Libri > Alexander Dumas, Varie
Segui la storia  |       
Autore: Yanez76    26/02/2015    1 recensioni
“Sarete libera di difendervi, giustificatevi se lo potete.” con queste parole, nel capitolo LXV dei Tre moschettieri, Athos tenta di far passare per un processo regolare il suo secondo tentativo di assassinare sua moglie. Nel romanzo, però, a Milady non viene di fatto concessa alcuna possibilità di difendersi. Ho voluto, quindi, riscrivere il testo riempiendo questa lacuna per consentire a Anne de Breuil/Milady di dire la sua.
Nelle argomentazioni difensive, ho voluto attenermi ai fatti ed alle circostanze narrati nel romanzo (Dumas, da narratore onnisciente, è “neutrale” e non dà giudizi morali) senza contraddirli in alcun punto.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PREFAZIONE
Sarete libera di difendervi, giustificatevi se lo potete.” con queste parole, nel capitolo LXV dei Tre moschettieri, Athos tenta di far passare per un processo regolare il suo secondo tentativo di assassinare sua moglie, meglio nota come Milady. Nel romanzo, però, a Milady non viene di fatto concessa alcuna possibilità di difendersi, anche se, in realtà, le accuse contro di lei, almeno così appaiono a me, sono infondate e piene di contraddizioni e l’intero processo non è che una farsa per mascherare una vendetta (lo confesseranno, in Vent’anni dopo, sebbene tardivamente, sia il boia di Lille sia lo stesso Athos). Ho voluto, quindi, riscrivere il testo, riempiendo questa lacuna per consentire a Anne de Breuil/Milady di dire la sua.
Nelle argomentazioni difensive, ho però voluto attenermi ai fatti ed alle circostanze narrati nel romanzo (Dumas, da narratore onnisciente, è “neutrale” e non dà giudizi morali) senza contraddirli in alcun punto.
Quando i racconti fatti dai personaggi si contraddicono, ho privilegiato il racconto logicamente più coerente, evidenziando l’incoerenza dell’altro (ad esempio, il racconto del boia di Lille non è coerente quando dice che suo fratello si sarebbe suicidato quando Anne/Milady lo lasciò per Athos, mentre - da quanto dice lo stesso Athos - fu proprio lui a celebrare il matrimonio e visse ancora parecchio tempo dopo).
Nella scena dell’esecuzione, poi - che avviene fuori dalla vista dei presenti - Dumas scrive che “si udì il sibilo della scimitarra e il grido della vittima”, ma come fa una donna decapitata a gridare? Si tratta di una svista dell’autore, oppure di un espediente per lasciare aperta la possibilità che le cose non siano andate come sembra? Certo la confessione del boia di Lille in Vent’anni dopo sembra non lasciare possibilità a Milady. A meno che…
 
CAPITOLO I - IL GIUDIZIO
 
Era una notte buia e tempestosa, alla luce di una lampada, una donna, avviluppata in un mantello, stava seduta su uno sgabello accanto ad un fuoco morente appoggiando la testa alle mani bianche come l'avorio. In quel momento, un cavallo nitrì; Milady levò il capo e vide, incollato ai vetri, il pallido viso di Athos, con un sinistro sorriso che gli sfiorava le labbra. Milady corse alla porta e l'aprì; più pallido e più minaccioso di Athos d'Artagnan era sulla soglia.
D'Artagnan levò una pistola dalla cintura, ma Athos lo fermò.
“Aspetta ancora un attimo, d'Artagnan, e sarai soddisfatto. Non voglio che si dica che questa donna è stata assassinata.”
Dietro d'Artagnan, entrarono Porthos, Aramis, lord Winter e l'uomo dal mantello rosso. I quattro servitori rimasero a guardia della porta e della finestra.
“Che cosa cercate?” esclamò Milady.
“Cerchiamo”, rispose Athos, “Anne de Breuil che si chiamò dapprima contessa di La Fére, poi lady di Winter, baronessa di Clarick.”
“Sapete benissimo che sono io!”, mormorò la donna al colmo del terrore.
“Bene, volevo solo sentirlo da voi.”, disse Athos.
