Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Weareallmad    24/02/2015    1 recensioni
Rivisitazione in chiave Larry del film Disney Starstruck. Enjoy!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Note iniziali:
Salve gente! Questa storia è rimasta parcheggiata nel mio archivio per tanti mesi e finalmente mi sono decisa a finirla. Non è particolarmente impegnativa, né particolarmente lunga. È per passare una serata all'insegna del fluff insomma. Alla prossima (spero presto).














Louis maledisse Niall con ogni tipo di imprecazione che gli passò per la mente, contorcendo il collo verso l'alto per provare a distinguerlo tra la folla.
“Dannato Harry Styles” sibilò, perché in fondo era tutta colpa sua. Qualcuno si voltò quasi offeso da quelle parole, ma Louis mandò silenziosamente al diavolo anche loro, continuando a spintonare gente per farsi spazio a suon di gomitate.
“Niall!” strillò appena vide la testolina bionda spiccare tra le altre, e il ragazzino si voltò, sorridendogli e facendogli segno di raggiungerlo con un movimento troppo ampio del braccio. Louis lo raggiunse fuori di se dal nervoso, cercando di trattenersi dal picchiarlo lì in mezzo.
“Dove cazzo eri finito? È mezz'ora che ti cerco, andiamo via?” supplicò poi, non degnando neanche di uno sguardo gli altri due ragazzi accanto al biondo, che sorseggiavano placidamente i loro cocktail. Niall replicò lo stesso sguardo da cucciolo che aveva convinto Louis a farsi trascinare a quella festa.
“Eddai, Lou, siamo qui da neanche un'ora” mormorò quello, cercando il modo per distrarlo “lui potrebbe arrivare da un momento all'altro.”
“Hai troppa fiducia in quel pallone gonfiato” sibilò Louis, beccandosi un'occhiataccia da uno dei due ragazzi, quello coi capelli neri, “vedrai che non farà nemmeno capolino.”
Niall lo guardò con affetto, e Louis lo odiò con tutto se stesso perché è più difficile arrabbiarsi con qualcuno che non si arrabbia mai.
“Lui è Zayn, il mio amico di cui ti ho parlato. Ci ha messo in lista” disse il biondino indicando il moro, che alzò le sopracciglia con un sorrisetto pieno di sé. Louis fece una smorfia.
“Come potremo mai ringraziarti” mormorò ironico a bassa voce, alzando gli occhi al cielo.
“Sbaglio o non ti piace la sua musica?” provò ad indovinare il moro, parlando per la prima volta con un curioso accento. Louis sbuffò, incrociando le braccia al petto.
“Qualcuna delle canzoni è anche orecchiabile, è lui che mi dà sui nervi” spiegò, come se stesse cercando di farsi capire da un bambino di otto anni. Sapeva che era inutile; d'altronde chiunque lo squadrava da capo a piedi quando cercava di esporre la sua idea su quel ragazzino viziato di Harry Styles. Niall ormai ci aveva fatto l'abitudine, tanto che a volte si sentiva anche in colpa per avergli fatto promettere che l'avrebbe accompagnato al suo concerto a luglio. Magari anche quella sera si sentiva in colpa dato che quell'improvvisata non era davvero prevista, finché per puro caso Niall non aveva riconosciuto in spiaggia uno dei migliori amici di Styles, e se lo era lavorato. A Louis, in mezzo alla disperazione, era venuto da ridere, perché nessuno resiste a Niall Horan.
A distoglierlo dai suoi pensieri intervenne l'altro ragazzo, sguardo dolce e fisico scolpito, capelli marrone scuro acconciati in una piccola cresta sulla fronte.
“Sono Liam” si presentò, e Louis accettò la stretta di mano, sorridendo alla sua educazione. Poi tornò severo a guardare Niall.
“Mezzanotte, Nialler, intesi?” stabilì, con uno sguardo che non ammetteva repliche, indicando l'orologio al suo polso. Niall strinse le labbra e annuì.
“Vado a fumarmi una sigaretta” si congedò, pronto ad affrontare di nuovo la calca di gente fino a quella che sembrava un'uscita di emergenza.
Si strinse nel cappotto, colto in fallo dal venticello leggero ma fresco di metà aprile, e fece scattare il suo accendino, tirando una generosa boccata di fumo. Si stava giusto guardando intorno quando per poco – circa trenta centimetri – una macchina piccola ma lussuosa, di quelle a soli due posti, non lo investì, frenando bruscamente e facendogli perdere l'equilibrio. Abbagliato dai fari, Louis cadde all'indietro sbattendo la testa contro la scala antincendio del palazzo adiacente al vicolo, imprecando furiosamente quando una figura si precipitò fuori dall'auto e si avvicinò a lui, farneticando scuse incomprensibili.
“Sei completamente scemo?! A che cazzo pensi mentre guidi?” strillò, togliendosi di dosso con uno scatto le mani di quello sconosciuto che gli faceva ombra per quanto era alto.
“Scusamiscusamiscusami, sul serio, non c'è mai nessuno in questo vicolo ed eri al buio..”
“E devo chiamare per far istallare un cazzo di lampione per rimanere in vita? I fari a che ti servono?” strillò ancora, strizzando gli occhi e sfiorandosi la cute per controllare se perdesse sangue.
“Ti prego, non urlare” mormorò l'altro spaventato, e prima di infuriarsi ancora di più si rese conto della differenza tra i loro toni di voce. Lo squadrò meglio per quanto il buio glielo rendesse possibile: il ragazzo si passava freneticamente le lunghe dita di una mano in mezzo ad un ammasso scoordinato di capelli ricci, tirandoli all'indietro. Le spalle larghe coperte da un giacchetto di pelle erano curve verso Louis, l'altra mano a cercare di aiutarlo ad alzarsi.
“Tu sei Harry Styles” sbottò l'altro, e quello mise un indice davanti la bocca.
“Ti prego, non urlare” ripeté più lentamente, “ti regalo un pass per il concerto.”
Louis vide letteralmente rosso.
“Non ci voglio venire io, al tuo cazzo di concerto!” sputò tra i denti, alzandosi a fatica. L'altro lo osservò ad occhi sgranati, come se avesse appena bestemmiato.
“L'hai battuta forte la testa” mormorò, e Louis rise amaramente alzando lo sguardo verso l'alto.
“Sei proprio come mi aspettavo” sibilò, scansando di nuovo la mano del ragazzo.
“Senti, ti porto al pronto soccorso” provò quello, e Louis iniziò a scuotere animatamente il capo, “niente storie, è qui vicino.”
Louis sbuffò rassegnato, barcollando con la mano a tenersi la testa fino alla portiera del passeggero di quella maledettissima auto.
“Muoviamoci per piacere. A mezzanotte devo tornare qui” disse irritato, sforzandosi di guardare la strada.
“Hai paura che la macchina si trasformi in una zucca?” scherzò l'altro, l'ombra di un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. Si fermò ad un semaforo, tamburellando impaziente sul volante. Louis studiò di nascosto gli anelli che gli decoravano le dita.
“Ho un amico alla tua stupida festa che, per inciso, non aspetta altro che vederti” rispose pungente, per poi tornare a fissare la strada. Quello si lasciò scappare una risatina.
“Allora la situazione è piuttosto comica, uh?” commentò, passandosi di nuovo una mano tra i capelli. Parcheggiò in un posto riservato, scendendo con grazia dalla macchina e facendo il giro per andare ad aprire la portiera a Louis. Il ragazzo si sporse per scendere, cadendo di nuovo all'indietro sul sedile, una mano sulla fronte a tenersi le tempie.
“Mi gira tutto” mormorò con una smorfia, come dovesse rigettare.
“Vuoi che chiami qualcuno?” chiese Harry Styles, martoriandosi le labbra coi denti per la preoccupazione.
“Non essere ridicolo” rispose quindi sarcastico, guardandolo negli occhi. Non aveva mai notato quanto diavolo fossero verdi.
Per non farsi notare in imbarazzo, Louis fece uno sforzo e uscì dall'auto, reggendosi allo sportello aperto. Harry provò a mettergli un braccio dietro la schiena per aiutarlo, ma quello si ritirò quasi scottato.
“Non toccarmi” sibilò, ed Harry alzò entrambe le mani mortificato. Chiuse poi lo sportello della macchina, avviandosi verso il pronto soccorso, controllando con la coda dell'occhio che Louis non cadesse al suolo.
Fortunatamente c'erano solo tre persone in fila, nonostante ciò Harry fece avanti e dietro sei o sette volte per chiedere quando fosse il loro turno alla malcapitata infermiera alla scrivania, che probabilmente non perdeva la pazienza solo perché lo aveva riconosciuto. Sconfitto, si accasciò sulla sedia di plastica rossa accanto a Louis, torturandosi le dita e tamburellando col piede sul pavimento bianco.
“Non sei abituato ad aspettare, eh? Sono Harry Styles, io ottengo tutto subito” scimmiottò, facendolo voltare verso di lui.
“Non vuoi andar via da questo posto?” rispose l'altro confuso, e Louis sorrise sarcastico, avvicinandosi al suo viso.
“Credimi, non vedo l'ora di liberarmi di te, ma fare così non serve” proclamò secco, per poi tornare con la schiena sulla sedia, massaggiandosi una tempia col palmo della mano, ad occhi chiusi.
“Mi spieghi che diavolo ti ho fatto?” sbottò Harry a bassa voce, girando il busto nella direzione del ragazzo. Quello rispose senza nemmeno guardarlo.
“Hai la presunzione di piacere a tutti solo perché sei famoso, mentre invece..”
“..a te non piaccio.” finì Harry, cercando di capire i suoi processi mentali che evidentemente gli sfuggivano.
“Neanche un po'.”
Il ragazzo riccio scosse la testa, quasi dispiaciuto.
“Ma non mi conosci nemmeno” sussurrò con la fronte aggrottata.
“Non ho bisogno di conoscerti per sapere come sei fatto.”




