Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Ortensia_    22/02/2015    3 recensioni
«Ricordi sbiaditi, luci soffuse, amori spezzati e ombre evanescenti. Il tempo si porta via tutto: anche le nostre storie.» — Dal Capitolo IV
Sono passati alcuni mesi dalla fine delle scuole superiori, e ogni membro dell'ex Generazione dei Miracoli ha ormai intrapreso una strada diversa.
Kuroko è rimasto solo, non fa altro che pensare ai chilometri di distanza fra lui e Kagami, tornato negli Stati Uniti.
Tuttavia, incontrato uno dei suoi vecchi compagni di squadra della Teiko, Kuroko comincia una crociata per poter ripristinare la vecchia Gerazione dei Miracoli, con l'aggiunta di nuovi membri, scoprendo, attraverso un lungo e tortuoso percorso, realtà diverse e impensabili.
«La Zone era uno spazio riservato solo ai giocatori più portentosi e agli amanti più sinceri del basket, era, in poche parole, la Hall of Fame dei Miracoli.» — Dal Capitolo VII
[Coppie: KagaKuro; AoKise; MuraHimu; MidoTaka; NijiAka; MomoRiko; forse se ne aggiungeranno altre nel corso della fanfiction.
Accenni: AkaKuro; KiseKuro; MiyaTaka; KiMomo; KuroMomo; KagaHimu.
Il rating potrebbe salire.]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Ryouta Kise, Satsuki Momoi, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hall of Fame'
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Capitolo XXXVI





I raggi di luce lacerano e divorano la spessa superficie di acqua nera, e tu scivoli sempre più giù, sempre più vicino al fondo.

«Ho detto di no, Kise.»
«Ah?! Midorimacchi!» Ryouta strepitò e, a giudicare dal tremolio della voce, parve sul punto di scoppiare a piangere.
Midorima aveva rifiutato categoricamente l'invito per sabato, quindi Kise aveva proposto domenica, lunedì, martedì, ma aveva continuato a ricevere risposte negative.
«Midorimacchi, so che sei impegnato, ma non ci vediamo mai!» Kise sapeva che Kuroko ci teneva moltissimo, ma se aveva proposto un'uscita di gruppo e stava cercando di convincere Midorima con il suo infinito repertorio di lagne era perché lui stesso desiderava che potessero trascorrere un po' di tempo tutti insieme, specie da quando Akashi era tornato, visto che le crepe già presenti da anni attorno a loro sembravano essersi tramutate in voragini e che queste ultime fossero sul punto di divenire incolmabili ed insormontabili.
«No.» Midorima tuonò e Kise spalancò la bocca, pronto a lagnarsi un'altra volta, tuttavia serrò le labbra non appena si rese conto che l'altro aveva riattaccato.
«Ma … ma perché sono sempre tutti così cattivi con me?!»
Un gorgoglio roco proveniente da sotto le coperte attirò la sua attenzione solo per un istante.
«Kise, se non stai zitto ti tiro un pugno in faccia.» nonostante la voce impastata e arrochita dal sonno, Aomine riuscì a sembrare così minaccioso da ottenere l'effetto desiderato - ovviamente solo per un paio di secondi -.
«Aominecchi, non infierire!»
Aomine restò in silenzio per qualche istante, poi sbuffò sommessamente e scostò appena le coperte, aprendo uno spiraglio attraverso il quale sbirciò l'altro.
«Va a parlare da un'altra parte, Kise. Voglio dormire.»
Kise osservò in silenzio l'occhio di Aomine, che era l'unica cosa visibile fra quell'ammasso disordinato di coperte, poi gonfiò le guance e si coricò sulla pancia, tirandosi le lenzuola fin sopra la testa.
«Non voglio uscire dal letto, fa troppo freddo.»
«Vestiti.» Aomine stava per sistemarsi sul fianco destro e quindi voltargli le spalle, ma Kise fu più veloce: scivolò accanto a lui e adagiò il mento sulla sua spalla, tornando a fissare il cellulare con aria pensierosa.
Aomine, dal canto suo, sospirò rassegnato e avvolse il corpo dell'altro con il braccio.
Kise sorrise non appena avvertì il calore del corpo di Aomine sfiorargli il fianco e penetrare lentamente nella sua pelle, ma non riuscì a concentrarsi completamente su quella piacevole sensazione, impegnato com'era a sfiorare con un dito il contatto di Takao.
Kazunari sembrava essere l'unico in grado di convincere Midorima, quindi, se si fosse rivolto a lui, le possibilità di fallimento sarebbero state molto ridotte: più tardi gli avrebbe scritto un sms.
Daiki gli rivolse un'occhiata silenziosa non appena notò con la coda dell'occhio che aveva di nuovo il cellulare incollato all'orecchio, per poi schioccare la lingua contro il palato e sollevare gli occhi al cielo con una smorfia indispettita sul volto.
«Cinque minuti!» Ryouta sollevò le cinque dita della mano in contemporanea, come un bambino che, insicuro delle proprie parole, preferisce esprimersi anche a gesti, e Daiki si limitò a sfiatare sommessamente e a voltare il viso dall'altra parte.


Himuro sussultò, preso alla sprovvista dall'energica vibrazione del cellulare. All'improvviso si pentì amaramente di averlo lasciato acceso: era molto probabile che si trattasse di Kagami, visto che quella mattina aveva deciso di non presentarsi al locale era comprensibile che si stesse preoccupando o, forse, lo chiamava per dirgli che non si era presentato neppure Murasakibara e che loro, in quanto stagisti, erano in difficoltà - non che in quel momento gli importasse più di tanto -.
Quando diede un'occhiata al nome che campeggiava ad intermittenza sullo screensaver, si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e decise, seppur controvoglia, di rispondere.
«Ciao.»
«Ciao!» la voce di Kise era squillante e vivace come al solito, una scossa quasi dolorosa per l'animo decisamente apatico di Himuro.
«Ascolta, Himurocchi! So che ultimamente tu e Murasakibaracchi avete avuto qualche problemino ...»
Tatsuya inarcò appena un sopracciglio e serrò le labbra con forza: problemino? Forse Kise era rimasto - inaspettatamente - estraneo agli ultimi avvenimenti.
«Però stiamo organizzando un'uscita a coppie e mi chiedevo se non vi andrebbe di unirvi a noi, potrebbe essere un modo per dipanare le divergenze!»
Himuro increspò le labbra e forzò un sorriso quasi malinconico: sì, gli ultimi avvenimenti gli erano decisamente estranei.
