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Autore: rebirthjourney    21/02/2015    0 recensioni
"Odio, come la prima volta che l’aveva vista accanto a quei due sfigati. Come la prima volta che il cappello parlante decretò il suo destino, più di quanto il suo sangue sporco non avesse già fatto, e portò più sdegno all’immagine che Draco aveva di lei. Odio, come quando seppe era stata pietrificata dal basilisco. La odiava, come la prima volta che si soffermò sulle sue gambe magre sfuggire lontano dal giardino, lontano da lui, come quando aveva anche solo osato pensare al modo in cui i suoi capelli si muovevano sinuosi al vento."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Altro contesto
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Flaws. Una mini-long fiction che racchiude il lavoro di due amiche e ragazze, constellation e me, con l'obiettivo comune di scrivere una raccolta di one-shot sulla coppia Dramione. Ogni capitolo rappresenta un momento speciale fra i due personaggi, partendo dal III^ fino al VII^ e ultimo anno ad Hogwarts, ma con una variante fondamentale riguardo al corso degli eventi: Peter Minus non riuscirà a fuggire al bacio dei Dissennatori, Sirius Black verrà considerato come un uomo innocente e, perciò, non sarà costretto a fuggire per il resto della vita e Lord Voldemort non rappresenterà perciò una minaccia incombente per il mondo dei maghi e delle streghe. Tenendo conto di questo particolare cambiamento all'interno della trama, Draco Malfoy e Hermione Granger potrebbero avere una possibilità? 





 
You have always worn your flaws upon your sleeve
And I have always buried them deep beneath the ground
Dig them up; let's finish what we've started
 

1.


L’idea di rimanere al castello da solo proprio non la sopportava.

Per colpa di uno stupido scherzo a quell’idiota di Neville Paciock, gli altri della sua casa e i santarellini Grifondoro potevano recarsi ad Hogsmeade in tutta tranquillità, mentre lui e quella rana da egli stesso comandata per finire nei pantaloni del novellino erano bloccati lì senza aver nulla di interessante da fare. Nessuno a cui schernire l’aspetto o di cui accentuare l’incolmabile inferiorità rispetto al suo elegante portamento da Purosangue. Niente di niente.

Si recò al reparto proibito per prendere in prestito un libro, selezionato tra i tanti che giacevano lì impolverati e intoccati da troppo tempo, per poi recarsi in uno dei tanti giardini interni di Hogwarts, in quel momento desolato vista l’assenza dagli studenti. Prese posto a sedere su una panchina che costeggiava il cortile e aprì il suo libro su una pagina qualunque, per nulla interessato a studiarne davvero il contenuto.

Il contrario di come avrebbe sicuramente fatto qualcun altro, di cui conosceva l’indole fin troppo bene.

Oh no, lei non si sarebbe messa a studiare in un posto del genere. Se ne sarebbe stata rintanata nella biblioteca, in camera sua, o in qualsiasi posto ben appartato in cui nessuno avrebbe potuto disturbarla. Perché guai – guai – disturbare la Granger – quella piccola sudicia Mezzosangue – durante le sue ore di studio. Lei doveva essere una studentessa perfetta, un modello su cui fare riferimento, un esempio da seguire. Avrebbe dato via qualsiasi cosa in suo possesso, Draco, per far comprendere a tutti quanto lui, un purosangue, valesse molto di più di quella spocchiosa secchiona opportunista.

Dopo alcuni minuti passati a cambiare costantemente posizione per via del freddo marmo che contrastava il suo calore umano, decise di sdraiarvisi sopra completamente, sollevando le braccia per sorreggere il peso di quel libro impolverato. Il mantello della divisa scivolò lungo la panchina per poi sfiorare il prato a terra, ma il giovane non vi fece caso, per nulla interessato a tener cura delle sue divise, consapevole che se avesse voluto ne avrebbe potuto ottenere una dozzina o forse anche di più.
Bastò davvero poco per fargli perdere del tutto la concentrazione, inizialmente forzata, nei confronti di quel volume. Draco incontrò con lo sguardo dei rami di un albero in fiore poco sopra di lui, e si perse ad osservarne i colori primaverili, con volto apparentemente sereno.

Bastò altrettanto poco, però, per farlo rabbuiare nuovamente.

Il diavolo in persona.

La vide avvicinarsi con la coda dell’occhio: minuta, con un quaderno d’appunti e un libro stretti al petto, in cui a stento le braccia riuscivano a contenerli tutti in un dedicato abbraccio.

Il suo odore.

Intravide i capelli mossi della Granger, che disordinati si liberavano al vento e lo seguivano in onde incontrollate, con la sua divisa e quell’orribile stemma rosso al petto, ancora poco pronunciato.

Chi poteva essere se non...

La gonna che scendeva lunga fino alle ginocchia e che si muoveva seguendo gli impeti delle sue giovani gambe.

Lei.

Schioccò la lingua al palato, evidentemente stizzito dalla sua presenza ma anche curioso, arrogante, pronto a giocare con la prima preda che finalmente gli era capitata a tiro.

