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Autore: athevna    22/02/2015    1 recensioni
Una ragazza solitaria, misteriosa, dagli occhi azzurri e lunghi capelli neri.
Un'altra ragazza, che la ammira in segreto.
Non sanno che i loro genitori erano colleghi, prima di perdersi di vista.
Anzi, non solo colleghi, erano migliori amici.
E saranno proprio loro il motivo del loro riavvicinamento.
Due giovani ragazze diverse, ma con tante cose in comune.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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EMILY

La osservavo da un paio di giorni, ormai.
E badate, non per il semplice piacere di osservarla, quella ragazza mi incuriosiva a tal punto da perdere il mio intervallo ad amminarla lavorare nel laboratorio di scienze.
Non sembrava una ragazza particolarmente egocentrica, anzi, era davvero molto riservata.
Volevo assolutamente conoscerla.
Depositai i libri nel mio armadietto e bussai alla porta del laboratorio.
Come sospettavo, non ricevetti risposta.
Era così concentrata che nemmeno alzò la testa dal suo microscopio.
Lo ammetto, era una cosa molto fastidiosa, ma allo stesso tempo strabiliante.
Mi sedetti su uno sgabello di fronte al suo e aspettai un suo segnale.
Segnale che non ricevetti, ovviamente.
-Cosa stai analizzando?-, chiesi.
Nessuna risposta, nessun rumore, solo un rapido movimento di mano per regolare l'obiettivo.
-Mi chiamo Emily Watson, studio medicina in questo istituto-
Mi guardò. Fu la prima volta che vidi i suoi occhi azzurri, quasi trasparenti, di ghiaccio; occhi che guardavano me, non un microscopio. Per una volta fu lei ad osservarmi.
-Da quanto tempo sei qui?- disse lei.
-Oh, beh, da qualche minuto-
Con una mano si scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e tornò al suo lavoro, puntando gli occhi sul microscopio.
Aveva i capelli neri, lisci, perfettamente legati in una coda; tranne quel ciuffo ribelle, che le ostacolava la vista.
-Solitamente non ricevo ospiti- disse senza deconcentrarsi.
-Scusa, è da giorni che osservo i tuoi lavori, volevo solamente scambiare qualche parola- dissi, arrossendo.
-E' da quattro giorni che mi osservi fuori dalla porta, ti aspettavo-
-Mi..aspettavi?-
Spense la luce del microscopio e ripose tutto nell'armadio, poi tornò a sedersi di fronte a me.
-Circa, sapevo saresti venuta, Emily Watson. So chi sei, tuo padre era un medico militare, qui tutti ne parlano. Sei brillante, hai ottimi voti, la più brava della classe. Perchè sei qui con me, ora?-
-Come lo sai?-
-Basta osservarti per capirlo, dovresti saperlo..tu di osservazioni te ne intendi-
Deglutii. Quella conversazione stava prendendo una brutta piega.
-Calma Watson, io non mordo, ma quella decelebrata della tua insegnante arriverà qui fra esattamente due minuti- disse guardando l'orologio. -Opto per andarcene-
-The?-
-Caffè.-
Ci dirigemmo verso i distributori di bevande calde. Prendemmo entrambe un caffè caldo. Strinsi il bicchiere fra le mani e lo avvicinai alla bocca.
-Mi chiamo Keira- disse sorseggiando il suo caffè -Studio chimica.-
-Chimica? Interessante.-
Finimmo entrambe il caffè e buttammo i bicchieri in un cestino, poi suonò la campenella; fine dell'intervallo.
-Beh, ora devo andare, ho lezione di anatomia.-
Mi guardò accennando un sorriso, tornando in laboratorio.
-Keira, la mia insegnante dovrebbe tenere una lezione lì.-
-Un'interessantissima lezione di chimica, lo so, la frequenterò domani.-
-Allora vattene da lì, andrai dopo in laboratorio.-
-La letteratura non mi interessa, preferisco finire il mio lavoro.-
-Ma non puoi..-
Chiuse la porta. Rimasi qualche secondo ad osservare, poi tornai in classe.

