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Autore: Mental Hardship    22/02/2015    5 recensioni
{ Newtmas | Gally/Teresa | Dance!AU | Teacher!Newt | Ballerina!Thomas }
Thomas si alza, fruga nel suo borsone e cambia il CD nel registratore. Poi si china verso Newt, porgendogli la mano destra.
« Mi concede questo ballo? »
Newt annuisce, sorridendo, e si fa guidare da Thomas in mezzo alla sala. Parte un tango e – davvero, Thomas?
« Lo conosci, vero? Lo so che sei un esperto. »
« Sì. Sì, lo conosco. Tu, piuttosto, lo sai ballare un tango, Tommy? »
« Mettimi alla prova. »
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Newt, Thomas
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Newtmas'
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Tu, piuttosto, lo sia ballare un tango, Tommy?






Un nuovo anno sta per iniziare all’Accademia Artistica The Glade, la scuola più prestigiosa di Maze.

E Thomas non vede l’ora.

 

 

La sala è in fermento – tutto un muoversi frenetico di corpi, è impressionante.

Thomas è praticamente l’unico fermo, seduto fra le quarte file delle poltroncine bordeaux. È come un osservatore esterno: vede tutto eppure non partecipa – almeno, non in questo momento.

« Hei Tom! »

Thomas si gira verso destra.

Teresa.

Le sorride e lei gli bacia la guancia distrattamente, poggia il borsone per terra con un tonfo e si guarda intorno con le sopracciglia corrucciate.

« Come va? »

Lei fai una smorfia e muove gli occhi verso le prime file.

« Bene. Tu? »

Thomas scrolla le spalle, ma lei non ci fa caso perché sembra aver trovato chi stava cercando.

« Minho! Vieni qui immediatamente, o giuro che non sarai più capace di ballare da qui fino alla morte del tuo trisnipote! »

« Sempre gentilissima, vero Tess? Oddio Thomas! »

Minho non gli da’ nemmeno il tempo di sorridere, semplicemente gli si butta addosso e lo soffoca in uno dei suoi famosi abbracci non-provare-a-staccarti-o-ti-castro.

« Sono convinta che anche Thomas sia felice di vederti, Minho, ma se continui così non credo che il nostro amico qui sarà più capace di respirare senza l’aiuto ausiliario di un nuovo paio di polmoni. »

Scherza la bruna, e Minho le lancia un’occhiataccia che disintegrerebbe perfino un Terminator di ultima generazione.

Ma questa è Teresa – niente potrebbe toglierle quel sorrisino irriverente dalle labbra.

D’improvviso è tutto silenzioso, gli studenti si sbrigano a sedersi e il chiacchiericcio si quieta.

« Studenti e studentesse, benvenuti e benvenute! Oggi comincia un nuovo anno all’Accademia, e le cose sono leggermente cambiate per i corsi di danza – ma ci penseranno i vostri professori a spiegarvele una volta in classe. Io sono qui per augurare a tutto un buon inizio anno, e per incitarvi a dare sempre il massimo! »

Teresa sbuffa, allungando le gambe sullo schienale della poltroncina davanti a lei e gettando la testa all’indietro.

« Che noia. »

Borbotta, ricevendo una gomitata da Minho.

Thomas ridacchia.

Oh sì, gli era proprio mancato, tutto questo.

 

 

La loro prima lezione è nell’Aula 102.

Quando entrano, Gally e Ben sono già lì.

Minho abbraccia anche loro mentre Teresa bacia la guancia di Ben e abbraccia forte forte Gally, che la solleva da terra e la fa girare.

Sono strani quei due. Si sono sempre odiati, dal primo momento in cui si sono visti – hanno decisamente sorpreso tutti annunciando la loro relazione.

« Prendetevi una camera, voi due! »

Ridacchia Minho.

Si becca una scarpetta in testa, di quelle con le punte di gesso di Teresa.

« Stai zitto, pive. »

« Sapete che le cose sono cambiate, no? »

Tutta l’attenzione vira su Ben, seduto su una panca contro al muro.