“Cosa volete da me?”
“Vogliamo giudicarvi in base ai vostri delitti”, disse Athos, “voi sarete libera di difendervi; giustificatevi, se lo potete. D'Artagnan, a voi l'accusarla per primo."
D'Artagnan si fece avanti.
"Davanti a Dio e davanti agli uomini", disse, "accuso questa donna di aver avvelenato Constance Bonacieux, morta ieri sera."
Si volse verso Porthos e Aramis, ed essi a una voce esclamarono: "Lo confermiamo."
“È vero”, disse Milady, “l’ho uccisa io. Il cardinale Richelieu aveva scoperto una macchinazione ordita da persone molto potenti che, all’interno della Corte, complottavano contro il Re e contro la Francia nell’interesse dei nostri nemici: dell’Inghilterra, dell’Impero, della Spagna e della Lorena.[1] Era stata proprio la signora Bonacieux che, in accordo con noti traditori, come la signora di Chevreuse, aveva introdotto nelle stanze reali il duca di Buckingham, emissario di una potenza nemica, contro cui voi, moschettieri del Re, state attualmente combattendo, o almeno dovreste farlo. Sua Eminenza stava per smascherare questi traditori, ma è stata ancora la signora Bonacieux, con la complicità vostra e dei vostri compari qui presenti, che ha impedito che il Re venisse informato degli intrighi che il duca di Buckingham ed i suoi complici ordivano a Corte contro di lui.
Quando giunsi al convento di Béthune e seppi chi era quella donna: una donna già tratta in arresto, evasa e ricercata, e scoprii, inoltre, che ella teneva ancora corrispondenza con la signora di Chevreuse, esiliata in Lorena come principale responsabile della congiura contro il Re ed il Cardinale che, due anni or sono, costò la testa al conte di Chalais[2], era mio dovere tentare di assicurarla alla giustizia. Non avevo intenzione di ucciderla: l’avevo quasi convinta a seguirmi pacificamente e l’avrei semplicemente riportata là da dove era fuggita senza farle alcun male; ma il vostro arrivo improvviso ha fatto precipitare la situazione. La signora Bonacieux aveva udito il mio nome e vi avrebbe quindi certamente segnalato la mia presenza. Ero certa che, sapendomi nei paraggi, mi avreste inseguita per assassinarmi – come state per fare adesso e come avete tentato di fare con il servitore di Rochefort – ho quindi tentato in ogni modo di convincerla a seguirmi ma, poiché ella si rifiutava, non ho avuto altra scelta…”[3]
D'Artagnan, non sapendo cosa ribattere, e volendo trovare qualche altra accusa continuò: "Davanti a Dio e davanti agli uomini, accuso questa donna di aver cercato d'avvelenarmi con vino mandatomi da Villeroy con una falsa lettera, come se il vino mi fosse stato spedito da amici; il Signore mi salvò, ma un uomo morì in vece mia, un uomo che si chiamava Brisemont."
"Lo confermiamo" dissero all'unisono Porthos e Aramis.
"Davanti a Dio e davanti agli uomini, accuso questa donna di avermi spinto ad assassinare il barone di Wardes e, siccome nessuno qui può attestare la verità di questa accusa, l'attesto io, come ho detto."