«Mi farebbe piacere uscire con voi, ma credo che questo non sia il momento più adatto.» trattenne il respiro per un istante «io e Atsushi rischieremo soltanto di rovinare la giornata.»
Non era una buona idea uscire tutti insieme, affatto, perché Murasakibara ne avrebbe approfittato per cercare il favore di altri e sarebbe finito quasi sicuramente a rifugiarsi sotto le inscalfibili ali di Akashi, avrebbe ferito Himuro e lo avrebbe fatto sentire solo un'altra volta.
Tatsuya si stupì del fatto che dall'altro capo del cellulare tutto tacesse, ma in verità non dovette attendere molto perché Kise riprendesse a parlare, anche se con voce leggermente più bassa e vagamente titubante.
«Le cose fra voi vanno così male?»
Himuro rafforzò la stretta sul cellulare e restò in silenzio: che cosa doveva rispondere? Fra gli ex membri della Generazione dei Miracoli, Kise sembrava l'unico ad aver accettato di buon grado la sua presenza, - a volte anche più di Murasakibara che, molto spesso, preferiva ascoltare Akashi piuttosto che lui -, inoltre sapeva che, nonostante il suo carattere solare, vivace, la sua indole distratta e la sua propensione a vivere sulle nuvole, era perfettamente in grado di ascoltare e affrontare un discorso serio come quello che avrebbe dovuto pronunciare.
Sospirò sommessamente e chiuse gli occhi solo per un istante, si massaggiò la radice del naso con le dita e poi cominciò a parlare, piano.
«Molto. Vanno molto male.»
«Come mai?» questa volta Kise parlò subito.
Himuro si chiese una seconda volta se quella era la cosa giusta da fare ed esitò nuovamente, riprendendo a parlare con ancor più lentezza di prima.
«Ultimamente litighiamo troppo spesso.» restò in silenzio per pochi istanti, per poi correggersi «sempre.»
Murasakibara avrebbe potuto provocarlo anche in presenza della Generazione dei Miracoli al completo, dopotutto era come avere a che fare con un bambino capriccioso, non si faceva scrupoli se sentiva la necessità di farsi giustizia da solo ricoprendo di colpe gli altri e sollevandosi dalle proprie.
«Credo che continuerà a fare i capricci ancora per un bel po' e non penso che stare con voi migliorerà le cose, anzi.» Himuro inspirò appena e avvolse la tazzina con le dita, carezzando il coccio ormai freddo «credo che Atsushi stia meglio senza di me, ora come ora.»
«Eh? Ma no, Himurocchi! Non credo proprio che Murasakiba–»
«Appena chiudiamo il locale scompare e torna a casa alle due o alle tre di notte.»
Ryouta restò in silenzio per qualche istante, probabilmente cercando di rielaborare ciò che l'altro gli aveva appena detto.
«E dove … dove va?»
«Ovviamente non me lo vuole dire, e io credo di non volerlo sapere.» Himuro tornò a massaggiarsi la radice del naso, cercando di non badare alla stanchezza che pesava sulle palpebre e al bruciore che gli affliggeva le cornee arrossate.
«Probabilmente mi odia, Kise.»
«Odiare è un termine un po' eccessivo, Himurocchi.» Kise doveva aver forzato un sorriso « comunque mi dispiace che Murasakibaracchi si stia comportando in questo modo, a dire il vero non credevo potesse esagerare così tanto.»
«Sì, beh, magari le cose si aggiusteranno ancor prima di quanto pensiamo.» anche Himuro forzò un sorriso «adesso ho una faccenda da sbrigare, mi ha fatto piacere parlare con te.»
«Anche a me, se hai bisogno, io ci sono.»
«Ti ringrazio, ciao.»
«Ciao.»


Kise tornò a sedersi con estrema lentezza e ripose il cellulare sul comodino senza fiatare: aveva sottovalutato la situazione, aveva preso alla leggera ciò che Aomine gli aveva raccontato riguardo alle liti di Himuro e Murasakibara al locale e non aveva pensato neppure per un istante che la situazione potesse essere così disperata.
Gli dispiaceva essersene reso conto solo in quel momento, aveva l'impressione che non sarebbe mai riuscito a rendersi utile come Himuro aveva fatto con lui.
Ryouta doveva qualcosa a Tatsuya, voleva aiutarlo, perché dopotutto era stato l'unico ad avergli dato ascolto riguardo la sua delusione amorosa con Kuroko e quando si era ritrovato diviso fra i sentimenti per quest'ultimo e per Aomine, inoltre percepiva una certa affinità, ammirava la tenacia relativa al desiderio di fare il suo ingresso nella Hall of Fame, in quel luogo meraviglioso ed evanescente dove soltanto i Miracoli e Kagami avevano accesso.
«Cosa c'è?» Aomine si mise a sedere e gli rivolse un'occhiata interrogativa «come mai sei diventato così silenzioso?»
Kise non rispose immediatamente, piuttosto si limitò a stringersi nelle spalle e chinare appena il capo.
«Ohi?» Daiki gli diede una piccola gomitata, esortandolo a parlare.
«Ti rendi conto che Murasakibaracchi torna a casa alle tre di notte? E non vuole dire nulla ad Himurocchi.»
«Sono affari loro.» Aomine sbuffò e si distese sulla schiena «Kise, non puoi salvarli tutti. Abbiamo diciannove anni, non è detto che tutti quelli che stanno insieme adesso staranno insieme anche fra vent'anni.»
Kise restò seduto e continuò a fissare le lenzuola stropicciate, per poi gonfiare appena le guance e borbottare.
«Non dire così.»
Aomine lo guardò e insinuò le dita oltre lo spesso tessuto del maglione, sfiorandogli la schiena con il dorso della mano.
«Non sto parlando di noi, è un discorso generale.» sfiatò appena e rivolse il proprio sguardo al soffitto, titubando appena «io ci sto bene con te … e anche se fossi geloso, non mi comporterei da stronzo come sta facendo Murasakibara.»
Kise voltò il viso e lo osservò, forzando un sorriso in attesa che ricambiasse il suo sguardo.
Aomine sentì lo sguardo dell'altro puntato addosso e si ostinò a fissare il soffitto, così fu Kise a prendere l'iniziativa e si sistemò a cavalcioni su di lui, in modo che i loro occhi si incontrassero almeno per errore.
«Tu ...» Ryouta gli prese il viso fra le mani e sorrise sinceramente «sei veramente una bella persona, Aominecchi.»
Daiki, dal canto suo, restò a fissarlo in cagnesco e gli accarezzò il viso, per poi tirargli con forza un ciuffo di capelli.