« Sì, ne sai qualcosa? »

« Circa. Ho parlato un po’ con Alby ieri. »

« Beh, cosa aspetti? Parla! »

Lo incita Minho, sedendosi davanti a lui a gambe incrociate – sembra un bambino particolarmente impaziente la mattina di Natale.

« Beh, per prima cosa adesso Alby è il nostro insegnante di breakdance. »

« Cosa? »

« Esattamente. Non so gli altri insegnanti però. E so che avremo un altro professore, ma non so di cosa. »

« Corretto! Vogliamo iniziare questa lezione? »

Tutti sobbalzano e si girano verso la porta, dove Alby sorride appoggiato al muro.

« Bentornati! È vero, quest’anno sarò il vostro insegnante di breakdance. Ma avrete anche un professore nuovo – vi prego di comportarvi bene, soprattutto tu Minho. »

« Non prometto niente prof! »

Tutti ridono, e Alby scuote il capo rassegnato.

« E questo professore cosa ci insegnerà? »

« Beh, il preside l’ha detto alla riunione di ieri, giusto? Le cose sono cambiate. Da adesso avrete questo nuovo professore che … beh, in pratica vi insegnerà i passi di tutti i vari tipi di danza, così che poi i vostri professori possano cominciare subito con le coreografie, senza perdere tempo ad insegnarveli. »

« Oh. Strano. »

« Sì, è un modo molto diverso di lavorare da quello che abbiamo utilizzato fino ad adesso – ma a quanto pare il preside ha un vecchio amico nel mondo della danza e … beh, gli è venuta quest’idea e ce l’ha – non dico imposta, ma quasi. »

Risatine.

Poi, senza una parola, tutti cominciano a prepararsi.

 

 

La prima lezione con il nuovo professore.

Sono tutti in fermento.

« Pensi sia maschio o femmina? »

Sussurra Teresa, piegata in avanti sulla gamba per allungarsi.

« Non lo so, potrebbe essere chiunque. »

Risponde Thomas, tirando spalle e braccia per riscaldarsi.

« Da come ne ha parlato Alby deve avere un passato glorioso. »

Borbotta Gally, bevendo dalla bottiglietta.

« Beh, meglio per noi no? Qualcuno da cui prendere esempio! Immaginate quanto potremo migliorare con una persona così come insegnante – che sia maschio o femmina! »

Esclama Minho allegro, stravaccato sul pavimento.

« Io direi che forse per iniziare potresti alzarti dal pavimento ed iniziare a fare stretching, neh? »

Dice qualcuno dalla porta.

Si girano tutti di scatto, per incontrare un ghigno beffardo e due profondi occhi castani.

« E tu chi sei? Guarda che la classe dei principianti è dall’altra parte del corridoio, pivello. »

Scatta Gally, gli occhi fiammeggianti. Teresa gli lancia un’occhiataccia per farlo stare zitto.

« Per questo ti sei guadagnato dieci addominali in più degli altri. »

Risponde calmo il ragazzo.

Attraversa l’aula zoppicando leggermente, e si siede dietro la scrivania.

« Buongiorno, sono il vostro nuovo insegnante. Mi chiamo Newton Isaacs, ma voi mi chiamerete Signore. Da voi mi aspetto puntualità, tenacia, passione, determinazione e conoscenza dei propri limiti – se non avete nessuna di queste virtù, la porta è quella. Se seguirete i miei consigli potrete diventare ottimi ballerini. Voglio che diate il massimo e che vi spingiate oltre i vostri limiti – non troppo oltre logicamente. Siete esseri umani: dove non riuscite oggi, riuscirete domani. Ora, cominciamo la lezione. »

Sono tutti esterrefatti – quel ragazzo avrà più o meno la loro età, qualche anno di differenza al massimo: come può essere lui il nuovo professore?

« Cosa state aspettando? Veloci, in riga. »

Newton mantiene le sue promesse: comincia dalle basi della danza classica e in un’ora riesce ad arrivare a quelle della danza moderna. Corregge posture, tira gambe, spinge schiene – ma mai troppo, sembra conoscere i loro limiti. Permette perfino a Gally di non fare i dieci addominali in più.

