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Autore: Vitya    22/02/2015    4 recensioni
Tutti invidiavano Sasuke: era il più affascinante, il più intelligente, il più bravo in tutto. Nessuno avrebbe mai pensato che stesse attraversando un periodo tanto difficile. In tutto questo, però, c'era un ragazzo dai capelli biondi al suo fianco. E, soprattutto, c'era un posto dove si sentiva in pace con se stesso, un bar dove facevano un caffè davvero buonissimo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nagato Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Buonasera :D 
pensavate di esservi liberati di me? Invece no! ;) Dopo un periodo di pausa, ho ripreso a scrivere ed eccovi questa nuova fic, ovviamente SasuNaru. Le note sono tutte sballate, purtroppo il mio mouse è defunto e non riesco a selezionare più cose con le freccie della tastiera; le sistemerò appena ne avrò uno nuovo ç_ç Tralasciando questo, ditemi, vi sono mancata? Probabilmente no, gli stessi personaggi sono più felici quando li lascio in pace .... Ma questi sono dettagli irrilevanti XD Non ho molto da dirvi su questa storia, che ancora non è nemmeno ben definita nella mia testa. Spero solo che vi piaccia, un bacio e buona lettura :)
 

Quel bar chiamato "Akatsuki"

Cap 1: Tanti dubbi esistenziali
 
Ogni volta che Sasuke varcava la soglia di quel locale sentiva uno strano senso di colpa dentro di sé. Persino adesso, che era fermo a leggere l’insegna sopra l’entrata, si riteneva in qualche modo colpevole. Nonostante la sua ragione gli ripetesse più volte che non c’era nulla di male in quello che stava facendo, non riusciva a darsi pace. Guardò ancora una volta quelle lettere nere spiccare sullo sfondo color amaranto, le due tinte del bar. “Akatsuki”, un ritrovo che era stato aperto da quasi un anno e che, nonostante le lamentele di parecchi bigotti, era riuscito a diventare abbastanza famoso, nel bene e nel male. Nel bene perché i suoi clienti, una volta entrati, ritornavano quasi sempre. Nel male perché i più conservatori, con le loro critiche infondate, non avevano fatto altro che renderlo ancora più conosciuto. Il moro sospirò, sistemandosi una ciocca blu notte dietro l’orecchio, e spinse la porta d’ingresso. Una volta chiusa alle sue spalle, si ritrovò immerso nelle soffuse luci dell’interno. L’Akatsuki era uno dei locali più gay-friendly di tutta la città; o almeno, così la definiva il proprietario nella pagina web. In realtà non era affatto “friendly”, si trattava di un bar gay al cento per cento. Tuttavia la clientela non era formata solo da omosessuali, ma c’erano anche persone etero che lo frequentavano. In effetti, non si poteva negare che fosse un posto di prima classe: era davvero chic ed elegante, rigorosamente pulito a specchio e il servizio era eccellente. Non si stupiva che ci fossero anche eterosessuali che a volte si fermavano a prendere un caffè o passavano lì la pausa pranzo. A Sasuke piaceva considerarsi uno di quelli, anche se ne era sempre meno convinto.
 Come sempre, la campanella appesa alla porta avvisò i camerieri del suo arrivo e uno di loro lo salutò gentilmente. Si diresse verso uno dei tavolini liberi, scegliendo quello più appartato, e si accomodò sulla sedia aspettando che qualcuno venisse a prendere la sua ordinazione. Diede una rapida occhiata al menù sul tavolo, per poi posarlo sulla superficie scura. Doveva ammettere che, nonostante la clientela un po’ “particolare”, quel posto era completamente diverso dalla tipica immagine di bar gay. Non c’erano bandiere colorate appese ai muri, ma sulle pareti amaranto spiccavano le mensole nere, piene di bicchieri e bottiglie, e qualche quadro. Quel colore, insolito per i muri di un locale, metteva in risalto anche i tavoli e le sedie, neri come il lucido bancone. Tuttavia il sapiente gioco di luci gialle e arancioni, abbinate alla perfezione, rendeva quel posto caloroso e accogliente nonostante le tinte scure.
-Cosa desidera? – gli chiese una cameriera dai lunghi capelli blu.
Ordinò il suo solito caffè forte, prendendo dalla borsa il libro che stava leggendo. Era molto interessante, parlava di filosofia e gliel’aveva consigliato la sua professoressa dopo aver letto un suo tema, ovviamente a sfondo filosofico. Nonostante fosse abbastanza frequentato, l’Akatsuki era un posto piuttosto tranquillo; certo, non silenzioso come una biblioteca, però era possibile passare qualche minuto a leggere senza essere disturbati.
Anche se ciò che più piaceva al giovane era il non doversi penare, almeno per un po’, della confusione che aveva in testa. Lì non importava chi fossi né se ti piacessero gli uomini o le donne, la tolleranza regnava sovrana. Si trovavano coppie formate da due ragazzi o da due fidanzate che chiacchieravano tranquille, scambiandosi anche qualche bacio o stringendosi le mani senza ricevere occhiate indiscrete. Tutto era naturale e rispettato come tale.
-Ecco a lei – esordì la cameriera, posandogli un piattino con la tazzina sul tavolo.
Sasuke la ringraziò e si rimmerse nella lettura anche se, appena bevve il primo sorso, si rituffò nei ricordi.
 