Harry accavallò le lunghe gambe coperte da jeans neri stretti fino a quasi non respirare e incrociò le braccia al petto, sbuffando e lasciando stare. Quel ragazzo non era il primo che credeva di conoscerlo solo perché era famoso e non sarebbe stato l'ultimo, ci era abituato. D'altronde perché prendersi la briga di conoscere uno come lui? Lui era il tipo famoso che ti faceva finire sulle riviste. Quello che tieni tra le amicizie giuste, quello che ti fa entrare alle feste e ti aiuta a trovare lavoro, solo col suo nome. Basta quello, perché mai sforzarsi di conoscerlo.
“Louis Tomlinson?” chiamarono, e Harry non ci fece granché caso, finché il ragazzo con gli occhi chiari accanto a se non si alzò barcollante per raggiungere l'infermiera, e la raggiunge in ambulatorio chiudendosi la porta alle spalle.
Harry si rannicchiò in un angolo sperando che nessuno lo avesse visto in quel quarto d'ora, era quasi sicuro che i paparazzi appostati fuori e dentro il locale non avessero notato le dinamiche di ciò che era successo nel vicolo, anche se non sapeva come dato che la vocetta chiara di quel tizio aveva probabilmente svegliato mezza palazzina.
Sorrise debolmente, pensando a come aveva pensato che anche in un vicolo buio, a terra e incazzato nero, fosse bello da far paura. E il fatto che si impuntasse tanto ad odiarlo lo rendeva forse ancora più bello.

Louis uscì con un pacco di ghiaccio tenuto sulla testa e un pacchetto di pasticche in mano, e sembrò salutare il dottore con un sorriso stanco.
“Ma allora sai sorridere” pensò Harry, alzandosi di scatto e avvicinandosi a lui.
“Allora? È tutto okay?” chiese, scortandolo fuori dall'edificio.
“Niente commozione cranica, tranquillo. L'articolo su Vanity Fair sarà per la prossima volta” rispose quello acidamente.
Il telefono di Harry iniziò a squillare, e quando lesse sullo schermo il nome di Zayn si affrettò a rispondere. Louis aprì lo sportello del passeggero aspettando a braccia conserte.
“Pronto?”
“Haz, dimmi che sei vicino casa” mormorò il moro al telefono, e Harry guardò il tettuccio della sua spider, prevedendo guai.
“Non proprio. Che c'è?”
“Cowell. È lì, e sta chiedendo di te” sibilò l'altro, facendogli sbarrare gli occhi.
“Cosa? Non posso venire adesso!” sbottò guardando per un momento verso Louis, che aspettava solo di tornare al locale.
“Okay, ora vedo cosa posso fare” concluse con un sospiro, poggiando la fronte al volante e attaccando il telefono. Lo buttò con uno sbuffo sul cruscotto.
“Stai per uccidermi” iniziò conciliante, guardando Louis con un sorriso, e quello aggrottò le sopracciglia sospettoso.
“Davvero?” rispose sarcastico, Harry neppure lo sentì.
“Dovresti accompagnarmi in un posto, è una cosa della massima importanza” snocciolò tutto d'un fiato, mentre Louis già cominciava a scuotere fermamente la testa.
“Non ci pensare nemmeno! Voglio tornare subito al pub e vederti uscire dalla mia vita più velocemente possibile” sbottò, agitando una piccola mano con la frangetta dei capelli color caramello davanti agli occhi.
“Ti prego, non te lo chiederei se non fosse importante” lo supplicò Harry, mettendo in moto “posso pagarti.”
“Ma vaffanculo.”
“Okay, ascolta” riprovò, girandosi verso di lui, cercando di non farsi distrarre dagli occhi azzurrissimi e accusatori “ti prometto che sarai al locale entro mezzanotte, e che dopo sparirò dalla tua vita.”
Louis alzò il mento, stringendo le labbra tra i denti.
“Promesso?” chiese di nuovo, e Harry annuì fermamente. Con un cenno gli indicò la strada, e Harry sorrise soddisfatto per poi rombare via fuori dal parcheggio.
Dopo aver corso per neanche cinque minuti si fermò davanti ad una villa maestosa, che Louis non fece in tempo a studiare perché Harry lo spinse all'ingresso e lo fece salire al piano di sopra, fino ad una stanza illuminata, così come il resto della casa, che nel giardino del retro, visibile dal balcone, brulicava di gente, perlopiù adulta.
“La stanza degli ospiti” dichiarò Harry frettoloso, mostrandogliela con un gesto ampio del braccio. Louis spalancò la bocca di fronte a quella che sembrava la suite di un albergo.
“Questa qui è casa tua?” disse strabiliato, avvicinandosi al vetro scorrevole che portava al balcone. Harry lo tirò via per un braccio, riportandolo fuori dalla vista di quelle persone.
“Sì” disse ridacchiando a disagio, “e adesso devo andare di sotto, ma promettimi che non uscirai di qui, non devono vederti.”
“Perché no?” chiese l'altro ingenuamente, allungando il collo oltre il balcone per guardare l'acqua limpida e azzurra di una piscina illuminata.
“Perché la gente inventa un sacco di cazzate. Sarebbero capaci di dire che stiamo insieme e..”
“Insieme?!” chiese scioccato, allontanandosi dal suo corpo.
“Sì, dicono un mucchio di fesserie” tagliò corto Harry, provando a raggiungere la porta.
“Aspetta! Se questa è casa tua e c'è tutta questa gente che ne è della festa al pub?”
“Serviva a tenere lontani i paparazzi da qui. Ti spiegherò tutto più tardi, ma per favore” ripeté, ormai con un piede fuori dalla porta “non uscire.”
Louis annuì distrattamente e si sedette sul letto.
Harry corse giù per le scale fino in giardino, dove salutò qualche invitato e i suoi genitori, che lo portarono da Cowell.
“Harry! Aspettavamo tutti te! Queste sono le mie figlie, sono tue grandi fan” esordì l'uomo, ed Harry sorrise alle due ragazzine che lo osservavano mezze nascoste dietro il padre “a quando il nuovo disco?”
“Ci sto lavorando, signore, volevo giusto far sentire un pezzo nuovo” rispose, lasciando che suo padre gli passasse la chitarra mentre sua madre annuiva compiaciuta. Harry prese uno sgabello e Zayn gli portò il microfono, facendogli l'occhiolino.
“Buonasera a tutti, grazie per essere qui” esordì, e la sua voce venne diffusa per tutto il giardino, una luce proiettata su di lui.
Louis fece scorrere il vetro della finestra, avvicinandosi con cautela al balcone per osservare la scena sicuro che, una volta tutti concentrati su Harry, nessuno si sarebbe accorto di lui lì in alto.
“Questo è un nuovo pezzo a cui sto lavorando, spero vi piaccia” concluse velocemente, prendendosi poi qualche secondo per accordare la chitarra.
Louis appoggiò le braccia al marmo del balcone, incuriosito, e Harry alzò lo sguardo su di lui e si azzardò a sorridere.


