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Autore: lapoetastra    21/02/2015    3 recensioni
Non vuole ascoltare la radio.
Sa che dovrebbe farlo per tenersi informata su come procede la guerra e su cosa accade in quei paesi di cui conosce soltanto il nome, ma non ci riesce.
Ha paura, ed allora preferisce ammantarsi nel silenzio della sua piccola e vuota casa.
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non vuole ascoltare la radio.
Sa che dovrebbe farlo per tenersi informata su come procede la guerra e su cosa accade in quei paesi di cui conosce soltanto il nome, ma non ci riesce.
Ha paura, ed allora preferisce ammantarsi nel silenzio della sua piccola e vuota casa.
Paura di udire che gli americani sono stati sconfitti, trucidati tra mille agonie dai soldati tedeschi.
Ha il terrore che tra loro ci sia anche lui.
L’unico uomo che abbia mai davvero amato e che le ha fatto capire cosa si prova quando si tiene a qualcuno.
Ma ora lui se n’è andato.
L’ha lasciata.
Non che possa biasimarlo.
Non l’ha fatto di sua spontanea volontà, ed ogni volta che Florence chiude gli occhi vede ancora il suo viso sconvolto dal dolore, subito dopo che aver letto la lettera che lo informava che sarebbe dovuto immediatamente partire per il fronte, a combattere in nome della patria.
Le ha baciato le guance rigate di lacrime e le ha promesso, giurato, che sarebbe ritornato da lei e l’avrebbe sposata.
Florence ci ha creduto davvero, in un primo momento, ma ora sente inevitabilmente le speranze affievolirsi, come una fiamma che si sta lentamente spegnendo a causa della mancanza di ossigeno.
Perché è esattamente questo che prova: le manca l’aria, non riesce a respirare, ogni volta che pensa al suo amato lontano.
Le sembra di vivere costantemente in un sogno, in un incubo, ed a volte è talmente convinta che sia così che si dà dei pizzicotti nella speranza di svegliarsi e trovarlo nel letto, al sicuro, accanto a lei.
Ma il risultato è solo che ora i suoi avambracci sono completamente ricoperti da segni rossi e doloranti.
Un giorno Florence sente un rumore, un suono basso e cupo che per un momento la riscuote dal suo stato costante di trance.
Sussulta, e si avvicina alla finestra, scrutando con gli occhi appannati dalla stanchezza e dal dolore il vialetto che porta alla propria abitazione.
La vede.
È un automobile, nera e semplice.
Prosegue lentamente, e Florence non può fare a meno di fissarla con sguardo vacuo, come se potesse farla scomparire con la sola forza del pensiero.
Ovviamente non accade.
La vettura arresta il suo cammino davanti alla porta di ingresso, e da essa vi scendono due uomini in abito scuro.
Il loro viso riluce carico di sudore nella luminosità del caldo pomeriggio primaverile.
Uno dei due, il più giovane e più alto, si avvicina con passo felpato e bussa con delicatezza alla porta.
Florence la osserva, immobile, ma non ha il coraggio di aprirla.
Sa che lo deve fare, però.
Si fa coraggio.
La spalanca con mani tremanti, con la morte nel cuore già spezzato.
Quello giovane la scruta per un momento, e Florence si accorge che in realtà non è poi così nel fiore degli anni.
Un fitto reticolo di rughe si dipana dalle palpebre degli occhi, giungendo fino alla punta delle labbra curvate all’ingiù.
Lui ed il suo compagno la salutano mestamente.
< Ci dispiace per la sua perdita, signorina >, sente dire Florence, nonostante non riesca a capire che dei due abbia parlato.
È successo.
Ciò che temeva è accaduto.
Lui se n’è andato, strappato ad una vita non vissuta da una guerra nella quale non credeva.
Lei non vedrà più i suoi luminosi sorrisi, non sentirà più la sua voce delicata.
La sua pelle non verrà mai più riscaldata dal calore bruciante del suo muscoloso corpo, sempre bollente nonostante fosse inverno.
I bei momenti in sua compagnia saranno d’ora in avanti unicamente dei ricordi, destinati ad essere relegati nello scomparto più recesso della sua mente, ed il matrimonio soltanto un desiderio irrealizzabile, un sogno ad occhi aperti che non diventerà mai realtà.
Florence vorrebbe piangere, ma non ne ha la forza.
Sente i due uomini accanto a lei parlare, a bassavoce, ma le loro voci giungono indistinte alle sue orecchie, come fossero lontane mille miglia e non solo pochi centimetri.
< Il suo John era uno dei migliori soldati che… >
< Che cosa ha detto? >, lo interrompe Florence, per un momento di nuovo presente alla realtà.
< Che il suo John era… >
< Non è lui >, mormora la donna, e non sa se ridere o piangere. < Il mio fidanzato si chiama Romus. Romus Burgin >
I due uomini si guardano, imbarazzati, arrossendo ed iniziando a sudare ancora più copiosamente.
< Noi… non sappiamo cosa dire. Ci siamo… Ci siamo sbagliati. Non siamo stati abbastanza attenti nel controllare l’indirizzo… >, balbetta nervosamente il più giovane, torcendosi le mani.
Florence non è arrabbiata.
È sollevata, immensamente felice.
Tranquillizza i due uomini e li congeda regalando loro uno dei suoi meravigliosi sorrisi, che da troppo tempo non illuminava la piccola casa.
Lo stesso che anni prima ha fatto innamorare pazzamente Romus.
Una volta rimasta sola, tira un profondo sospiro di sollievo.
La gioia che prova è indicibile.
Dura solo un secondo, però.
Perché nonostante tutto Romus è ancora lì fuori, in mezzo alla morte, circondato dal pericolo costante.
Ma il pensiero e le lacrime di Florence vanno soprattutto ad una donna.
Una donna che lei non conosce, che quasi sicuramente non conoscerà mai, ma che sa essere in quell’esatto momento in preda all’agonia più profonda ed assolutizzante che si possa provare.
Una donna, esattamente come lei.
Che però ha appena perso il suo amato John.
   
 
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