Terminata la lezione, uscii dalla classe. Notai la porta del laboratorio aperta, così mi avvicinai a curiosare: solitamente non era mai aperta.
La stanza era vuota, c'era solo una persona, non Keira.
-Buongiorno signora Douglas.-
-Emily cara, entra pure.-
-Sto cercando una persona, credevo fosse qui dentro.- dissi entrando.
-Chi cerchi?-
-Cerco la signorina..beh, non conosco il suo cognome, so solo che si chiama Keira e che dovrebbe essere qui, l'ho vista entrare prima.-
L'insegnante mi guardò alzando l'angolo della bocca -Perchè cerchi quella?-
-Nessun motivo in particolare, la cerco e basta.-
-E' in presidenza, uscirà tra poco.-
-Che è successo? Ha fatto esplodere qualcosa?-
-Quello è successo qualche anno fa.-
-Allora che è successo?- chiesi preoccupata.
-Stava disturbando la mia lezione, come al solito. Pretende sempre di usare il laboratorio, anche al di fuori della lezione. E' una ragazzina indisciplinata, lasciala perdere.-
-La ringrazio, arrivederci.- uscii dalla stanza, chiudendo la porta.
Camminai lungo il corridoio e arrivai in presidenza, sedendomi su una poltrona.
Dalla porta si udivano tre voci: quella del Preside, la voce di Keira e un'altra, che non riuscivo a riconoscere.
Pochi minuti dopo, Keira uscì, sbattendo la porta.
Mi alzai velocemente in piedi, lei non mi guardò nemmeno e corse verso il bagno.
Poco dopo uscì un'altra figura: un omone alto e robusto, vestito con un completo beige. Portava con se un ombrello, nonostante fosse una giornata serena, senza nubi.
Mi guardò seccato ed io, imbarazzata, iniziai a fissarmi le scarpe.
Probabilmente era suo padre.
-Tu chi sei?-
Lo guardai timidamente -Emily.-
-Non ho mai sentito parlare di te.- disse guardandomi da capo a piedi.
-Conosco sua figlia da poco.-
-Mia figlia? Lei non è mia figlia, naturalmente, è figlia di mio fratello.- disse afferrando saldamente il manico dell'ombrello. -Non è potuto venire, ha un caso da risolvere. Come se io non avessi niente da fare.-
Un caso. Quindi il padre di Keira è un ispettore o un poliziotto.
-Mi faccia capire, quindi lei è suo zio.-
-Quanta intelligenza, mi sorprendi.-
Inclinai la testa, studiandolo. Osservandolo bene, non assomigliava molto a Keira, tranne per quegli occhi azzurri. Con un'unica differenza: i suoi occhi erano freddi come il ghiaccio, se non di più.
Dalla porta uscì il Preside, sistemandosi la giacca.
-Signor Holmes, mi auguro non accadrà più. In caso contrario, vorrei parlare con il padre della ragazza.-
-Mio fratello non verrà, glielo assicuro.-
-Verrà.- disse, infastidito, poi mi guardò -Signorina Watson, lei che fa qui?-
-Cercavo Keira, signore.-
-Watson?- mi guardò incuriosito lo zio.
-Se ne vada, signorina.-
-Subito, tolgo il disturbo.- smisi di fissare il signor Holmes e me ne andai.
Imboccai il primo corridoio sulla sinistra e mi sporsi ad osservare la scena.
Il Preside sembrava infuriato, lo zio divertito.
Non riuscivo a sentire la loro conversazione.
Poco più tardi il signor Holmes si girò e sparì nel corridoio, giocherellando con il suo ombrello.
Qualcuno toccò la mia spalla e mi girai di scatto.
-Mio padre qui non verrà mai, pensa che il Preside sia troppo stupido, come non dargli torto.-
-Credevo fosse indaffarato.-
-Un finto caso. Sai, papà e zio Mycroft non vanno molto d'accordo. Ultimamente mio zio lo vedeva annoiato, quindi veniva a trovarci spesso. Il caso è uno stratagemma, mio padre è più libero che mai. Certo, fa qualche esperimento, ma niente di così importante.-
La guardai perplessa, il discorso non filava. Di solito una centrale era piena zeppa di casi.
-No, non siamo così strani come credi. Credo tu ti sia fatta un'idea sbagliata di mio padre, non è un poliziotto o schifezze del genere.-
-Che lavoro fa?-
-Consulente investigativo.-
-Cos'è?-
-Fai sempre così tante domande? Te lo spiegherò.-
Annuii, sempre più perplessa -Quindi il tuo cognome è Holmes.-
-Si, mi chiamo Keira Holmes.-
La guardai sorridendo.
-Afghanistan o Iraq?-
-Come scusa?-
-In quale Stato ha combattuto tuo padre? In Afghanistan o in Iraq?-
-In Afghanistan, come hai fatto?-
Ci interruppe la signora Douglas -Andate via, state disturbando la mia lezione.-
-Ha interrotto la nostra conversazione, lei sta disturbando noi.-
-Vuoi tornare dal Preside?-
-Con permesso.- e, facendo un buffo inchino, se ne andò.
   
 
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