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Piccole e Grandi Confidenze
Devasto quel
giorno aveva rimesso già tre volte. Quei test di resistenza a gravità
artificiale, che riproducevano anche certe reazioni della dark matter, lo
avevano fatto diventare verde come le nibelunghe e vomitare anche l’anima. Il
Freddo invece aveva sofferto di vertigini e ogni tanto aveva sbandato perdendo
l’equilibrio. Vipera invece sembrava essere a posto, oppure mascherava bene qualsiasi
malanno avesse.
Joe era davvero uno straccio e Tochiro lo guardava molto preoccupato. Troppo
preoccupato notò Harlock, che invece aveva avuto qualche problema
gastrointestinale, per via del vaccino a rilascio graduale che era vera e
propria una bomba chimica, anche se ora stava molto meglio e sembrava averlo
anche preservato da altre fastidiose indisposizioni.
“Non ti preoccupare” disse all’amico “È normale che possa dare così noia, poi
gli passerà” continuò per rassicurarlo. Si stavano incamminando alla mensa e
ovviamente Devasto si sentiva morire al solo pensiero del cibo.
Oyama si girò verso Harlock e lo guardò in un modo molto strano. Erano rimasti
leggermente indietro rispetto agli altri. “Stavo pensando ad Esmeralda…” gli disse
quasi in catalessi. Era stato l’unico tra tutti a non avere avuto noie di
nessun genere, come del resto gli altri ufficiali ingegneri che avrebbero poi
affiancato i comandanti in ogni nave, questo perché loro erano già stati da
tempo a contatto con la dark matter e quindi in un certo senso si erano come immunizzati.
“Esmeralda?” gli chiese il Falco alzando un sopracciglio perplesso.
Aveva conosciuto ufficialmente la rossa compagna dell’amico qualche giorno
prima, con cui tra l’altro, aveva fatto anche una lunga ed interessante
chiacchierata. Solo che non capiva l’associazione di idee tra lei ed il
voltastomaco di Devasto. Gli sfuggiva proprio il nesso.
Tochiro si pulì gli occhiali e poi lo guardò serio “Mi domando se tra qualche
settimana farà la fine di Joe!” gli rispose lasciando intatta la sua
perplessità.
“Perché? Non capisco che intendi dire…”.
Oyama fece un sospirone “È incinta!” disse soffiando fuori quella novità come
se fosse una robetta da nulla. Harlock inciampò, perché per la sorpresa non
pose attenzione ad uno scalino e perse l’equilibrio rischiando di finire a
terra, ma si riprese giusto in tempo.
“EH?” fece strabuzzando gli occhi.
“Più o meno hai avuto la mia stessa reazione sai?” notò Tochiro divertito.
“Ma come è potuto accadere?”.
“Non con la forza del pensiero te l’assicuro”.
Intanto il Falco lo guardava basito.
“Non ti preoccupare, sono felice, un po’ stordito, ma veramente felice” ribadì
Oyama tutto sommato abbastanza tranquillo. “A proposito ti ricordi che devi
venire da noi vero?”.
“Sì, certo…” rispose Harlock frastornato “Ma…”.
“No, davvero va tutto bene! E tu sarai il suo padrino sappilo!”.
“Beh… ecco io… ne sarò onorato…” rispose sempre più stranito. Non poteva
credere a ciò che aveva appena sentito. Tochiro padre? Così in fretta poi…
“Ma non è che mi stai prendendo in giro?”.
“Ti pare che sia un argomento con cui scherzare?”.
“È che non me l’aspettavo!”.
“Figurati io!” disse Tochiro.
“Beh però non credo che vi guardiate negli occhi quando siete assieme… visti i
risultati!”.
“Ora non essere impertinente Harlock!” lo brontolò Oyama “Siamo sempre stati
attenti e molto responsabili. Non è che tra tutti e due abbiamo vite così
semplici e lineari. È stato un imprevisto è chiaro, ma alla fine non mi dispiace
affatto” gli spiegò serio.
“Ma ora che farai amico mio?”.
“Niente, a fine missione la sposo!” gli comunicò a sorpresa tutto soddisfatto.
“Ma ti pare il ca…”.
Oyama lo interruppe “La gravidanza non centra, glielo avrei chiesto comunque.
L’hai vista no? Bellissima, intelligente, determinata e mi ama. Sarei un pazzo
se me la lasciassi scappare! Tanto prima o poi avrei voluto comunque avere una
famiglia, si sono solo anticipati i tempi, va bene così, significa che è l’ora
e credimi, dopo il primo momento di sorpresa, mi sento l’uomo più felice
dell’universo!”.