"Now you were standing there right in front of me
I hold on scared and harder to breath
All of a sudden these lights are blinding me
I never noticed how bright they would be.."


Louis aggrottò le sopracciglia, passandosi una mano tra i capelli senza rispondere al sorriso sfacciato di Harry che sembrava davvero cantare per lui.
In quel momento poté studiare indisturbato il suo viso, il suo corpo, il modo in cui le dita lunghe e piene di anelli argentati pizzicavano le corde della chitarra come fossero un tutt'uno.
Si rese conto che non l'aveva mai osservato per davvero, nelle interviste, o nei poster, nelle news continue che apparivano sulla sua home di facebook, perché troppo occupato a disprezzarlo per quello che rappresentava.
Con sguardo serio e la testa inclinata leggermente si accorse che quel ragazzo era oggettivamente bellissimo.


"I saw in the corner there is a photograph
No doubt in my mind it’s a picture of you
It lies there alone on its bed of broken glass
This bed was never made for two
I’ll keep my eyes wide open
I’ll keep my arms wide open

Don’t let me
Don’t let me
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of feeling alone

Don’t let me
Don’t let me go
‘Cause I’m tired of sleeping alone.."


La canzone finì con applausi composti ma consistenti, e il sorriso tutto fossette di Harry Styles a ringraziare tutti, per poi alzarsi dallo sgabello, porgere la chitarra a Zayn e sparire di nuovo.
Louis si voltò di scatto quando la porta si aprì dietro di lui, e trovò Harry a lasciar andare un sospiro di sollievo.
“Uff, anche questa è fatta” disse soddisfatto, mentre l'altro ragazzo incrociava le braccia al petto.
“Ora che ne diresti di portarmi al locale?”
“Non ce n'è bisogno” rispose quello, richiudendo la finestra con uno scatto “Zayn mi ha detto che ha riaccompagnato lui il tuo amico a casa.”
“Oh..”
Harry sorrise e gli fece cenno di seguirlo, scendendo le scale e lasciando la villa provando a non essere visto.
“Quindi adesso non hai più fretta” concluse una volta fuori, appoggiandosi allo sportello della macchina e incrociando davanti le lunghe gambe.
Ma lo farà apposta ad atteggiarsi da modello?, pensò Louis, deglutendo senza pensarci, per poi rendersi conto che no, lui probabilmente era così e basta.
“Portami a casa, per favore” rispose facendo il giro del veicolo e sedendosi sul sedile del passeggero. Harry alzò mollemente le braccia al cielo esasperato e poi lo imitò, mettendo in moto.
Accese la radio e con un sorriso trovò una sua canzone, iniziando a canticchiarla sottovoce soddisfatto.
“La fai finita?” sbottò Louis, spegnendo l'apparecchio e scuotendo la testa.
“Non ti piace la mia musica? È per questo che ti sto così tanto sulle palle?” chiese Harry, alternando sguardi a lui e alla strada davanti a se.
“La prossima a destra” rispose quello invece, irritato. Harry sbuffò sonoramente.
“Sai una cosa? Non hai il diritto di trattarmi così. Io sono stato gentile..”
“Mi hai quasi investito” lo interruppe l'altro, portandosi la mano al bernoccolo sulla testa quasi automaticamente.
“Vuoi uscire con me?” chiese tutto d'un fiato, e Louis si girò di scatto verso di lui.
“Che cosa?!” esclamò, la voce di un ottava più alta, tanto che ad Harry venne da ridere.
“Esci con me” ripeté tranquillo, “mi conosci meglio e poi giudichi come sono fatto con quella tua aria da so-tutto-io.”
“Non pensarci nemmeno. Avevi promesso che saresti uscito dalla mia vita” scandì, anche se in effetti un po' gli dispiaceva.
Louis attribuì quella piccola morsa allo stomaco alla solita sensazione che aveva quando qualcuno, perlopiù piccole comparse quotidiane, sparissero come meteore senza neanche dargli il tempo di capire se sarebbe valsa o no la pena di conoscerle. Decisamente non era questo il caso.
Harry rimase in silenzio, limitandosi a seguire le sue indicazioni per accompagnarlo a casa.
Pensò che non ci fosse niente da fare con quel ragazzino cocciuto e bellissimo. Tanto valeva lasciar perdere.
Si fermò davanti ad una piccola villetta a schiera, grande all'incirca un sesto della sua, ma carina e semplice, con un piccolo giardino curato sul davanti. Spense il motore e si torturò le dita.
“Grazie per il passaggio” mormorò Louis con tono duro, guardando verso di lui.
“Harry, adesso fai così perché è strano per te trovare qualcuno che non ti idolatri; tra una settimana ti sarai dimenticato il mio nome, sta' tranquillo” disse acidamente, come se l'idea gli desse ancora più fastidio di tutto il resto, e provò a nasconderlo poi con un gesto di indifferenza sporgendosi verso lo sportello prima di sentire lo sbuffo dell'altro che “già, forse no.” mormorava, ad occhi bassi.
Harry li alzò per un secondo e, approfittando della confusione dell'altro, si sporse velocemente verso di lui per poggiargli un soffice bacio sulla guancia ruvida di un lieve accenno di barba.
“Ciao” sussurrò poi, lasciandolo uscire e guardandolo entrare nel giardino addormentato e poi fino dentro casa, per poi sparire di nuovo per strada con una strana sensazione attaccata alla pelle.
Louis si chiuse la porta alle spalle e si permise finalmente di arrossire. Restò forse cinque, sei minuti immobile a fissare il vuoto del loro salone buio finché non si accese la luce del corridoio e Niall non apparve mezzo addormentato e coi piedi scalzi.
“Lou, ma dov'eri finito? Non riuscivo più a trovarti, sei sparito” biascicò.
Louis provò a cercare una risposta opportuna nella sua testa, ma non ne uscì niente di sensato.
“Mi ha rapito Harry Styles” mormorò, e il biondo sorrise divertito.
“Certo. Vabbè, vado a letto, che domani ho da studiare. Buonanotte” si congedò di nuovo, sparendo velocemente fino alla sua stanza.
Louis scosse la testa e chiuse gli occhi un attimo, sfiorandosi la guancia con tre dita, per poi imitarlo e provare a lasciare che quella serata diventasse un ricordo.




