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Autore: Raine Stillnight    23/02/2015    0 recensioni
Un gruppo di personaggi si muoveranno nella storia per estirpare dalle alte cariche del governo e dell'esercito le insidiose radici di un'organizzazione terroristica pronta a sconvolgere il mondo.
Krystal Sanders si troverà, suo malgrado, intrappolata in una storia da cui l'unico modo per uscire è giocare fino alla fine, aiutata ed ostacolata da innumerevoli altri personaggi tra cui la collega spogliarellista e migliore amica Nathalie e l'agente speciale dell'FBI Alec Miller, uomo brillante ed estremamente intelligente, legato a questa storia da prima di Krystal.
Ho iniziato a scrivere questa storia da poco, ed avendo molte idee in testa, ho deciso di unirle per creare un thriller dalle molte sfaccettature, per questo ci saranno anche capitoli tendenti ad altri generi.
Spero vi piaccia!!
Buona lettura!
Genere: Azione, Erotico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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<< Hai avuto una buona idea riguardo la parrucca. >> Alec Miller iniziò a parlare controllando attentamente, tramite lo specchietto retrovisore dell'automobile, che nessuno li stesse seguendo. Al suo fianco, una ragazza dai capelli rossi si stava stendendo del rossetto glitterato sulle labbra, rifinendo poi i contorni con una matita più scura.
<< Chi ti stava monitorando ora starà cercando una ragazza dai lunghi capelli biondi, non una rossa con un taglio a caschetto. >>
Si era rivolto a lei dandole del "tu" per due volte consecutive, e Krystal notava subito questi piccoli particolari; tuttavia anche lei preferiva dimenticarsi delle inutili formalià che, in occasioni come quella, sarebbero state solo d'intralcio nella conversazione.
Krystal la buttò sul ridere: << Peccato che Nathalie non avesse anche dei baffi finti per te. >>
Contro ogni previsione, si stava creando un'atmosfera abbastanza rilassata tra i due occupanti dell'automobile. 
Dopo un'ora di viaggio, Alec entrò nel parcheggio di un piccolo centro commerciale di provincia e fermò il mezzo.
<< Dovrei cambiarmi d'abito, vestito così dò troppo nell'occhio. >>
<< Aspetta! >> Krystal lo bloccò prendendolo per un braccio << Non vorrai andare tu, vero? In negozio ci sono le telecamere, io sono la meno riconoscibile. >>
La ragazza aveva pensato bene: se davvero li stavano cercando, quei delinquenti si sarebbero appoggiati a qualunque supporto visivo possibile. L'uomo prese dei contanti dalla tasca e li porse a Krystal, dandole precise istruzioni sulla taglia di vestiti da lui portata.
<< Dopo prometti di spiegarmi cosa sta accadendo. >>
<< Ti racconterò tutto. >> giurò Miller.
Lei annuì e scese dall'auto, incamminandosi a passo svelto verso il negozio di abbigliamento maschile di fronte a loro. 
La varietà di merce era, senza alcun dubbio, molto ampia: avrebbe potuto scegliere liberamente tra centinaia di capi differenti. Il proprietario si avvicinò subito a lei con fare amichevole non appena Krystal  mise piede nel negozio.
<< Buongiorno, signorina. Come posso esserle utile? >> Lo sguardo dell'uomo era molto più interessato alle forme della ragazza che alla vendita.
<< Signora, grazie. Vorrei comprare degli abiti nuovi per mio marito. >>
Freddato all'istante, ma con eleganza.
<< Oh. >> il commesso sembrava sorpreso: era strano che una ragazza di ventisei anni fosse sposata oppure avrebbe voluto che fosse single per poterci provare lui? 
Nonostante l'approccio non fosse stato dei migliori, egli si rivelò abbastanza bravo nel proprio lavoro. Le mostrò delle camicie, poi alcune maglie a manica lunga ed altre a manica corta infine alcuni modelli di pantaloni. Krystal scartò subito le camicie: doveva togliere da Alec quell'aria professionale che lo caratterizzava, quindi optò per tre maglie nere e due paia di jeans chiari.
<< Mi dica, signora >> incalzò l'uomo, portando gli abiti scelti in cassa << da quanto siete sposati? >>
<< Da due anni. >> Non le piaceva il modo di fare di quel commesso nei suoi confronti. Guardò preoccupata fuori dal negozio: Alec era in macchina e stava controllando che tutto filasse liscio.
<< E suo marito sa che non porta la fede al dito? >>
Un brivido le percorse la schiena. Krystal fece una risatina isterica coprendosi la mano: cos'era, un poliziotto o un commesso? O magari era stato un detective privato prima di aprire quel negozio. In ogni caso, non erano domande da fare ad un cliente, e lei non avrebbe saputo rispondergli.