Harlock sorrise e annuì. “Hai ragione, meglio non perdere tempo quando si trova
la donna giusta” anche se a dire il vero, pensare che l’amico si sarebbe
sposato e avrebbe avuto un figlio, gli faceva davvero uno strano effetto. Ci si
doveva abituare, però era chiaro che Tochiro fosse genuinamente felice e di
rimando non poteva che esserlo per lui.
“Ecco appunto. Non bisogna perdere tempo, mi fa piacere che tu l’abbia
finalmente capito!” gli fece eco l’amico, ma Harlock, che aveva mangiato la
foglia, fece finta di nulla e l’altro decise di non calcare troppo la mano.
Ognuno aveva i suoi tempi in certe cose, ed era perfettamente inutile forzarli.
Soprattutto con uno come il Falco che aveva una gran testa dura.
*
La casa del nonno acquisito di Esmeralda non era molto lontana da quella di Ishida. Anch’essa era immersa nella pineta che si stendeva fino al mare, così come di regola lo erano le case di quasi tutti i più alti graduati di istanza a Gladio, ad Oceania Tredici. Era dotata di un ampio giardino in cui c’era un enorme tavolo in legno grezzo, su cui volendo si poteva apparecchiare, per mangiare anche all’aperto.
Maya arrivò dall’amica in prima mattinata ed Esmeralda l’accolse con un grande sorriso. Chiacchierano un po’ e poi la rossa le confidò che non erano sole. Detto ciò, richiamato dalla compagna, da dentro casa sbucò Tochiro. Glielo presentò e infine le disse che ci sarebbe stato anche un altro ospite. Non le disse chi, ma lei lo scoprì da sola, praticamente subito. Dalla porta della veranda improvvisamente vide far capolino Harlock. Notò che aveva i capelli scarmigliati. Un ciuffo ribelle celava parzialmente il suo occhio sinistro, che però faceva dispettosamente capolino tra le ciocche scomposte. La fissava in modo enigmatico come era solito fare. Era appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca e l’aria vagamente pensosa, fissa su di lei.
Il suo cuore per un secondo si fermò, poi prese a
scalpitare. Non se l’aspettava e colta alla sprovvista, il turbamento ebbe come
sempre la meglio su qualsiasi altro sentimento. Il suo primo impulso sarebbe
stato quello di sorridergli e corrergli incontro, ma rimase ferma e corrugò la
fronte. Era ancora indispettita per il fatto che non si fosse fatto sentire per
giorni, quindi lo guardò severa. Voleva che il suo disappunto gli fosse chiaro.
Stava per lasciare la base, anche se al momento per poco tempo, ma non si era
neppure scomodato a farle una telefonata, o una visita. Era decisamente
contrariata.
“Credo che vuoi due vi conosciate bene vero?” disse Esmeralda alle sue spalle,
distraendola dai suoi pensieri “In realtà ti ho invitata qui perché potessi
incontrarti con lui. Io e Tochiro ce ne andiamo via e vi lasciamo soli, così
potrete parlare in tutta tranquillità. Torneremo all’ora di pranzo, per
mangiare tutti assieme. Voi fate pure come foste a casa vostra” le comunicò a
sorpresa e così dicendo, lei e Oyama si congedarono, lasciando la ragazza
piuttosto interdetta, perché non se l’aspettava proprio una simile svolta degli
eventi. In realtà aveva pensato che l’amica l’avesse chiamata per poter parlare
con lei delle strategie della Gea Free, o di un nuovo incarico. Non aveva la
minima idea che conoscesse Harlock, né tanto meno si aspettava di trovarlo lì.
Quindi rimase talmente attonita, che sul momento tacque perché a corto di
argomenti.
Esmeralda e Tochiro intanto presero al volo l’occasione per andarsene altrove e
passare del tempo completamente soli, per discutere delle novità che li
riguardavano molto da vicino, di cui però la rossa non aveva ancora parlato a
Maya.
Il Falco intanto era rimasto fermo, sempre appoggiato con una spalla allo
stipite della porta e aveva leggermente reclinato in avanti la testa, i capelli
gli celavano quasi completamente quel suo sguardo penetrante, che però lei avvertiva
su di sé.
Se ne stava immobile senza dire una parola. Fissandola.
Neppure Maya si mosse e mise le mani sui fianchi fissandolo di rimando,
cercando di scorgere i suoi occhi in mezzo a quelle ciocche arruffate.
Rimasero così, per un lungo interminabile momento.