La prima volta che aveva messo piede in quel bar era stato accompagnato da Suigetsu, il suo migliore amico. Era stato lui a parlargli di quel locale, che aveva sentito nominare per caso. Il ragazzo aveva allora cercato la pagina web sul suo smartphone ed era rimasto molto colpito da come l’Akatsuki si presentava al pubblico. In particolar modo, era stata l’espressione “gay-friendly” ad attirare la sua attenzione. Stava infatti passando un periodo un po’ … confusionale. Così, anche se meditava già da un paio di giorni di andarci, il suo amico aveva deciso di venire con lui. Si erano seduti al bancone e avevano ordinato due caffè, restando molto colpiti da quanto quel posto fosse “normale”. Si aspettavano qualcosa di molto più estroso, più bizzarro, più rosa, tant’è che per un attimo avevano creduto di aver sbagliato posto.
-Ti piace qui? – gli chiese Suigetsu, guardandosi intorno con i suoi allegri occhi viola.
-Non lo so … è diverso da quello che pensavo – ammise, portandosi alle labbra la tazzina di ceramica – Il caffè è davvero buono. –
-Lascia perdere il caffè, siamo qui per cose più importanti. –
-Ossia?
- La tua presunta omosessualità – rispose il giovane dai capelli bianchi.
-Sui, la vuoi smettere con questa storia? – sospirò Sasuke – Quella cosa è successa una volta, per sbaglio, tutto qui. –
-Scusami tanto, ma non penso che masturbarsi pensando a un ragazzo sia uno sbaglio – sbottò l’altro, diretto come al solito.
-Idiota! – lo rimproverò a denti stretti, lanciandogli un’occhiata assassina – Vuoi abbassare la voce?-
-Di cosa ti preoccupi? Siamo un bar gay – rispose, alzando le spalle.
Il moro si guardò attorno per assicurarsi che nessuno l’avesse sentito, per poi realizzare che il suo amico aveva perfettamente ragione. Anche se l’avesse urlato, a nessuno avrebbe importato più di tanto; lì una cosa del genere era normale.
-Ad ogni modo, guarda laggiù – riprese l’albino, indicandogli con un cenno del capo una coppietta seduta in lontananza. Si trattava di due ragazze che scherzavano e ridevano allegre, senza preoccuparsi di baciarsi in pubblico.
-Non ti fa nessun effetto? – gli chiese poi, bevendo il suo caffè.
Sasuke non dovette neanche pensarci su nemmeno un istante.
-Beh, no, niente di particolare – ammise -Perché, tu lo trovi divertente? –
-Io lo trovo eccitante – rispose, in piena sincerità.
 
-Forse sono davvero omosessuale ... – pensò il moro, posando il suo libro sul tavolo.
In effetti, anche quando era fidanzato con una ragazza, le cose non andavano un granché. Tutto era successo poco più di un anno prima. Era sempre stato circondato da ammiratrici per il suo bell’aspetto e poteva dire, senza arroganza, di essere uno dei ragazzi più popolari della scuola. In realtà non provava alcun interesse per lei, gli sembrava una delle tante che gli si erano dichiarate o che provavano a far colpo di su di lui. Non capiva però cosa ci trovassero i suoi coetanei di tanto speciale nell’avere una ragazza, così si era detto “Va bene, proviamoci”. La loro storia, se così poteva essere chiamata, era durata circa sei mesi, molto più di quanto si aspettasse. Non negava che in quelle settimane le cose fossero andate abbastanza bene, però continuava a non capire. Qual era il senso di tutte quelle smancerie, quelle foto, quei baci? Cosa c’era di fantastico? A lui sembrava solo un piacere senza niente di speciale. Si ricordava ancora come fosse scoppiata a piangere quando le aveva spiegato, senza troppi giri di parole, che non provava niente per lei.
-In effetti, sono stato un po’ stronzo – ammise – Anche se le avevo detto fin dall’inizio che non volevo un coinvolgimento sentimentale. –
Scacciò quei ricordi bevendo un altro sorso di caffè, deciso a riprendere la lettura. La risposta ai suoi problemi, prima o poi, sarebbe arrivata da sola.
 