“Ah! Questo è troppo!”, gridò Milady, “Sapete bene che siete voi il solo colpevole di ciò di cui mi accusate! Io non avevo nulla contro di voi, anzi, quando vi vidi per la prima volta, a Meung, m’ispiraste simpatia e vi salvai la vita quando misi fretta a Rochefort che altrimenti vi avrebbe senz’altro ucciso. Voi, per tutto ringraziamento, per obbedire alla vostra amante, per proteggere i traditori che tramano contro Sua Eminenza, contro il Re e contro la Francia, avete quasi ucciso l’uomo che amavo, il conte de Wardes, un uomo che non vi aveva offeso in alcun modo e che, per colpa vostra, sarà costretto a vivere come un infelice per i giorni che gli restano a causa delle crudeli ferite che gli avete inferto. Vedete bene come avessi ottimi motivi per odiarvi e per odiare la vostra amante; tuttavia, non vi feci alcun male: vi accolsi come un ospite in casa mia, dove avrei potuto facilmente avvelenarvi o farvi uccidere, ma non tentai nulla contro di voi. In seguito, come non vi bastasse il male che mi avevate fatto, avete rubato le lettere che, preoccupata per la sua sorte, avevo scritto al mio amato e ve ne siete vilmente servito per poter abusare di me con un infame inganno. Non ancora contento, avete poi scritto una falsa lettera di insulti per indurmi ad odiare il povero de Wardes, e vi siete offerto di ucciderlo al solo scopo di abusare ancora del mio amore. Avete, con l’inganno, scoperto il marchio che porto e lo avete rivelato ai miei nemici, ai nemici della Francia, perché venissi uccisa o imprigionata. Ebbene, d’Artagnan, voi a Meung volevate uccidere degli uomini solo perché avevano osato scherzare sul vostro ridicolo ronzino, non avevo io il diritto di vendicare il mio onore dalle vostre atroci offese?”
“Oh, da quando in qua una donna marchiata ha un onore da difendere?”, disse Athos con un ghigno beffardo e sinistro.
“Non avevo il diritto di difendere la mia vita, la mia libertà da chi mi aveva crudelmente ingannata e abusata e voleva perdermi?”, riprese Milady rivolta a d’Artagnan, ignorando le parole di scherno di Athos. “Dite, d’Artagnan, non è forse vero ciò che ho detto?”
Il guascone rimase in silenzio.
“Milady”, intervenne Athos, “vi ho detto che siete libera di difendervi, non di accusare. Voi, d’Artagnan, se non avete altre accuse da aggiungere, cedete il posto agli altri.”
E d'Artagnan andò dall'altro lato della camera insieme con Porthos ed Aramis.
"A voi, milord", disse Athos.
Il barone si avvicinò a sua volta.
"Davanti a Dio e davanti agli uomini", disse, "accuso questa donna di aver fatto assassinare il duca di Buckingham."
"Il duca di Buckingham assassinato!" esclamarono tutti i presenti con un grido.
"Sì, assassinato", ripeté il barone. "Dopo ricevuto la lettera d'avviso che mi avevate scritta, feci arrestare questa donna; avevo incaricato di vigilare su di lei un leale servitore; ella ha corrotto quest'uomo, gli ha messo in mano il pugnale, gli ha fatto uccidere il duca, e forse in questo momento Felton sconta con la sua testa il delitto di questa furia."
Un fremito invase i giudici alla rivelazione di questi delitti ancora ignoti.
“Non ho fatto altro che il mio dovere nel portare a termine la missione affidatami dal cardinale Richelieu. Una missione che assicurerà la vittoria della Francia e permetterà anche di risparmiare le vite di molti soldati inglesi e francesi.”, rispose Milady con espressione di orgoglio.
“Sua Eminenza”, aggiunse Milady, “mi aveva affidato l’incarico di recarmi presso lord Buckingham e di proporgli lealmente uno scambio: se il duca avesse desistito dall’inviare truppe inglesi in appoggio ai ribelli di La Rochelle, il cardinale non avrebbe rivelato il tradimento della regina, di cui ha ormai numerose prove. Solo nel caso in cui il duca si fosse ostinato a non voler trattare, il cardinale mi aveva dato istruzioni di eliminarlo.[4] Se avessi potuto presentare al duca la proposta di Richelieu, con ogni probabilità Buckingham avrebbe accettato per salvare la sua amante e adesso sarebbe ancora vivo. Io seguo fedelmente le istruzioni di Sua Eminenza, ed egli mi aveva ordinato di non nuocergli a meno che non fosse necessario; purtroppo, sono stata presa a tradimento ed imprigionata e non mi è stato possibile recarmi dal duca. Privata della libertà, non avevo alternative per portare a termine la missione che avevo il dovere di compiere anche a rischio della mia stessa vita: siamo in guerra, Buckingham era un nemico del mio paese, ed il cardinale mi aveva dato l’autorizzazione ad agire come ho agito.”
Milady si volse allora verso Athos e gli altri moschettieri.