“Se vuoi fare il gioco del silenzio sappi che non mi piace!” gli disse infine
spazientita. Le sembrava assurdo perdere così il poco tempo che avevano a
disposizione senza dire una sola parola. Per come erano rimasti l’ultima volta
che si erano visti, avrebbero dovuto invece comunicarsi che cosa avessero deciso
di fare, ovvero, se dare il via ad una relazione, o lasciarsi perdere a vicenda.
Invece si stavano abbandonando ad inutili mutismi.
Harlock a quelle parole abbozzò quel suo tipico mezzo sorrisetto impertinente. Gli piaceva da morire quando era contrariata. I suoi occhi da azzurri e cristallini diventavano più cupi, di un blu intenso, le guance le si imporporavano e le labbra le s’imbronciavano appena, diventando ancora più desiderabili.
“Non ho potuto contattarti perché eri in punizione e poi ho
voluto prendere del tempo” le disse finalmente, continuando a fissarla “Stiamo
ultimando i test e le visite mediche per la partenza per su Woomera, dove
faremo i test finali. Avevo bisogno di essere concentrato su ciò che stavo
facendo, non posso permettermi nessuna distrazione o divagazione, non in questo
momento. Tra noi le cose sono ancora indefinite, per questo ti ho tenuta a distanza,
perché voglio il comando di quell’ammiraglia almeno tanto quanto voglio te” le
disse in maniera diretta che la disarmò completamente.
Sentirgli dire in modo così chiaro e cristallino che la voleva, la sconvolse,
ma il suo amor proprio che era anche un tratto distintivo della sua personalità,
la frenò dal buttarsi tra le sue braccia, come l’istinto le avrebbe suggerito
di fare. Perché lui diceva così, ma poi si comportava in modo criptico, e lei
in realtà non aveva ben capito dove volesse realmente andare a parare.
“Ne converrai con me che non farsi sentire per un’intera settimana è un modo un
po’ strano di volere qualcuno!”
polemizzò Maya contrariata. Per lei le cose erano piuttosto semplici, la
voleva? Bastava fosse andato da lei invece di sparire!
“Come ti ho spiegato non posso farmi distrarre da te. Se dobbiamo stare insieme
e formare una coppia tu per me dovrai essere motivo di stabilità, tranquillità e
non di agitazione e preoccupazione. Così come lo dovrò essere io per te,
naturalmente” cominciò a spiegarle calmo. “Non ho mai avuto un rapporto fisso e
lungo con una ragazza, sarebbe la mia prima volta e sono pronto, ma tu devi
venirmi incontro Maya. Devi smettere di metterti nei guai e devi smettere di
partecipare attivamente alle azioni sul campo della Gea Free. E non solo per
far piacere a me, ma anche per preservarti da gravi pericoli che stai sempre
più rischiando”.
La ragazza spalancò la bocca indignata stava per parlare, ma lui la prevenne.
“Ho parlato con Esmeralda. Ci siamo conosciuti qualche giorno fa tramite il mio carissimo amico Tochiro, che come hai visto è il suo compagno. È una donna molto intelligente e sono sollevato di sapere che la pensa come me. Su questo punto siamo d’accordo, anche lei ha a cuore te e la tua sicurezza. Entrambi riteniamo giusto che tu debba finire gli studi, dopo di che potrai mettere le tue competenze a servizio della Gea Free. Mi ha spiegato che hanno intenzione di aprire un canale pirata di informazione libera. La voce della libertà, lo chiameranno, ed Esmeralda mi ha confidato che vorrebbe che fossi tu la loro voce della libertà, ma solo dopo che avrai conseguito la tua laurea in giornalismo”.
“Quindi avete già deciso del mio futuro senza neppure consultarmi!” sbottò Maya furente “Avete tramato alle mie spalle ed Esmeralda si è confidata con te? Tu che in pratica saresti dalla parte del nemico? È incredibile, mi sento tradita!” affermò davvero molto arrabbiata.
Harlock si mosse lentamente dallo stipite della porta e
tirata fuori una mano di tasca si riavviò i capelli. Maya notò che era stanco
aveva delle occhiaie profonde, ma il suo sguardo era comunque limpido e
magnetico. Le si accostò fino ad esserle abbastanza vicino, per poterle
prendere una ciocca dei suoi capelli tra le dita, e cominciò a giocherellarci,
come spesso amava fare.
“Non essere melodrammatica. Ti vogliamo tutti bene e nessuno ha tramato alle
tue spalle, anzi direi che Esmeralda si sta comportando come una sorella
maggiore che ha molto a cuore le tue sorti”.
Quel suo modo così particolare di comportarsi, parlando come se effettivamente stessero
già insieme in modo consolidato, giocherellando con i suoi capelli, coccolandola,
ma senza essere troppo esplicito, come se volesse farle capire quanto tenesse a
lei, rispettando però i suoi spazi,
la turbarono molto destabilizzandola.