«Mezzosangue, che ci fai da queste parti? Come mai non sei con Sfregiato e Lenticchia ad Hogsmeade? Ti hanno abbandonato, o la loro compagnia sta diventando insopportabile perfino a una come te?» il ragazzo sogghignò vagamente divertito dalle sue stesse insinuazioni, tenendo ancora entrambe le braccia sollevate e lo sguardo fisso su quel libro polveroso. Non l’aveva guardata in volto. Non si meritava neanche quello, dopotutto.

Ti senti così superiore? È per questo che eviti anche loro, adesso?

Non ci aveva pensato due volte – anzi, non ci aveva pensato proprio – a sferrarle una delle sue solite frecciatine da serpente velenoso qual era. Probabilmente la presenza di quella so-tutto-io stuzzicava a livello inconscio un delizioso piacere di dare fastidio, o di essere crudelmente perfido, desiderio che in sua presenza non riusciva mai a reprimere. O più semplicemente voleva sfogare il suo sentimento di noia su qualcuno: chi meglio della Mezzosangue in carne e ossa?

Lei rallentò pian piano, fino a fermarsi del tutto. «Malfoy, è da maleducati occupare una panchina in questo modo. Se qualcun altro volesse sedersi non troverebbe spazio».

La ragazzina ignorò completamente il suo tentativo di provocarla, uno dei tanti ormai da tre anni a quella parte, nei quali avevano occupato sempre posizioni avverse su un campo di battaglia, armati di insulti e incantesimi innocenti che si scagliavano l’uno contro l’altro per pura ripicca.

A quel punto Draco spostò il libro di poco, permettendo ai suoi occhi grigi e freddi di incontrare quelli caldi e scuri di lei, la quale se ne stava lì, immobile, con quello sguardo indispettito e altezzoso, quello che era arrivato ad imprimere nella memoria e odiare, proprio per quanto gli risultasse facile riconoscerlo in mezzo a mille altri sguardi a lui indifferenti.

La odiava davvero, lei e quel suo modo di fare in contrasto con le sue origini babbane. Doveva essere sicuramente quel suo atteggiamento che lo portava a non sopportarla proprio.

Lei e il suo sangue sporco.

«Capisco che di fronte a cotanta magnificenza i tuoi occhi non vedano nient’altro, ma in caso tu non l’abbia notato, Mezzosangue, ci sono tante altre panchine che non vedono l’ora di sorreggere il peso del tuo di dietro da secchiona che ti scarrozzi dietro», sibilò con un sorriso malefico, alzando poi un sopracciglio.

Vedendo che la risposta che tanto desiderava – rispondimi a tono come sai fare tu, avanti – tardava ad arrivare, riportò gli occhi sul libro.  Non riuscì a nascondere un fugace cenno di irritazione, il quale scintillò nei suoi occhi quasi glaciali, proprio a causa del silenzio prolungato della ragazza. Un secondo più tardi e quella rabbia si trasformò in un’espressione disinteressata e saccente, come quella che aveva la ragazzina in piedi di fronte a lui. Come quelle che sempre lei assumeva quando si trovava in sua presenza, come a voler nascondere il puro sentimento di collera che le suscitava anche il solo vederlo.

Draco sapeva perfettamente quanto fosse vero, quanta rabbia era capace di farle provare, ma l’ingenuo spirito Grifondoro che l’aveva marchiata fin da quando il cappello parlante si era posato sopra quella testa riccia le impediva di manifestarla, chissà per quale strano motivo a lui del tutto oscuro. Ma adorava quando rispondeva con le sue stesse frasi ad effetto, quelle miste di una cattiveria non voluta che mal si abbinavano a tali labbra carnose e fresche. Si sentiva straordinariamente trionfante quando accadeva, ma in quel momento non ottenne nulla di tutto ciò.

Perciò continuò ad infastidirla, forse con l’intento di mandarla via e di continuare a non fare niente indisturbato, o forse perché non voleva arrendersi, voleva vedere l’ira sfoggiare finalmente in quel suo sguardo indifferente.

Emise un accenno di risata. Una risata fra il divertito e il malizioso. «Ma se preferisci, qui c’è sempre posto» disse con un mezzo sorrisetto provocatorio, indicando il suo corpo con un fuggevole sguardo dall’alto verso il basso.

La ragazzina sgranò gli occhi e arrossì violentemente, ma si ricompose in fretta. Quel suo rossore sulle gote rosate suscitò in Draco un fremito di divertimento e di soddisfazione insieme. Dopo uno o due secondi di ulteriore silenzio, lei si sgranchì le corde vocali, fino ad allora inutilizzate per la mancanza di argomenti validi con i quali attaccarlo.

«Sei osceno, Malfoy!» e con questo, si dileguò velocemente, girando i tacchi e facendo per rientrare nel castello.

Draco a quel punto abbassò il volume sul petto e si volto versò di lei, osservandola orizzontalmente per via della posizione assunta poco prima.

Ce l’aveva fatta, finalmente, a rispondergli.

Sorrise maleficamente compiaciuto, mentre l’osservava allontanarsi svelta, i capelli ancora una volta liberi e selvaggi che le sfioravano la schiena, i passi frenetici. Frenetici come il modo in cui la sua bocca si muoveva per rispondere alle sue provocazioni.

E il suo sguardo, lontano da lui.








 
   
 
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