Film > Big Hero 6
Ricorda la storia  |      
Autore: Ethwin 97    24/02/2015    3 recensioni
Tadashi Hamada è morto ormai da 12 anni, ma Hiro non si è ancora rassegnato e, unendo la sua intelligenza alla sua determinazione, riesce a creare una macchina del tempo per riuscire a cambiare le cose e salvare Tadashi.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era ormai tardo pomeriggio e gli studenti dell’università di San Fransokyo se ne stavano tutti per tornare nelle loro dimore.
Una ragazza insieme all’amico erano rimasti un altro po’ in quella struttura perché avevano dimenticato di consegnare dei documenti in segreteria che si trovava al secondo piano.
Appena consegnarono i fogli alla vecchietta acida , scesero le scale e notando che non c’era anima viva.
Era alquanto strano vedere quei corridoi così deserti essendo abituati al via vai dei studenti ogni giorno.
Stavano per raggiungere le porte che conducevano all’uscita, ma sentirono un forte rumore.
Sembrava come il suono di un esplosione e i due si guardarono scioccati da quello che avevano udito.
Andarono a controllare e provarono ad aprire tutte le stanze.
Il suono si ripete per altre due volte e i due finalmente capirono da dove provenisse quel fragore.
Usciva del fumo dal laboratorio che era designato per gli studenti che avevano una media dei voti molto alta.
I due deglutirono all’uniscono e litigarono su chi dei due, dovesse spalancare quel portone.
Alla fine lo fece il ragazzo e la sua compagna si mise dietro di lui per timore e quando entrarono dentro … Trovarono il caos più totale.
Chiavi inglesi, viti di ogni forma e dimensioni, chiodi sparsi ovunque in quell’aula che ormai era un disastro.
Al centro di quella stanza rettangolare c’era un ragazzo dai capelli color pece sommerso da delle cartelle ed insieme a lui c’erano un piccolo tavolo e uno strano marchingegno dalla forma rotonda.
I due giovani si avvicinarono all’individuo per loro sconosciuto e levarono tutto da sopra al suo corpo completamente inerme.
La ragazza scosse un pochino la persona e, dopo una serie di mugolii di disapprovazione, la persona si svegliò.
Aprì gli occhi lentamente e osservò bene la situazione della stanza e sospirò tristemente.
Aveva nuovamente fallito.
Il suo esperimento era un disastro totale.

Era già da 10 anni che provava a costruire quel marchingegno che avrebbe permesso a lui di ritornare felice come lo era un tempo.
Era diventato in quello stato perché la maggior parte dei suoi amici ormai avevano una loro vita e lui era rimasto solo.
Honey Lemon era diventata un professoressa di chimica all’università di Rosca che si trovava in Eurasia; Gogo era una motociclista di fama internazionale e Wasabi era diventato un meccanico famoso della Yanda.
Di Fred non si avevano notizie da diversi anni, eppure sentiva che non era in pericolo se no Baymax lo avrebbe avvertito.
La loro carriera di supereroi era finita quando Hiro aveva compiuto 18 anni e visto che la scuola occupava gran parte delle sue giornate, decise di lasciare stare quelle avventure e le imprese eroiche.
Dopotutto doveva pensare al futuro, ma ora come ora non riusciva a vedersi tra qualche anno.
Aveva ormai 26 anni, era ancora uno studente e non aveva nessuna ambizione e in più era pure single.
In questi ultimi anni aveva provato a uscire con qualche ragazza che lo aveva riconosciuto come uno degli eroi che aveva impedito quella catastrofe alla Krei Industries, ma non erano andati a buon fine.

Si rimise in piedi, tolse i granelli di polvere, che erano finiti nel suo camice da laboratorio, e si rimise apposto gli occhiali da vista con la montatura trasparente.
Osservò i due ragazzi che lo stavano fissando: la ragazza era alquanto bassa di statura con capelli rossi come il fuoco e gli occhi celesti; mentre l’altro castano con gli occhi neri. Entrambi era di carnagione candida, anzi per essere più precisi la ragazza mostrava segni di bronzatura sul volto e sulle braccia nude.
Sembrano a prima vista due amici  e molto probabilmente erano anche vicini nel mettersi insieme. Lo si poteva notare dalle occhiate d’intesa e profonde che i due si davano e questa cosa, fece un po’invidiare al ragazzo più grande perché avrebbe voluto un rapporto del genere.