«A-ahia! Aominecchi, ma perché?!»
Perché era la giusta punizione per averlo messo in imbarazzo, ecco perché.


Imayoshi si soffermò su una figura in lontananza e quando riuscì a metterla a fuoco increspò le labbra in un sorriso: era soddisfatto che fosse stato il primo a notarlo e che Midorima non si fosse ancora reso conto della sua vicinanza, così stuzzicò il braccio di Hanamiya con il gomito, facendo in modo che gli rivolgesse la propria attenzione e poi seguisse il suo sguardo.
Makoto adagiò la mano sinistra sul proprio braccio destro, lì dove il gomito di Shouichi lo aveva stuzzicato, come a volersi proteggere da un altro contatto, poi lo fulminò con lo sguardo, ma si rese immediatamente conto che la sua attenzione era rivolta altrove e, dopo qualche istante di confusione, riuscì a individuare il punto verso il quale stava guardando.
«Ma guarda guarda!» Hanamiya sogghignò «la tua fidanzatina ti è venuta a prendere!»
Imayoshi, dal canto suo, soffocò una risata, mentre Midorima si limitò ad incenerirli con lo sguardo e poi rivolse la propria attenzione alla figura che, dall'altra parte della strada, era immobile sul marciapiede, in attesa che il semaforo divenisse verde.
Erano passate un paio di settimane da quando aveva iniziato la sua relazione con Takao e, sorprendentemente, Imayoshi e Hanamiya se n'erano resi conto solo due o tre giorni dopo, quindi avevano cominciato a prenderlo in giro e non avevano più smesso, probabilmente perché bisognosi di sfogare una frustrazione di cui non erano del tutto consci e che aveva cominciato ad accumularsi dentro di loro da quando avevano iniziato il tirocinio all'università - dopotutto Midorima collezionava un successo dopo l'altro ed era diventato in pochissimo tempo il preferito del professore, che, come se non fosse bastato, gli assegnava i compiti più importanti, privando di fatto Imayoshi e Hanamiya della possibilità di mettersi completamente in gioco e di mostrare il loro valore -.
«Voi due non avete niente di meglio da fare?» borbottò e diede una rapida occhiata al cellulare - non capiva perché Takao non lo avesse avvisato del suo arrivo e per un istante pensò che fosse stato lui a non accorgersi della presenza di un sms -, poi si diresse verso l'uscita del cortile in tutta fretta, per impedire all'altro di avvicinarsi troppo ad Imayoshi e Hanamiya: voleva evitare che facesse comunella con quei due e che quindi cominciasse a prenderlo in giro anche lui - sì, era sicuro che ne sarebbe stato capace -.
Midorima giunse sul ciglio della strada proprio quando Takao si trovava a metà dell'attraversamento, così decise di raggiungerlo in modo da costringerlo a fare marcia indietro ed evitare di aspettare che il semaforo diventasse verde un'altra volta.
«Shin-chan!» Takao sollevò il braccio e lo sventolò, strepitando a voce alta; Midorima, dal canto suo, si limitò ad un brontolio sommesso.
Non appena l'altro lo raggiunse, Kazunari diede le spalle all'università e lo seguì senza staccargli gli occhi di dosso, con le labbra increspate in un sorriso allegro.
«Come mai non mi hai avvisato del tuo arrivo?»
Takao restò in silenzio per qualche istante, poi arricciò le labbra e mostrò i denti in un sorriso divertito.
«E chi ha detto che sono qui per te, Shin-chan? Forse sono solo di passaggio!» ampliò il sorriso e scoppiò a ridere non appena vide Midorima sobbalzare e rivolgere lo sguardo altrove.
Shintarou sfiatò sommessamente e cercò di non badare al bruciore che campeggiava sulle sue guance: era così tanto abituato a passare il suo tempo con Takao che non riusciva neppure a concepire un eventuale incontro come una fatalità, a considerare la possibilità che l'altro si trovasse lì per caso.
«Beh ...» Takao soffocò una risata nell'osservare la reazione dell'altro e gli batté una mano sulla spalla «fortunatamente sono qui per te!»
Midorima arricciò il naso e chiuse gli occhi, sentendosi come schiaffeggiato dal rogo che ardeva sulle sue guance.
«Ma insomma, Takao! Smettila di fare l'idiota!» avrebbe voluto strozzarlo, lì in mezzo alla strada, davanti a tutti: era riuscito a metterlo in imbarazzo con una facilità e una rapidità più disarmanti del solito.
Takao rise divertito, ma fu questione di istanti perché quello strepito sguaiato si tramutasse in un sorriso forzato.
«In verità non ti ho avvertito perché il mio credito è esaurito!»
«Di nuovo?» Shintarou sfiatò sommessamente e si sistemò gli occhiali con un gesto rapido della mano.
«Certo, Shin-chan! Se passiamo la serata a scambiarci sms–»
«Sei tu che cominci, Takao.» Midorima lo interruppe e si sistemò nuovamente gli occhiali «te l'ho detto: dovresti trovare una promozione che ti permetta di risparmiare.»
Midorima trovava davvero stupido gettare via i soldi in quel modo, ultimamente Takao non faceva altro che comprare ricariche.
Sfortunatamente Takao si annoiava facilmente, per cui, quando non erano insieme, gli mandava una miriade di messaggi, anche se lui rispondeva molto spesso a meno della metà perché, per la maggiore, si trattava di sms stupidi che non avevano necessariamente bisogno di una risposta.
«Oh, Shin-chan! Kise-kun mi ha mandato un messaggio e mi ha chiesto se sabat–»
«Quell'idiota.» Midorima ringhiò «gli ho detto di no.»
«Umh?» Takao gli rivolse un'occhiata interrogativa e finì per increspare le labbra in un sorriso quasi impercettibile «non vuoi proprio incontrarli, eh?»
Midorima lo ignorò e continuò a camminare in silenzio, accelerando appena il passo.
«Ehi, Shin-chan?»
«Che vuoi?»
«Il motivo per cui li eviti è il basket, vero?» Midorima accelerò ulteriormente e precedette Takao di qualche passo; quest'ultimo, dal canto suo, restò ad osservarlo in attesa di una risposta e riprese a parlare non appena capì che non l'avrebbe ricevuta.
«Hai scelto la medicina, dico bene, Shin-chan?»


Midorima sbuffò sommessamente e chiuse il libro, attirando immediatamente l'attenzione di Takao.
«Shin-chan, va tutto bene?»
«Sì, è solo che non riesco a concentrarmi.»