“Mi spieghi che diavolo ci facciamo qui, Niall” mormorò Louis esasperato, prendendo sottobraccio il suo telo da mare e provando a seguire i passi frenetici del biondo che si guardava intorno completamente assorto.
“Non capisci, Lou. Qui Harry Styles viene sempre a fare surf, non potevo non cogliere l'occasione” farneticò, avvicinandosi alla riva.
L'acqua era azzurro chiaro e talmente limpida che anche a diversi metri si riusciva a intravedere la sabbia bianca. Louis non riuscì a trattenere un risolino nervoso.
“Dio, Niall, sai quante probabilità hai di incontrarlo?” gli chiese, e gli sembrò una presa in giro. Ma in fondo lui aveva archiviato l'episodio del pronto soccorso di un paio di settimane prima come una specie di visione/miraggio che era meglio dimenticare per il bene della propria salute mentale.
Niall neppure lo sentì, e si sdraiò su una sedia inclinata srotolando le cuffie del suo ipod. Louis scosse la testa e camminò per un po' sulla riva, con l'acqua che gli arrivava alle caviglie; poi si accorse di aver sete, e si diresse verso il bar.
Adocchiò distrattamente un tizio coperto da capo a piedi, con gli occhiali scuri sul naso e un cappello da pescatore in testa. Sorrise esageratamente pensando a come la sua salute mentale avrebbe potuto archiviare anche quello e zompettò fino alla sdraio accanto a lui.
“Scusi, non sta morendo di caldo?” chiese con un sorrisetto canzonatorio sulle labbra. Poi si sfilò la maglietta, guardandolo con la coda dell'occhio mentre si girava verso di lui.
“Mi metterebbe un po' di crema?” continuò, osservandolo divertito.
Quello finalmente si abbassò appena gli occhiali sul naso, rivelando le iridi verdi e sorridendo appena.
“Ma non volevi che io uscissi dalla tua vita?” sussurrò, guardandolo di sbieco.
“Non è così facile se continui a seguirmi. Che ci fai qui?”
“Sto scappando, in realtà.”
“Scappando, certo. Da chi?” chiese ancora irritato.
“Dai paparazzi” spiegò quello a bassa voce, “mi seguono ovunque, non ne posso più.”
“Oh, dev'essere estenuante” disse Louis, alzando gli occhi al cielo. Harry scosse la testa, come se ritenesse inutile anche solo provare a spiegarglielo. Poi guardò il parcheggio dietro di se, illuminandosi.
“Che macchina hai?”
“Un maggiolino, è di mio nonno. Un vero pezzo d'epoca” rispose quello sarcastico.
“Ti prego prestamelo” si agitò l'altro, prendendogli una mano “la mia macchina la conoscono, non posso andar via con quella. Te lo riporto in serata.”
“Sei impazzito?” sbottò Louis, allontanandosi di scatto dalla sua presa, “noi come dovremmo tornare a casa?!”
“Ti lascio la mia auto” disse a malincuore l'altro, porgendogli le chiavi della spider, “ti prego. Posso pagarti”
“Senti, devi smetterla, non li voglio i tuoi soldi” strillò Louis irritato, per poi sospirare sconfitto. “Va bene, ma entro stasera devo riaverla e dev'essere esattamente com'è adesso.”
“Fino all'ultimo granello di polvere.” sorrise l'altro, alzandosi di scatto e camminando fino al parcheggio.
Louis rise sotto i baffi guardandolo mentre cercava di passare inosservato, alto e magrissimo e con un cappello da pesca in testa.
“Sei inquietante” gli disse ad un certo punto, ed Harry invece di prenderlo come un insulto semplicemente sorrise guardandolo negli occhi. Louis gli indicò l'auto, e stava ancora parlando quando Harry si abbassò di colpo.
“Cazzo, sono qui” mormorò, appoggiato contro il metallo blu elettrico dello sportello.
“Chi? I paparazzi?” chiese Louis, alzando la testa per guardare attraverso il finestrino.
Harry lo tirò giù di scatto, facendolo quasi cadere.
“Svelto, entra” ordinò, aprendo lo sportello e sbattendolo inavvertitamente contro la testa di Louis.
“Cazzo, Harry, la finisci di colpirmi?”
L'altro si morse un labbro mormorando una sequela “scusascusascusa” e facendogli cenno di entrare alla svelta.
Louis obbedì massaggiandosi la testa e non fece in tempo a poggiare il sedere sulla pelle del sedile che Harry lo abbassò con una spinta sulla spalla destra. Gli scappò un lamento, e armeggiò con la cintura di sicurezza.
Harry si infilò gli occhiali da sole e alzò il colletto della camicia che indossava, cercando di coprirsi il più possibile. Poi passò un fazzoletto di seta trovato chissà dove al ragazzo accanto, pretendendo che ci si avvolgesse.
Fece una lenta retromarcia schivando per miracolo due uomini armati di fotocamere professionali con lunghi obiettivi e poi si affrettò a lasciare il parcheggio della spiaggia.
“Ancora mi chiedo che diavolo ho fatto per meritarmi questo” sbottò Louis, lanciando il fazzoletto sui sedili posteriori e incrociando le braccia.
“Ma possibile che ti lamenti sempre?” lo canzonò invece l'altro, con un sorrisetto compiaciuto.
Accese poi la radio, cercando tra le stazioni finchè non trovò una sua canzone. Si mise a canticchiarla distrattamente ignorando Louis sempre più irritato.
“Si può sapere dove diavolo stai andando?” sbottò infatti, guardando la strada fuori dal finestrino. Intorno a loro non c'era granché, qualche casetta silenziosa in mezzo ai campi secchi.
“Cerco di seminarli. E poi, già che ci siamo ti porto a vedere Los Angeles” rispose, guardandolo con un sorrisetto per mezzo secondo.
Louis ignorò il formicolio al centro dello stomaco e si impose di stringere le labbra in un'espressione imbronciata.
“Come se non la conoscessi, ci vivo.” “Appunto perché ci vivi l'hai sempre data per scontata!” puntualizzò Harry.
"Ti avevo detto che non sarei uscito con te."
"Vero, e quindi ti ho rapito. Problema risolto."
Sorrise così tanto che comparvero ai lati della bocca due adorabili fossette da bimbo, quella destra più pronunciata della sinistra.
Louis avrebbe voluto controbattere, ma non riuscì a mettere insieme due parole e preferì star zitto, accasciandosi contro il sedile.
Parcheggiarono accanto al centro turistico della città e Louis saltellò per i negozi, seguito da un Harry sempre sorridente.
Passarono un mezzo alle classiche bancarelle per turisti e anche a Louis sfuggì una risata quando Harry prese da un banco un paio di strani occhiali a forma di stella e li indossò con un sorriso tutto denti e le braccia alzate.
Louis gli fece una foto con una macchinetta usa e getta comprata poco prima, e in meno di un'ora terminò gli scatti a disposizione.
"Tieni" sentì dire ad Harry, riapparso dopo essersi allontanato due minuti.
Distolse l'attenzione dalla vetrina di un negozio per guardarlo mentre porgeva una ciambella zuccherata. Louis sorrise, prendendola dalle sue mani.
"Grazie" mormorò stupito, dando un morso. Harry alzò un lato della bocca in un piccolo sorriso soddisfatto e addentò la propria, ricominciando a camminare.

