Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Kyokushu    22/02/2015    2 recensioni
Tu hai una vita. Tu hai degli amici. Tu hai una personalità. O almeno è ciò che credevi.
Ma che cosa succede quando, di colpo, il tuo piccolo mondo viene stravolto da un evento nel quale hai rischiato la morte?
Semplice: muori davvero, e poi rinasci come una persona nuova.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vi presento ciò che ero

È fatto noto che il genere umano sia una razza di idioti.

Quelli che farebbero meglio a parlare se ne stanno muti, spaventati da quelli che, se invece rimanessero in silenzio, farebbero un favore a buona parte dell'umanità.

Ci lamentiamo per cose stupide, superflue, insignificanti rispetto al quadro generale che desideriamo tanto raggiungere per sentirci completi.

Nasciamo con il mito del sogno nel cassetto da realizzare assolutamente, ma siamo talmente tanto spaventati da ciò che potrebbe accadere dopo – perdere tutto, rimanere delusi, restare senza obiettivi – che invece ci trasformiamo in omini in smoking e cravatta che marciano in una disordinata routine quotidiana verso aziende che sembrano campi di battaglia, armati di una ventiquattrore.

Ribadisco il punto: siamo una razza di idioti.

<< Mi scusi, non ho afferrato bene il concetto. >> Esclamò di colpo Kevin interrompendo la lezione e riportandomi alla realtà dalla quale mi ero discostata già da una ventina di minuti, ma non fece tempo a terminare con una delle sue solite battute, che il suono della campanella terminò l'ora di filosofia, con ringraziamento da parte di tutti.

Mi alzai facendo forza sulle braccia e raccattai la mia roba sparsa sul banco, infilandola nello zaino di marca Eastpack; svegliai Marla, poiché il trillo prolungato della campanella su di lei non aveva avuto alcun effetto, e poi entrambe ci dirigemmo pigramente fuori da scuola.

<< Certo che quella di filosofia è proprio pazza! >> Ridacchiò, mentre camminavamo lentamente verso i cancelli che ci separavano dal resto del mondo. << "Siete tutti degli idioti!" >> la scimmiottò, facendo una faccia buffa e togliendosi gli occhiali da sole per imitare lo sguardo tremolante della professoressa Russo. Io risi di gusto.

<< Che poi, cioè, se siamo tutti degli idioti anche lei dovrebbe essere idiota, quindi perché dovremmo prendere seriamente quello che ci dice? >> Esclamai, gesticolando per spiegarmi meglio. Marla allora si fermò di colpo e mi guardò da sopra le lenti scure, a bocca aperta, inclinando la testa per potermi vedere senza doversi togliere gli occhiali. Apparentemente l'avevo colpita.

<< Cazzo, amica, questo si che è un pensiero profondo! >> Esordì, riprendendo a camminare. << A proposito di pensieri profondi: l'altro giorno Kevin mi ha portato della roba nuovissima che ti fa volare! >> Sussurrò, venendomi più vicino e guardandosi attorno con fare sospetto, come se in tutto il casino che si creava durante l'uscita qualcuno potesse udirla. << Se oggi sei libera, mi trovi al parco! >> Mi fece l'occhiolino. Le ammiccai, allontanandomi, in segno di aver capito, e poi mi diressi lungo il marciapiede che portava a casa mia, ma appena mi fui girata uno mi mancò di un pelo con il motorino. Iniziai a sbraitargli dietro sventolando un dito medio nella sua direzione.

<< Hei, >> Mi disse una ragazza di un anno più grande di me. << ti sei sporcata le scarpe! >> Ridacchiò con le sue amiche. Lei doveva essere la leader di quel gruppetto di smorfiose. Abbassai lo sguardo sulle mie Jordan e notai che tre gocce di fango mi avevano macchiato la punta della scarpa destra.

<< Merda... >> Sussurrai tra me e me, abbassandomi e pulendomi con pollice il tessuto bianco, rimasto illeso per fortuna.

Ritornai a camminare, imprecando mentalmente verso il tipo del motorino, ed arrivai a casa. Appena aprì la porta trovai mia madre che mi lanciò un'occhiata di sufficienza mentre passava per il salotto, in cerca dei piatti di ceramica bianca che teneva nella credenza.

<< Sei andata a scuola conciata in quel modo? >> Mi chiese, mentre tornava in cucina con tre piatti tra le mani.

<< Ciao anche a te, mamma. Bello vederti. Andata bene la giornata? >> Ribattei io in tono prepotente.
Non rispose.

Andai in camera mia. Entrai e lasciai subito il mio zaino affianco alla porta, poi mi sedetti sulla sedia girevole e rimasi lì a contemplare la mia camera: le pareti rosa shocking erano appena coperte da qualche poster di band che ascoltavo e due o tre foto mie e di Marla; i mobili bianchi erano lucidi e ordinanti, e subito a fianco vi era il letto, con lenzuola bianche e pulite, perfettamente rifatto.

Ecco ciò che ero. Io ero ordine. Io ero colori vivaci. Io ero alla moda.

Mia madre mi chiamò per il pranzo.

La raggiunsi in cucina.

Mamma stava impiattando un'omelette con pomodori ed insalata.

Iniziammo a mangiare in silenzio. Lei stava leggendo il quotidiano che quel lecchino del portiere le lasciava sempre sullo zerbino (quasi sperasse in qualcosa), mentre io stavo messaggiando con Kevin al cellulare.

<< Questo pomeriggio vado al parco con Marla. >> Annunciai di colpo. Lei alzò lo sguardo dal giornale, posandolo su ti me.