Naruto si era accorto ormai da un po’ che a scuola c’era un ragazzo dannatamente carino. Beh, in realtà era difficile non notarlo: prima di tutto perché, ovunque andasse, c’era sempre una folla di ammiratrici che lo seguiva; in secondo luogo perché era davvero difficile passare inosservato con un aspetto simile. Adorava il contrasto che la sua pelle bianca faceva con i suoi occhi, due perle scure circondate da lunghe ciglia nere. I suoi capelli poi risaltavano ancora di più quella differenza, donandogli un aspetto quasi misterioso con quei riflessi blu. Aveva sentito parlare di lui da tantissime ragazze e anche quelle che non ne erano invaghite ammettevano che fosse davvero affascinante. Tuttavia, il giovane non era mai riuscito a vederlo bene: ogni volta che si avvicinava, infatti, veniva subito circondato dalle sue fans che gli coprivano la visuale. Per una spiacevole circostanza, però, era riuscito a vederlo bene in viso. Il loro primo incontro avvenne una di quelle monotone mattine in cui a scuola non succedeva nulla. Stremato dall’ora precedente, il ragazzo si portò le mani fra i capelli biondi, scompigliati come al solito, cercando un modo per non annoiarsi. Non si sarebbe mai aspettato di venire interrogato; sorpresa assai spiacevole che gli costò un’altra insufficienza nella sua già disastrosa media. Mentre era alla cattedra, strategicamente situato in modo da poter ricevere i suggerimenti dei suoi amici, qualcuno aprì la porta della classe. Lui, posizionato proprio di fronte all’ingresso, fu investito dal suo arrivo come se fosse una ventata di primavera.
-La professoressa Kurenai vuole sapere se per caso ha preso il nostro registro – esordì il moro, suscitando i sospiri di alcune studentesse.
Sollevò lo sguardo dal docente al ragazzo interrogato e, per un brevissimo istante, i loro sguardi si incrociarono. In quel momento Naruto capì perché mezza scuola sbavasse dietro a Sasuke e, in fondo, doveva ammettere che aveva ragione. I suoi occhi azzurri si persero in quelli pece dell’altro finché questi non riportò la sua attenzione al professore, che gli stava porgendo il registro di classe. Fu amore a prima vista.
-Amore tristemente non corrisposto – pensò l’Uzumaki, sospirando.
Ormai passava le ore di lezione a pensare a lui e, all’intervallo, cercava in tutti i modi di posare lo sguardo sul suo profilo elegante. Ci provava persino all’uscita da scuola, ma in quel momento c’erano troppi studenti per riuscire a trovarlo tra la folla che correva verso la libertà.
-Neanche oggi sono riuscito a vederlo … - commentò fra sé, sconsolato – Perché sono finito in sezione diversa dalla sua? Abbiamo pure la stessa età! –
Com’era crudele il destino, a volte. Anche se, in tutta onestà, Naruto non credeva che sarebbe mai riuscito a far colpo sull’Uchiha. In passato aveva avuto un discreto successo con le ragazze, ma l’arrivo di Sasuke nella loro scuola, insieme alle voci che giravano sul suo conto, avevano completamente eclissato l’interesse del genere femminile nei suoi confronti. Non che la cosa gli importasse: non si vergognava di dire in giro di essere gay, anzi, tutti i suoi compagni di classe lo avevano saputo, in un modo o nell’altro. All’inizio temeva che si spargesse la voce in tutto l’istituto, soprattutto perché c’erano diverse persone che si divertivano a chiamarlo “frocio” per i corridoi. Ma poco dopo cambiò completamente il modo di approcciarsi alla questione: i suoi amici l’avevano accettato senza problemi e anche i suoi genitori, perciò non gli importava più quello che pensavano gli altri. Dubitava seriamente, però, che Sasuke fosse interessato ai ragazzi. Per di più ad un ragazzo che, come lui, non aveva niente di speciale.
  
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