Tornarono in macchina e Louis percepì la differenza rispetto a quando era sceso. Adesso non pensava più che Harry fosse così male.
Ridacchiò per l'ennesima battuta, ma smise quando vide il riccio fare una smorfia infastidita.
"Che c'è?"
"Ci hanno trovati. Porca puttana" imprecò tra i denti. Louis si sporse a guardare indietro e fece in tempo a vedere un fuoristrada nero che li seguiva a pochi metri prima che Harry lo riacciuffasse, buttandolo sul sedile.
“Sta giù! Ora provo a seminarli” mormorò, come se avesse paura di essere sentito anche lì dentro.
“Perché invece non ti fai fare un paio di foto e gli chiedi di lasciarci in pace?”
“Sei impazzito? Non potrei farmi vedere in giro fino all'uscita del disco, e finisco in prima pagina con te?!”
Louis incrociò le braccia e si voltò di scatto, ruotando il busto verso di lui.
“Cosa vorresti dire, scusa?” sibilò. Harry alzò gli occhi al cielo.
“Tu non ti rendi proprio conto” sorrise acidamente “sai cosa vorrebbe dire farti vedere con me? Non avresti più privacy, ti seguirebbero ovunque e inventerebbero talmente tante cazzate..”
Harry svoltò bruscamente sulla destra, abbandonando la strada asfaltata e sperando di seminarli grazie agli alberi che li nascondevano quasi completamente.
"Sei arrabbiato ora" constatò Louis a bassa voce, guardando fuori dal finestrino. Sentì lo sguardo dell'altro addosso.
"Mi rovinano qualsiasi bella giornata."
Louis strinse le labbra e lo osservò guidare, finché non si accorse di non riconoscere il posto in cui erano andati a finire.
“Almeno sai dove stai andando?” disse Louis, prendendo una cartina stradale dal cruscotto “qui dice che siamo nella parte opposta alla città.”
“Perché, sai anche leggere una cartina?”
Louis strinse le labbra, pensando mentalmente di soffocarlo con l'asciugamano nella sua borsa.
“Ero nei boy scout. Imbecille.”
“Beh, non te l'hanno insegnato, nei boy scout, il gioco del silenzio? Non stai zitto un minuto, per la miseria, sei talmente petulante” quasi strillò Harry, pentendosene subito dopo.
Louis chiuse malamente la cartina e si voltò di nuovo verso il finestrino incrociando le braccia.
Harry si morde il labbro e allungò la mano che non teneva il volante per stringergli la gamba.
"Scusa, sono un idiota" mormorò.
"Allora siamo d'accordo."
Fece un sorrisino.
"Beh. Io sono acido solo quando mi fanno incazzare, mentre tu sei acido a tempo pieno. Potresti fare lo sforzo di sopportarmi un pochino, no?"
Louis adocchiò la mano del riccio sulla sua coscia e si sforzò di rimanere immobile, alzando gli occhi al cielo poi come risposta.
"Sono ancora convinto che tu non abbia idea di dove siamo."
"È quello di cui sono convinto anch'io, capo scout" ammise l'altro, togliendo la mano e passandosela tra i ricci.
"Harry."
"Cosa! Non è colpa mia."
"Beh di certo non seguivano me! Sei tu quello famoso."
"Sto seriamente considerando di lasciarti qui" rispose, e stava già per riallungare la mano sul suo ginocchio quando si accorse che dalla parte inferiore dell'auto provenivano strani rumori, come dei gorgoglii.
“Ma che diavolo..”
Harry abbassò il finestrino con la levetta manuale e si affacciò, notando una pozza di fango non proprio rassicurante proprio sotto di loro.
“Cazzo” sbottò, buttandosi sul sedile.
“Cosa c'è adesso?”
“Ci siamo impantanati.”
Louis sgranò gli occhi.
“Vorrai scherzare! Accelera, avanti!”
Harry voleva ribattere ma provò a dargli retta per non farlo arrabbiare ancora di più. Diede gas e l'unico risultato fu l'essere affondati peggio di prima.
Louis appoggiò le braccia sul finestrino e ci affondò la testa.
“Dio mio, chi diavolo mi ti ha fatto incontrare, a te” farfugliò con voce stridula.
“Smettila di rompere e vediamo di scendere da qui. Non vedi che stiamo affondando?”
“Sei pazzo? Questa macchina è d'epoca.”
“Vuoi fare la fine del capitano del Titanic? Avanti, non fare l'idiota, per mezzo minuto.”
Louis sbuffò rumorosamente e si mise la propria borsa a tracolla, aprendo il più possibile il finestrino. Si mise seduto sulla portiera e cercò di sporgersi per salire sul tetto dell'auto.
Harry fece lo stesso, in modo più sinuoso e agile; gli porse le mani e Louis le dovette accettare riluttante per salire assieme a lui sul tettuccio.
“Lo vedi quel tronco? Ci salteremo sopra” propose Harry, indicando in mezzo alla fanghiglia, mentre l'auto continuava a sprofondare.
Harry provò a tenersi in equilibrio con le sue All Stars bianche già sporche di terra, e quando ebbe trovato una posizione abbastanza stabile porse a Louis le sue mani.
“Avanti, muoviti” lo incoraggiò a saltare.
“Scusa tanto eh, se trentamila dollari di macchina stanno per finire ingoiati dal fango per colpa della tua deficienza.”
Harry alzò le braccia al cielo.
“Te la ripago. Ora muovi il culo” sbottò, e Louis obbedì, avvicinandosi al bordo per poi saltare sul tronco, che rotolò pericolosamente verso sinistra.
“Oh certo, cosa vuoi che siano trentamila dollari per Harry Styles, a lui basta schioccare le dita per avere ciò che vuole, non ci avevo pensato.”
“Ma che diavolo ne vuoi sapere tu di me?”
“So abbastanza da capire quanto sei sbruffone!” strillò Louis in risposta, mentre il tronco sotto di loro oscillava sempre di più.
Provarono ad avvicinarsi alla terra più solida, a pochi metri, attenti a bilanciare i loro pesi.
“Se avessi speso la metà del tempo che hai sprecato ad insultarmi per provare a conoscermi, forse-” Louis cacciò un urlo e agitò le braccia, ma invano: in tre secondi erano entrambi immersi nel fango. Il ragazzo sputacchiò e cercò di prendere aria, arrampicandosi al tronco.
“Dio santo, la mia borsa.. Harry, cazzo, non so nuotare” disse con affanno, mentre l'altro gli cingeva la vita con un braccio e lo teneva appeso al tronco.
“Ma bene. Cellulari fuori uso, macchina fuori uso..”
“Se stai cercando di farmi incazzare sappi che non ce n'è bisogno!” sbottò l'altro, arrancando fino a riva.
Aprì la tracolla, guardando con occhi tristi il suo libro gocciolante. Harry si sdraiò a pancia in su, per riprendere fiato. L'auto, intanto, fece un ultimo blblblblbl e sparì inghiottita dalla terra.
Louis si alzò di scatto e iniziò a camminare a passo svelto. Harry lo seguì, inarcando le sopracciglia.
“E adesso si può sapere dove vai?”
“Più lontano possibile da te!”
Harry accelerò il passo e gli fu accanto, provocando i suoi sbuffi.
“Ma perché non la finisci con questa guerra immotivata contro di me?”
“Immotivata? Tu vivi su un altro pianeta, non sei fatto per la vita reale e qualsiasi problema per te non esiste perché tanto hai anche chi ti pulisce il culo, giusto? Non sei una persona vera.”
Harry si fermò per un attimo.
“Che vuoi dire?”
Louis si pentì un po' sentendo il suo tono di voce più basso. D'altronde, era soltanto la verità, giusto?
Aprirgli gli occhi, visto che nessun altro riteneva fosse conveniente farlo, gli avrebbe solamente potuto fare del bene.
Così si voltò e gli rivolse uno sguardo ghiacciato, stringendo i denti.
“I tuoi genitori sono i tuoi agenti. I tuoi amici lavorano per te. E la gente ti adora a prescindere perché, che diavolo, tu sei Harry Styles” spiegò, cercando di pulirsi con un pugno un po' di fango sul mento.
“Tranne te” puntualizzò Harry, per niente stupito dallo sfogo.
“Tranne me, esatto. Ed è per questo che ci odiamo, perché non puoi accettare che qualcuno non voglia con tutto se stesso penderti dalle labbra!”
Si voltò poi, esasperato, e ricominciò a camminare. Non sentì Harry controbattere, perciò dedusse che avesse semplicemente lasciato perdere. D'altronde avevano idee talmente diverse sulla questione che cercare di convincere l'altro sul proprio punto di vista sarebbe stato tempo perso. Non che a Louis importasse davvero.
Arrivarono ad un torrente nascosto tra le siepi e Louis si allontanò da Harry, si sfilò la maglia che una volta era bianca e azzurra e la immerse, guardando l'acqua diventare marrone tutto intorno.
Sedette sulla riva e adocchiò il suo orologio, che fortunatamente non aveva subito danni. Pensò che a quel punto Niall doveva essersi accorto della sua assenza e che sicuramente si sarebbe preoccupato, non trovando il cellulare acceso.
“Mi dispiace per tutto questo casino” sentì dietro di sé, e si riscosse dai propri pensieri. Raddrizzò la schiena e fissò Harry negli occhi, ancora più verdi per i riflessi del sole sull'acqua.
Arricciò le labbra, incrociando le braccia al petto per istinto di coprirsi. Quello sorrise appena e gli porse la mano.
“Tregua?”
Louis sospirò e la strinse, annuendo. Ormai sarebbe stato inutile continuare a punzecchiarsi a vicenda, e controproducente visto che dovevano trovare il modo di tornare a casa.
Fece un ghigno e lo strattonò, spingendolo in acqua. Lo guardò riemergere con un'espressione sbalordita e divertita, la maglietta di nuovo bianca attaccata ai muscoli definiti del torace. Harry fece un sorrisetto da lupo e gli andò incontro, facendogli seccare la lingua.
“No. Harry.. non so nuotare, non ti azzardare-” provò a dire, ma si ritrovò in acqua in mezzo secondo.
Harry lo cinse alla vita per non fargli andare la testa sotto, e rise sguaiatamente.
“Finalmente ti lavi, il fango non ti donava.”
“Credi anche di essere spiritoso, mio Dio” blaterò sarcastico Louis, spingendosi via dalla sua presa per poi riattaccarsi subito dopo, rendendosi conto che sotto i suoi piedi non riusciva a toccare nulla.
Riuscì a godersi per qualche istante il posto bellissimo – in mezzo al nulla, certo, ma comunque bellissimo – in cui erano finiti. Si scoprì a sorridere soltanto perché sentì il disagio di essere colto in fallo quando Harry gli sorrise a sua volta, sorreggendolo per non farlo affogare. Intorno a loro, il fango affondava e l'acqua a poco a poco tornava limpida.
“Mi aiuti a sciacquare i capelli?” chiese a bassa voce. Harry, qualche ricciolo bagnato a gocciolargli sulla fronte e le labbra ancora più rosse, sorrise e annuì.
“Tappati il naso.”
“Mi riacchiappi, dopo, vero?” quasi implorò, impaurito dall'acqua. Harry annuì di nuovo, e Louis si chiuse le narici con le dita, strizzando forte gli occhi.
Harry lo spinse delicatamente sotto il filo dell'acqua e lo tirò su di nuovo pochi secondi dopo, scostandogli con la mano i capelli lisci e lunghi sulla fronte.
“Molto meglio.”
Pensò che in fondo avrebbe davvero voluto saperne di più di quel ragazzo. La vita della popstar non lo incuriosiva granché - alla fine, le persone famose erano tutte uguali, viziate e piene di sé - ma Harry rischiava di essere una stramba e bellissima eccezione.
Louis tornò sul suo viso e si stropicciò gli occhi, guardandolo di sbieco. Aveva un sorriso strano, un sorriso da... flirt? Aspettò che la rabbia per quel pensiero montasse dentro di lui. Non successe niente.
“Non è vero che ti odio” ammiccò, riferendosi al discorso di Louis di poco prima. Louis sentì la sua pelle andare a fuoco, si impose di stare tranquillo.
“E non è vero neanche che mi odi tu” continuò, avvicinando il viso, “giusto?”
“Che fai?” farfugliò allora, aggrappato alle sue braccia. Harry fece spallucce, tanto vicino da quasi sfiorare il naso con il suo.
“Ti bacio, credo” disse, come fosse la cosa più normale del mondo. “Posso?”
Louis avrebbe voluto darsi un pugno, perché con tutte le cose che avrebbe potuto fare in quel momento, scosse la testa.
Harry lasciò un po' la presa, aggrottando la fronte dispiaciuto, e si allontanò di scatto.
“Oh.” mormorò, avvicinandosi alla riva, e lasciando Louis dove finalmente si toccava. “Okay.”
Louis inclinò la testa, quasi a bocca aperta, guardando la sua schiena allontanarsi.
“Okay?” sbottò, e l'altro si girò sorpreso “quasi mi investi fuori da un pub, mi trascini di forza in ospedale, mi rapisci, poi mi costringi a venire con te in giro per un'intera giornata, mi distruggi la macchina, mi fai riempire di fango dalla testa ai piedi, letteralmente” elencò, furioso “e poi, maledettissimo ipocrita, mi chiedi di baciarmi, e ti fermi perché dico di no?”
Harry sgranò gli occhi, tornò indietro schizzando acqua da tutte le parti e quasi si buttò addosso a Louis, stringendoselo addosso e premendo le labbra sulle sue.
L'altro gli strinse i capelli bagnati fino a fargli male, sentendo le ciocche di ricci morbidi tra le dita, esplorandogli il palato con la lingua, beandosi del sapore leggermente salato per via dell'acqua e della morbidezza della sua bocca gonfia.
Inspirò profondamente dal naso, mentre Harry gli si spingeva contro e toccava la sua schiena nuda con le sue mani enormi ma delicate.
“Chi è l'ipocrita” chiese senza fiato, con un sorriso luminoso. Louis gli morse il labbro inferiore, inclinando la testa per raggiungere di nuovo la sua lingua, come se ne fosse già dipendente.
“Stai zitto.”