“Avreste dovuto parlarne prima con me piuttosto che decidere senza consultarmi…”
“Nessuno ha deciso per te, ed io non voglio obbligarti a
fare niente, neppure Esmeralda. Vedi in realtà ti stiamo solo prospettando un
compito importante e di prestigio, che potresti accettare per servire la causa
secondo le tue competenze. È anche l’ora che tu prenda seriamente coscienza del
fatto che essere in prima linea non significa solo agire solo sul campo, o
giocare a fare la spia, da sola, correndo gravi ed inutili rischi. Essere la voce della libertà sarebbe una cosa assai
utile ed importante, che ti coinvolgerebbe moltissimo in seno
all’organizzazione, ma che al contempo preserverebbe la tua identità e la tua
incolumità. Potresti davvero aiutare tante persone, senza rischiare la vita. Sei
piena di passione e risorse, perché non mettere queste tue doti a frutto
incanalandole in una cosa più consona a te?” le chiese mentre arricciava la sua
ciocca intorno al dito indice, fissandola negli occhi.
Quel suo trastullarsi con i suoi capelli la distraeva un po’ perché le dava
lievi brividi e la rilassava. Non si poteva dire che non la sapesse prendere…
lo guardò mentre continuava a tormentarle quel ciuffo di capelli “E sei ti dicessi
di no?” lo sfidò poco convinta.
“Rispetterei la tua volontà. Non potrei fare altrimenti” le rispose serio “Ti
lascerei libera di seguire una strada in cui io però non potrei accompagnarti”
aggiunse “Non posso vivere con l’assillo che possa accaderti qualcosa, finirei
per fare delle sciocchezze per tutelarti e comprometterei tutto ciò per cui mi
sono impegnato e per cui ho tanto faticato. Anche io ho la mia missione. Devo
diventare il Capitano dell’ammiraglia Arcadia. Questa è la mia strada e un
domani, chissà, potrebbe essere utile anche alla tua di causa, almeno così la
pensano Tochiro ed Esmeralda”.
Maya che lo ascoltava, capì che lui stava cedendo. Non era ancora pronto per schierarsi apertamente dalla loro parte, ma era sulla buona strada e all’improvviso disse “Se io accetto questa tua proposta, tu, in cambio, a che cosa sei disposto a rinunciare per me?” lo provocò.
“A tutto quello che desideri” le disse serio fissandola e
lasciando di colpo la ciocca che gli scivolò dalle dita e ricadendo leggera
sulla spalla della ragazza.
Maya gli sorrise “Sei stato avventato. E se ora io ti chiedessi di rinunciare
alla tua carriera militare?” gli disse per provocarlo.
Questa volta Harlock le sorrise apertamente “Non lo faresti mai” le rispose
tranquillo, sempre padrone e pieno di quella sicurezza che a volte avevano il
potere di irritarla.
Lei alzò un sopracciglio “A volte sei fin troppo sicuro di te, sappilo!”.
“No” le rispose sfiorandole una guancia con le dita “Sono sicuro di te” le
disse a sorpresa.
Maya rimase turbata e istintivamente coprì la sua mano con la propria “Che
intendi dire?” gli chiese confusa. Era proprio necessario che le toccasse i
capelli o le guance mentre parlavano?
Questo modo di fare la confondeva perché subito le veniva una gran voglia di
bacialo anche se non era proprio il caso.
“Sono certo che non mi chiederesti mai qualcosa per ripicca, né qualcosa che
sai che mi renderebbe infelice, o peggio frustrato. Non mi hai neppure mai
chiesto apertamente di unirmi alla tua causa. Credi che non l’abbia notato? Sei
una ragazza limpida che persegue ideali nobili a costo della sua incolumità. Non
potresti mai fare qualcosa di meschino o di calcolato, non a me, come io non lo
farei a te. Per questo hai la mia massima fiducia, al punto di dirti che puoi
chiedermi qualsiasi cosa, e io la farò”.
Con quella ultima farse l’aveva completamente stesa. Non
aveva mai avuto dubbi sul volerlo, ma se mai li avesse avuti, lui li aveva
appena fugati.
C’era però una cosa che doveva assolutamente chiedergli.
“Non voglio nulla di eccezionale, se non di dimostrarmi quello che hai appena
detto: avere fiducia in me. Devo fare una cosa. Ho preso un impegno e sappi che
non mi tirerò indietro. È una cosa che non approveresti e che non posso dirti…”.
