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Autore: Sery400    25/02/2015    3 recensioni
Ian Somerhalder, Michael Malarkey.
Il primo va a vivere con la donna che ama dall'altra parte dell'America, il secondo lo guarda andar via con gli occhi dell'amore.
#Somerkey
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Somerhalder, Michael Malarkey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: non dirò molto, vi lascio subito alla fanfiction. Vi avverto solo che la ff è minuscola e non sapevo nemmeno se pubblicarla o meno, poi mi sono detta che sì, ormai l'avevo scritta quindi tanto valeva postarla.
Spero vi piaccia. Recensite se volete, così posso sapere cosa ne pensate.

(Titolo della ff preso dalla canzone di Ellie Goulding, 'Love me like you do'.)




Ad Ali, perchè è stronza ed è colpa sua se ho scritto tutto ciò.







Ian parlava. Straparlava. Era mezz’ora che sputava fuori parole che nemmeno mi curavo di ascoltare e registrare. Sapevo che parlava di Los Angeles, di come sarebbe stata bella la sua vita lì, di come lì splendeva sempre il Sole. Mi stava promettendo che mi avrebbe chiamato, aggiornato su tutto ciò che succedeva. Raccontava, faceva giuramenti che sapevamo entrambi non avrebbe mantenuto, sognava.
Il fatto era, che Ian straparlava e io riuscivo a concentrarmi solo sulle sue labbra rosse che si muovevano veloci e sui suoi occhi azzurri che illuminavano tutta la stanza. Pensavo solo a quanto lo amavo e a quanto lui sarebbe andato a vivere con una donna che, per quanto avevo provato ad odiarla, adoravo. E lo sapevo che era l’anima gemella di Ian, che erano fatti l’uno per l’altro, che Ian non avrebbe mai potuto amare me. Lo sapevo eccome, eppure osservavo la sua bocca che non smetteva di formulare parole e non riuscivo a smettere di pensare a me che mi avvicinavo e la baciavo. Osservavo le sue mani che gesticolavano vivacemente e non potevo non sognare una vita in cui quelle mani le avrebbe messe su di me e quelle dita mi avrebbero toccato ed accarezzato come solo le sue potevano fare. Guardavo i suoi occhi e mi perdevo in quel blu intenso che non mi avrebbe mai guardato nel modo in cui lo guardavo io.

E io non ce la facevo. Non ce la facevo a lasciar correre. Non ce la facevo più a sorridergli quando l’unica cosa che volevo fare era abbracciarlo e pregarlo di rimanere con me, perché la mia vita, senza di lui, non avrebbe avuto senso. Non dopo averlo fatto entrare nel mio cuore. Non dopo aver condiviso con lui le mie canzoni, non dopo avergliele dedicate in silenzio. Non dopo averlo abbracciato durante la notte, averlo visto con i capelli scompigliati alle cinque di mattina. Non dopo averlo vissuto.
Così lo fermai. Non come avrei voluto farlo. Non con un bacio. Non posai le mie labbra sulle sue come immaginavo di fare da almeno un paio di anni. No. Lo chiamai. E lui si zittì.

«Ian.»

Non più di quello. Il suo nome, quasi silenzioso. Il suo nome in una preghiera. Una singola parola in cui, da parte mia, c’era di tutto. Chiunque avrebbe capito, ascoltando il mio solo pronunciare il suo nome, quanto amore c’era nella mia voce. Ma Ian non era ‘chiunque’ e perciò rimase in silenzio a guardarmi con quegli occhi oceano.
Non sapevo più che dire. Cosa si può dire in occasioni del genere? Non sapevo nemmeno cosa avrei voluto dirgli. Volevo solo che tacesse. Volevo che capisse, ma non lo fece.

«Cosa?» chiese invece, ancora con quegli occhi da cucciolo a fissarmi.

Ti amo, Ian, ecco cosa.

Bastava così poco. Eppure. «Mi mancherai, Som.»

E fu lui a tirarmi in un abbraccio, quella volta. Si emozionò, poi sorrise, mi mise le braccia sulle mie spalle e mi strinse forte contro il suo petto. E quasi gli cadevo addosso, sorpreso dal suo gesto. Ci misi una decina di secondi per ricambiare la stretta. Il suo profumo ora era così forte sotto il mio naso ed io non avevo nemmeno più parole per descrivere quello che provavo per lui.

«Anche tu, Malarkey.»

No, Ian, io non ti mancherò. O almeno, non come vorrei mancarti. Non ti mancherò tanto da farti credere di non avere più fiato, non tanto da perdere l’appetito, non tanto da farti venir voglia di prendere un aereo e tornare da me. È questa la differenza tra me e te. Non complicata, prevedibile.
Tu mi vuoi bene, io ti amo.

«Promettimi che non ti dimenticherai di me.»

Poco mi importava se la sua promessa sarebbe stata vana. Avevo bisogno di sentirmelo dire.

«Te lo prometto.» Si allontanò da me e si mise una mano sul cuore. «Sarai sempre qui.»

Ci credo, Ian, ci credo. O almeno ci provo. Perché devo crederci, se voglio riuscire ad andare avanti.

Gli sorrisi e lui riprese a parlare. Non lo fermai più. Passai il pomeriggio su quel divano ad ascoltarlo parlare, memorizzai il suo tono di voce, il colore dei suoi occhi, ogni lineamento del viso, la forma delle sue labbra, il modo in cui aggrottava le sopracciglia, il vivace modo in cui non riuscire a stare fermo un secondo. Memorizzai il suono della sua risata ed ogni suo sorriso. Memorizzai tutto, ma non glielo dissi. Non gli dissi quanto era importante per me, quanto il mio cuore batteva veloce ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi, il modo in cui riusciva a strapparmi un sorriso anche durante le giornate di merda.

Non dissi nulla e più avanti me ne pentii, ma sapevo, in fondo, che era la cosa più giusta da fare. Perché scombussolargli la vita, quando non sarebbe cambiato nulla? Mi tenni tutto dentro e sorrisi. Non un sorriso forzato, con lui non lo era mai. Sorrisi di cuore, perché mi rendeva felice, perché lo amavo.

E quando il mattino dopo lo accompagnai all’aeroporto insieme a tutto il resto del cast –quelli che non avevano impegni, almeno-, fui l’ultimo ad essere abbracciato. Lo tenni stretto a me per quanto più tempo potei, essendo consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta in un lasso di tempo chissà quanto lungo.
Prima che partisse, tutto il cast gli saltò addosso allo stesso momento. Qualcuno gli tirò i capelli, qualcuno lo strinse e basta, altri gli fecero il solletico o lo presero in giro. Io approfittai per stampargli un bacio sulla guancia.
E quando ci salutò da lontano, con il sorriso di chi ha amato, lo sussurrai, tanto piano da far in modo che lo sentissi solo io. «Ti amo, Ian Somerhalder, sempre e per sempre.»
  
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