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Autore: Minga Donquixote    23/02/2015    2 recensioni
Questa One-shot si basa sulla profonda e rinomata poesia di Ugo Foscolo al fratello defunto, Giovanni.
Doflamingo si trova a pensare a questa bizzarra poesia seduto dinanzi al luogo della morte di suo fratello.
Genere: Drammatico, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote, Doflamingo, Donquijote, Family, Donquijote, Rocinante
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Doflamingo & Co'
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Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo 
di gente in gente; mi vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentili anni caduto.

 
"Ehi, ne è passato di tempo"
Un sorriso enigmatico balenava incostante sul volto dell'uomo. Mai una volta, da quel giorno, aveva smesso di indossare quel sorriso.
Lo proteggeva, in un certo senso. Lo faceva sentire al sicuro, forte come non mai.
Era lì, davanti alla piccola pietra. Sotto di essa però non giaceva nessun corpo. I Marine lo avevano portato via, magari l'avevano sepolto al Quartial Generale.
Con il solito passo largo alla cowboy si avvicinò alla pietra e si lasciò cadere sul manto di neve che la notte aveva portato sulle vaste colline. 
Quella piccola macchia rosa era come se illuminasse il resto circostante. 
In mano una bottiglia di vino, nell'altra reggeva due bicchieri di cristallo con il suo solito marchio.
"E' da un po' che non ci facciamo una chiacchierata, noi due" 
Lo disse con uno schiamazzo, quasi come se fosse uno scherzo. Dopotutto quanto tempo era passato da quando gli aveva urlato quelle sacrosante parole?
Giorni? No. 
Mesi? Forse due.
Posò i bicchieri nella neve e allungò una mano verso la lapide, accarezzandone la superficie liscia su cui era inciso il nome completo di suo fratello.
Con l'altra, che era scesa al suo fianco per poggiare la bottiglia, si tolse gli occhiali da sole e li posò delicatamente sopra la pietra grigiastra, lo sguardo cristallino ancora posato sulle lettere incise da lui stesso.
Il sorriso era scivolato lentamente via dal suo viso lasciando un'espressione seria e corrucciata. Non arrabbiata, solo pensierosa.
"Sai, Baby 5 non smette di rimproverarmi. Dice che sono stato spregevole. Piange quasi ogni notte" 
Con le spalle dritte nascoste dietro il grosso cappotto di piume andò a raccogliere sia bottiglia che bicchieri e versò un po' di vino sia a uno che all'altro.
La madre or sol, suo dì tardo traendo,
parla di me col tuo cenere muto:
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se da lunge i miei tetti saluto,

 
"Sai, ogni volta che mi nascondo o che riesco a sbirciare nella camera dei bambini li sento parlare di te. Dicono che gli manchi, dicono che anche se eri violento le tue pagliacciate risolvevano tutto. E allora io mi domando..."
Se lo domandava da troppo tempo. Non aveva voluto crederci per un momento ma facendo due più due fu costretto ad accettare la dura e cruda verità.
"...fingevi anche in quei momenti? Fingevi quando mi ascoltavi leggere facendo domande fuori dal comune? Fingevi quando ti rendevi buffo agli occhi della Family? Fingevi con tutti o solo con me?"
Non che la lapide potesse dargli quelle risposte, era ovvio. Doflamingo lo sapeva bene, non era matto. Ma porle, quelle domande, gli toglieva un peso dallo stomaco.
Domanda dopo domanda. Mattone dopo mattone, se ne liberava.

 
sento gli avversi Numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta;
e prego anch'io nel tuo porto quiete:

 
Il vento cominciava a farsi sentire. Doflamingo si era acquattato dentro al suo cappotto rosa e si era ficcato le mani in tasca, i bicchieri di vino ancora pieni lasciati a gelare nella neve.
La camicia nera era leggera per cui sentiva il freddo penetrargli fin nelle ossa facendolo scattare e tremare ogni tanto.
"Quel giorno, quando sparai quella pallottola, mi sono chiesto: 'Perchè non ha sparato anche lui?'. Perchè, Roci, perchè non mi hai sparato?"
Con lo sguardo ancora scoperto andò a posare gli occhi sul cognome Donquixote che brillava come oro su quella pietra. E la risposta arrivò da sola, terribile ed esilarante allo stesso tempo.
Così esilarante che Doflamingo era scoppiato a ridere rovesciando il capo biondo all'indietro. La risata grave risuonava forte nel silenzio della zona e la cosa lo divertiva ancora di più.
"Ma certo! E' così ovvio!"
Puntò una mano sulla pietra così duramente che essa tremò quasi di paura, rischiando di stradicarsi dal terreno. 
Il sorriso sulle labbra dell'uomo persisteva e un luccichio sembrava animare lo sguardo feroce.
"Fratelli!" sibilò divertito continuando a dare colpi alla lapide. "Perchè siamo fratelli, non è così?! Sei sempre stato il fratello gentile, il ragazzo modello. Per i nostri genitori, per la Family, per la Marina! Ero certo che non saresti riuscito a spararmi ma non avevo ancora ben capito il reale motivo!"
L'ultimo colpo, il più forte di tutti, rimbombò nel silenzio improvviso. Una crepa si era creata al centro della pietra rovinando le ultime lettere del nome e le prime del cognome. Il pugno di Doflamingo tremava sopra di essa.
"Che stupido..."
La voce si era fatta più piccola e lamentosa. Tutto il suo corpo tremava e Doflamingo sapeva ormai che non era solo per il freddo. 
Fredde gocce caddero nella neve creando piccoli solchi. Le guance bruciavano, la mano bruciava, la mente era una confusione di pensieri.
Incredibile come una monologo potesse suscitare tali azioni in qualcuno.
"Mi dispiace..." sussurrò ancora più piano tanto che credette lui stesso di non aver sentito la sua voce.
Posò entrambe le mani sulla sommità della lapide, accanto agli occhiali da sole, e si chinò appena in avanti lasciando scorrere le lacrime lungo le guance pallide. Era solo quello. Una leggera fuoriuscita di liquido lacrimale. Nessun singhiozzo, nessun tira-su-col-naso, nessun sussulto. 
Solo un pianto silenzioso che solo loro due potevano vedere e sentire.
"Doffy"
Doflamingo si raddrizzò all'istante, non osando girare il capo. Con lentezza andò a recuperare gli occhiali e se li sistemò sul ponte del naso, andando ad asciugare i resti di lacrime che il vento non era riuscito ad asciugare. 
"Mi hai trovato, alla fine...Vergo"
Vergo corruccio la fronte e sistemò le mani dietro la schiena tenendo una posizione rigida e rispettosa.
"E' stato più facile dell'altra volta" asserì stoico come sempre.
Già, Vergo è sempre stato così preciso e perfetto. Tutto il contrario di Lui.
Doflamingo fece leva con le mani per alzarsi da terra e si spolverò i vestiti dalla neve ancora dando le spalle al subordinato. 
"Sono tutti sulla nave?" chiese tornando al suo solito tono manipolatore.
"Aspettano tutti con ansia che spenga le candeline" 
Il Donquixote aprì il viso in un nuovo sorriso e si girò verso il corvino avvicinandosi rapidamente e circondandogli le spalle con un braccio.
"Certo, i trent'anni non tornano così facilmente, mio caro amico!"
questo di tanta speme oggi mi resta!
straniere genti, l'ossa mie rendete
allora al petto della madre mesta.

Quando la nave salpò il silenzio cadde di nuovo in quel piccolo paradiso di isola. Solo un leggero fuscio di carta distoglieva l'attenzione da tutto il resto.
Lì, ai piedi della lapide e sotto i bicchieri mezzi pieni e la bottiglia di vino, giaceva un piccolo foglietto. Un disegno, per l'esattezza. Due ragazzi mano nella mano e sotto una scritta così infantile che giusto un bambino di 10 anni poteva scrivere.

"Doffy e Roci. I papà più bravi che potessi mai chiedere."
Baby 5
 
 
  
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