Lui la fissava cupo, non senza preoccupazione, era conscio
che non fosse il tipo di ragazza che le avrebbe detto con facilità di sì,
rinunciando di colpo a tutto solo per amor suo. E forse non lo avrebbe neppure
voluto né preteso.
Maya sospirò “Appena avrò fatto questa cosa, ti prometto che prenderò in seria
considerazione la proposta tua e di Esmeralda. Lo farò soprattutto per noi due,
ma anche per mio padre. Non voglio dargli problemi, o causargli sofferenza e
poi…” s’interruppe di nuovo e prese a giocherellare nervosamente con un lembo
della sua camicetta “…non voglio perderti” disse infine guardandolo negli occhi.
Il Falco sorrise “Non puoi perdere ciò che già ti appartiene” le disse con
quella voce calda e vellutata che le fece appena piegare le ginocchia,
soprattutto per il significato di ciò che le aveva appena detto.
Lo guardò dritto negli occhi “Significa che accetti?”.
“Ho forse qualche altra alternativa? Mi fido di te. Devo accettare. Non
potremmo mai essere una coppia se non ci fi diamo l’uno dell’altra”.
Non che fosse felice di questa ultima cosa
segreta che doveva fare, ma sperava che Esmeralda l’avrebbe protetta e che
non fosse nulla di particolarmente pericoloso. Per convincerla a cambiare
strada, sapeva che doveva assecondarla.
Maya gli sorrise grata e poi istintivamente fece una cosa che desiderava fare
da tanto tempo ma che non aveva mai avuto il coraggio di fare prima. Con la
punta delle dita gli sfiorò la cicatrice sul viso in tutta la sua lunghezza,
percependo al tatto quanto fosse profonda e marcata.
Lui rimase qualche secondo in apnea sorpreso da quel gesto
inaspettato.
“Stavo riflettendo sul fatto che non conosco quasi niente di te Harlock” fece seria
“Chi sei?” gli chiese retoricamente. “Per esempio, questa, come te la sei
fatta?”.
Lui sorrise si chinò e riempì la sua bocca con un lungo bacio, languido e
sensuale. Di quelli che sembrano non finire mai, che ti consumano l’anima.
“Ero in crisi d’astinenza” le confessò non appena la privatala di quel contatto
così semplice, ma così profondamente intimo come solo un bacio d’amore sa
essere.
Lei sorrise compiaciuta “Ad essere sincera… un po’ anche io” ammise.
“Hai la bocca così morbida e vellutata che è un peccato
non baciarla” rincarò lui fissandole le labbra incantato.
“Anche la tua non è malaccio!” lo canzonò lei un po’ intimidita di questo loro
nuovo ed improvviso modo di approcciarsi. Come se si fossero tolti una sorta di
maschera che impediva loro di essere naturali. Come se avendo messo in chiaro
le cose ora si sentissero veramente liberi e a proprio agio. Slegati da un
certo freno che prima pareva essere sempre tirato.
La prese per mano e la portò a sedere al grande tavolo di legno. Il sole era
alto ma erano riparati dalle fronde di un albero massiccio, che chissà da
quanto tempo era stato piantato in quel giardino. I raggi caldi filtravano attraverso
i rami e le foglie, creando su di loro giochi di luce che li illuminavano a sprazzi.
L’aria era tipicamente estiva, ma non troppo calda. La brezza che si levava dal
mare arrivava fin lì e mitigava molto la calura tipica di quel periodo. Harlock
si fermò a pensare che aveva ragione, avrebbero dovuto conoscersi meglio. Non
parlavano quasi mai di loro stessi.
“Allora me lo dici come te la sei fatta, o è un segreto?” lo stuzzicò richiamando
la sua attenzione.
“Il fatto è che ci sono due versioni. Una ufficiale e una ufficiosa” le rispose
con fare misterioso.
Maya poggiò il mento sui palmi delle mani e lo scrutò seria “Sono curiosa,
racconta”.
“Eravamo in battaglia” cominciò accigliato e molto serio “Durante la guerra di
Came Home hai presente no?”.
“Oh sì certo!”.
“Bene, ad un tratto la navicella di un mio compagno fu pesantemente attaccata da
uno sciame di navette nemiche e io ovviamente gli andai in soccorso. Ce la
vedemmo brutta, ma non finì lì, perché nel frattempo arrivò anche un cargo proveniente
da un pianeta miniera, carico di profughi malati, che suo malgrado fu coinvolto
nell’incrocio di fuochi e andò in avaria. Dovevamo salvarli…”.
Lei lo ascoltava rapita e anche agitata. Era così bravo a
raccontare che le sembrava di essere lì e di provare le emozioni del momento.
