Akuro no Oka ~ La Collina dell’Acropoli
Voglio che i fiori appassiti fioriscano meravigliosi
come in quel periodo, solo per una volta ancora
in questa notte sia il mio cuore che i miei ideali salgono insieme
nell'oscurità, se soltanto questa notte...
Le dita che ci stringevamo si sono sciolte, profondamente depresso guardavo
alla fine, ti amavo
un sogno inesaudito aspetta sulla collina dell'acropoli, un sogno in cui voglio
addormentarmi con te,
da cui non mi sveglierò
Il passato non ritornerà, ma ti cercherò in un'altra vita
fino ad allora aspettami, anche se ora su quella
collina...
Akuro no Oka/ Dir en Grey
Tanti anni prima, Milo l’aveva portato lì. quasi per forza, ridendo, tirandolo per il mantello, le braccia, i capelli, se necessario anche per le orecchie, tutto per fargli vedere quel luogo.
Era il suo luogo preferito. Un’enorme collina (da lui simpaticamente detta “monte a forma di panettone”) nascosta
(ma una collina può essere nascosta?)
dietro l’ombra dello Star Hill.
C’erano tanti fiori.
Tuttora, se chiudeva gli occhi, vedeva solo quella enorme distesa di fiori d’erica, profumati e splendidi sotto quel sole greco che tanto aveva amato.
Aveva portato lì Camus per fargli vedere quello che aveva sempre chiamato il suo “posto segreto” (segreto. Come no.)
e poi, con l’allegria di un bimbo, aveva aperto le braccia, invitandolo a guardarsi attorno.
Sul volto di Camus era passato l’impercettibile fantasma di un sorriso.
Milo si chiese a lungo se trovasse bello il luogo o buffo lui, o viceversa, o entrambi, o se stava solo facendo un sacco di congetture inutile e Camus aveva sorriso solo perché gli andava di sorridere.
(probabilmente era così)
Milo gli aveva messo i fiori tra i capelli, aveva sorriso, l’aveva abbracciato, felice
(per sempre?)
di essere lì. Con Camus.
Camus si era lasciato coccolare, immobile sul suo petto come una lucertola che si scalda al sole, sereno
(così come aveva affrontato la fine)
I fiori d’erica erano appassiti. Era questo il primo dettaglio che saltava agli occhi, osservando la terra secca e brulla e quell’uomo immobile
(forse era appassito anche lui)
davanti ad un albero secco dove c’era scritto “Per sempre”.
Non si specificava cosa fosse per sempre, era solo il suo “per sempre”, il suo “per tutta l’eternità”
(il suo “finché morte non ci separi”)
era la sua promessa personale, affidata alla natura, che doveva crescere con essa.
(ma l’albero era morto. E la promessa quasi)
Alla vigilia di una nuova
(ultima)
battaglia, la collina dei fiori d’erica era spoglia e neanche quei bei petali gli venivano donati per placare la sua anima
(il suo cuore)
che inquieta si struggeva
(piangeva)
e non si dava pace.
Attorno all’albero, una ghirlanda di fiori secchi, rimasta là per così tanto tempo che ormai i fiori si sarebbero distrutti al primo tocco.
(come il tuo cuore, Cavaliere?)
Milo alzò gli occhi al cielo e sorrise.
Dalla Collina dell’Acropoli, il cielo era così ampio, così vasto.
Pensò che da qualche parte, c’era sicuramente un posto anche per lui.
(magari, un posto vicino a Camus, grazie.)
Milo di Scorpio è ancora lì, a guardare il cielo cullato dal profumo dei fiori d’erica.
O forse non c’è più e il cielo brilla di stelle e i fiori profumano anche se lui non c’è.
(nessuno è eterno, nessuno è indispensabile. Non è vero?)
(eppure, lui era indispensabile per me.)
Sulla Collina dell’Acropoli, due fiori crebbero
(intrecciati)
rivolti al cielo.
A.corner___
era fatta per loro!
quella canzone era ASSOLUTAMENTE fatta per loro!OWO
come al solito: io ci ho provato ùWù