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Autore: Koira    25/02/2015    1 recensioni
Pensieri di Hermione prima del Ballo del Ceppo. Dal rapporto con Ron alla relazione con Viktor Krum, un succedersi caotico di riflessioni, aventi come 'fil rouge' la preparazione della Tricopozione Lisciariccio.
Recensite, ho bisogno dei vostri pareri! ^^
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Viktor Krum | Coppie: Vicktor/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Pomosht

 

“La Tricopozione Lisciariccio* ha la finalità di lisciare i capelli. Utilissima per chi, come me, ha di natura la chioma … ribelle. Gli ingredienti sono i seguenti: Aconito, Ortiche secche, Polvere di piovra e Radice di Mandragola. Vi servirà un calderone in argento. State attente, ragazze, che il colore finale della pozione sia esattamente rosa chiaro, con qualche sfumatura bianca; ricordo ancora l’errore madornale che feci alla mia prima preparazione: colore rosa scuro. Mi dissi: Beh, che vuoi che sia. Salvo poi ritrovarmi con i capelli verdi”.

Oddio, se fosse capitato a me, io … non mi sarei fatta vedere in giro per molto, molto tempo. Ancora avevo ben impressa l’espressione di Harry e Ron al secondo anno, quando, scambiando un pelo di gatto per un capello di Millicent Bulstrode, mi ero trasformata in un ibrido uomo – felino. Brutta, brutta esperienza. Però quella volta la pozione mi era riuscita: l’aspetto era proprio simile al fango, come scritto sul libro. Diedi un’altra occhiata all’articolo sulla rivista “Pozioni oggi”: era firmato Rita Teerkes. Teerkes … che non fosse Rita Skeeter. Sì, sicuramente era lei, che aveva usato un anagramma per non farsi riconoscere; come avevo fatto a non intuirlo? Lo stile era proprio il suo. C’era un asterisco che rimandava ad una nota a fondo pagina: “Ci credereste che i Babbani hanno un aggeggio che fa questo in poco tempo? Lo chiamano “piastra per capelli”. Decisamente curioso”. Non lo trovavo per niente curioso, e come me tutti gli altri maghi, sicuramente; tranne forse il signor Weasley. Il padre di Ron lavorava all’ “Ufficio per l’uso improprio dei Manufatti dei Babbani”, al Ministero, ed era affascinato da tutto ciò che riguardava il mondo dei non - maghi: ricordo che al terzo anno, quando andammo a Diagon Alley per acquistare i libri di testo, rimase colpito dal mio ipod, che avevo distrattamente riposto in borsa. “Che dispositivo affascinante”, aveva detto. “Sarebbe bellissimo poterlo smontare per vedere come è fatto”. E aveva finito con il convincermi a prestarglielo, pentendomene due giorni dopo, quando me l’aveva restituito ridotto a brandelli. “Ho provato con l’Incantesimo Riparatore, ma nulla”, si era giustificato, visibilmente mortificato. Poco male, era fatto così.

Mi alzai e osservai il tavolo: Aconito, Ortiche secche, Polvere di piovra e Radice di Mandragola erano lì, in fila ordinata. Ma dovevano proprio servire le ortiche secche? Per prenderle, mi ero riempita le mani di punture; mi prudevano tanto, che per due giorni non ero riuscita ad usare la bacchetta. Avrei potuto chiedere ad Harry - certo non a Ron - di usare l’Epismendo, ma sapevo che mi avrebbe domandato come mi ero procurata le ferite, e non me la sentivo certo di rivelargli della Pozione che avevo intenzione di preparare. Mi avrebbe riso in faccia, come minimo, per poi chiedermi, con il suo tono indagatore, “Perché vuoi lisciarti i capelli?”. Come se, solo perché sono intelligente, sia un essere asessuato. Sicuramente, poi, avrei finito per parlargli di Viktor, e non volevo. Io e lui ci frequentavamo ormai da due settimane, ma ufficiosamente. Ero stata chiara con lui: “non voglio che si sappia. Non finché non sarò pronta”. Mi seguiva da mesi, ma avevo fatto finta di non notarlo; ora nel cortile della scuola, ora a lezione, ora al lago. Persino in biblioteca: come avrebbe fatto a non attirare la mia attenzione, un atleta in biblioteca? Semplicemente, mi guardava studiare: era irritante, in effetti. Mi mettevano in imbarazzo quei suoi grandi occhi scuri, puntati su di me per ore ed ore. Un giorno gliel’avevo fatto notare. “Ma tu sei … come dite voi inglesi … bellissima?”, aveva esclamato, quasi chiedendomene conferma. Diceva di avermi notata, di aver constatato che ero diversa dalle altre ragazze di Hogwarts, che ero intelligente – anzi, intell-o-gente -, e cose del genere. “Forse perché le altre ti sbavano dietro solo perché sei un atleta famoso? Non mi interessi”, gli avevo risposto, dura. Nonostante tutto, aveva continuato a venirmi dietro, e, quando mi aveva chiesto di andare al Ballo del Ceppo con lui, non me l’ero sentita di rifiutare. Era così tenero, sotto quei muscoli da sportivo … e poi, volevo ferire Ron.

Bussarono alla porta.

<< Chi è? >> chiesi.