Si staccarono e Louis aspettò per qualche minuto un imbarazzo che non si fece vedere.
Harry sorrise e gli porse la mano, tirandoselo dietro fino a riva. Lo aiutò ad alzarsi e poi lo superò di qualche metro, sfilandosi la maglietta per poi appenderla ad un albero e lasciarla asciugare.
Abbassò la testa e frizionò velocemente i capelli con le mani, cercando poi di sistemarli alla bell'e meglio, con un sorriso imbarazzato sul volto. Louis, già senza maglia, decise di imitarlo e sedergli accanto su un tronco enorme, ricoperto sul lato d'ombra dal muschio e cavo all'interno.
"Come diavolo l'abbiamo trovato questo posto a neanche dieci chilometri dalla spiaggia" ridacchiò, dondolando le gambe a cavallo del tronco.
Harry strinse gli occhi in un sorriso tutto fossette e si sporse poggiando le mani sul legno, chiedendo chiaramente un altro bacio. Louis si tirò indietro appena quando ormai erano a qualche centimetro di distanza, con un sorrisino strafottente. Poi tornò in avanti, sfiorò appena la sua bocca e si ritirò indietro.
Harry sporse in fuori il labbro inferiore, fingendo un'espressione triste, e davvero, che diavolo stavano facendo? Erano passati da "tregua" a fare la coppietta innamorata. Cavolo, se non era una bella sensazione. E allora, baciò Harry di nuovo, che stese le labbra in un sorriso.
Poi fece in modo che si stendesse contro il tronco, seduto per terra, in modo da poggiare la schiena sul suo petto e la testa sulla sua spalla e godersi il poco sole che filtrava dai rami.
"Sbaglio o te la stai spassando" insinuò Harry, passando la punta delle dita sul suo avambraccio.
"Sta' zitto. Stai rovinando il mio momento relax" blaterò Louis, alzando il braccio libero per stringere il suo collo e passare la mano in mezzo ai ricci già quasi asciutti.
"Niente macchine, né cellulari.." lo ignorò Harry, sfiorandogli la tempia con le labbra "possiamo rimanere per un po'?"
"Grazie per avermi ricordato della fine che hai fatto fare alla macchina e al telefono" si lamentò Louis, alzando un po' la testa per permettere ad Harry di baciare più pelle possibile. "Sì, possiamo rimanere."
Sentì le sue labbra piegarsi in un sorriso e chiuse di nuovo gli occhi, concentrandosi soltanto sul rumore rilassante dell'acqua.


“Alleluia” disse Louis a bassa voce riconoscendo la zona, un po' in imbarazzo perché che cavolo, Harry Styles gli stava tenendo la mano.
Durante il tragitto i loro vestiti si erano asciugati, Harry aveva srotolato dal suo polso una fascia nera e l'aveva messa nei capelli e la sabbia gli aveva riempito le scarpe, ma erano di nuovo in spiaggia.
“Forse è meglio non arrivare insieme” ragionò Harry, lasciandogli delicatamente la mano.
Louis inclinò la testa.
“Perché?”
Harry gli sorrise conciliante, provando a baciarlo su una guancia, ma Louis si spostò.
“Lo sai, Lou. Te l'ho spiegato, inventerebbero..”
“Cosa” sbottò l'altro, “cosa inventerebbero?”
Harry strinse le labbra, guardando in basso.
“A cosa pensavi quando mi hai baciato, prima? Cos'è che avevi in mente?” continuò Louis, stringendo le braccia al petto. Forse con la sua mente stava già correndo troppo, ma non se ne andava in giro a baciare la gente tutti i giorni, ecco.
“Dovevo per forza avere in mente qualcosa?”
“Di solito le persone normali lo fanno, Harry!” sputò fuori, fermando i suoi passi sulla sabbia.
“Meno male che ci sei tu a darmi lezioni di normalità, Louis. E scusa se il mio cervello non ragiona come vuoi tu” blatera Harry, alzando la voce.
“Lo dicevo, che eri un idiota.”
“Cosa diavolo vuoi da me, eh? Non ti rendi minimamente conto di quello che vuol dire fare la mia vita, essere seguito in tutti i movimenti giorno e notte senza tregua solo per sputtanarmi su una rivista che dice solo cazzate. Tu non lo sai!”
Louis sorrise tristemente, ed Harry sentì un brivido lungo la schiena. “Hai ragione. Quindi, finiamo qui. Giusto?” chiese.
Un groppo in gola, che tra l'altro non riusciva davvero a spiegarsi, gli impediva di parlare liberamente come avrebbe voluto.
In fondo nemmeno gli piaceva quell'Harry Styles. Lo conosceva talmente poco, cosa mai avrebbe dovuto importargliene?
Il ragionamento razionale che si fece nella propria mente non gli evitò però gli occhi lucidi e la voglia di stringersi tra le proprie braccia. Harry dal canto suo continuava a guardarsi intorno, le mani intrappolate nervosamente tra i ricci. "Non vuoi capire. Loro rovinano sempre tutto, e.."
"No, Harry, a quanto pare ci riesci benissimo da solo."
Louis si impose di girare i tacchi, ma la sua voce lo fermò dopo nemmeno tre passi.
“Louis”
Si voltò, provando a non lasciar trasparire la speranza dai suoi occhi.
“La macchinetta fotografica. È meglio che la tenga io.”
Si sbrigò a buttargliela contro, per poi andare via davvero e cercare un posto in cui piangere in pace.
Con la coda dell'occhio vide Harry sorridere negli obiettivi dei fan che lo avevano riconosciuto e raggiunto. Si asciugò brutalmente le lacrime dal viso e raggiunse il primo taxi che vide sulla strada adiacente alla spiaggia.