“Voi, che avete spiato la mia conversazione con il cardinale, ricorderete sicuramente le istruzioni che egli mi ha dato. Voi, Athos, marito mio, non ricordate che, all’albergo di Colombier-Rouge, mi avevate garantito che non avreste intralciato la mia missione in Inghilterra?[5] Avevate detto che non v’importava se anche avessi dovuto assassinare Buckingham, mi avevate minacciata solo in caso avessi fatto del male a d’Artagnan. Ebbene, cosa ho fatto contro di lui, dopo quel giorno? E voi, leali moschettieri del Re, cosa avete fatto? Avete tentato di far fallire la mia missione, avete agito contro il vostro paese! Voi, dei soldati francesi! Voi che dite di servire il Re!”
“Basta così!”, disse Athos. “Siete voi che dovete essere giudicata, non noi. Dei gentiluomini non sono certo tenuti a rispondere alle accuse di una donna infamata come voi…”
"Ma non è tutto" ripigliò lord Winter; "mio fratello, che vi aveva nominata sua erede universale, è morto in tre ore, di una strana malattia che lascia su tutto il corpo delle macchie livide. Sorella mia, com'è morto vostro marito?"
"E' orribile!" esclamarono Porthos e Aramis.
“È morto di peste, fratello mio.”, rispose freddamente Milady. “Mio marito morì nel settembre 1623 al ritorno da un viaggio in Cumbria, dove la malattia si era manifestata[6]; i bubboni lividi rivelarono che si trattava di peste. Avete ragione, cari Porthos e Aramis, è davvero una malattia orribile che, in alcuni casi, uccide in poche ore.”[7]
“Mentite!”, urlò lord Winter. “È evidente che mio fratello è stato avvelenato da voi!”
“Se è così evidente come sostenete, caro cognato, perché non mi avete denunciata subito, alla morte di vostro fratello? Perché solo adesso formulate contro di me questa accusa infame? Vi sareste fatto ospitare nella mia casa di Parigi, sapendomi l’avvelenatrice di vostro fratello? O forse avete appreso la mia colpevolezza solo adesso, dalla lettera di questi gentiluomini, che mai hanno visto o conosciuto mio marito?”
“Avete ucciso mio fratello, e avreste ucciso anche me, se questi signori non mi avessero avvertito in tempo!” disse lord Winter, posando su Milady uno sguardo pieno d’odio.
“A Parigi, quando alloggiavate in casa mia, avrei potuto avvelenarvi facilmente, se solo lo avessi voluto, eppure mi sembrate in ottima salute…” rispose Milady sarcastica.
Lord Winter alzò le spalle con un’espressione di disprezzo sulle labbra e, senza rispondere, riprese: "Assassina di Buckingham, assassina di Felton, assassina di mio fratello, io chiedo giustizia contro di voi, e dichiaro che, se giustizia non sarà fatta, la farò da me." E lord Winter prese posto vicino a d'Artagnan, cedendo il posto a un altro accusatore.
Milady lasciò cadere la fronte tra le mani e cercò di riordinare le idee confuse da una vertigine mortale. Ormai era evidente che il processo era una farsa: si voleva ucciderla comunque, anche se fosse riuscita a dimostrare la sua innocenza. Ebbe paura, rabbrividì, ma subito si riscosse, avrebbe sostenuto la lotta con dignità, fino in fondo.
"È il mio turno" disse Athos, tremando anch'egli.
“Sposai questa donna quand'era giovinetta, la sposai contro la volontà di tutta la mia famiglia; le detti le mie ricchezze, le detti il mio nome; ma un giorno mi accorsi che questa donna era infamata, marcata con un fleur de lys sulla spalla sinistra."
"Oh!", disse Milady alzandosi, "Io porto ingiustamente questo marchio: nessun giudice mi ha mai condannata. Il giglio mi fu impresso da un uomo che mi odiava, che mi aveva usato violenza e, temendo che io lo denunciassi, volle infamarmi perché nessuno credesse alle mie parole. Sfido chiunque a ritrovare il tribunale che ha pronunciato contro di me questa infame sentenza. Sfido chiunque a ritrovare colui che l’ha eseguita."