“Insomma, arpionai il cargo, ma non fu una gran mossa, la mia navetta non resse
l’impatto e andò anch’essa in avaria perdendo quota”.
“Oddio!” fece lei portandosi le mani alla bocca notando che era molto compito e
serio ma che aveva una stana luce negli occhi, che lei però non seppe
decifrare.
“Allora in qualche modo mi precipitai dentro la nave stipata di malati, e con
l’ausilio del mio commilitone cercai di portare in salvo tutti. Ovviamente i nemici
non ci dettero tregua e ci assaltarono irrompendo dentro il cargo, così dovetti
ingaggiare un furibondo corpo a corpo, io da solo contro circa trenta di loro”.
“Ohhhh!” fece la ragazza esterrefatta. Ma non erano un po’ troppi? Pensò. Però se lo tenne per sé.
“Quindi li sopraffeci tutti, ma l’ultimo riuscì a spararmi
un fascio laser che mi deturpò per sempre il volto!” concluse solenne.
“Mamma mia che storia!” gli disse un po’ ammirata e un po’ incredula, qualcosa
non le tornava.
“Questa è la storia ufficiale. Quella che racconto sempre. Soprattutto alle
ragazze, per fare colpo” la punzecchiò divertito dato che lei si oscurò subito.
Poi la guardò con aria furbetta e aggiunse “Se vuoi, a te, e solo a te dirò la
verità”.
Lei annuì curiosa. Infatti non tornandole molto quel racconto eccessivamente
glorioso ed enfatico era molto ansiosa di sapere come fossero realmente andate
le cose. Era chiaro che si era divertito a burlarsi un po’ di lei.
“In realtà questa cicatrice è frutto di una stupida scommessa. Tra me e mia
sorella Editha. Una gara a cavallo a chi faceva prima il giro della nostra tenuta
di Heiligenstadt*1. Chi
avesse perso avrebbe dovuto pagare pegno. Io per vincere feci una scorciatoia,
dovevo saltare un fosso troppo largo, il cavallo s’impuntò e io volai
letteralmente contro una staccionata piena di filo spinato, che mi scarnificò
la guancia fino quasi all’occhio. Mio padre era via in missione e fräulein Gherda, la nostra tata, non sapendo che fare chiamò l’ospedale per farmi venire a prendere. Purtroppo eravamo troppo lontani dalla città e dato che
pensavano che mi fossi portato via l’occhio di netto, perché ero una maschera di sangue, venne
immediatamente il medico condotto. Una
volta constatato che l’occhio era integro e non
c’erano altri gravi danni, mi medicò e mi ricucì. Non essendo un chirurgo lo fece in modo
molto sommario, lasciandomi in dono
questo bel ricamino” sorrise amaro. Come se quel ricordo gli procurasse dispiacere. Lei lo
imputò alla deturpazione del volto che aveva subito. Cercò di distrarlo.
“Così hai una sorella?” gli chiese curiosa.
“Sì” disse lui abbassando lo sguardo “Purtroppo sono anni che non la vedo. Dopo la morte
di mio padre se ne è andata e la sento pochissimo. È come se avesse voluto prendere le distanze da me e non ho mai capito il
perché… ho avuto una famiglia un po’ particolare” si risolse a dirle senza specificare altro.
“Mi dispiace…” gli disse Maya davvero contrita. Le rincresceva averlo intristito.
“Non fa niente” disse lui abbozzando un mezzo sorriso.
La ragazza capì chiaramente che
non voleva sviscerare
quell’argomento.
“Questa cicatrice è in un certo qual modo il
ricordo di lei, ma anche della mia infanzia, che porterò inciso per
sempre sulla pelle”.
Maya sorrise e non aggiunse altro, anzi pensò
a come fare per sviarlo da quei
pensieri che sembravano essere penosi per
lui, che lei, involontariamente aveva rievocato. Quindi cercò
di riportarlo all’origine del loro discorso.
“Allora se
ho capito bene tutta la manfrina dell’attacco è una baggianata che ti sei inventato per farti bello con le ragazze?” gli disse guardandolo
fintamente di traverso. Sperando di distrarlo e di
scacciare dal suo volto quell’ombra di tristezza che lo rabbuiava un po’.
“Più o meno” le rispose lui grato del fatto
che lo stesse portando fuori da quei ricordi che non aveva voglia di rivangare, non quel giorno almeno.
“Sei veramente pessimo!” gli disse fintamente indignata alzandosi per fare il giro della tavola andando verso di lui. Di colpo le era venuta un’idea malsana che forse poteva davvero distoglierlo da quei brutti ricordi.