Takao restò in silenzio e aggrottò la fronte, rivolgendogli un'espressione accigliata: com'era possibile che non riuscisse a concentrarsi? Aveva cercato di fare la massima attenzione e ridurre al minimo qualsiasi rumore, che si trattasse delle dita battenti sulla tastiera del computer portatile o del suo stesso respiro, al contrario di molte altre volte in cui si era rivelato essere solamente un elemento di disturbo ma in occasione delle quali Midorima non si era mai arreso e aveva continuato a studiare.
«Come sarebbe a dire che non riesci a concentrarti?» Takao si alzò dal letto e ripose il portatile sulla scrivania, accanto al libro che Midorima aveva appena chiuso.
«Forse sono solo stanco.» lo era, non stava mentendo, ma Shintarou aveva omesso il fatto che non avesse assolutamente voglia di studiare - dopotutto, per lui che si era definitivamente calato nel ruolo dello studente modello, sarebbe stato decisamente imbarazzante ammettere una cosa simile, anche se desiderare un giorno di riposo dopo settimane di studio intensivo e lavoro in ospedale era più che lecito e comprensibile -.
Takao sorrise e gli adagiò le mani sulle spalle, accennando quello che parve l'inizio di un massaggio e che si esaurì quasi immediatamente.
«Stai lavorando sodo.» Takao parve quasi sussurrare e le sue mani ripresero a muoversi, carezzando lentamente le spalle dell'altro: chiedeva sempre a Midorima come era andata la sua giornata in ospedale e, anche se la maggior parte delle volte non capiva nulla perché l'altro cominciava a parlare di malattie strane e ad usare termini tecnici, sapeva che aveva fatto un buon lavoro e che ne era soddisfatto, e questo lo rendeva felice, era fiero di tutto il sudore che il suo fidanzato stava versando pur di raggiungere il proprio obbiettivo.
Takao chiuse gli occhi e chinò il viso per inebriarsi del suo profumo, schiuse le labbra e le avvicinò alla sua guancia, per poi farle schioccare contro lo zigomo.
«Takao ...» Midorima lo chiamò soltanto una volta, a voce bassa, per poi socchiudere l'occhio destro a causa dei baci delicati che gli stava lasciando sulla guancia.
Kazunari sentiva la pelle dell'altro divenire di bacio in bacio sempre più calda, per un istante pensò addirittura che le sue labbra rischiassero di carbonizzarsi a contatto con quel calore, ma non si diede per vinto e lasciò scivolare le mani oltre le sue spalle, sul suo petto, stringendosi un poco di più a lui.
«Shin-chan, credo di essere pronto.» sussurrò, adagiando la guancia contro la sua spalla e baciandogli il collo con estrema delicatezza.
Midorima, dal canto suo, si paralizzò e trattenne il respiro, cercando di ignorare il brivido di piacere che lo avvolse non appena avvertì le labbra di Takao sul proprio collo: perché gli aveva detto così? Dopotutto l'inesperto, quello che si sentiva più a disagio, era lui.
Shintarou serrò gli occhi e schiuse le labbra, forse sul punto di fare di nuovo il suo nome, ma dopo qualche istante di esitazione prese una grande boccata d'aria e si alzò dalla sedia, fuggendo di fatto dalle mani e dalla bocca dell'altro.
Quando si trovarono l'uno di fronte all'altro, Midorima mantenne un'espressione seria e leggermente accigliata, mentre Takao incrinò le labbra in una minuscola smorfia, temendo di essere appena stato rifiutato perché risultato troppo frettoloso.
Kazunari non si era ancora ripreso del tutto, forse non sarebbe mai successo, ed era una realtà che conoscevano entrambi, era un fatto che non cercavano neppure di nascondere o ignorare, ma era anche vero che era innamorato di Shintarou e, per tanto, era disposto a lasciar andare un'altra parte di Miyaji e a fare l'amore con lui.
Midorima avrebbe voluto chiedergli se era ciò che desiderava veramente, ma l'imbarazzo aveva spento la sua voce, aveva la sensazione che due mani invisibili fossero pronte a stringersi attorno alla sua gola, perciò si limitò ad osservarlo e cercò di trovare la risposta nei suoi occhi.
Fu questione di pochi istanti, perché gli occhi di Takao gli sorrisero e gli diedero modo di trovare ciò che cercava, così gli prese il viso fra le mani e lo attirò a sé, baciandolo sulle labbra con foga contenuta - perché anche in momenti simili, Midorima confermava di essere una persona decisamente cauta e riservata -.
Takao chiuse gli occhi e ricambiò immediatamente il bacio, lasciando scivolare le mani oltre le spalle dell'altro e ricongiungendole sulla sua nuca, per poi retrocedere appena, verso il letto.
Senza staccare le labbra da quelle di Takao, Midorima seguì i suoi passi e, seppur con un po' di titubanza, gli afferrò i fianchi.
Kazunari fu il primo ad interrompere il bacio, sollevò i propri occhi e lo guardò in silenzio, attese che le mani di Shintarou allentassero la stretta sui suoi fianchi e quindi si sedette ai piedi del letto, per poi coricarsi e lasciar aderire la schiena al materasso una volta che l'altro gli fu sopra.
Midorima non aveva idea di dove cominciare e di come comportarsi, per lui era difficile perfino decidere se cominciare a spogliarlo partendo dai pantaloni o dalla maglietta.
«Shin-chan.» Takao lo chiamò, come per esortarlo a muoversi, poi sollevò il viso e lo baciò all'angolo della bocca, afferrandogli la maglietta e sfilandogliela con estrema lentezza.
Midorima deglutì a fatica e si lasciò sfilare la maglietta, chiuse gli occhi nell'istante in cui il tessuto gli sfiorò il viso e cercò di ritrovare un po' di lucidità, ignorando, di fatto, il forte bruciore che ardeva sulle guance.
Takao gettò la maglietta sul pavimento e adagiò nuovamente la testa contro il materasso, lo guardò e le sue labbra si distesero in un grande sorriso, come se avesse visto la cosa più bella del mondo e fosse finalmente riuscito a fuggire da quella bolla di ricordi che da troppo tempo ammantava e soffocava il suo animo.
Lo sguardo di Midorima si fece all'improvviso meno serio e accigliato, cominciò a somigliare a quello di un bambino che si meraviglia, si incanta e quasi si commuove di fronte ad una vetrina colma di giocattoli: il sorriso che Takao gli stava rivolgendo era sincero, non si trattava di una maschera per nascondere il dolore di un legame andato in frantumi, di un bellissimo futuro sgretolatosi all'improvviso. Il sorriso di Takao era sincero e, per tanto, meraviglioso.