"Silenzio" disse una voce. "A questo spetta a me rispondere." E l'uomo dal mantello rosso si avanzò a sua volta.
"Chi è quell'uomo? Chi è quell'uomo?" urlò Milady soffocata dal terrore.
Gli occhi dei presenti si volsero verso l'uomo, sconosciuto a tutti, tranne che ad Athos. Ma lo stesso Athos lo guardava stupefatto; infatti, neppure lui era in grado d'immaginare come egli potesse essere immischiato nell'orribile dramma che stava svolgendosi.
Dopo essersi avvicinato a Milady con passo lento e solenne, di modo che il tavolo solo lo separava da lei, lo sconosciuto si tolse la maschera.
Milady osservò per un attimo e con crescente terrore quel viso pallido, inquadrato dai capelli e dai favoriti neri, la cui sola espressione era una glaciale impassibilità.
"Oh, no!", disse alzandosi e arretrando sino alla parete, sconvolta dagli orribili ricordi che quel viso le evocava, "No, no, è impossibile. Questa è un'apparizione infernale! Non può essere lui! Aiuto, aiuto!", esclamò con voce rauca, volgendosi contro il muro, come se sperasse di aprirsi un passaggio con le mani.
"Ma chi siete dunque?" domandarono tutti.
"Domandatelo a questa donna", rispose l'uomo dal mantello rosso, "perché vedete bene che lei mi ha riconosciuto."
"Il boia di Lille! Il boia di Lille!", esclamò Milady in preda ad un folle terrore, aggrappandosi alla parete con le mani per non cadere.
Tutti si fecero da parte e l'uomo dal mantello rosso rimase solo ritto in mezzo alla stanza.
"Oh, grazia! grazia! perdono! Vi scongiuro, non datemi a quest’uomo che mi ha violentata e torturata! Tutto ma non questo!" supplicò la sventurata cadendo in ginocchio.
Lo sconosciuto aspettò che il silenzio fosse ristabilito e riprese: "Ve lo dicevo che mi aveva riconosciuto! Sì, sono il boia di Lille ed ecco la mia storia"
Tutti gli occhi erano fissi su quell'uomo, di cui i presenti attendevano le parole con ansiosa avidità. "Questa giovane donna fu, in altri tempi, una giovinetta bella quanto lo è ancor oggi. Era monaca nel convento delle benedettine di Templemar. Un giovane prete dal cuore semplice, credente, era curato nella chiesa di quel convento; ella cercò di sedurlo e vi riuscì, avrebbe sedotto un santo. I voti di entrambi erano sacri, irrevocabili”
“E come avrei mai potuto pronunciare dei voti irrevocabili?” disse Milady, ripresasi un poco dallo spavento, “Ero troppo giovane per farlo! Athos, voi lo sapete! Avevo solo sedici anni quando ci conoscemmo; e non ne avevo neppure quindici quando lasciai il convento![8]
Il boia continuò imperturbabile: “La loro relazione non poteva durare a lungo senza perderli tutti e due. Essa ottenne da lui che abbandonasse il paese; ma per lasciare il paese, per fuggire insieme, per rifugiarsi in Francia ove fosse loro possibile vivere tranquilli grazie al fatto d'esservi sconosciuti, ci voleva del denaro; né l'uno né l'altra ne avevano. Il prete rubò gli arredi sacri e li vendette; ma, allorché stavano per fuggire insieme, furono arrestati. Otto giorni dopo, ella aveva sedotto il figlio del carceriere ed era fuggita.”
“Non l’ho sedotto, ha avuto compassione di me, della mia sventura”, disse Milady, “Già, ma a cosa serve parlare a voi di compassione per una sventurata? Gente come voi non conosce questo sentimento!”, aggiunse con un sospiro.
L’uomo continuò come nulla fosse: “Il giovane prete fu condannato a dieci anni di ferri e al marchio infame. Io ero il carnefice di Lille, come vi ha detto questa donna. Fui costretto a marchiare il colpevole, e il colpevole, signori, era mio fratello! Giurai quel giorno che colei che lo aveva perduto, che era più che la sua complice, avrebbe condiviso il suo castigo. Indovinai dove poteva essersi nascosta, la inseguii, la raggiunsi, la legai e le impressi lo stesso marchio che avevo impresso nelle carni di mio fratello.”