<< Ah... sì, purtroppo io... >>
Non fece in tempo a terminare la frase che la porta scorrevole del negozio si aprì.
Camicia fuori dai pantaloni, mani in tasca ed occhiali da sole sugli occhi, Miller camminava in direzione di Krystal << Eccomi, tesoro. Scusa se ho fatto tardi. >>
Le stampò un bacio sulla fronte, mentre con una mano le accarezò la schiena.
<< Figurati. >> rispose la ragazza, in evidente imbarazzo. Il piano originale era andato in fumo, ma almeno la sua storia sarebbe stata credibile con l'aiuto di Miller.
L'uomo dall'altro lato della cassa li guardò insieme, poi si rivolse ad Alec: << Che uomo fortunato, con una moglie così giovane e bella. >>
<< Già, non avrei potuto trovare di meglio. >> La strinse a sè cingendole la vita con un braccio e la fece arrossire in volto. Lei sorrise nuovamente, poi si affrettò a pagare e tornarono in auto più velocemente possibile.
Miller si sedette subito al posto di guida e mise in moto prima ancora che Krystal avesse chiuso la portiera dal lato destro. In pochi secondi si allontanarono dal parcheggio per immettersi nuovamente sulla strada principale.
<< Grazie. >> Krystal guardò fuori dal finestrino imbarazzata.
L'uomo sbuffò, infastidito. << Ti dovrò accompagnare anche al bagno? >>
<< Ehi, non ti ho detto io di venirmi ad aiutare. >> 
<< Non intendevo dire quello. >> Alec si corresse, controllando dagli specchietti dell'auto che nessuno li stesse pedinando << Quello che volevo dire è che... niente, meglio lasciar perdere. >>
La ragazza seguì il consiglio di Miller ed entrambi lasciarono che la conversazione terminasse così, ma era arrivata l'ora di pranzo e sia Krystal che Alec iniziarono a sentire la fame.
Non era prudente fare un'altra sosta a così poca distanza dalla prima così, per distrarsi da quel fastidioso senso di vuoto nello stomaco, ingannarono in tempo conversando.
<< Allora >> incalzò ad un certo punto Krystal << dove siamo diretti? Stai guidando da un'ora e mezza, ormai. >>
<< L'idea è quella di allontanarci il più possibile lasciando qualche finta traccia sparsa quà e là, sperando che i tuoi inseguitori non siano abbastanza intelligenti da capire il trucco. >>
Il piano di Miller era buono, ed avrebbe anche potuto funzionare.
<< Non è che mi spiegheresti cosa sta succedendo? >>
L'uomo sbuffò nella direzione della ragazza << Stasera in albergo ti racconterò tutto con calma, ok? Adesso parliamo di altro. >>
Lei annuì, quindi gli chiese quando avrebbero mangiato: avevano entrambi i crampi allo stomaco per la fame, così si fermarono in un piccolo fast-food lungo l'autostrada. Si erano allontanati di circa trenta chilometri dal negozio di abbigliamento, quindi avrebbero potuto pranzare con tranquillità. Prima di scendere dall'automobile, Krystal porse all'agente una delle magliette che avevano appena comprato: pensava che, se avesse indossato una maglia nera al posto della sua camicia, avrebbero dato meno nell'occhio.
Miller si trovò d'accordo con lei, quindi si cambiò velocemente in auto poi, insieme a Krystal, si incamminò verso il ristorante.

Sembrava un posto tranquillo, quella tavola calda.
Le cameriere avevano lanciato qualche occhiata maliziosa ad Alec, ma il loro interesse era comprensibile: era un bell'uomo, aveva un fisico tonico e la sua aria matura e professionale lo rendeva particolarmente sexy agli occhi delle ragazze più giovani.
Alla sua compagna di viaggio scappò un sorrisetto, che l'agente non poté fare a meno di notare.
<< Che c'è? >> Chiese alzando lievemente lo sguardo dal menù.
L'altra rise sommessamente, guardando alle spalle dell'uomo << Credo che la cameriera dai capelli neri voglia il tuo numero... >>
<< Sì, e il signore seduto là avanti penso voglia il tuo. >>
<< Che peccato >> Krystal si voltò e vide un uomo con una ventina di chili di troppo guardarla da lontano << ho lasciato il cellulare nel tuo ufficio. >>
Risero entrambi a bassa voce, poi ordinarono il pranzo ed attesero l'arrivo dei piatti sorseggiando del caffè caldo. 
Forse per lui non era una situazione così strana, ma per Krystal lo era di sicuro: in una giornata si era ritrovata a quasi duecento chilometri di distanza da casa senza una meta ben precisa e, come se non bastasse, aveva scoperto che il padre le mentì per dodici anni riguardo il suo lavoro. James e Nathalie sarebbero stati in pensiero per lei, così come le altre ragazze del Comet. Aveva lasciato a casa tutta la sua vita, compresa May.