“Basta.”
Louis alzò gli occhi sorpreso dal piatto di insalata che stava torturando. Niall lo fissava con lo sguardo più arrabbiato che era riuscito a fare.
“Che c'è?”
Niall alzò le braccia verso il soffitto, per farle poi ricadere lungo i fianchi, esasperato.
“Che c'è? E lo chiedi pure? Sei diventato una specie di zombie da più di una settimana a questa parte. Non dico che me ne devi parlare per forza, ma non posso vederti così, Lou.”
Louis sospirò, abbassando di nuovo gli occhi sul suo piatto pieno.
“Mi dispiace di non essere di buona compagnia.”
“Non è questo, e lo sai.” mormorò quello, già troppo impietosito per continuare a dargli contro.
Louis si alzò da tavola, consapevole di essere monitorato dal suo sguardo inquisitorio, e svuotò il piatto nel cestino. Lo lavò velocemente e lo mise al contrario per farlo asciugare.
Provò a tornarsene in camera sua ma ovviamente il biondo non gli lasciò tregua, e lo seguì. Si buttò sul suo letto, fissandolo con occhi preoccupati.
“Hai conosciuto qualcuno.” dedusse Niall. Louis sbuffò, poggiando la schiena alla testata del letto e prendendo un libro a caso dal comodino, giusto per avere qualcosa da fare.
“Non ho voglia di parlarne.”
“Ma io sono il tuo migliore amico in assoluto” miagolò il biondo, addirittura sporgendo il labbro inferiore. Louis si passò una mano sulla faccia.
“Sì. Ho conosciuto qualcuno. Ma è andata male.” riassunse, cercando di ignorare il peso nel petto che sentiva parlandone “Fine della storia.”
Niall tentò di tirargli fuori qualche altro dettaglio, ma per giorni non ci fu niente da fare.




“Merda.”
Louis sbarrò gli occhi, ancora assonnato, indicando la tivù. Niall capì e alzò il volume sul servizio che stavano trasmettendo. C'era una sua foto in spiaggia, accanto ad Harry.

“Si pensa ad una nuova possibile fiamma della famosissima star inglese...”
“Un ragazzo senza nome...”
“...qualcosa di serio, o una semplice avventura finita così presto da non...”

“Ma quello sei tu?!” sbottò Niall, coprendosi la bocca con entrambe le mani.
Louis poggiò i gomiti sul tavolo di legno della loro cucina e affondò le dita nei capelli già disordinati. Poi si alzò con uno scatto rovesciando uno scatolone di latte mezzo pieno e scappò letteralmente in camera sua, sbattendo forte la porta.

Niall bussò mezz'ora dopo.
“Stai bene?”
Louis riemerse dal proprio cuscino, col viso rigato di lacrime. Si girò e si strinse le ginocchia al petto, tirando su col naso.
“Mi dispiace tanto non avertelo detto. Credevo che non parlandone con nessuno sarebbe stato come se non fosse mai successo.”
Niall sorrise appena e si buttò accanto a lui sul letto, stringendoselo addosso.
“Non importa. Ma adesso lo sanno più o meno tutti, credo”
“Grazie Nì. Sempre d'aiuto.”
“..quindi puoi anche parlarmene.”
Louis fece una smorfia, ma decise che glielo doveva.

Quando ebbe finito di raccontare ricominciò a piangere, e Niall lo strinse più forte.
Qualche ora dopo, fuori casa loro era già pieno di paparazzi fino a coprire ogni metro quadro di giardino.



Niall sbatté il proprio bicchiere vuoto nel lavandino e fece uno sbuffo di frustrazione.
“Adesso basta, vado fuori e gliene dico quattro.”
Partì in quarta in direzione della porta ma Louis lo fermò subito.
“Non se ne andranno finché non mi sarò fatto vedere, Nì.”
“Allora fai qualcosa, Lou! Non puoi vivere recluso qui dentro. Anche perché stasera devi accompagnarmi al pub da Josh e gli altri, me l'hai promesso.”
"Speravo che il cortile invaso dai paparazzi fosse una scusa sufficiente" mormorò ironico.
"Non pensarci neanche. Risolvi questa cosa" gli strillò entrando nella sua stanza per cambiarsi.
Louis strinse le labbra e prese un forte respiro. Pensò che in effetti, negli ultimi giorni – dopo il servizio alla televisione che aveva rivelato la sua identità a mezzo pianeta – la sua vita e quella del suo coinquilino erano diventate impossibili.
In uno di quelli che Louis chiamava “momenti buoni” (cioè quelli in cui riusciva quasi a vedere il lato buono di quel poco che aveva condiviso con Harry senza sentire l'istinto di bruciare tutte le riviste con la sua faccia sopra) aveva pensato che in fondo sì, il ragazzo aveva ragione a dire che la fama poteva essere una orribile piaga.
Il giorno dopo il servizio che lo riguardava Harry Styles aveva rilasciato un'intervista. Aveva specificato, sorridendo con nonchalance, che il misterioso ragazzo con cui era stato visto assieme non era che un semplice fan desideroso di incontrarlo. Non ricordava più il suo nome, aveva detto scherzando.
Louis aveva pianto per le due ore successive.

Si incamminò a passo di marcia verso la porta di casa. La aprì e fu abbagliato dalle luci delle macchine fotografiche; cercò di non curarsi troppo delle telecamere puntate contro di lui e si buttò sul giornalista con il microfono in mano, che lo inondò di domande. Ignorò quelle sul suo nome, stringendo le labbra quando gli chiesero se conoscesse Harry Styles.
"Non ho davvero idea di chi sia. Ho letto qualcuno dei vostri articoli e la popstar piena di sé che descrivete io non l'ho mai conosciuta."
Riuscì ad ottenere il silenzio assoluto, l'unico rumore era quello dei flash. Sentì gli occhi pizzicare, ma decise di ignorarli.
"A voi non importa chi davvero è. Voi volete solo carne da macello, qualcosa da mandare in stampa, e non vi rendete conto delle esperienze che ostacolate e delle belle giornate che rovinate. E per cosa? Quell'Harry Styles che sembrate conoscere così bene, la persona di cui scrivete nei vostri giornali e che parla nelle vostre interviste.. Mi dispiace, io non l'ho mai conosciuto. E vi assicuro che qui state solo perdendo tempo, perché da me non avrete niente."
Louis ebbe il tempo di vedere il giornalista abbassare il microfono e fissarlo, e il cameraman spegnere la videocamera, prima di rientrare in casa con la stessa velocità con cui era uscito, sperando di averli smossi abbastanza da lasciarlo in pace.
"Ehi, allora?" chiese Niall, frizionando i capelli biondi con un asciugamano.
"Non hanno granché su di me, credo che l'aria dello scoop passerà presto e ci lasceranno in pace."
Niall lo guardò per qualche secondo, poi annuì.
"Sbrighiamoci ad uscire, okay? Ho bisogno di bere" disse Louis, cercando di simulare un tono allegro.



“Beh?” sputò fuori Zayn, buttando sul tavolo una rivista e poi sedendosi accanto a lui. Harry aprì spropositatamente la bocca e masticò con tranquillità i propri cereali, scorrendo la timeline di twitter sul suo portatile.
“Non mettertici anche tu.”
Zayn sbuffò, indicando frustrato la rivista.
“Queste cazzate puoi raccontarle a loro, Haz, ma non a me. Questo tipo lo conosco. Era a quella festa di due settimane fa, ci ho parlato prima che tu chiamassi per darci buca. Allora?”
Harry lo guardò di traverso.
“Si chiama Louis. L'ho investito con la macchina.”
Zayn sgranò gli occhi.
“Da quando te ne vai in giro ad investire la gente?”
“Ma dai, è ovvio che non l'ho fatto apposta.”
“In questi momenti capisco cosa ci faccio qui con te. Ti serviva qualcuno che ti impedisse di ammazzare le persone con la tua innata scoordinazione..” continuò a blaterare l'altro, studiando la rivista. Harry lo guardò di sbieco.
“Ho rovinato tutto.”
Zayn alzò la testa incuriosito, esultando mentalmente perchè la sua strategia d'indifferenza per farlo parlare stava funzionando.
“Mh?”
"Noi due.. Qualsiasi cosa ci fosse tra me e lui. È finita." blaterò.
Zayn gli passò una mano sull'avambraccio, dedicandogli la sua completa attenzione.
"Come mai?" bisbigliò, quasi per paura che qualcuno potesse sentirlo.
"Perché avevo paura che un giorno si sarebbe pentito di, sai, questo tipo di vita. Ci sono incastrato io e so cosa vuol dire, ma lui no. Lo cambierebbe."
"Forse avresti dovuto far scegliere a lui se ne valesse la pena o meno" lo sgridò l'altro, continuando però ad accarezzargli il braccio per confortarlo. Harry fece un sorriso amaro.
"Lui la odia, Zayn. Odia questa vita. All'inizio odiava anche me per questo. Ma è talmente.."
Si interruppe, e abbassò lo sguardo, ridacchiando appena.
"..bello, e così fastidiosamente intelligente, e anche petulante e fastidioso - il sapere chi sono non lo ferma dal prendermi a parole quando faccio qualcosa di sbagliato."
Zayn sorrise. "Hai bisogno di persone così."
Gli occhi di Harry si illuminarono un poco.
"Harry, se è intelligente come dici riuscirà a gestire la cosa" suggerì, stringendogli il braccio. Harry alzò lo sguardo su di lui.
"Quando sei diventato così saggio?"
"Quando hai cominciato ad averne bisogno, testa vuota. Vatti a riprendere quel ragazzino" scherzò, dandogli una spinta.
Harry si alzò strusciando la sedia sul pavimento, per poi dargli un bacio sulla guancia ruvida di barba e uscire dalla stanza.