“Ah! Ma non capite che sta mentendo? Lille è in territorio spagnolo![9] Da quando in qua i boia spagnoli, marchiano i condannati con il giglio di Francia?”, gridò Milady.
Il boia continuò senza risponderle: "Il giorno dopo, allorché tornai a Lille, mio fratello riuscì anch'egli a fuggire; fui accusato di complicità e condannato a restare in carcere finché egli non si fosse costituito prigioniero. Il mio povero fratello ignorava questa condanna; aveva raggiunto questa donna e insieme erano riparati nel Berry dove egli aveva ottenuto una piccola parrocchia, e dove costei era creduta sua sorella. Il signore della terra su cui sorgeva la chiesa del curato, vide questa pretesa sorella e se ne innamorò, se ne innamorò al punto che le propose di sposarla. Allora ella abbandonò colui che aveva rovinato e divenne la contessa di La Fére."
Tutti guardarono Athos del quale questo era il vero nome, ed egli accennò col capo che quanto aveva detto il carnefice era vero. "Allora" riprese quest'ultimo "il mio povero fratello, quasi impazzito, risoluto a finire una esistenza alla quale essa aveva tolto tutto, onore e felicità, tornò a Lille e venuto a conoscenza della sentenza che mi aveva condannato in sua vece, si costituì prigioniero e la sera stessa si impiccò al finestrino della sua cella. D'altronde, debbo rendere giustizia a coloro che mi avevano condannato: essi mantennero la parola. Non appena identificato il cadavere, mi misero in libertà. Ecco il delitto del quale accuso questa donna, ecco la ragione per cui la marcai."
“Athos!”, disse Milady, rivolta al suo antico marito che rimaneva impassibile, “Athos, voi sapete che non è andata così. Sapete che è stato quel prete a sposarci e che non lasciò Vitray che il giorno prima che…”[10]
“Che io scoprissi la vostra infamia?”, chiese Athos, beffardo.
“Che voi tentaste d’assassinarmi!”, rispose Milady lanciando su di lui uno sguardo fiammeggiante.
“E se anche fosse?”, disse Athos ridendo, “In fede mia non sapevo che quest’uomo fosse fratello del vostro primo amante e non me ne importa nulla dei vostri trascorsi; quello che importa è che faccia ciò per cui l’ho fatto venire qui.”
“Ma qual è dunque il mio delitto? Aver voluto fuggire un convento dove ero stata rinchiusa contro la mia volontà? Essere bella? Essere stata amata? Oppure il mio delitto è di essermi innamorata di voi, Athos?”
“Tacete! Una come voi è incapace d’amare!”, disse Athos freddamente. “E poi, fosse anche vero che mi amavate, cosa cambierebbe? L’amore non è che una chimera, una miseria, una lotteria dove non c’è uomo che non sia stato ingannato dalla sua innamorata; è la nobiltà, il rango che conta! La nobiltà è lo Spirito di Dio, è un principio invisibile che Dio ha voluto rendere tangibile in alcuni uomini. Voi eravate disonorata, lo sapevate, non eravate degna di essere elevata alla nobiltà, eppure vi siete fatta sposare ugualmente da me, da un conte: ecco il vostro crimine! Se non mi aveste ingannato, forse avrei potuto prendervi come amante…”
“O magari prendermi di forza, non è forse così che si usa tra i pari vostri con le popolane?” chiese Milady con aria di sfida.
“E perché no? Non vi avrei certo tolto l’onore, visto che eravate una donna già infamata!” disse Athos, che poi concluse: “Bene. Adesso che avete detto la vostra, è ora di finirla con queste ciance: Signor d'Artagnan, qual è la pena che chiedete contro questa donna?"
"La pena di morte" rispose d'Artagnan.
"Milord de Winter" continuò Athos "qual è la pena che chiedete contro questa donna?"
"La pena di morte" rispose lord Winter.
"Signori Porthos e Aramis", riprese Athos, "voi che siete i suoi giudici, qual è la pena a cui condannate questa donna?"