Shintarou gli scostò un ciuffo di capelli dalla fronte e increspò le labbra in un sorriso minuscolo, tanto che Takao riuscì a percepirlo appena.
«Lo volevo da così tanto tempo, Shin-chan.» Kazunari sussurrò e gli prese il viso fra le mani con estrema delicatezza e, anche se Shintarou guardò altrove per l'imbarazzo, non sfuggì alla gentile morsa che si era stretta attorno alle sue guance.
Takao lo aveva voluto fin dalle medie, ma il tempo passato con Miyaji gli aveva fatto dimenticare un desiderio che lo aveva perseguitato per molto tempo, l'amore che aveva provato per il numero otto dello Shutoku aveva letteralmente seppellito tutto ciò che aveva immaginato e sognato riguardo lui e Midorima.
«Ti amo da tanto tempo, Shin-chan.» sussurrò ancora più piano, consapevole che l'amore per Midorima, reciso dalla sua relazione con Miyaji, non era mai morto del tutto. Sotto terra era rimasta una radice e da quella radice era sbocciato all'improvviso qualcosa di nuovo, qualcosa di ancora più travolgente e sincero.
L'affetto che Takao provava per Midorima andava oltre l'amicizia, oltre l'attrazione fisica e perfino oltre l'amore. Non sapeva dargli un nome, ma era perfettamente conscio che si trattasse di un legame così forte e incorruttibile, quasi viscerale, da superare perfino la dimensione del sentimento amoroso.
«Takao ...» Midorima avvicinò il viso a quello dell'altro, sospirando spazientito e vagamente imbarazzato «se continui a blaterare, non mi faciliti le cose. Taci.»
Takao accennò una risata che Midorima si preoccupò immediatamente di soffocare, quindi lo baciò e finalmente si decise a sfilargli la maglietta.
Takao serrò gli occhi e schiuse le labbra, inarcò appena la schiena e si arrese quasi immediatamente alla presa forte - ma ancora insicura - dell'altro attorno ai suoi fianchi.
Le mani di Midorima scivolarono dai fianchi alla schiena, percorse la spina dorsale di Takao con lunghe carezze senza mai staccare le labbra dalle sue e gli sbottonò i pantaloni con estrema calma: non aveva fretta, voleva godere di quel momento quanto più poteva, gli piaceva sentire il viso di Takao così vicino al suo, le labbra frementi e la bocca calda, le dita affusolate e tiepide intrecciate ai suoi capelli.
Takao scostò il viso solo un istante, si lasciò sfuggire un sospiro accaldato e spalancò le labbra per riprendere fiato, poi tornò a baciare Midorima, che pareva aver acquistato più sicurezza e sembrava essere rimasto ad aspettarlo pazientemente.
Kazunari piegò e sollevò le gambe per un istante, in modo che Shintarou potesse sbarazzarsi più facilmente dei suoi pantaloni, e una volta rimasto in intimo poté percepire con ancora più chiarezza l'erezione dell'altro contro la sua.
Le mani di Takao corsero rapide al cavallo dei pantaloni dell'altro e li sbottonarono; Midorima, dal canto suo, approfondì il bacio e gli accarezzò con delicatezza le anche, per poi tirare appena l'elastico dei boxer.
Seppur con un po' di fatica, Kazunari riuscì a disfarsi dei pantaloni del compagno e dovette sfuggire alle sue labbra non appena la sua mano si insinuò oltre i boxer per stimolare ulteriormente la sua erezione, scatenando, di fatto, un grande trambusto nella sua cassa toracica e togliendogli il respiro.
Midorima lasciò scivolare la mano sinistra dietro la nuca di Takao e con l'altra gli sfilò i boxer con un movimento lento e cauto, dimostrando che, nonostante avesse acquistato un po' di sicurezza, era rimasto fedele alla natura chiusa e diffidente del Cancro.
Quando Midorima lo privò dei boxer, Takao ebbe un istante di esitazione dettato non tanto dalla vergogna, ma più che altro dall'incredulità: dopo tanti anni passati ad inseguirsi, all'improvviso erano riusciti ad avvicinarsi così tanto soltanto grazie ad una sfortunata serie di eventi.
Shintarou stuzzicò il collo dell'altro con un paio di baci, fermandosi non appena sentì le sue dita stringersi attorno all'elastico dei boxer e poi il tessuto morbido sfiorargli le cosce: ora che si trovavano nudi l'uno di fronte all'altro, aveva l'impressione di essere rilegato in uno stato simile all'incoscienza e di aver perso la sensibilità di alcune parti del corpo, si ritrovava punto a capo, perché, esattamente come poco prima, non aveva idea di come muoversi.
Fu di nuovo Takao, che gli afferrò il viso fra le mani e lo baciò sulle labbra, a scuoterlo e strapparlo via dall'imbarazzo e dall'amara consapevolezza di essere completamente inesperto: Midorima chiuse gli occhi e focalizzò la propria attenzione sulla bocca dell'altro, annullò completamente il senso della vista per rendere più sensibili gli altri quattro e, dopo pochi istanti, scoprì che lasciarsi andare in quel modo alle attenzioni del compagno era terribilmente facile e piacevole.
Shintarou ricambiò i baci dell'altro con estrema calma e restò in ascolto degli schiocchi leggeri delle loro labbra per qualche istante, riaprendo gli occhi solamente quando le sue mani carezzarono le natiche di Takao e i loro bacini si incastonarono, provocando fitti brividi di piacere lungo la sua spina dorsale.
Takao si lasciò scappare un sospiro sommesso e affannoso e tese il viso all'indietro, socchiuse gli occhi e gli accarezzò le spalle con estrema gentilezza, come se fosse ancora deciso a dissipare la stanchezza che albergava nella mente satura di studi di Midorima.
Shintarou continuò ad accarezzargli le natiche e gli baciò il collo, chiuse gli occhi e inspirò il suo profumo, stuzzicandogli il lobo dell'orecchio con un tocco delicato delle labbra.
Takao sospirò una seconda volta e percorse la schiena dell'altro con la mano sinistra, fino alle natiche, mentre le dita della destra si intrecciarono ai suoi capelli: voleva sentirlo quanto più vicino possibile, desiderava che i loro corpi divenissero una cosa sola, legati insieme dall'invisibile ma spesso e resistente filo del piacere, che le loro anime raggiungessero la completa sintonia e che potessero percepire le stesse identiche sensazioni sopra e sotto la pelle.
