Elise e il colore nero.
Elise viveva di colori. Letteralmente. Si cibava dell’energia che emanavano quest’ultimi, si cibava della bellezza degli alberi mossi dalla brezza fresca, si cibava della bellezza delle rughette che si formavano accanto agli occhi di sua madre quando rideva, si cibava della bellezza delle piccole cose.
Perché lei era sempre stata una ragazza semplice, senza pretese ne fronzoli inutili, ma tutta via nella sua semplicità era sempre stata bellissima.
Forse, anzi indubbiamente, pensandoci adesso, una delle cose che la rendeva di tal bellezza era la sua delicatezza, se le si stringeva troppo il polso le si formavano subito dei segni rossi, ecco, alla stessa maniera Elisa era delicata dentro, nell’animo.
Qualcuno, molto tempo addietro le aveva confessato che Dio metteva alla prova l’animo delle persone meritevoli, che testava i limiti di queste per fargli comprendere, poi, quanto forti siano in realtà.
Elise talvolta si ferma ancora a pensare a queste parole, e nonostante i buoni propositi le scappa sempre un sorriso amaro.
Lei viveva di cose piccole ma basilari, solitamente quelle cose di cui i coetanei non si accorgono e a cui non importano minimamente.
“Peccato per loro.” Avrebbe detto lei. “Non sanno cosa si perdono.”
Si stupiva a volte, quando si accorgeva di dove erano rivolti gli sguardi dei suoi coetanei, chi guardava il proprio telefonino, chi si aggiustava le già perfette scarpe nuovissime e chi guardava la compagna di turno troppo poco vestita.
Tutti guardavano ma nessuno osservava. Tutti sentivano ma nessuno ascoltava.
E mai nessuno, nella pausa delle 10:30 si era perso nel contemplare le infinite sfumature del cielo e delle nuvole.
Lei che viveva di queste cose, adesso come avrebbe fatto ?
Sarebbe stata abbastanza forte per andare avanti ?
Ma lei, alla fine dei conti, era mai stata davvero forte ?
Sua madre Claudia le diceva sempre che lei era stata la diciannovenne più forte che avesse mai visto. Ma lei era sua mamma dopo tutto, le avrebbe anche detto che le foglie quest’anno erano particolarmente brutte e che non si perdeva proprio nulla pur di non vederla triste.
Un’altra cosa che Elise amava era dipingere, amava i colori.
Una sera d’estate, nel giardino del suo condominio, si chiese addirittura se il profumo della sera potesse avere un colore, ma poi concluse che era una tale bontà e bellezza da non poter avere un colore.
Amava persino il colore nero, pensava che il resto dei colori senza il nero non starebbe stato nulla. Quando dipingeva sulla tela il cielo di notte, con quel blu brillante ma profondo doveva sempre aggiungerci del nero, per poterlo scurire. Senza il nero quel bel colore non sarebbe mai potuto nascere.
Quindi lei era molto grata al colore nero.
Ovvio che nell’ultimo periodo lei abbia pensato più di una volta di ricredersi.
“Oh mio dio. Ma cos’è sta schifezza ? Non mi avevi mica detto che certe disgraziate vengono a scuola col culo al vento. Ma non hanno freddo con sto tempo ?” Sbottò Claudia, cercando un parcheggio non troppo impegnativo.
Nel sedile affianco a lei Elise abbozzò un sorrido. “I privilegi della cecità.”
*******************
Novità del giorno : Ho una tastiera sotto o polpastrelli. Questo è quello che ne è venuto fuori.
Come al solito non so esattamente cosa ne uscirà e se davvero ne uscirà qualcosa. Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piace come idea !
In settimana penso di rimettere in sesto la mia pagine di efp dando vita ad altro e portando avanti le cose rimaste in sospeso.
Ciao !