« Bene ragazzi. Sono soddisfatto. Ci vediamo domani, giusto? Buona giornata. »

Sono tutti ancora confusi, e in silenzio lo guardano camminare fino alla porta e poi lungo il corridoio, fino a sparire dietro le porte della sala insegnanti.

Si risvegliano quando Gally si lamenta a voce alta, massaggiandosi la nuca. Affianco a lui, Teresa lo guarda furente, la mano ancora alzata.

« Smettila di essere così scontroso. Per poco non t’inimicavi il nuovo professore genio! »

Lui la guarda malissimo ma non dice niente.

« A proposito del nuovo professore: voi … ci avete capito qualcosa? »

« No. »

« Decisamente no. »

« Pizza? »

« Pizza. »

 

 

Ogni lezione con Newton porta sempre a nuovi risultati per tutti loro – Teresa che finalmente riesce ad eseguire una spaccata completa; Minho che impara a fare le batterie, specializzandosi nei brisé; Gally che riesce a non lasciare l’aula infuriato ogni dieci minuti; Thomas che memorizza le basi per il powermove; Ben che si cimenta nella capoeira.

Newton non balla mai. Porta video, disegni, li muove come burattini per spiegare i passi, ma non balla mai. Tutti lo sanno, tutti hanno notato che zoppica leggermente mentre cammina, ma nessuno dice niente: sarebbe irrispettoso, e loro si sono ormai affezionati al loro nuovo stravagante professore.

I nuovi passi che stanno imparando sono sempre più difficili, molto più difficili, ma Newton crede in loro – sa che possono farcela.

« Teresa, alza di più quella gamba quando salti. Sei una ballerina, deve sembrare che tu stia volando, quasi. »

« Non ci riesco, Signore. Mi dispiace. »

Newton sospira, stropicciandosi il viso con la mano destra.

« No, non dispiacerti. È tardi, e state provando da molto. Per oggi basta, ci vediamo domani. »

Tutti annuiscono.

Newton lascia l’aula sorridendo loro un’ultima volta.

Gally, nonostante le proteste della ragazza, obbliga Teresa a salirgli sulle spalle e afferra le loro borse. Lei gli bacia la nuca e gli allaccia le braccia al collo, sbadigliando.

« Ci vediamo domani, ragazzi. »

« Usate le protezioni, non voglio diventare zio così presto! »

Gli urla dietro Minho, scatenando l’ilarità generale.

« Andiamo, TomTom? »

« Io … voglio rimanere ancora un po’. »

« Oh. OK, ci vediamo domani. »

Minho gli lascia una pacca sulla spalla e se ne va, seguito da Ben che lo saluta con un cenno del capo.

Thomas rimane seduto ancora un po’ sulla panca e poi si alza. Prende un CD dalla borsa e lo mette nello stereo. È la base del balletto che stanno preparando con il professore di classica – vuole esercitarsi ancora un pochino, per essere sicuri.

Uno

due

tre

quattro.

Entra Teresa.

Cinque

sei

sette

otto.

Entra Gally.

Uno

due

tre

quattro.

Entra Ben.

Cinque

sei

sette

otto.

Entra Minho.

Uno

due

tre

quattro.

Entra Thomas.

Resta concentrato, si dice.

Gambe tese, testa alta, sorriso sulle labbra.

Piedi tirati, movimenti più fluidi possibili, equilibrio.

Ed eccolo, il passo. Quel passo. Newton sta cercando di insegnarglielo ma, immancabilmente, lo sbaglia ancora.

Arrabbiato, lo riprova.

E ancora.

E ancora.

E ancora.

 

È stanco morto. Non sente più i piedi, braccia e gambe minacciano di non muoversi più, tutti i muscoli del suo corpo tirano e bruciano ad ogni minimo movimento.

Unultima volta, si dice. Se non ci riesco questa volta, vado a casa.

Si alza, si mette in posizione.