Midorima decise che era quello il momento più opportuno per sbarazzarsi del proprio pudore e insinuò, seppur con una certa cautela, le dita fra le natiche sode dell'altro, per poi penetrarlo lentamente, senza mai staccare le proprie labbra dal collo pallido e nodoso.
Takao serrò le labbra e sfiatò sommessamente, divaricò appena le gambe e cercò di non badare alla scossa di piacere che gli attraversò rapida e inesorabile le cosce e il fondo schiena.
Shintarou aprì gli occhi e si soffermò soltanto per pochi istanti sul viso vagamente arrossato dell'altro, distogliendo il proprio sguardo non appena Kazunari volse la propria attenzione verso di lui e sussurrò il suo nome: gli bruciavano le orecchie, terribilmente, e all'improvviso un brivido tiepido gli aveva avvolto la testa come una cappa di calore soffocante, costringendolo a trattenere il respiro.
Midorima non si fece vincere dall'imbarazzo da poco rinnovato a causa della voce dell'altro e, non appena i movimenti divennero più fluidi, lo penetrò con un secondo dito, strappandogli un altro gemito sommesso dalla bocca.
Kazunari piegò appena le gambe e Shintarou sollevò leggermente il bacino, le sue dita tremarono e arrancarono sulle sue natiche e la presa divenne salda solamente quando lo ebbe penetrato.
Takao boccheggiò e socchiuse gli occhi, protese il viso all'indietro e per un istante gli sembrò di aver perso il contatto con la realtà; Midorima, dal canto suo, fece aderire la fronte alla spalla dell'altro e cercò di abituarsi alla sensazione il più in fretta possibile.
Takao rafforzò la stretta delle gambe attorno alla vita dell'altro e gli afferrò con decisione un ciuffo di capelli, e Midorima, che gli stampò un paio di piccoli baci sulla spalla, cominciò a muoversi dentro di lui con estrema lentezza, lasciando scivolare le proprie mani fino alle sue cosce.
Shintarou sospirò di piacere e scostò la fronte dalla spalla dell'altro per baciarlo all'angolo della bocca e poi sulle labbra, mentre Takao inarcò appena la schiena e cominciò ad assecondare i suoi movimenti.
Non appena i movimenti divennero più rapidi e fluidi, Midorima sollevò il viso e si tolse gli occhiali con un goffo gesto che provocò un risolino tremante sulle labbra di Takao, poi tornò ad afferrargli saldamente le cosce e l'altro non riuscì a trattenere un gemito di piacere.
Takao schiuse le labbra in un sospiro affannoso e Midorima si lasciò sfuggire un gemito roco, per poi serrare le labbra per la vergogna ma, tuttavia, senza interrompere i movimenti del proprio bacino.
In vita sua, Midorima non aveva mai avuto il fiato così corto, ma la spiegazione era semplice: il respiro smorzato non era dovuto alla fatica e forse neppure all'eccitazione, ma all'incontenibile gioia di poter condividere qualcosa di simile proprio con Takao.
Fra università, tirocinio e vita amorosa stava andando tutto fin troppo bene, ma Midorima scacciò quello che sembrava l'inizio di una congettura pessimistica e continuò a focalizzarsi sui loro corpi uniti e sui sospiri affannosi dell'altro.
Le dita di Takao fremettero sulla nuca lievemente sudata di Midorima, che schiuse le labbra e cercò di riprendere fiato, rendendosi quasi immediatamente conto che sarebbe stato impossibile, visto che era prossimo all'amplesso.
Takao toccò l'apice del piacere pochissimi istanti prima di Midorima, quindi gemette e tremò sotto di lui, affondando le dita delle mani fra i suoi capelli e attirandolo a sé, finché le loro labbra non furono così vicine da permettere ai respiri accaldati e pesanti di fondersi e tramutarsi in un unico singulto compiaciuto.


Riko smise di lucidare la lunga asta di metallo che collegava i due dischi di ghisa del peso da dieci chili e rivolse un'occhiata silenziosa al padre che, come ogni sera prima della chiusura, era impegnato a lucidare il pavimento della palestra.
Doveva dirglielo? Aveva pensato di farlo prima ancora che lei e Momoi si fidanzassero - si potevano definire fidanzate, no? -, figurarsi ora che avevano dato una svolta al loro rapporto e la loro bizzarra e acerba amicizia si era tramutata in qualcosa di più intenso.
«Papà?» Riko inspirò appena e si schiarì la voce con un rantolio sommesso, per poi rivolgere il proprio sguardo al piccolo straccio sgualcito che teneva stretto fra le mani.
«Umh? Che c'è, Riko-chan?» suo padre le rivolse una rapida occhiata, poi tornò a dedicarsi al pavimento nonostante fosse già sufficientemente lucido.
«Devo parlarti di una cosa.» Aida lo sbirciò di sottecchi e, dopo qualche istante di esitazione, tornò a parlare nel tentativo di ottenere nuovamente la sua attenzione «è importante.»
Kagetora si immobilizzò e continuò a darle le spalle ancora per qualche istante, poi voltò appena il viso e guardò oltre la sua spalla.
«Non sarebbe meglio aspettare di arrivare a casa e parlarne anche con la mamma, visto che è importante?»
Aida forzò un sorriso nervoso e i suoi occhi guizzarono da una parte all'altra, cercando di sfuggire allo sguardo interrogativo del padre.
«La mamma lo sa già.»
Alla risposta della figlia, Kagetora si voltò completamente verso di lei e rafforzò la stretta sul manico della scopa a vapore, affrettandosi a premere il tasto di spegnimento: perché sua moglie era già a conoscenza di ciò che Riko voleva dirgli e lui non ne sapeva nulla?
Sentì le tempie pulsare e la fronte scottare, il nervoso cominciò a ribollire nella sua testa e si manifestò in un sommesso brontolio che vibrò sulle labbra: se Riko aveva parlato di una cosa importante esclusivamente con sua madre e soltanto dopo aveva deciso di rivolgersi a lui, significava quasi sicuramente che c'era un ragazzo di mezzo - ed era un'eventualità a cui Kagetora non avrebbe mai voluto pensare e nei confronti della quale non avrebbe potuto fare altro che imbestialirsi -.
«Non starai pensando di tornare a convivere con il Quattrocchi e con Testa-fra-le-nuvole?!»
«Eh?!» Riko strinse i denti e sollevò le mani davanti al viso, come se stesse cercando di erigere una barriera invisibile che la proteggesse dall'ira del padre «no, no! Loro due non c'entrano niente.»
«Mhn?!» il padre di Riko sfiatò e si avvicinò alla figlia, come a volersi assicurare che su di lei non fossero presenti tracce lasciate da un possibile fidanzato «e chi sarebbe? Lo conosco?»