La ragazza dai capelli per di carota si meravigliò e urlò a squarciagola:
-Lei è Hiro Hamada … Uno dei migliori studenti dell’ultimo anno! Scusi se non l’avevo riconosciuta subito.-
Già era uno dei migliori, ma c’erano altri nove che erano più bravi di lui e essere trattato come se fosse una celebrità gli piaceva solo in passato, in quel momento non lo faceva sentire al proprio agio.
Hiro scosse la testa e disse con tono annoiato che preferiva essere dato del “tu” e non del “lei”, ma la ragazza insistette per tutto il tempo.
Il suo amico invece pareva disinteressato dal discorso che la sua compagna faceva; così decise di esplorare la stanza  tanto per fare qualcosa.
Dopo aver fatto un giro panoramico di lì, trovò per terra una foto e la guardò attentamente : ritraeva un bambino dai capelli scompigliati neri e gli occhi del medesimo colore che erano vispi. Pareva dell’età di 6 anni e stava soffiando sulle candeline e dietro di lui c’erano una donna e un ragazzo che applaudivano ed erano vicini al festeggiato. Quello più grande assomigliava tanto al piccolo e nell’insieme tutti erano così felici…
Hiro tossì per ottenere l’attenzione del ragazzo che ormai era incantato dalla foto, quest’ultimo restituì la foto al legittimo proprietario e domandò curioso:
-Chi sono quelli nella foto?-
La ragazza a quell’intervento gli dette una gomitata e Hamada rispose:
-Sono mia zia e mio fratello Tadashi...- appena pronunciò quel nome,  nel cuore di lui si riformò un grande vuoto e la voce si affievolì di colpo.
Erano anni che non diceva a voce il nome di lui, il suo caro fratello che già da 12 anni era morto per via di un incendio.
A quella perdita, Hiro era rimasto decisamente devastato, ma aveva trovato una soluzione finalmente … La macchina del tempo che aveva deciso di crearla dopo aver riletto una vecchia storia che il fratello gli leggeva da piccolo.
Non poteva di certo riportare in vita una persona, ma avrebbe cambiato il corso degli eventi e avrebbe riavuto con se il suo fratello.
La persona che amava di più al mondo e non solo in senso affettivo come tra fratelli, ma proprio come amore vero e puro come tra amanti.
Questo era il suo obbiettivo, però ogni sua prova stava fallendo miseramente e non sapeva che altro fare.
Più vi pensava al da farsi più si sentiva un gran peso nel cuore e non poteva rimanere tormentato.
Finirono di conversare e i tre si salutarono.
Hiro mise apposto tutto e posò sulla scrivania la foto sopra alla cornice che aveva recuperato da terra.
Finito ciò spense le luci e chiuse il laboratorio, poi uscì dalla scuola e si diresse verso la metropolitana che lo avrebbe portato nell’appartamento dove stava.
Era già da diverso tempo che lui non viveva più con cara zietta: punto primo per la distanza; dalla casa della zia alla struttura universitaria doveva cambiare per tre volte le vie ferroviarie e impiegava due ore; l’altro motivo invece e che voleva essere un po’ indipendente e non voleva più usufruire dell’ospitalità del suo parente.
Così aveva cercato un appartamento tutto per se che fosse vicino alla scuola e che non fosse cara e in più aveva trovato come fattorino per le pizze a domicilio.
Grazie allo skateboard a propulsori  faceva i lavoretti in tempi da record e riceveva ottime mance dalla gente che era soddisfatta dal servizio.
Di certo non c’era nulla di cui lamentarsi e si divertiva un pochino.
A fare pensieri sul proprio lavoro, un po’ lo fece ritornare di buon umore al giovane che stava scendendo nella propria fermata.
Si incamminò in fretta per arrivare a casa perché era venuto, così improvviso, dell’aria fredda che ti faceva accapponare la pelle e quando giunse lì, aprì la porta e vi entrò dentro.
Il salotto era di medie dimensioni e aveva il minimo indispensabile come la tv a 42 pollici, un divanetto nero dove sederci e un tavolo di vetro basso dove appoggiarci qualsiasi cosa. La stanza poi portava direttamente alla cucina piccola. C’erano poi anche due porte vicine tra di loro che erano rispettivamente la camera da letto, dove c’era un piccolo angolo per i suoi studi e il bagno.
Andò direttamente nella stanza da letto così da scoprire e controllare perché avesse di nuovo sbagliato l’esperimento.
I calcoli erano esatti … Non poteva di certo aver sbagliato lì.
Mille dubbi gli frullavano per la testa e una tra tutte lo fece paralizzare sul posto: e se non fosse possibile ritornare indietro nel tempo?