<< Vedrai che andrà tutto per il meglio, sei scortata dall'FBI. >> La voce di Alec la distrasse dai suoi pensieri, facendola sorridere per qualche istante. Si stava sforzando di tirarle su il morale, per questo ogni tanto cercava di fare delle battute simpatiche: non era il tipo di uomo a cui piaceva circondarsi di persone allegre con cui passare una serata al bar. Piuttosto, si sarebbe seduto da solo nel salotto di casa a bere un buon bicchiere di Cognac o Whisky.
<< Ho dimenticato una cosa in auto, arrivo subito. >>
Senza dare alla compagna in tempo di rispondere, Miller si alzò in piedi ed uscì velocemente dal locale, lasciando Krystal al tavolo da sola. Mentre Alec era ancora fuori, la cameriera portò i due piatti al tavolo: un cheeseburger ed una caesar salad, come avevano ordinato. Sembravano entrambi gustosi, ma Krystal attese che l'agente tornasse per iniziare a mangiare.
Fortunatamente, Miller non ci mise molto a rientrare nel locale e raggiungere il tavolo.
<< Tutto bene? >> La ragazza aveva notato che Alec si comportava in modo strano, come se i suoi movimenti fossero incerti e troppo lenti rispetto a prima.
<< Sì, buon appetito. >> L'uomo si sedette e rispose a Krystal poi prese il proprio cheeseburger tra le mani, concludendo così quella conversazione scomoda.
Dieci minuti dopo, la coppia era già pronta a ripartire. 
Avevano paura che, se avessero fatto lunghe pause, qualcuno li avrebbe potuti trovare più facilmente. Per questo motivo si rimisero subito in marcia appena ebbero terminato il pranzo.
<< Passeremo la giornata in auto? >> Krystal si tolse la parrucca lasciando che i lunghi capelli biondi le cadessero sulle spalle e sul decolleté << Finalmente, non ce la facevo più. >>
<< Sì >> L'uomo alla guida le lanciò un'occhiata senza farsi notare << Ci fermeremo per la notte, poi ripartiremo domani mattina. >> 
<< Oh, mio Dio. Quindi passeremo due giornate in auto. >> La ragazza si tolse il giubbetto che indossava, restando con una canotta viola aderente. Il climatizzatore dell'auto era acceso e funzionante, ma il sole di luglio entrava dal finestrino ed inondava la passeggera di luce, rendendo la temperatura insopportabile.
<< Ti prometto che dopo saremo al sicuro. Fidati di me. >>
Krystal alzò gli occhi al cielo << Potrei mai non fidarmi? Ti conosco da ben diciotto ore. >>
<< Beh, anch'io. Ma ti ho dato in mano cento dollari stamattina, ricordi? >>
Le abbassò lo sguardo, poi incrociò le braccia e si mise a guardare il panorama scorrere incessante fuori dal finestrino.
<< Già...io, invece, ti ho dato in mano la mia vita. >>

Il sole stava ormai scomparendo all'orizzonte, e i due si erano dati il cambio alla guida, nonostante l'agente non fosse d'accordo: non avrebbe certo potuto guidare per dieci ore consecutive, quindi Krystal decise di prendere in mano la situazione.
Alec indicò qualcosa davanti a loro << Vedi quel motel? Parcheggia lì dentro. >>
<< Perchè quello? >> Chiese la ragazza cercando di capire cosa avesse di speciale.
<< Perchè lì non chiedono i documenti di identità. >> 
Pochi istanti dopo, Krystal stava posteggiando la scintillante berlina nera dell'agente davanti alle camere del motel in cui avrebbero trascorso la notte. Appena scesi dall'auto, Alec le fece i complimenti per la guida, ma la ragazza non capì se fosse ironico oppure no, così si incamminarono insieme fino alla reception.
Dentro li aspettava un uomo di circa sessant'anni, non dava l'idea di essere una persona affidabile, ma a loro serviva soltanto una chiave.
<< Buonasera. >> Alec lo salutò e gli chiese se avessero una camera doppia disponibile per la notte, ma l'anziano signore sembrava essere più interessato al corpo di Krystal che alle parole dell'agente, così Miller formulò nuovamente la domanda.
<< Sì >> rispose l'uomo alzandosi e prendendo una chiave tra quelle appese alla bacheca <>
Ringraziarono ed uscirono velocemente dalla reception, proseguendo a sinistra come suggerito dal signore e, in una decina di secondi, arrivarono alla porta numero dieci.
La stanza era piccolina, con un grande letto matrimoniale, un mobile con la tivù ed una sedia.
Appena mise piede nella camera Krystal si tolse la canotta, rimanendo in reggiseno.
