.
"Tu...? Quando-?" Balbetta Alice, decisamente stupita.
Avevano rispettivamente 10 ed 11 anni quando decisero che avrebbero costruito una casa sull'albero. Ma poi, nell'arrampicarsi, Alice era caduta e si era slogata il polso. E avevano lasciato perdere.
"Dopo la tua partenza." Risponde Marco, tirando su col naso. "Sai... Mi mancavi." Termina la frase in un bisbiglio.
Ma Alice non lo sta ascoltando; ha girato intorno all'albero e ha trovato la scala, su cui si è arrampicata. Vuole vedere com'è dentro.
"Allora?" Chiede Alice, sporgendosi dalla finestrella. "Vuoi salire o no?"
Marco la guarda; i suoi occhi ora sono allegri, non più arrabbiati.

"Non ci posso credere!"
"Beh, credici Ali. Ha fatto una figura meschina!"
Alice scoppia a ridere, e stringe il braccio di Marco, trascinandolo nella sua contagiosa risata.
Si stanno dicendo tutto quello che si sono persi in 5 anni, l'uno dell'altra.
"Marco, dammi una sigaretta." Esordisce Alice, mentre il ragazzo se ne porta una alle labbra.
"Non ci penso nemmeno. Fumare ti fa male."
"Oh, certo, perché a te fa bene, vero?"
Marco si accende la sigaretta e la guarda con un sorrisetto.
"Te ne darò una se tu mi dici come ti sei tinta i capelli di verde." La ricatta il ragazzo.
Alice alza gli occhi al cielo - fin troppo spesso, da quando ha rivisto Marco.
"Questo si chiama ricatto." Sbuffa. "Non è una vera tinta. Lavando i capelli, tornano normali." Spiega, guardandosi le unghie laccate di nero.
"E perché hai fatto ciò?"
"Non sono obbligata a risponderti. Dammi la sigaretta."
Marco sogghigna.
"Al massimo ti concedo un tiro." Dice con uno sbuffo di fumo.
"Come?" Sbotta Alice, arrabbiata. "Cos'è questa storia? Mi avevi promesso che mi avresti dato una sigaretta!"
"Bluffavo, questa è l'ultima." Risponde Marco, sghignazzando.
"Non ti credo, dammi la sigaretta che mi spetta...!"
"Non penso proprio..."
Alice lo guarda con aria malandrina.
"Se non ricordo male..." Dice melliflua. "... Tu soffri il solletico."
"Cosa vorresti... Oh merda!"
Alice gli è già salita addosso, facendogli il solletico sugli addominali, mentre Marco ride senza ritegno.
"Dammi la mia sigaretta!" Tuona Alice, ormai sopra di lui, mentre Marco, cercando di non bruciarsi, tiene la sigaretta con la mano destra, in alto.
Alice la afferra e aspira una lunga boccata.
"Non era tanto difficile, no?" Dice, sorniona, riportandosi la sigaretta alle labbra.
Marco le afferra un braccio e la trascina sotto di lui, bloccandole le braccia.
Alice resta a guardare quei grandi occhi verdi che la sovrastano, mentre qualcosa inizia a muoversi alla bocca dello stomaco.
Marco sorride appena, con una mano le prende la sigaretta.
"No, non era difficile." Le sussurra, aspirando anche lui una boccata.
Alice resta a guardarlo da sotto di lui, mentre Marco finisce la sigaretta, per poi buttarla dalla finestra.
"Tua madre non era un'ambientalista?" Chiede ridacchiando Alice.
"Sopravviverà alla scelleratezza del figlio, suppongo." Risponde Marco, facendola ridere.
"Non hai intenzione di farmi alzare?" Domanda ancora la ragazza, guardandolo divertita.
"No, per ora no."
"Oh, per me va bene. Però..." Sussurra Alice.
Marco inarca un sopracciglio.
"Cosa?"
"Mi devi un bacio."
"Penso che in questi anni un ragazzo che ti baci tu l'abbia trovato, no?"
Alice fa una smorfia.
"E con questo? Me l'avevi promesso."
"Non mi sembra il caso-"
"Non importa, Marco. Mi devi comunque un bacio."
"Non credo proprio."
Marco si sposta e fa alzare in piedi Alice, che, vagamente ferita, lo guarda offesa.
"L'avevi promesso."
"Solo perché tu non avevi mai baciato nessuno...!" Risponde Marco.
Alice guarda a terra qualche momento.
"Ho sbagliato a venire qui. Forse sei cambiato troppo." Sussurra, più a se stessa che a lui.
Alice va verso le scalette, lentamente.
"Ciao, Marco." Sussurra.
E sta anche per scendere dalle scale, ma la mano di Marco le blocca il braccio.
Alice si volta a guardarlo, interrogativa.
"Che-?" Riesce a balbettare, prima che Marco faccia aderire le labbra sulle sue.
Alice resta per un momento stupita, ad occhi sbarrati, mentre la lingua di Marco cerca la sua.
Dopo pochi istanti, però, si riprende; socchiude gli occhi, immerge una mano in quei capelli color petrolio, mentre le loro lingue iniziano una danza a lungo ambita, ma mai espressa.
Marco fa un passo indietro e lei lo asseconda; e così continuano fino a quando Alice non si ritrova spalle al muro.
Una mano di Marco si insinua nella chiusura-lampo dei jeans di Alice, mentre lei, febbrilmente, inizia a strappare i bottoni della camicia del ragazzo.
Marco si stacca un solo istante dalla bocca di lei, quando lui ormai è senza camicia, e i jeans di Alice sono da qualche parte in quella casetta, per guardarla un istante.
"Dio, se sei bella..." Sussurra, prima che la bocca avida di Alice reclami la sua, per continuare quel tanto agognato bacio.

 




"Perché non mi hai più scritto?"
"Perché volevo dimenticarti."
"Ci sei riuscito?"
"No."
 
   
 
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