And I'll walk through fire
to save my life
Well,
I've got thick skin and an elastic heart,
But
your blade — it might be too sharp
I'm
like a rubber band until you pull too hard
Elastic
Heart - Sia
Loki
torna
da lei nel mezzo della notte, quando le nuvole coprono la luna e il
vento gelido
grida oltre i muri coperti di rune di protezione pallide e sottili.
Entra come
un ladro nella sua stessa casa, l’uomo che ha sposato, in
silenzio, camminando
con passi svelti e lievi da gatto e confondendosi con le ombre
addensate negli
angoli della stanza. E lei non può fare a meno di pensare
che gli si addice,
tutto questo, gli si addice davvero.
Sigyn
lo
sente, quando scivola accanto a lei nel letto. Sente il rumore leggero
delle
lenzuola appena scostate, e un brivido sul retro del collo quando
l’aria fredda
le sfiora la pelle, e poi il suo petto contro la sua schiena. Ed
è caldo e
solido oltre il velo fragile di tessuto che li separa, Loki, e un tempo
lei l’avrebbe
trovato perfino rassicurante,
e si
sarebbe premuta di più contro di lui mormorando un saluto
assonato. E allora suo
marito le avrebbe accarezzato i capelli come risposta, e avrebbe
appoggiato il
capo nell’incavo della sua spalla e poi l’avrebbe
baciato - e tutto sarebbe
andato bene, ancora.
Ora,
Sigyn
irrigidisce la schiena e si morde le labbra, e stringe forte le
lenzuola nel
pugno, finché le dita iniziano a dolerle.
C’è qualcosa di amaro e rovente sul
fondo della sua bocca, nella sua gola, qualcosa che scivola
giù fin nello
stomaco e si ferma lì, bruciando la carne, corrodendola.
-
Vattene
- gli dice, quando le sue braccia si stringono attorno alla sua vita e
quel
gesto così semplice è abbastanza per darle la
nausea.
Loki
ride
nel suo orecchio, piano, e poi posa un bacio sul lobo, un tocco rapido
di
labbra sottili, lieve ed effimero. Sa bene che Sigyn lo aspetta e non
dorme,
quando sospetta che per lui sia tempo di tornare a casa da uno dei suoi
tanti
viaggi, e sa che solo raramente si sbaglia, che ormai solo raramente
gli riesce
di sorprenderla - e Sigyn sa
che lui
lo sa.
Ѐ
un’abitudine,
ormai. Potrebbero quasi chiamarla una tradizione.
Loki la
bacia anche tra i capelli, poi, e sulla nuca, e sul retro del collo, e
sulla
spalla, e ignora i brividi che la scuotono al passaggio della sua
bocca. La sua
presa tiepida si fa più salda, e la tira di più a
sé. Non la lascia andare
nemmeno quando lei si divincola per provare a sfuggirgli, quando si
agita tra
le lenzuola e spinge contro di lui con le mani per allontanarlo.
- Vattene
- ripete Sigyn, sibilando le
parole nel buio. E la sua voce non esita e non trema -
c’è un vago guizzo di
soddisfazione sul fondo del suo petto, a quel pensiero, ma è
una soddisfazione
gelida e incompleta, che sa di cenere sulla sua lingua.
Loki
sbuffa
contro il suo collo e alza una mano per accarezzarle i capelli,
lisciando le
ciocche disordinate tra le dita, lasciando scorrere i polpastrelli
sulla sua
testa. - Perché dovrei? - le chiede, e la fa sembrare come
una domanda
perfettamente legittima, come se davvero non capisse.
Ѐ Sigyn
a
ridere, adesso, una risata vuota che gratta sul fondo della sua gola. -
Perché?
- domanda a sua volta, incredula, e scuote la testa. La mano di Loki si
ritrae
e scivola via, ma lui non dice nulla.