Riko serrò le labbra e arretrò di un paio di passi, infastidita dalla soffocante vicinanza e dall'eccessiva apprensione del genitore.
Suo padre era talmente ossessionato dall'idea che un ragazzo potesse portargliela via, che aveva già capito quale fosse l'argomento della conversazione appena cominciata.
«Sai, Riko-chan, quando te ne sei andata di casa sei mancata tantissimo al tuo papà!» la voce di Kagetora risuonò orribilmente lagnosa e melliflua alle orecchie di Riko, che sbuffò nervosamente e sfuggì all'abbraccio del genitore con un brontolio nervoso.
«Mi lasci parlare? E poi chi ti ha detto che si tratta di un ragazzo?» Riko si morse il labbro inferiore, pentendosi di aver alzato così tanto la voce e di aver detto una cosa simile: senza neppure volerlo, aveva praticamente gridato ai quattro venti che si parlava di una ragazza.
Kagetora tacque per un istante, poi, all'improvviso, il suo sguardo parve illuminarsi e Riko gli rivolse un'occhiata interrogativa.
«Non si tratta di un ragazzo?!» Kagetora sorrise «questo vuol dire che la mia bambina è ancora pura!»
Riko lo fulminò con lo sguardo: un padre che esultava riguardo al fatto che nessun ragazzo desiderasse sua figlia non si poteva certo definire il genitore migliore dell'anno.
«Papà, io ...» le tremò la voce, ma prese coraggio e tornò a parlare non appena trovò gli occhi di suo padre «io sono fidanzata.»
Kagetora sbatté le palpebre un paio di volte, aggrottando la fronte e rivolgendole un'occhiata confusa.
«Ma non hai appena detto che–»
«Con una ragazza.» Riko lo interruppe e cercò di ignorare il diffuso tremolio che le aveva appena alterato la voce.
«Cosa?» suo padre schiuse le labbra e restò a fissarla pietrificato, percependo un diffuso e fastidioso pizzicore sulle guance.
«Io sto ...» Riko protese le labbra in una piccola smorfia e si sfregò la radice del naso con le dita, infastidita dal bruciore che attanagliava le sue guance «sto con una ragazza. Con Momoi.»
Il padre non disse nulla ma, a giudicare dal suo sguardo vagamente spaesato, Riko capì che non era in grado di dare un volto a quel nome.
«La ragazza con i capelli rosa.» Riko borbottò e all'improvviso gli occhi di suo padre parvero illuminarsi di nuovo.
«Quella ragazza?! Quella bellissima ragazza è la tua fidanzata?!»
Riko si trattenne dal dargli uno schiaffo e dall'intimargli di non dire - né pensare - mai più che Momoi fosse bellissima.
«Potevi dirlo subito, Riko-chan! Se si tratta di Capelli Rosa non ci sono problemi, è che pensavo che fra voi non ci fosse quel genere di rapporto!»
Riko era più imbarazzata che mai, mentre suo padre pareva essere divenuto improvvisamente logorroico, come se scoprire che sua figlia era fidanzata con una ragazza lo avesse tranquillizzato e reso più felice che mai.
«Siete così carine!»
«Sei il solito pervertito!» Riko arricciò il naso e parve quasi ringhiare, pronta a sferrare un pugno contro il viso del padre.
«Quindi quei video li hai visti sul serio!»
Riko sobbalzò e sgranò gli occhi, si sentì mancare il respiro ed ebbe la sensazione che il suo viso avesse appena preso fuoco.
«Co-cosa? Quali video?» balbettò imbarazzata, ma sapeva esattamente che suo padre si riferiva a quelli che aveva visto su un sito per adulti e che avevano le donne come protagoniste «come fai a saperlo? Chi ti ha dato il permesso di entrare in camera mia e di sbirciare la mia cronologia?! Sei davvero un pervertito!»
«Ri-Riko-chan, calmati!»
«Io ti ammazzo!»


Kagami si sentì osservato e presto capì che non si trattava di un'impressione: quando vide la nonna di Kuroko scrutarlo da oltre le spesse lenti degli occhiali, a circa cinque metri di distanza, ebbe l'irresistibile tentazione di alzare i tacchi e darsela a gambe, ma tutto ciò che riuscì a fare fu dare una piccola gomitata al compagno per avvertirlo del pericolo.
Kuroko si fermò e guardò in direzione di sua nonna senza tradire alcuna emozione nel propri sguardo, sollevò la mano e la salutò con un cenno veloce.
Kagami deglutì appena e quando vide la nonna di Kuroko avvicinarsi in tutta fretta rivolse un'occhiataccia all'altro: non era stata una mossa intelligente avvertirlo della presenza di quella maledetta vecchina, sarebbe stato meglio fare finta di non vederla e trascinarlo nel primo fast food presente nelle vicinanze.
«Avete fato la spesa, eh?»
Kuroko le sorrise e Kagami annuì, stringendo la stretta sui due pacchi della spesa.
«Tutta quella roba per due sole persone? Mio nipote ha ragione a dire che il tuo appetito assomiglia a quello di una tigre, Taiga-kun.» la nonna di Kuroko accennò una risata e Kagami sfiatò appena, rivolgendo l'ennesima occhiataccia a Kuroko che, in tutta risposta, ampliò il sorriso, vagamente divertito dalla situazione.
«State tornando a casa?»
«Sì.» fu Tetsuya a risponderle, e sua nonna gli si affiancò e gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla «vi dispiace se vi accompagno per un tratto?»
Kagami schiuse le labbra e le incrinò in una smorfia colma di disappunto, ma Kuroko rispose al posto suo.
«Certo che no.»
«Già ...» Kagami, dal canto suo, forzò un sorriso decisamente poco convinto e rantolò sommessamente quando la nonna di Kuroko si avvicinò a lui e si aggiustò gli occhiali per osservarlo meglio.
«Taiga-kun, qualcosa non va?»
«No.» Taiga si limitò a scuotere la testa «va tutto bene.»
Kuroko ricominciò a camminare, seguito a ruota da Kagami e da sua nonna, che si era insinuata con una certa prepotenza fra i due.
«Allora ...» quando la sentì parlare, dopo aver passato circa un minuto nel più completo silenzio, Kagami deglutì a fatica e guardò oltre il ciglio della strada, alla ricerca di qualcosa che potesse distrarlo e permettere al suo sguardo di fuggire da quello invadente della nonna di Kuroko.
«Come vanno le cose fra voi due? Spero che tu stia trattando mio nipote come si deve, Taiga-kun.»
