Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: beckettscronuts    22/02/2015    2 recensioni
Era già passato un mese eppure per lui il tempo non andava mai avanti. Era come se esso si era fermato insieme al cuore di Kate.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

7.30. La sveglia suonò. Castle si alzò sbadigliando. Aveva dormito si e no quattro ore quella notte. Eppure l'aveva sognata ancora. Quel sogno che era poi un incubo che lo tormentava.

Tutte le mattine si svegliava con la voglia di uccidersi o di scappare lontano dal mondo, dove le persone non lo avrebbero disturbato. Era già passato un mese eppure per lui il tempo non andava mai avanti. Era come se esso si era fermato insieme al cuore di Kate.

 

Tutto nel suo mondo era confuso. Vedeva ancora Kate appesa a quel tetto che chiamava il suo nome e lui che la sentiva e la ignorava guardandola cadere giù da quel grattacielo, quel fragile corpo che mentre precipitava aveva versato le sue ultime lacrime per lui e che si era spenta come la fiamma di una candela consumata dal vento. Ma lui era lontano. Non era li per porgerle quella mano che le avrebbe salvato la vita. Non era li quando le aveva promesso che ci sarebbe stato. Sempre.

Nella sua mente giravano le immagini sfuocate di loro due che si incontravano per la prima volta, dei caffè che le lasciava alla mattina, di tutti i momenti passati insieme a nascondere emozioni dietro frasi superflue. Tutte le volte che lui voleva dirle quanto diamine l'amava e che ha trovato il coraggio di farlo solo quando lei era a terra con una pallottola nel petto. Poi i mesi passati a volerglielo ripetere per poi scoprire che lei si ricordava delle sue parole ma aveva fatto finta di niente. Lui che in tanti anni aveva provato a far crollare il muro che aveva dentro lei, lei che invece ha infranto il suo cuore in pochi secondi.

Quella voglia di perdonarla ma con una sensazione di orgoglio e rimorso che era padrona del suo cuore. Lui che forse poi avrebbe voluto avere solo un po' di tempo in più, tempo che non è bastato perché Beckett se n'era andata e lui era rimasto solo.

 

Decise che era comunque arrivato il momento di andare avanti, di occuparsi di sua figlia al college, di sorreggere sua madre e di continuare a scrivere. Si, scrivere. Scrivere cosa poi? La sua musa non c'era più, Nikki Heat era morta. In ogni piccola cosa, in ogni minimo particolare nella sua vita lui pensava a lei. Kate era la sua vita. Prima di affiancarla al distretto quella che aveva lui non era la vita che voleva, aveva bisogno di quel qualcosa che ti fa stare bene e del quale non ne hai mai abbastanza. Eccola lì, il suo nome era Katherine Houghton Beckett.

Provò a non pensarci, tentativi inutili, ma Kate gli aveva insegnato molte cose e una di queste era che anche nei giorni peggiori c'è sempre spazio per un po' di gioia.

Non sapeva dove cercarla questa gioia e così decise di fare un giro fuori casa. Andò al parco dove si trovavano due altalene e si sedette su una. Continuava a guardare l'altalena accanto a  sè come se potesse ancora vederla lì vicino a lui con il vento fra i capelli che lo guardava negli occhu, sfiorando la sua anima.

Un “mi manchi” scivolò fuori dalle sue labbra, e se ne andò con il vento, come fece lei.

 

Ogni giorno, verso sera, andava a trovare Beckett al cimitero. Preferiva andarci di tardo pomeriggio così non c'era molta gente, e poteva raccontarle tutto quello che voleva senza sentirsi a disagio.

Tutte le sere lui arrivava, con due tazze di caffè in mano e ne posava una vicino alla lapide di Kate, poi si accucciava e dolcemente baciava la foto che lui segretamente amava tanto. Era un rito. Ogni giorno  Castle aveva bisogno di averla vicino. Si sedeva lì, di fronte a lei. Le faceva dei complimenti, le faceva domande, le parlava di cose senza senso, come faceva prima per attirare la sua attenzione. Sembrava matto, ma durante le sue giornate era l'unico momento dove si sentiva bene, dove sentiva che quel vuoto nel suo cuore prendeva un altro aspetto. Poi stava zitto, accarezzava la sua foto e sentiva la sua voce nelle orecchie, come una dolce melodia.

Infine si alzava e tornava a casa, con gli occhi lucidi ma col cuore più leggero, ma lasciava lì il caffè, e il giorno successivo ne portava uno altro.

Lui sapeva quanto a lei piacesse e per nessun motivo avrebbe smesso di portarglielo tutte le sere perché lui amava il sorriso che  faceva lei quando le porgeva quella tazza ogni mattina.

 

Sarebbe potuto andare avanti, avrebbe potuto lasciarsi Beckett alle spalle e girare la testa dall'altra parte quando veniva nominata, ma non lo avrebbe mai fatto e comunque doveva prima scoprire chi c'era dietro a tutto questo.

Ryan ed Esposito continuavano a lavorare al distretto, ma non con la grinta e la voglia che avevano un tempo. Poteva sembrare strano, ma Beckett era la loro roccia, il loro punto di riferimento. Loro trovavano le piste, loro scovavano le prove, ma era lei che gestiva le indagini, era lei che prendeva la colpa al posto loro quando facevano una mossa sbagliata.

Quando Kate tornò al distretto dopo il tentato omicidio al cimitero, i ruoli però si erano invertiti. Erano come 3 fratelli che avrebbero rischiato tutto per proteggersi a vicenda. I ragazzi la coprirono così lei potette indagare su chi le aveva sparato, ma dopo la sua morte non se lo erano perdonato. Se l'avessero fermata, se le avessero impedito di indagare forse lei sarebbe ancora viva.

Ma Castle aveva sempre tolto questa colpa ai ragazzi. Loro non sapevano, loro non potevano sapere cosa c'era dietro la storia di Kate.

Ogni persona che era vicina a lei si sentiva in colpa. Tutti credevano che se non avessero detto o fatto qualcosa lei non si sarebbe spinta così in là.

E questo era forse uno dei maggiori motivi per cui Castle se ne voleva andare, voleva far stare tutti zitti, voleva che per una volta la gente non parlasse, solo per dire qualcosa senza pensare veramente a Beckett. Non si rendevano conto di quello che dicevano.

 

Avrebbe voluto chiudersi in casa a scoprire chi aveva ucciso Beckett, ma non trovava la forza di affrontare i fatti reali, non riusciva a prendere tra le mani il reperto dove veniva descritto in ogni minimo dettaglio dell'autopsia di Kate.

Involontariamente, la sua mente provò a capire il numero di ossa che quel fragile corpo si era rotto. Gli venne un nodo alla gola e si versò un altro bicchiere di whiskey. Il settimo almeno.

 

Quando andò nella stanza da letto si diresse barcollando verso uno scaffale in legno di ciliegio che si trovava davanti al letto; aprì il primo cassetto e tirò fuori il ciondolo dove si trovava l'anello della mamma di Kate. Lo guardò e pensò che per Beckett esso era il ricordo più vicino a sua madre che aveva. E lui cosa aveva? Nulla. Parole. Tante parole. Sempre. Quella era solo loro. Ripose la collanina e andò in cucina. Piangeva come un bambino, non si reggeva nemmeno in piedi. Diamine come le mancava. Prese un coltello, uno di quelli grandi che usano solo i grandi chef. “Sempre” mormorava, “il nostro sempre” sospirò infine, chiudendo gli occhi e pugnalandosi al cuore, accennando un sorriso quasi di sollievo.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: beckettscronuts