"Quanta cavolo di gente hai chiamato" sbottò Louis, guardandosi intorno. Il loro tavolo era il più affollato del pub e nonostante la band della serata tenesse un volume molto alto riusciva comunque a sentire i loro schiamazzi già dall'entrata.
Salutò Josh, Oli e Stan, e tutti gli altri con un cenno, per poi avvicinarsi al bancone per ordinare da bere. Si accorse allora di un tizio familiare seduto su uno degli sgabelli. Il moro gli fece un cenno per salutarlo al quale non riuscì a rispondere, troppo impegnato a trattenersi dallo strangolare Niall.
"Se stai frequentando Zayn non è un problema, davvero, ma sarebbe stato carino dirmelo" sbotta al biondo, che alza le sopracciglia.
"Che?" risponde, per poi guardare a sua volta verso il bancone, "guarda che io non l'ho chiamato."
Louis si accigliò.
"Se non è con te, come diavolo.."
"Scusate, posso avere la vostra attenzione per un attimo?" sentì dire al microfono da una voce bassa e roca.
Si voltò di scatto, dimenticando di colpo il moro al bar.
"Dimmi che è un brutto sogno" mormorò a Niall, mentre Harry sul piccolo palco faceva fare al microfono suoni fastidiosi. Qualcuno si tappò le orecchie.
"Chiedo scusa. Non ce l'avete un tecnico del suono qui?!" disse ai ragazzi della band, che fecero spallucce.
"Comunque" continuò "non sono qui per cantare, ma per dire una cosa.."
Il pubblico iniziò a lamentarsi, chiedendo una canzone, e lui sorrise. Louis stava tenendo il respiro e probabilmente non aveva neanche più sbattuto le palpebre per paura che sparisse di punto in bianco come un miraggio troppo dettagliato.
"Vedete quel ragazzo lì? Quello con i capelli sparati da tutte le parti, sì" disse, indicando Louis con un braccio. Tutti si girarono per guardarlo e Louis desiderò sparire o essere inghiottito dal pavimento, "quello con gli occhi blu. Qualcuno di voi lo conosce?"
Parecchie mani si alzarono, e qualcuno guardò Louis come a chiedergli cosa stesse succedendo, ma lui aveva la completa attenzione su quel ragazzo con una anonima maglia bianca e una ridicola sciarpa incastrata nei capelli.
"Beh, se lo conoscete saprete sicuramente quanto diavolo è insopportabile."
Qualcuno ridacchiò, Harry sorrise in modo affettuoso e a Louis vennero le lacrime agli occhi.
"Io non lo vedo da settimane e per settimane, prima di addormentarmi la sera, la domanda che mi facevo era: come diavolo si fa ad innamorarsi di una persona così petulante, e sarcastica, e acida.." elencò, mettendo in ogni aggettivo tutto il suo disprezzo, "una persona così la eviti e basta, perché ti sbatte in faccia tutti gli aspetti di te che non vorresti vedere. Ma a che serve nascondere gli specchi? Quindi ogni sera per settimane, prima di addormentarmi, arrivavo alla conclusione che ad aver rovinato tutto non era la mia reputazione, la mia fama o chissà cos'altro, ero io.
Che non mi avrebbe mai perdonato, ma che non mi sarei mai perdonato neanche io se l'avessi lasciato andare per una cosa così stupida, e che senza ombra di dubbio la persona peggiore tra i due ero comunque io e.." fece una pausa, guardando Louis dritto negli occhi e sorridendo appena "e che sì, ci si può decisamente innamorare di una persona così."
Tutta la sala apprezzò il discorso, se i sorrisi che le persone indirizzavano a Louis erano di qualche indicazione. Louis dal canto suo era ancora in una specie di trance emotiva e non sentiva nemmeno le lacrime scorrergli sulle guance.
"Ora vi lascio di nuovo alla musica, grazie mille per il vostro tempo, vado a farmi sbranare dal mio ragazzo laggiù" concluse ridacchiando, e contagiando gran parte della sala.
Porse il microfono al cantante con un sorriso e scese dal palco in quel suo modo impacciato, rischiando di rompersi l'osso del collo. Poi camminò verso Louis con un fastidiosissimo sorrisetto sulle labbra.
"Ciao." mormorò, torturandosi le dita. Le persone erano tornate alla loro serata e in pochi si curavano di loro.
"Se ti conosco hai un bel po' di insulti pronti per me quindi.."
"Pensi di venire qui, fare quel discorso e sistemare tutto?" mormorò Louis, scacciando via le lacrime coi palmi delle mani.
Harry fece spallucce.
"Io ti voglio."
"E Harry Styles ottiene sempre quello che vuole, giusto? Come sei borioso."
Il suo volto si aprì in un sorriso luminoso, con fossette e labbra rosse e tutto il resto. Si avvicinò pericolosamente, poggiandogli una mano sul petto.
"Così plateale" continuò Louis, trattenendo il proprio sorriso, "sempre così bisognoso di stare al centro dell'attenzione. Strano che tu non abbia tenuto un concerto tra una frase e l'altra.."
"Hai finito?" sussurrò l'altro, roteando gli occhi al cielo prima di baciarlo.
Louis ridacchiò nel bacio e tirò i ricci tra le dita, eliminando lo spazio tra di loro.
"Sei davvero pronto a tutto questo?" mormorò Harry, mentre riprendevano fiato. Louis fece finta di pensarci su.
"Qualcuno deve pur tenerti col culo per terra."
"Si dice coi piedi, amore."
"Hai capito" tagliò corto, riunendo le loro labbra.







"Cosa c'è di divertente?" chiese Harry, uscendo dalla piscina facendo leva sulle braccia e scuotendo la testa per liberare i capelli dell'acqua come un cane.
"Questo articolo su di te" rispose Louis, sdraiato sul lettino azzurro, poggiando il giornale sulle proprie ginocchia per farlo vedere ad Harry.
"Cosa dice?"
"In poche parole, dice che l'ultimo album è praticamente una celebrazione della mia bellezza e basta" ridacchiò, spostando le gambe per permettergli di sedersi.
"Eeeeehi, non è affatto vero" si lamentò non troppo convinto, aprendo le braccia per accogliere Louis su di se, "ogni artista ha la sua musa. Tutto qua."
Louis storse il naso per il contatto col costume bagnato, ma gli mise comunque le braccia intorno al collo.
"Dovrebbero solo ringraziare, razza di ingrati" commentò, "dopo anni ad autocelebrarti finalmente parli di qualcosa di diverso."
Harry gli morse la spalla, per poi baciare lo stesso punto.
"Per non parlare di quell'orribile canzone sui tuoi stramaledetti skinny jeans, che hanno mandato in radio per settimane..." disse, alzando il mento per permettere alle labbra di Harry di raggiungere il suo collo.
Lo sentì ridacchiare sulla sua pelle.
"Due anni che ti sopporto. Devono farmi santo, o qualcosa del genere."
"Il solito borioso. Ringrazia che ti amo.." rispose Louis roteando gli occhi, per poi spingerlo sul lettino e accoccolarcisi sopra.
"Ti amo anch'io. Sei dolce in un modo tutto tuo, Louis Tomlinson" ridacchiò, con la sua solita voce bassa e roca. Lo guardò con un sorrisino e gli occhi languidi.
Louis odiava Harry Styles così tanto che non l'odiava affatto.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Weareallmad