Era un’idea folle, lo sapeva bene e di certo tutti l’avevano anche considerato un pazzo a fare questo viaggio di non ritorno perché si, non aveva idea di come ritornare indietro.
Non aveva progettato nulla … Niente di niente, eppure lo voleva fare e non si sarebbe arreso per l’ennesimo errore.
Perché era di tanto tempo a progettarlo e si era promesso a se stesso che ci sarebbe riuscito.
Accese il suo computer e sistemò vari software per verificare altri modi per trasferire la materia da un tempo a un altro
Era complicato, ma ci doveva essere per forza un probabilità di successo e fu in quel momento che gli venne il lampo di genio.
Sostituì un sistema con un altro e ci aggiunse quel programma che avevano messo nella macchina di “trasferimento”, quello in cui la figlia del professor Callaghan era rimasta coinvolta.
Costruì un mini prototipo di macchina, un mini portale.
Premette il bottone di accensione e varco minuscolo si illuminò.
Mise una videocamera su una pallina e la posizionò vicina al portale e quest’ultimo lo risucchiò.
Nella schermata del computer che era collegato al piccolo aggeggio apparve una data e vide il prodotto della videocamera: apparivano delle persone e una piramide … Si trovava in Egitto …
100 anni fa.
All’iniziò rimase incredulo e pensava che fosse un frutto della sua mente ormai allo stremo per via della stanchezza, invece era tutto vero.
Si era tirato più e più volte le guance e sgranò gli occhi perché sentiva dolore.
Ci era riuscito!
Finalmente ce l’aveva fatta.
Sorrise trionfante e fece un ballo della vittoria gridando a squarciagola il suo successo.
Chiamò per una video-chat tutti quanti e loro si meravigliarono e si complimentarono da morire con il loro piccoletto.
Hiro era imbarazzato da tutti quei commenti positivi e disse che sarebbe partito il giorno seguente di pomeriggio più o meno verso le 16:00.
Doveva risistemare tutto e ci avrebbe messo veramente poco tempo.
Dopo che tutti gli augurarono buona fortuna, Hiro si scaraventò sul  letto ormai privo di forze e sprofondò in un sonno profondo.

Sognò suo fratello che gli leggeva la loro storia preferita; una leggenda che parlava di due entità sovrannaturali: spazio e tempo.
Queste due entità erano fratelli, come lo era Hiro e Tadashi, ed erano molto unite.
Etwin, il tempo, desiderava ardentemente proteggere ,da ogni male nei vari mondi, il suo fratello Dimitrie che soffriva per gli uomini che provavano dolore per via delle guerre.
Spazio era troppo emotivo e voleva fuggire dalla prigionia di quel mondo pieno di orologi e di sfere che gli mostravano il passato, il presente e il futuro.
Odiava stare lì e una volta provò a fuggire di lì, ma dei nemici tesero un agguato a spazio e lo intrappolarono.
Suo fratello lo andò a salvare e uccise tutti coloro che avevano fatto del male alla persona cara.
Dimitrie pianse per un sacco di tempo e si diede dell’idiota e Ethwin per calmarlo gli disse che non importava nulla … l’importante era che Dimitrie che stesse bene.
Fecero la promessa di non separarsi per nessun motivo al mondo e fu in quel momento che Hiro chiese al suo fratellone.
"Rimarremo per sempre insieme? Come quei fratelli nella storia, vero?"
Il fratello gli sorrise dolce e accarezzò la testa del piccolo affettuosamente e affermò:
"Già... per sempre Hiro. È una promessa."

Il sogno si interruppe e Hiro scosse la testa e cercò di non piangere.
Tra qualche ora avrebbe rivisto il suo fratello dopo tanto tempo, vivo e vegeto.
Doveva essere forte per lui.
Impiegò poco tempo a prepararsi, aveva la “cosa” e in men che non si dica, ritornò al suo laboratorio per finire gli ultimi preparativi.
Digitò sulla tastiera del computer le coordinate e la data precisa dove voleva ritrovarsi e perfino l’orario.
Lo schermo si riempì di sequenze di numeri e lettere tutte insieme e a fine di quella serie apparve solo una finestra che diceva “Vuoi accendere il portale?”.
Fece un grande respiro e un sorriso piccolo.
Mancava decisamente poco … Un si e si sarebbe ritrovato lì.
Clicco sul l’icona si e il portale fu acceso.
Si voltò un attimo indietro per vedere ciò che lasciava e salutò tutto e poi attraversò.
Vide orologi e clessidre dappertutto durante la sua caduta verso l’altro tempo e tutti gli oggetti giravano al contrario.