<< Che diavolo stai facendo? >> Miller si affrettò a chiudere a chiave la porta, spostando lo sguardo verso il muro.
<< Vado a farmi una doccia, ecco cosa sto facendo. >> Rispose la ragazza levandosi anche i jeans e poggiando i vestiti sulla sedia << ci metterò poco. >> E sparì nel bagno.
Non appena l'acqua della doccia cominciò a scendere, Miller colse l'occasione per frugare nello zaino di Krystal: doveva essere certo che non gli stesse nascondendo niente di inerente alla missione. Al suo interno trovò soltanto un'agenda con i turni di lavoro ed altri impegni segnati, alcune medicine ed antidolorifici per le emergenze, una spazzola per i capelli, la parrucca rossa, qualche cambio di abito e biancheria intima. Non nascondeva niente. Alec tirò un sospiro di sollievo, poi prese una delle sue pastiglie e la ingoiò.
Cinque minuti dopo, Krystal uscì dal bagno con indosso soltanto un'asciugamano striminzito.
<< Non guardarmi così, c'era soltanto questo. >> si giustificò la ragazza, poi prese un reggiseno ed un paio di slip dal proprio zaino ed attese che Miller andasse a farsi la doccia per vestirsi, infine si accomodò sotto le coperte ed accese la tivù.

Quando Alec aprì la porta del bagno indossando soltanto un paio di boxer, la compagna di viaggio stava fissando la tivù spenta.
<< Interessante? >>
<< Non accenderla per nessun motivo. >> Rise la ragazza << Ci sono soltanto film per adulti. >>
L'uomo si sedette con lei sotto le coperte. Krystal era davvero bella, con quel viso dai tratti dolci e i lunghi capelli dorati. Anche il suo corpo era perfetto: non era tanto alta, ma il decolletè prosperoso e il fisico asciutto compensavano l'altezza che mancava.
<< Alec... >> La bionda si coprì il corpo con il lenzuolo, senza guardare in faccia il suo interlocutore << Hai promesso di raccontarmi tutto. >>
Aveva paura di ciò che Miller le avrebbe detto su suo padre e sull'intera faccenda, e non sarebbe riuscita a mascherare facilmente il suo stato d'animo.
<< E' iniziato tutto tredici anni fa, quando Clive Sanders entrò a far parte dell'FBI. All'epoca lavoravamo fianco a fianco anche sul campo. Era un uomo brillante, tuo padre, hai preso da lui quel lato del carattere. >> Alec lasciò cadere la testa all'indietro fino ad appoggiarla al muro << Poi l'anno scorso, durante una missione, ci fu una sparatoria. Tre dei nostri uomini morirono, e Sanders se ne andò con i terroristi a cui stavamo dando la caccia da anni... ci avevano teso un'imboscata. >>
Krystal lo interruppe << Mio padre ci abbandonò circa un anno fa, senza darci alcuna spiegazione. Lasciò me e mia madre da un giorno all'altro. >> Probabilmente era tutto collegato, non aveva mai parlato del suo lavoro nell'FBI perchè era soltanto una copertura, non la sua reale occupazione. 
<< Grazie, Alec, ora è tutto un po' più chiaro rispetto a prima. >> Gli sorrise dolcemente, poi si fece nuovamente seria << Ma lo stai cercando da solo? >>
<< Non proprio, domani incontreremo qualcuno che ci aiuterà. >>
Krystal annuì, poi si voltò verso la sveglia che c'era sul comodino: 9.50 PM. Era ancora presto per dormire e nessuno dei due aveva sonno, ma il giorno seguente si sarebbero dovuti alzare all'alba per rimettersi in marcia il prima possibile.
<< Non abbiamo nemmeno cenato... >> Gli fece notare lei poggiandosi una mano sullo stomaco vuoto. 
Alec si mise ancora più comodo a letto << Faremo una bella colazione domani. Ora dormi. >>
<< Ma io non ho sonno! E ho fame. >>
<< E allora cosa vuoi fare? >> Si sollevò sulle braccia per rimettersi a sedere e la guardò negli occhi.
<< Come si chiama tua moglie? >> Gli chiese Krystal d'un tratto.
<< Come, scusa? >>
Lei ridacchiò voltandosi verso di lui << Indossi la fede, e non hai cercato di sfiorarmi nemmeno con un dito. Sei sposato e sei un uomo fedele. >>
<< Si chiamava Connie, è morta un anno fa.>>
Il sorriso sul volto di Krystal si spense all'istante, rivelando un enorme dispiacere. 
Si sentiva così in colpa che non seppe cosa rispondergli, gli disse soltanto << Scusa. >> e si voltò verso il muro, dando le spalle all'uomo.
Alec Miller spense la luce, facendo piombare la stanza nel buio della notte.
   
 
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