Il Falco però intuì subito le sue intenzioni, e non appena la vide afferrare la bottiglietta dell’acqua che era sul tavolo, capì che voleva “punirlo” facendogli una specie di doccia, e a sua volta scattò in piedi per scappare. Maya nondimeno fu molto veloce e in qualche modo arrivò lo stesso a schizzargli un bel po’ d’acqua, che gli bagnò viso e capelli.
“Questo è ciò che
capita ai bugiardi vanagloriosi! E sei fortunato che non è vernice!” gli
disse finalmente minacciosa prendendolo in giro.
Voleva solo distrarlo dai suoi pensieri, non voleva che fosse triste, non
proprio la prima volta che si stava aprendo con lei. Aveva capito che possedeva un‘interiorità profonda, un animo sensibile, che però celava segretamente ed abilmente. Era chiaro che non fosse facile farlo aprire, e di certo non
era un ragazzo così leggero
come sembrava essere a volte. Si mascherava dietro una facciata a
volte ironica e a volte imbronciata ed impenetrabile, per
non dare a tutti la chiave d’accesso al suo giardino
segreto*2 che custodiva gelosamente, e
che probabilmente veniva aperto a pochi intimi eletti.
Lui intanto l’aveva
raggiunta. L’afferrò e la
sollevò prendendola tra le braccia. Quindi cominciò a girare vorticosamente.
Maya gridò divertita, anche perché
fu colta di sorpresa. Intanto il Falco girava forte su se stesso e lei gli cinse il collo con le braccia, affondando il viso tra il suo collo e la spalla, intervallando grida e risolini.
“Smetti matto, cadremo a terra!” gli
disse ad un certo punto meravigliata dalla sua resistenza nel girare così vorticosamente senza mai perdere l’equilibrio,
ma d'altronde tutti quegli esercizi e quei test che
faceva, a qualcosa dovevano pur servire! Per
questo possedeva movimento e stabilità davvero invidiabili.
Lui non le rispose. Sembravano due
ragazzini che giocavano divertendosi da morire, con un trastullo vecchio
quanto il mondo: la giravolta!
Harlock era davvero felice e forse così sereno e
spensierato come lo era
in quel momento della sua vita, non
lo sarebbe mai più stato. Questo però lui non poteva neppure immaginarlo.
Alla fine si fermò di colpo, sbandando appena di lato e lei tirò su la testa. Intorno le girava tutto vorticosamente.
“Come fai a non perdere
l’equilibrio?” le domandò stupita anche del
fatto che la tenesse tra le braccia
senza alcuna fatica. Lui non le rispose e la baciò di nuovo.
Aveva i capelli umidi e le sue labbra erano incredibilmente morbide e carnose per
essere quelle di un uomo, il suo sapore era buono e fresco. E poi era
così bravo a baciare, non che lei avesse baciato chissà quanti ragazzi, ma lui la mandava in estasi e le risvegliava qualcosa dentro. A partire da quel
formicolio che
le si manifestava nella pancia, ai brividi che la scuotevano piacevolmente, e poi c’era quel fuoco che si accendeva piano, per poi
divampare
impetuoso. Un fuoco che le faceva desiderare baci più
ardenti e bramare il contatto fisico con
lui, in maniera a volte quasi dolorosa. Così urgente da farla smaniare. Presa da quel turbine di sensazioni gli affondò le dita tra i capelli, la loro consistenza era morbida e setosa,
Maya rispose al bacio con slancio, schiudendo le labbra per accoglierlo
prima dolcemente e poi sempre più appassionatamente, in una specie di zuffa guizzante tra
lingue, che lo infiammò.
Fino a
quando qualcuno tossì schiarendosi forte la voce ripetutamente. Erano così presi che non si erano
resi conto che qualcuno
li stava guardando. Immediatamente interruppero quel bacio così appassionato.
Harlock si girò di scatto su
se stesso e sorprese
Tochiro ed Esmeralda che li stavano osservando. Le loro espressioni erano un misto tra il
divertito ed il compiaciuto. Subito mise a terra Maya e si riavviò i capelli. Era un tipo molto riservato e si raggelò immediatamente, incupendosi appena.
Maya invece era paonazza, sia per l’effetto di sempre che lui gli faceva baciandola, ma anche per essere stata colta
in flagrante da quei due. Sorrise imbarazzata evitando i loro occhi, nascondendosi timidamente
quasi dietro ad Harlock. Anche lei era molto
riservata riguardo al sua intimità, sebbene alla
fine, si trattava solo di un bacio e niente più.
“Bene!” disse Esmeralda rompendo il ghiaccio “Mi sembra molto chiaro che siete
venuti a patti e che vi
siate chiariti. Questo non può che
farmi piacere, ma ora dobbiamo magiare. Voi
ragazzi vi occuperete dell’apparecchiatura e io e Maya scalderemo le vivande
che aveva già preparato”
enunciò soddisfatta e tutti annuirono.