Chiuse gli occhi per un attimo e quando gli riaprì, si ritrovò sopra a un marciapiede.
Era buio, il cielo era pieno di stelle e si sentiva un odore vagamente familiare di fumo.
Fumo … L’incendio!
Aveva proprio messo l’orario di quando era iniziato tutto.
Si alzò immediatamente da lì e vide già la gente che correva per scappare da lì e pompieri che erano pronti a spruzzare con il tubo.
L’edificio era già in fiamme e la paura gli ritornò di colpo.
Tutto il dolore che voleva rimuovere, era ritornato per fermarlo.
Le grida della gente che era rimasta ferita gravemente e i pianti di quelle persone, lo stavano spaventando.
Poi lo vide il piccolo se davanti ai propri occhi che impediva a Tadashi di non andare, ma l’altro non lo ascoltava per nulla ed entrò dentro.
“No … non entrare Tadashi. Ti supplico.”
Corse … Corse a per di fiato diritto verso l’entrata che ormai il fuoco bloccava.
Fortunatamente si era portato vestiti che aveva creato contro il fuoco e non si bruciò per nulla e il casco che aveva indossato prima di entrare era servito.
Si tolse l’affare e lo buttò da tutt’altra parte e iniziò a gridare il nome di Tadashi.
-Tadashi! Tadashi dove sei!?- Era in preda un attacco di crisi nervosa, stava andando nel panico e se fosse stato troppo tardi, dopotutto l’esplosione era avvenuta subito.
No, non doveva assolutamente pensarlo.
Iniziò a guardarsi intorno a vedere il corpo vivo della persona che amava.
Finalmente lo rivide che era in piedi, ma il fumo si stava facendo sempre più nocivo.
Tossiva e non era un buon presagio e si stava piano piano per accasciarsi per terra e in più una trave stava per cadergli addosso a lui.
Ecco com’era morto.
Hiro non perse altro tempo e gli andò incontro, lo spostò da lì e si prese la trave al posto del fratello.
Lui lo guardò scioccato e cercò di spostare la trave in tutti in modi per liberare Hiro adulto, ma nulla da fare.
Aveva poche energie e niente l’avrebbe rimosso.
Tadashi lo guardò triste e sussurrò un perdonami, ma l’altro che era intrappolato, sorrise semplicemente e consegnò la “cosa” al suo adorato fratello.
-Ti permetterà di vivere, basta pigiare quel bottone. Creerà un campo di plasma che ti farà da scudo.-
L’altro gli chiese dubbioso osservando l’oggetto misterioso dato da quella persona.
-Tu chi sei?-
-Sono una persona che ti è cara, nulla posso dirti ed ora va.-
Tadashi eseguì l’ordine ancora confuso e con un vuoto nel cuore, premette il bottone e il campo di plasma si formò permettendo che il fumo e le fiamme gli vengano incontro.
Uscì da lì dimenticandosi dell’obbiettivo che aveva prima e l’effetto dello scudo sparì.
Scese le scalinate e si mise vicino a un furgone e vide che il suo fratellino gli stava correndo incontro con le lacrime agli occhi e che lo abbracciò di slancio.
Stringeva la maglia del più grande talmente forte da fare un pochino del male e questo gesto lo considerava adorabile da parte sua.
Lo tenne a se per qualche minuto e accarezzò delicatamente la testa del piccolo.
Nel frattempo Hiro grande scompariva a poco a poco.
Divenne trasparente e riuscì a liberarsi dalla trappola di legno e uscì dall’edificio per assistere alla scena commuovente che aveva di fronte.
In quel momento lacrime di felicità fuoriuscirono e rigavano il viso del giovane adulto che sorrise radioso.
C’era riuscito, aveva cambiato la situazione.
I due ragazzi del passato se ne stavano andando via con la zia e Hiro adulto aspettò la sua fine seduto in quelle gradinate.
Una voce familiare da dietro gli disse:
-Hiro , credevi che ti avrei lasciato scomparire da solo?-
Volse lo sguardo verso la persona che aveva parlato e non ci poteva credere ai suoi occhi: era si Tadashi, ma aveva una bruciatura grave sia sui bracci che sul viso.
Era il suo Tadashi, il Tadashi che era morto nell’altro mondo che ora lo stava incitando a venire tra le sue braccio.
Calde lacrime solcarono ancora nel viso del ventiseienne che si scaraventò subito tra quelle braccia forti e robuste che consideravano come il suo rifugio.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Big Hero 6 / Vai alla pagina dell'autore: Ethwin 97