Fanfic su attori > Jamie Dornan
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Autore: ZereJoke94    22/02/2015    3 recensioni
[Jamie Dornan]
Mi porse la mano -James-
-James- Ripetei, come un idiota.
Non riuscivo a credere all’idea che si stava facendo largo nella mia mente, ma più lo guardavo e più mi convincevo di quello che stavo pensando.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Il piattino che sbatteva sul tavolino mi fece sussultare, e automaticamente alzai lo sguardo dai miei appunti, incontrando gli occhi del cameriere. Si scusò in fretta, tornando al bancone del bar, facendosi strada a fatica tra la folla all’interno del locale.
Portarmi dietro gli appunti di letteratura non era stata una grande idea. Provare a controllarli poi, in un bar a due passi da Piazza di Spagna, era stato semplicemente ridicolo.
Li infilai nella mia ampia borsa, e presi a sorseggiare il mio tè. Roma mi era mancata durante l’anno precedente, che avevo trascorso in Inghilterra per studiare. Così da quando ero tornata, uscivo molto più spesso in centro di quanto avessi mai fatto prima. Non necessariamente in compagnia. Vagai con lo sguardo per il locale, e ridacchiai dietro la tazza.
Il cameriere di prima stava sudando freddo, assorto in un tentativo di conversazione con un uomo, e dalla sua faccia disperata dedussi che quest’ultimo dovesse essere straniero, e che il cameriere non se la cavasse benissimo con le lingue.
Spinta da un’ondata di altruismo e un pizzico di curiosità, mi feci largo tra la folla e raggiunsi il bancone, piazzandomi vicino allo sconosciuto. Finsi di aver bisogno di una bustina i zucchero mentre origliavo cosa si stessero dicendo.
Capii che oltre a un cappuccino, lo sconosciuto stesse chiedendo delle informazioni su come raggiungere una mostra.
Mi rivolsi al cameriere –Scusami, posso aiutarti?-
Mi guardò stralunato –Parli inglese?-
Annuii, divertita dalla domanda.
-Grazie mille. Mastico un po’ di inglese anche io, ma questo ha un accento stranissimo, non capisco cosa voglia, oltre al cappuccino- Detto questo, rivolse un sorriso tirato a entrambi e si diresse verso la macchina del caffè.
Lo sconosciuto indossava una camicia a quadri nei toni del blu, jeans e un paio di occhiali scuri. I capelli castani e la barba leggermente incolta. Non avrei saputo dire quanti anni avesse.
-Ciao- Iniziai, nel mio fluente inglese.
-Ciao- rispose lui sorridendo.
Sorrisi a mia volta, appoggiando un gomito al bancone –Può dire a me, se ha bisogno di qualche informazione- Il cameriere gli servì il cappuccino e girò velocemente i tacchi.
-Ehm, si…c’è questa mostra a cui vorrei andare- Aveva un marcato accento irlandese. Tirò fuori dalla tasca un depliant, e me lo mostrò.
“Body Worlds. Il vero mondo del corpo umano”.
-Non so come raggiungerla- Continuò, un po’ a disagio.
-Una mia amica ci è andata qualche giorno fa- Spiegai, ma mi resi immediatamente conto dell’inutilità di quell’informazione, così continuai –Ehm, senta, la accompagno io, la strada è impossibile da spiegare…-
Rimase zitto e mi sembrò che avesse sgranato un po’ gli occhi dietro gli occhiali, sorpreso dalla mia offerta di aiuto. Mi sentii vagamente a disagio, visto che rimaneva zitto. Spostai il peso da un piede all’altro, togliendo il gomito dal bancone. Mi resi conto che mi ero offerta di accompagnare un completo sconosciuto a una mostra, poteva essere un pazzo omicida, per quanto ne sapevo.
Se ne rimaneva li impalato, con quegli occhiali da sole che gli coprivano la faccia. -Ok- disse alla fine.
–Cos’ha preso?-
Non capii –Cosa?-
-Cosa ha preso da bere? Da mangiare?- Chiese.
-Un tè, ma…- Fece un cenno al cameriere, e gli porse una banconota.
-No- Obiettai –Voglio pagare…-
-Si è offerta di accompagnarmi alla mostra. Mi offro di pagarle il tè- Mi interruppe.
Sospirai. Decisi di accettare, se la metteva in quel modo… –La ringrazio, consideriamolo uno scambio equo-
Uscimmo fuori, e il sole debole di fine marzo mi fece socchiudere un po gli occhi. Mi abituai a quel chiarore e lo guardai. Si era tolto gli occhiali. “Tiene gli occhiali al chiuso e li toglie all’aperto, interessante”. Trattenni un risolino, a quel pensiero.
La voglia di ridere mi passò abbastanza rapidamente, quando mi resi conto di averlo già visto da qualche parte.
Si accorse del mio sguardo confuso, e mi guardò con un’espressione divertita. Aveva bellissimi occhi grigi.
Mi porse la mano -James-
-James- Ripetei, come un idiota. Non riuscivo a credere all’idea che si stava facendo largo nella mia mente, ma più lo guardavo e più mi convincevo di quello che stavo pensando.
-Serena- Riuscii a dire alla fine, continuando a fissarlo. Era…?
-Serena- Sembrò accarezzare il mio nome -E’ un bellissimo nome, molto dolce-
Scossi la testa, e decisi di smettere di fare la cretina.
-Perché scuoti la testa?- Mi chiese, mentre iniziavamo a camminare.
-Lo sai che somigli incredibilmente a un attore?- Feci una risatina.
-Ah si?- Chiese, estremamente divertito. Pensava che fossi un idiota, ne ero certa.
-Si. Hai presente Cinquanta sfumature di grigio?-
-Mi sembra di averne sentito parlare-
-Beh, sei il sosia di Jamie Dornan- Lo guardai di sottecchi, vergognandomi come una ladra in chiesa per quello che avevo appena detto.
Fece per dire qualcosa, ma improvvisamente udii un gridolino, seguito da un flash. Rimasi stordita sulle prime, non capii cosa stesse succedendo. La consapevolezza mi piombò addosso come un sasso quando lo vidi salutare velocemente i fotografi e la piccola folla di persone che si era radunata intorno a noi.
Mi sentii vagamente nauseata e instabile, mentre venivo assalita da un’ondata indescrivibile di vergogna.
Mi lasciai docilmente trascinare via da lui, che intanto si era rimesso gli occhiali, e pochi secondi dopo eravamo infilati in un vicoletto quasi invisibile. Lo fissai con gli occhi di fuori.
Mi rivolse un sorrisetto complice -Meglio non dirlo alle amiche, ok?-
   
 
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