Perché
te ne sei andato,
vorrebbe dirgli Sigyn. O, almeno,
parte di lei vorrebbe farlo - vorrebbe voltarsi e prendergli il viso
tra le
mani e urlarglielo contro, per ogni volta che lui l’ha
lasciata da sola ad
aspettare e per ogni volta che lei ha capito e ha scrollato le spalle e
ha
deciso che in fondo non le importava, che poteva andare avanti da sola.
Ma c’è
un’altra parte di lei che sa fin troppo bene che questa non
sarebbe la verità,
non quella giusta per questa volta.
Perché
te ne sei andato e non mi
hai detto dove,
potrebbe continuare allora.
Perché te ne
sei andato e non mi - ci - hai portato
con te. Perché te ne sei andato, e io ero così
preoccupata per te, fino a farmi
mancare il respiro. E dubito che tu ci abbia mai pensato.
No,
ancora
non sarebbe la verità, non tutta. Sigyn ha già
sopportato tutto questo - e
molto di più - per anni, per secoli, dall’inizio
del loro matrimonio o forse
anche da prima - da quando Loki ha posato per la prima volta il suo
sguardo di
un verde acceso e quasi bruciante su di lei e ha sussurrato una battuta
tagliente
nel suo orecchio, aspettandosi forse di vederla sobbalzare e arrossire,
e Sigyn
ha avuto la cattiva idea di guardarlo dritto in viso e rispondergli.
Conosce
l’uomo
che ha sposato, e lo ha sempre conosciuto. Lo ha accettato e con lui ha
accettato anche di sopportare. Ѐ stata forte, e non si è
persa d’animo e non è
mai crollata, ed è andata avanti anche quando pensava di
averlo perduto. E ha
continuato a sopportare.
Ѐ
un’abitudine, ormai. Quasi una tradizione.
-
Perché -
ripete Sigyn, alla fine, e quando le sue labbra si piegano senza che
lei lo
voglia nemmeno lei sa se sia in un sorriso o in una smorfia. - Lo sai
bene, perché
-. Questa volta, Loki non la
trattiene quando lei cerca di allontanarsi di nuovo. Per un attimo
solo, le
manca il suo calore contro la pelle, la sensazione di averlo
così vicino per
quella che potrebbe essere l’ultima volta - ma si morde le
labbra e serra gli
occhi, e scaccia via quel pensiero prima che le invada la mente.
- Non
pensavo che anche tu amassi Balder così tanto. Mi deludi,
davvero - mormora
Loki, e l’ironia casuale e spensierata nella sua voce non
riesce a coprire
quella nota amara, tagliente. Sigyn lo ricordava come un bugiardo
migliore.
Quasi le viene da ridere.
- No.
Non
è per Balder - ribatte, calma: -E tu sai anche questo -.
Ma in
effetti, a pensarci bene, è anche
per
lui. Solo, non nel modo in cui suo marito - il suo astutissimo,
brillante, ed
incredibilmente stupido
marito -
sembra pensare.
Ѐ
perché l’ha
ucciso, senza curarsi di tutti coloro che lo avrebbero protetto ad ogni
costo,
ed è scappato via mentre il suo cadavere non era ancora
freddo sul pavimento
della sala di Odino. Ѐ perché, dopo averlo ucciso, non si
è nemmeno preoccupato
di venirle a dire ciò che aveva appena fatto, e ha lasciato
che lo scoprisse
nei mormorii diffidenti e negli sguardi pieni di pietà e di
disprezzo degli
Aesir.
Ѐ
perché è
tornato, poi, ubriaco e arrabbiato e crudele, e non ha avuto paura di
parlare
del suo crimine davanti ai seggi degli dei, davanti a Frigg stessa. Ѐ
perché,
naturalmente, è fuggito ancora una volta - e nemmeno allora
ha voluto portarli
con sé, e nemmeno quella volta si è voluto
fermare a spiegarle perché.