Uno

due

tre

quattro.

E quando arriva quel momento, due mani lo prendono per i fianchi e per poco Thomas non cade.

« Devi fare così, Thomas. »

La voce di Newton è calma, le sue mani gentili.

Ruota il bacino del ragazzo, gli muove le gambe di poco e gli alza il mento.

« Salta, ora. »

Thomas salta, e ci riesce.

Ci riesce, e per poco non piange dalla gioia.

« Grazie. »

Le sue guance sono rossissime.

Newton gli sorride, gli da’ una pacca sulla spalla.

« Di nulla. È tardissimo, non dovresti essere qui. Perché non sei andato a casa? »

« Volevo riuscire a farcela. Grazie per l’aiuto, Signore. Ora … vado. »

Thomas prende la borsa e sta uscendo dalla porta quando la voce del biondo lo ferma.

« Newt. »

« Cosa? »

« Non siamo in classe, puoi chiamarmi Newt. »

« Tecnicamente siamo ancora in classe, Signore. »

Ridacchiano entrambi.

« Hai ragione, hai proprio ragione. Quindi, vogliamo uscire da questa classe così che tu possa chiamarmi Newt? »

 

 

La risata di Newt è il suono più meraviglioso del mondo.

Thomas prova davvero a non perdersi in questi pensieri, ma è difficile quando sono solo loro due in aula.

« Perché hai scelto questa scuola Thomas? »

È preso in contropiede. Non c’è una vera risposta.

« Beh, amo ballare. So che è strano detto da un ragazzo, ma bisogna sempre fare ciò che si ama, e io amo ballare. »

Newt annuisce.

« Quasi non ricordo più com’è, ballare. Mi ricordo cosa si prova quando ci si esercita – i muscoli che tirano, il corpo che non ce la fa più e vuole smettere. Ma quando balli – quella è tutta un’altra cosa. »

Il suo tono è malinconico.

Thomas si alza, fruga nel suo borsone e cambia il CD nel registratore. Poi si china verso Newt, porgendogli la mano destra.

« Mi concede questo ballo? »

Newt annuisce, sorridendo, e si fa guidare da Thomas in mezzo alla sala. Parte un tango e – davvero, Thomas?

« Lo conosci, vero? Lo so che sei un esperto. »

« Sì. Sì, lo conosco. Tu, piuttosto, lo sai ballare un tango, Tommy? »

« Mettimi alla prova. »

È tutto così diverso.

Le mani di Thomas sui fianchi di Newt, che lo guidano e lo sostengono nei casquet.

Le mani di Newt sulle spalle di Thomas, che stringono appena la presa quando girano.

E loro, così persi l’uno nella sola presenza dell’altro.

I corpi ballano, i cuori si sfiorano e il respiro si mozza.

C’è così tanta passione in queste piccole sequenze, non sembra nemmeno un ballo quanto più una dichiarazione.

Una dichiarazione lenta, pregna di silenzi che contano più di mille parole.

Gran finale, casquet.

Hanno entrambi un po’ di fiatone, e si guardano negli occhi con una tale intensità…

Thomas si china in avanti, verso Newt – verso le sue labbra.

« Lo sai che questo non è giusto, vero? »

Sussurra il biondo, ma anche lui si porge verso il moro.

« Cosa? »

« Questo. Noi. Sono il tuo insegnante. »

« If this is wrong, then I dont wanna be right. »

Ridacchiano, e finalmente si baciano.

Ed è tutto fuorché sbagliato.






 

A/S: Ed eccomi qui di nuovo con una OS abnormemente lunga... eh.
OK, lo so che –
come la mia cara Mezzosangue – vorrete tutti uccidermi per la Gally/Teresa but Idc bc I can do whatever I want (notareidisagi)
Spero che vi piaccia, è stata una cosa indicibile scriverla e riuscire a finirla.
Se qualcuno/a di voi è patito di danza e moi è così genio da aver scritto il nome di qualcosa in modo orrendo, vi chiedo perdono.
Se recensite mi fate un favore immenso :)

  
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