Più tardi a tavola l’atmosfera era molto rilassata. L’imbarazzo di poco prima era svanito e i quattro pasteggiavano chiacchierando piacevolmente. Durante il pranzo, ma anche dopo, furono accuratamente evitati argomenti caldi, tipo la Gea Free e la missione Death Shadows. Per una volta si concessero il lusso di comportarsi come due coppie di amici che semplicemente passano piacevolmente una domenica assieme, gustando del buon cibo, bevendo buon vino e parlando di cose futili ma piacevoli; rilassandosi tranquilli in compagnia. Senza pensieri.
Nel tardo pomeriggio quando per i due ragazzi fu
l’ora di congedarsi dalle ragazze, Harlock salutò Maya in modo molto affettuoso ed intimo, dandole un fugace, ma tenero
bacio a fior di
labbra, dichiarando così pubblicamente che finalmente erano
una coppia a tutti gli effetti. La ragazza fu molto contenta di questo gesto così semplice, ma coì importante. Molto contento fu anche Tochiro che vedeva davvero di buon occhio questa unione ed
anche Esmeralda era soddisfatta, perché li vedeva molto bene
assieme. Era
certa che fossero giusti l’uno per l’altra, glielo diceva
l’istinto. Poi,
quando i due ragazzi se ne
furono andati, la rossa finalmente mise l’amica
al corrente della grande novità che la riguardava. Maya rimase
strabiliata perché non se l’aspettava, ma fu felicissima per lei che sembrava davvero al settimo cielo. All’inizio
della giornata aveva avuto una
mezza intenzione di parlare con Esmeralda della missione che avrebbe fatto al
posto di Bakin, ma a quel punto desisté
perché visto il suo stato, non voleva agitarla inutilmente.
Tanto era certa che se la sarebbe cavata senza troppi problemi e poi contava
molto sul supporto di Joshua, che sapeva essere coinvolto e molto amico di
Bakin.
Questo pensava lei, perché ovviamente non conosceva la verità, ma il
destino così aveva deciso e così sarebbero andate le
cose.
1HEILIGENSTADT: Omaggio
citazionistico a -L’Arcadia della mia Giovinezza- dove castello del clan degli
Harlock si chiama appunto Heiligenstadt, ed è situato, mi pare in Baviera,(tra
l’altro sembra che assomigli anche ad un castello realmente esistente) è anche il
luogo dove Harlock e Maya de L’Arcadia della mia Giovinezza si frequentavano da
giovani prima della venuta degli Illuminidas.
2 IL GIARDINO SEGRETO:
È un chiaro riferimento al capitolo 27 di Wonderwall -Piccoli passi nel
Giardino Segreto- perché è così che io immagino il mio Harlock: un uomo
con un animo profondo ed immenso, come gli abissi del mare, in cui si celano
moltissime cose che lui non esterna, o non riesce ad esternare che sono poi, per
me, uno dei motivi che lo rendono così maledettamente intrigante e fascinoso!
:D
→
Oggi vi beccate un bel
GRAZIE In Rima!!!
Grazie
di cuore ad ogni lettore!
A quello silente, ma sempre presente.
A quello che recensisce che sempre mi stupisce! ♥
Grazie per aver lasciato il tuo parere perché mi fa immenso piacere.
A quello frettoloso che ha da fare, ma che comunque mi passa a trovare!
A quello indifferente ma che in qualche modo mi si palesa ugualmente!
A tutti voi con grande sollecitudine manifesto sincera e affettuosa la mia
gratitudine.
Benvenuti nel mio regno, dove si cazzeggia senza ritegno!
Benvenuti a giocare ed insieme a me a sognare, che male di certo non ci può
fare! xD
Dedicata con affetto a CHIUNQUE entri e legga!
D.T.
→
RINGRAZIAMENTI Mi
sono dimenticata (anche questa volta e sono una gran somara!) di farvi i
ringraziamenti da parte della mia amica Elisa per i bellissimi apprezzamenti che
quasi tutte voi avete tributato al suo disegno!
Scusatemi invecchio proprio male! xD
→ Comunicazione di servizio probabilmente aggiornerò un’altra volta ogni quindici giorni. Scuaste ma il tempo non è tiranno ma tirannissimo :(
→ GRAZIE Capitano ♥♥♥
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Per oggi è tutto.
Buona notte, o Buon giorno a voi!
Passo e chiudo.
Che la pace sia sempre con voi! Alla prossima volta! =D