E, nel
frattempo, Sigyn ha serrato le labbra di fronte agli interrogativi
degli Aesir,
alle loro parole dure e alle minacce celate sotto le offerte di
solidarietà e
di sostegno, e non le ha riaperte nemmeno per le domande dei loro figli
anche
mentre se li stringeva al petto e baciava le loro fronti fresche per
calmarli.
No, non sa
dove suo marito si sia
nascosto, lui non le ha mai detto nulla, lo giura. No,
non sa cosa sia successo a loro padre, né se un giorno
ritornerà
a prenderli e li porterà via con sé,
né se le cose torneranno com’erano un
tempo. No, non
sa neppure cosa succederà
a loro mentre lui non c’è, a lei e a Vali e a Nari
- ci pensa di continuo, lo
immagina e prova a non immaginarlo, lo sogna ogni notte, ma questo non
può
dirlo ad alta voce.
Potrebbe
chiedere queste cose a Loki stesso, ora che ci pensa - ora che lui
è qui e le
parla, ora che non sembra più tanto bravo a mentire. Ma non
lo fa. Non vuole
sentire le sue risposte, non più.
-
Vattene
- gli dice, ancora una volta: - Prendi le tue cose, se ne hai bisogno,
e poi
vattene. E non tornare -.
C’è
solo
silenzio, per un po’. Loki rimane al suo fianco nel letto,
senza muoversi,
respirando piano. Poi le dice a sua volta: - Dovrete andarvene anche
voi, prima
o poi. Venite con me, tu e i ragazzi -. E se non lo conoscesse, Sigyn
potrebbe
quasi dire di sentire una mezza preghiera, nascosta dietro il suo tono
sicuro.
Si
aspetta
che Sigyn accetti, di certo. Si aspetta che per l’ennesima
volta scelga di
credere a un bugiardo, e che si
fidi
ancora di lui nonostante tutto ciò che ha fatto, e che lo
segua senza fare
domande.
Ma non
sarebbe saggio, e non sarebbe sicuro. Prima o poi gli Aesir troveranno
Loki, non
importa dove si nasconda, e lo sanno entrambi. Ѐ meglio che Vali e Nari
non
siano con lui, quando succederà.
E anche
Sigyn, poi, è stanca di credere e di fidarsi e di sopportare,
così dannatamente stanca.
Prende
un
respiro profondo, prima di parlargli di nuovo. - Ce ne andremo domani
mattina,
prima che Sól sia alta nel cielo - gli risponde, scuotendo
la testa: - Da soli.
-
Perché
i
suoi figli sono in pericolo e lei deve proteggerli. Perché
Loki potrebbe
decidere di andarsene e di abbandonarli, ancora una volta, e lei non
può
rischiare che succeda. Perché in fondo vuole solo dare a
Vali e a Nari - e a se
stessa - qualcosa di sicuro e di tranquillo, finalmente,
qualcosa che non hanno avuto per troppo tempo. Una
nuova vita, lontano da Asgard, lontano da lui e dalle sue astuzie e dai
suoi
problemi, lontano da crimini e vendette e segreti e minacce.
Perché
il
vuoto nel suo petto e il gelo che all’improvviso sente sulla
pelle - e nella carne,
e nel sangue, fin nelle ossa - sono un prezzo così piccolo,
davvero. E Sigyn è
disposta a pagare, perché sa che è necessario,
perché non può fare altrimenti.
Nel
buio,
le mani di Loki cercano le sue, le stringono forte per un momento - e
poi le
lasciano andare.
Sigyn
lo
sente scivolare fuori dal letto poco dopo. Un attimo di lenzuola
scostate, un
attimo d’aria fredda, e poi passi furtivi.
Ѐ
meglio
così, si dice. E - anche se il gelo rimane lì, la
immobilizza nel letto, le
blocca il respiro nella gola - c’è una parte di
lei che ci crede sul serio.
NdA:
Scritta
per la Battaglia Navale di Pseudopolis Yard.
Prompt:
Loki/Sigyn, Well, I've
got thick skin
and an elastic heart,/But your blade - it might be too sharp (Elastic
Heart - Sia)