<< Oh, bene. >> Mi sussurrò, per poi incrociare le braccia sotto il seno. << E che cosa farete? O meglio, DI che cosa VI farete? Acidi o solo cose naturali stavolta? >> Aveva iniziato ad urlare.

<< Non lo so. >> Le sorrisi, sfidandola. << Marla ha trovato qualcosa di nuovo! >> Mi dovetti alzare per schivare uno schiaffo, facendo cadere la sedia a terra, dunque lanciai un'occhiata di odio a mia mamma ed imboccai la direzione della porta digrignando i denti. La spalancai e poi mi fermai senza voltarmi.

<< Non aspettarmi alzata stasera. >> Detto ciò me ne andai, ignorando le urla e le minacce di mia madre.

Non ne potevo più di lei. Del fatto che non si facesse mai gli affari suoi. Era la mia cazzo di vita, non la sua!

Raggiunsi il parco. Marla era già lì, nonostante ci fossimo salutate neanche un'ora prima. Ma lei lì ci viveva, ci mangiava, ogni tanto ci dormiva pure quando i suoi genitori dovevano partire per lavoro. La trovai seduta per terra, sul prato, che prendeva il sole mentre fumava.

<< Hei! >> Mi salutò, togliendosi la sigaretta dalle labbra.

Ricambiai il saluto con un cenno della testa.

<< Non è che possiamo migliorare questa giornata in fretta? >> Dissi, avvicinandomi. << No, perché fin'ora è stata una merda! >>

<< Si, a proposito di quello... >> Prese tempo, iniziando a strappare fili d'erba a caso. << Kevin se l'è ripresa. >> Io la guardai per un attimo, non capendo. << L'ha rivoluta indietro. >>

<< Come mai? >> Chiesi, tentando di non esplodere dalla rabbia.

<< Beh, sai come funziona qui nel nostro gruppo, no? >> Iniziai a dubitare che fosse la verità dal modo in cui gesticolava. << Bob stava andando in astinenza e così Kevin se l'è ripresa. >> Mi guardò.

<< Ti ha almeno ridato i soldi? >> Chiesi in tono piatto.

<< Si, e ci ho anche guadagnato, perché Bob ha dovuto pagare di più e quindi... >> Spiegò.

<< Si, lo so come funziona. >> La interruppi.

Ci fu un attimo di silenzio, mentre io pensavo a come quella giornata sarebbe potuta peggiorare ulteriormente. Poi di colpo Marla sbottò:

<< Però se vuoi nel capanno è rimasta quella dell'altra volta. >>

<< Andiamo. >>

Rimanemmo nel capanno fino a sera tarda. Ci facemmo qualche canna e parlammo delle cose che ci parevano.

<< Hai visto le scarpe di Sabrina? >>

<< No, ma lo zaino di Kevin!? >>

<< Deve rendersene conto: l'arancione non è proprio il suo colore! >>

Poi Marla ricevette una chiamata.

Impiegò un bel po' a trovare il suo cellulare, frugando nella borsa con insistenza per poi scoprire che lo aveva nella tasca dei pantaloni. Poco male, la sua suoneria mi piaceva.

Rispose: << Pronto? ... Si... Va bene... No, la cena è in frigor, vuoi che venga a casa? ... Hai controllato se hai la febbre? ... Va bene, arrivo. >> Chiuse la comunicazione, incrociando poi il mio sguardo interrogativo.

Le chiesi che succedeva: suo fratello di sette anni era stato male e i suoi genitori sarebbero rientrati solo all'alba.

<< Vai, spero che Malcolm stia bene! >> Le dissi, seguendola fuori dal capanno. Ci salutammo velocemente, mentre lei inviava un messaggio per avvertire i suoi ed io imboccavo il vialetto.

Era molto buio, non vedevo nulla perché il lampione ad angolo con la strada si era fulminato, ragion per cui non mi accorsi di una pozzanghera nel bel mezzo delle strisce pedonali, nella quale per poco non immersi il piede.

<< Merd... >> Ci era mancato poco che, per evitarla con il piede, ci cadessi dentro con tutto il resto. Tirai un sospiro di sollievo e mi guardai i piedi: uno schizzo di fango segnava tutto il fianco della scarpa destra.

Alzai gli occhi al cielo mentre mi frugavo nelle tasche, trovandoci un fazzoletto, per poi abbassarmi a levare la macchia che, nonostante il buio, si distingueva più che bene sulla scarpa bianca.

Ero così concentrata che non notai la luce farsi sempre più intensa.

Non sentì il rumore delle ruote che si avvicinavano.

E quando sentì il clacson fu troppo tardi, perché tutto era già diventato buio.

Allora, in quel preciso istante che sembrò durare anni, mi tornò in mente qualcosa che non pensavo di ricordare, ma che avevo sentito, durante la lezione di filosofia:

E ora dimmi: se in mezzo a questo esercito di idioti ci fosse un individuo intelligente che finge di essere idiota, tu, in quanto idiota, riusciresti ad accorgertene?


Angolo Autrice:

Dopo secoli che non pubblicavo nulla (dico sul serio, sono tipo mesi) sono finalmente ritornata.

Ci tengo a dirvi un paio di cosette su questo primo capitolo: 1) Ho odiato scriverlo. Ho odiato il personaggio sul quale ho scritto. Ho odiato come si comporta. E sinceramente ne sono molto felice, entustiasta direi; 2) Nulla è come sembra, presto tutto cambierà, ogni dettaglio di questo capitolo (anche il fatto che sia stato scritto male e i personaggi non siano stati ne presentati ne caratterizzati bene) è fatto apposta, quindi vi prego di non giudicare la mia storia in base a questa prima presentazione.

Detto ciò vi lascio e vi auguro una buona serata!

Kyokushu

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Kyokushu