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Autore: Alfred il sanguinario    21/02/2015    2 recensioni
Nina Anderson è una bella ragazza londinese.
Colin Hill è un ex attore cinematografico, dalla fama tramontata, che ora, alla sera della sua vita, desidera solo divertitsi. Magari con una ragazza seducente, come Nina.
Paul Hill è il nipote di Colin. E' un giovane avvocato, convinto di sapere e di potere tutto. Ma non è così.
Quando Nina, giovanissima, costringe il settantenne Colin ad un frettoloso matrimonio, sono a tutti chiare le sue intenzioni di attingere al ricco patrimonio del nuovo marito.
Ma quello che è chiaro solo a Paul è che Nina non è una ragazza frivola troppo stupida per qualsiasi cosa se non per spendere soldi. No, Nina è una fredda e perfida calcolatrice, pronta a tutto per ottenere quello che vuole.
Ma tutti i suoi tentativi di smascherarla sono compromessi. Anche dal fatto che Paul fatica a resistere al fascino della donna.
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Nina Anderson aveva lunghi capelli fra il castano e il rosso, raccolti in una coda di cavallo. Il suo viso, di carnagione chiara, era tappezzato da qualche lentiggine sulle guance, non troppe e non troppo evidenti.
Aveva un fisico snello e asciutto, parecchio invidiabile, ma indossava abiti che non lasciavano intravedere troppo del suo fisico. Portava sempre delle gonne, sia d’estate che d’inverno, ma per il resto indossava delle magliette non molto appariscenti, di quelle normalissime che si trovano in qualsiasi negozio di qualsiasi città.
Quella mattina la venticinquenne aveva lasciato il suo appartamento di Portobello Road, nel quartiere londinese di Notting Hill, per incamminarsi verso il negozio di abiti usati in cui lavorava.
Insomma, Nina Anderson avrebbe avuto tutti i requisiti necessari per essere definita la classica ‘ragazza della porta accanto’. Semplice, che non chiedeva troppo dalla vita e senza troppe pretese… ma tutte le sue caratteristiche, unite al carattere apparentemente solare e agli occhi corvini, la distinguevano perché particolarmente bella.
Quasi era impossibile non notarla, anche per caso, che passeggiava allegramente con la sua borsetta di stoffa colorata e le scarpette da tennis. Aveva gli occhi così scuri che l’iride si confondeva con la pupilla, e ciò rendeva quindi difficile capire quale fosse la sua reale espressione.
Era tutto perfetto quella mattina di primavera. Una temperatura tiepida, sui quindici – diciassette gradi, un venticello appena percepibile leggermente caldo, e il sole che splendeva in cielo, irradiando, nel traffico, anche l’autobus su cui Nina Anderson era salita.
“Prego, signorina!” sbottò un uomo sui cinquant’anni i cui capelli, probabilmente un tempo biondi, ora sfioravano il grigio, alzandosi di scatto dal sedile per far sedere Nina.
“La ringrazio!” cinguettò lei.
Senza farselo ripetere una seconda volta, si accomodò. Poggiò la sua borsetta di stoffa sulle ginocchia, e, sorridente, osservò il paesaggio londinese che scorreva dal finestrino.
“Beh, è una bella giornata!” bofonchiava qualche anziana signora dietro di lei.
L’autobus fece il suo tragitto, e al capolinea Nina scese. Si diresse, a passo lento e deciso, verso il vecchio negozietto di abiti usati.
Il suo datore di lavoro era un ragazzetto ancora più giovane di lei, da poco giunto dalle campagne irlandesi, piuttosto maldestro.
Nina sorrise ad un bambino che pedalava sul suo triciclo lungo il marciapiede che la ragazza percorreva.
Entrò nel negozio. Un tanfo di chiuso e alcool l’avvolse.
Sbatté la porta energicamente alle sue spalle.
Non era più la ragazza della porta accanto sorridente. Non quando scopriva che il suo datore di lavoro si era di nuovo ubriacato nel SUO negozio.
“Patrick!” urlò la donna, rossa in viso per la rabbia.
Notò che, per terra, giacevano diversi capi d’abbigliamento.
Non appena notò che, fra di essi, giaceva anche la figura di Patrick, comproprietario del negozio, addormentato e ubriaco fradicio, si avventò su di lui come fa un’aquila su una sua preda.
Lo strattonò per un braccio e lo costrinse ad alzarsi.
“Che ore sono?” chiese lui, con ancora gli occhi e la voce impastati dal sonno e dall’alcool.
“Che cosa diavolo hai combinato, imbecille?!” urlò lei. Quelle sue grida disumane sembrarono riportare Patrick alla realtà.
“Oh… scusa, Nina… adesso ti aiuto a mettere a posto…” balbettò desolato.
“No!” tuonò la ragazza. “sei un incapace, e non ti permettere di toccare le mie cose, hai capito?!”
Nina gli afferrò un braccio e glielo strattonò, facendolo cadere rovinosamente a terra, in mezzo al disordine delle vesti accasciate e delle bottiglie vuote.
“Vai in bagno.” Ordinò, con voce ferma, Nina.
Patrick si rialzò, dolente, e corse verso il bagno del negozio, mentre Nina cominciava a riordinare le cose e a pulire.
Quel giorno aveva un grande evento, e non poteva certo farselo rovinare da un imbecille come Patrick, che fra l’altro le ubbidiva sempre come un cane da compagnia, quando era sobrio. 

Salve a tutti. Era da un pezzo che avevo in mente questa storia, e ora ho avuto il coraggio di buttarla giù. Se avete tempo, recensite. Se non avete tempo, recensite. Se non recensirete, Nina verrà sotto casa vostra. 
A parte le cretinate, premetto che accetto ogni tipo di recensione - anche critica -, ma almeno, v'imploro, non lasciatemi sulle spine e fatemi sapere cosa ne pensate della storia. Siate sinceri e non siate clementi. 

 
  
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