Kagami sentì le guance pizzicare all'improvviso e serrò le labbra con forza, fin quasi a farsi male: che cosa intendeva con: “Trattare come si deve”? E poi perché era così maledettamente confidenziale? Era peggio di Kise.
«Nonna, non credo sia il caso.» Tetsuya intervenne quasi immediatamente, sorridendo appena.
«Mhn, forse è vero, dopotutto voi due siete sempre stati una coppia piuttosto affiatata, dico bene?» quando la nonna di Kuroko gli diede una piccola gomitata per richiamare la sua attenzione, Kagami sobbalzò appena e annuì con un rapido cenno del capo, desiderando che quella tortura terminasse il prima possibile.
«Sei fortunato Taiga-kun, Tetuya ci manca moltissimo.»
Certo che era fortunato, e se Kuroko avesse deciso di tornare a vivere con la sua famiglia sarebbe sicuramente mancato moltissimo anche a lui.
Kagami avrebbe voluto rispondere, ma sembrava che la sua gola fosse colma di rovi robusti e spinosi e l'imbarazzo gli impedì di parlare.
«Piuttosto ...» sapeva anche lui che non poteva continuare a borbottare discorsi sommessi e confusi o lasciar rispondere Tetsuya al posto suo, quindi Taiga decise di introdurre un argomento di cui avrebbe fatto volentieri a meno «come sta Nigou?»
Kuroko chinò il viso in avanti e scavalcò la figura di sua nonna con lo sguardo, soffermandosi solo per un istante su Kagami e rivolgendogli un sorriso divertito: era buffo che pur di sfuggire a quelle domande insidiose si interessasse a Nigou - non che lo odiasse, anzi Tetsuya era sicuro che gli fosse ormai affezionato ma, esattamente come faceva con Aomine, continuava a recitare la parte del ragazzo ritroso e ostile -.
«Nigou sta molto bene, ma gli manca Tetsuya!»
«Vengo a trovarlo quasi tutti i giorni.»
«Ma non lo porti mai a passeggio.»
Tetsuya rivolse una rapida occhiata a sua nonna e poi tornò a guardare la strada davanti a sé.
«La prossima lo porterò a passeggio.»
La nonna di Kuroko annuì soddisfatta, poi rallentò e finì per fermarsi, rivolgendo la propria attenzione dall'altra parte della strada.
«Penso sia giunta l'ora di salutarci.» accennò un sorriso e diede una carezza affettuosa sia al braccio di Kuroko sia a quello di Kagami, per poi scostarsi e fermarsi sul ciglio della strada in attesa che il semaforo divenisse verde e rivolgendo ad entrambi un rapido cenno di congedo con la mano.
«Ciao.» Kuroko le rispose, mentre Kagami si limitò a ricambiare il saluto con un cenno della mano e accennò un sorriso, contento di poter finalmente sfuggire alle sue domande.


«Ma dove sono? Dove diavolo sono?!» Kagami ringhiò e continuò a frugare nel borsone, sotto lo sguardo silenzioso di Kuroko.
«Kagami-kun, da quando abbiamo incontrato mia nonna sei diventato troppo nervoso, se ti agiti così tanto non le troverai mai.» Tetsuya insinuò la mano nella tasca del cappotto ed estrasse un mazzo di chiavi che tintinnarono appena «ecco, prendi le mie.»
Kagami lo guardò senza dire nulla, poi afferrò le chiavi e si affrettò ad aprire la porta.
«Grazie.»
Kuroko gli rispose con un piccolo sorriso ed entrò subito dopo di lui, fermandosi per chiudere la porta; Kagami, dal canto suo, si affrettò a raggiungere la cucina per riporre le borse della spesa e tornò immediatamente all'ingresso per togliersi la giacca e appenderla all'attaccapanni.
Tetsuya si tolse il cappotto con estrema calma e gli rivolse un'occhiata silenziosa, soffermandosi in particolare sulle labbra increspate in una smorfia e sulla fronte leggermente aggrottata: possibile che fosse ancora in imbarazzo per la conversazione avuta con sua nonna?
«Kagami-kun?» Kuroko lo chiamò piano e quando Kagami rispose con un grugnito nervoso capì che, sì, era ancora in imbarazzo.
Quando Taiga lo guardò, Tetsuya gli rivolse un sorriso e gli afferrò la manica della maglietta con la mano, come a voler richiamare la sua attenzione.
Kagami sfiatò appena e si arrese alla mano di Kuroko e alle dita sottili che ancora arpionavano la manica della sua maglietta, così si chinò in avanti e lo baciò, approfondendo il contatto non appena le mani dell'altro si insinuarono fra i suoi capelli.


Un'ombra spegne gli ultimi raggi del sole, una mano trafigge l'acqua e solo per un istante, quando le sue dita sfiorano le tue, l'oscurità che brulica attorno al tuo corpo stanco pare farsi meno spaventosa.




Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.




L'angolino invisibile dell'autrice:

Non ci crederà nessuno quando lo dirò (non ci credo neanche io), ma … sono davvero soddisfatta di questo capitolo.
Dopo tanti capitoli di transizione e decisamente troppo corti, sento di aver finalmente scritto un capitolo in pieno stile “Hall of Fame” e ne sono davvero felice! (e pensare che anche questo doveva essere un capitolo di transizione ---)
Devo ringraziare Midorima e Takao se il capitolo è così lungo, praticamente due terzi di tutto ciò che ho scritto sono occupati da loro!
Beh, avevo annunciato che questo capitolo sarebbe piaciuto a molte di voi (sempre che io abbia scritto bene la parte in questione) e alcune hanno immediatamente indovinato che si parlava di MidoTaka (beh, alla fine mancavano solo loro due).
Vi ho fatto soffrire con la MidoTaka e tutto ciò che vi è stato offerto in questo capitolo è per ottenere il perdono (?), quindi non mandatemi al patibolo, ho ancora molto da offrire (??)
Nonostante il capitolo prima di questo mi convincesse decisamente poco, ho ricevuto più recensioni del solito e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa … come sempre sapete tirarmi su di morale e siete disposti a sostenermi, siete davvero dei lettori eccezionali e non finirò mai di dirlo, a parte offrendovi porn MidoTaka, non so come potervi ringraziare ;u;
La scena fra Riko e suo padre era essenziale, giusto per far capire che a Kagetora va bene tutto, basta che sua figlia non si avvicini al genere maschile uwu
Adesso rotolo via, così vado a studiare~
Alla prossima!
   
 
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