Pregai che non fossero Harry e Ron. La camera era un casino, con tutti gli ingredienti sul tavolo e il calderone a terra, pronto per essere usato.

<< Sono … io, Hermioni >>.

Intuii che era Viktor, più che dal timbro di voce dall’errore nella pronuncia del mio nome.

<< Un attimo >> gli dissi, nascondendo gli ingredienti della pozione.

Vedendoli, avrebbe pensato che quell’accortezza fosse per lui, ma in realtà … non so, forse era un regalo per me stessa, in realtà. Già, doveva essere così: prima i denti, grazie a Madama Chips, ora i capelli.

<< Ciao, Hermioni >> mi salutò, quando aprii la porta.

<< Viktor … ti ho già detto che si pronuncia Her – mio – ne >> lo sgridai, scandendo le sillabe.

<< Scusami … Her – ma – io – ni >> cadenzò.

Decisi di lasciar perdere. Quel ragazzo non era certo una cima.

<< Cosa volevi? >> domandai.

<< Io voleva vedere se tu … ha bisogno di pomosht … come dite voi … aiuto >>.

<< Che pensiero carino, Viktor. Ma no, grazie >> gli dissi, liquidandolo.

Mise un piede tra lui e la porta, impedendomi di chiuderla. Lo guardai, turbata.

<< Scusa, è che … sono io che voglio … >>.

<< Pomosht? >> completai la sua frase.

Mi sorrise.

<< Posso parlare con te? >> quasi mi supplicò.

Spalancai la porta: come potevo chiuderlo fuori? Iniziammo a parlare e non riuscimmo più a smettere. Trascorremmo ore ed ore insieme, quel pomeriggio: mi parlò dei suoi genitori, per la gran parte del tempo. Aveva ereditato il naso aquilino dal padre e i capelli neri dalla madre, scoprii. Mi svelò di essere insicuro, molto insicuro, nonostante fosse il miglior cercatore del mondo; arrivò persino a rivelarmi di essere stato costretto da Karkaroff ad iscriversi al Torneo Tre Maghi, e che, fosse stato per lui, sarebbe tranquillamente rimasto in Bulgaria con la sua famiglia.

<< Ti posso fare una domanda? >> lo interruppi, a un certo punto.

<< Prego >> mi sorrise.

Era da tempo che volevo chiederglielo.

<< Cosa diavolo è la “Finta Wroscky”?” >>.

Sembrava deluso. Forse si aspettava che gli chiedessi altro.

<< Hermioni, tu fai ridere me >> sorrise.

Non capivo cosa ci fosse da ridere.

<< E’ una tecnica del Quidditch. Io, anzi, il Cercatore deve … fingere, dite così? Fingere di aver trovato il Boccino d’oro, buttarsi in picchiata … così il giocatore avversario lo segue. E all’ultimo minuto risalire. Si spera che l’avversario cade >>.

Annuii, fingendo di aver capito. In realtà ero più confusa di prima: a malapena sapevo cosa era un Cercatore, figuriamoci capirci qualcosa di cose così complesse.

<< Tu hai bellissimi occhi >> dichiarò, avvicinandosi a me.

Dire che ero imbarazzata è un eufemismo: sperai con tutto il cuore di non essere arrossita vistosamente. Iniziò ad accarezzarmi i capelli; evidentemente, la sua non era solo una ricerca di conforto. O almeno, non si accontentava di trovarlo solo parlando.  

<< Viktor, io … >> iniziai.

Premette le sue labbra contro le mie, ed io non mi mossi. Fu un gesto rapido, il suo, così rapido che neanche me ne accorsi. Quel contatto era piacevole, dopotutto. Era così caldo e romantico … il mio primo bacio. Il mio primo, vero bacio. Non mi sarei mai aspettata che accadesse così, né tantomeno con lui. Insomma, non lo amavo … quasi mi sentii in colpa, in quegli istanti in cui fummo avvinghiati. Non mi sembrava giusto verso …

Lo allontanai.

<< Viktor, credo che tu debba … >>.

<< Sì, ho capito >> disse, alzandosi dal letto. << Comunque, è stato bellissimo >> dichiarò, chiudendosi la porta alle spalle.

Incredibile.

Avevo dato il mio primo bacio.

Eppure, non mi sentivo così diversa. Fantasticandoci, da bambina, pensavo che sarebbe stato memorabile, che mi sarebbe rimasto impresso, che non l’avrei mai rimosso … ma non era affatto stato così. Mi era sembrato solo un’unione di labbra, nient’altro.

Tornai a preparare la Tricopozione Lisciariccio, per tenere la mente impegnata. Rosa chiaro, così appariva, al termine della preparazione. Sorrisi involontariamente, pensando ai capelli verdi della Skeeter. Bevvi la pozione tutta d’un sorso, visto il sapore terribile, e … voilà, i miei capelli erano perfettamente lisci. Mi vestii in fretta: a breve sarebbe iniziato il ballo. Prima di uscire dalla stanza, diedi un’occhiata al mio riflesso nello specchio, meravigliandomi dell’immagine che ebbi di fronte. Non sembravo neppure io, conciata così.

Presi la borsetta e mi diressi alla Sala Grande, smaniosa di vedere la faccia che avrebbe fatto Ron al mio ingresso.   

   
 
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