"La pena di morte" risposero con voce sorda i due moschettieri.
Milady gettò un grido spaventoso e fece qualche passo verso i suoi giudici trascinandosi sulle ginocchia.
“Porthos, Aramis, io non vi ho mai fatto nulla. Perché mi condannate? Lo sapete che sono innocente di quanto mi accusano. Perché vi prestate a questa infamia?”
“Per quanto mi riguarda”, disse Porthos, “la questione è semplice: se voi restaste viva, ci denuncereste al cardinale e, in fede mia, preferisco evitare di finire i miei giorni alla Bastiglia! Anzi, vi giuro che, se non ci fosse qui un boia, m’incaricherei io stesso di tagliarvi il collo con la mia spada, e senza pensarci due volte: siete una donna malvagia, giacché avete tentato di uccidere il mio amico d’Artagnan.”
“Devo ammettere, Milady”, fece Aramis con tono mellifluo, “che il vostro caso è uno di quelli che si prestano di più alla discussione; tuttavia, se ammettiamo che la giustizia divina determini gli eventi di questo mondo, bisogna allora convenire che voi verrete punita per volontà di Dio, di cui noi siamo semplici strumenti…”
“Oh, abbiamo un filosofo…”, sospirò Milady alzando gli occhi, “e il libero arbitrio? Dove lo mettete?”
“Il giudice ha il suo libero arbitrio eppure condanna senza problemi. Il boia è padrone del suo braccio, eppure colpisce senza rimorsi…”, rispose Aramis che continuò: “e poi, come ha detto Porthos, poiché lasciarvi in vita ci condannerebbe sicuramente a morte o alla Bastiglia, noi non agiamo che per legittima difesa. Siamo soldati e abbiamo già ucciso tanti poveracci, una morte in più sulla coscienza non cambierà granché.”
“Avete mai pensato, Aramis, di entrare tra i gesuiti? Mi sa che fareste una brillante carriera…”, disse Milady con un sorriso sarcastico.
“Il mio unico rammarico” riprese Aramis “è di dover mandare a morte una donna e, perdonatemi l’audacia, una donna bella come voi…”
“Oh, come siete galante. Un vero gentiluomo…”, fece amaramente Milady.
“Bah, può darsi che abbiate ragione voi, Milady, che noi stiamo commettendo un crimine facendovi uccidere. Vorrà dire che, giunta l’ora suprema, mi confesserò…” concluse Aramis.
Athos tese una mano verso di lei. "Anne de Breuil, Charlotte Backson, contessa di La Fére, lady di Winter", disse, "i vostri delitti hanno stancato gli uomini sulla terra e Dio in cielo. Se sapete qualche preghiera, ditela, perché la vostra sentenza è stata pronunciata e fra poco morrete." A queste parole, che non le lasciavano alcuna speranza, Milady si levò in tutta la sua altezza e volle dire qualche cosa, ma le forze l'abbandonarono. Sentì che una mano forte e implacabile la afferrava per i capelli e la trascinava irrevocabilmente, come la fatalità trascina l'uomo; essa non tentò dunque neppure di resistere e uscì dalla casetta. Lord Winter, d'Artagnan, Athos, Porthos e Aramis uscirono dietro di lei. I domestici seguirono i loro padroni e la camera restò vuota e silenziosa con la sua finestra fracassata, la sua porta aperta e la sua lampada fumosa che ardeva tristemente sulla tavola.
 
 
[1] Cfr. I tre moschettieri, cap. XLIII
[2] Si tratta della Congiura di Chalais, che ebbe luogo nel 1626.
[3] Cfr. I tre moschettieri, cap. LXIII, “Ah! Non è così che volevo vendicarmi!” disse Milady
[4] Cfr. I tre moschettieri, cap. XLIV.
[5] Ibidem
[6] Storico. Cfr. S.Scott, C.J. Duncan, The mortality crisis of 1623 in north-west England, in “Local Population Studies”, 1997, pp. 14-25.
[7] Ad esempio nel celebre caso del Griso, riportato dal Manzoni: “mentre stava gozzovigliando in una bettola, gli vennero a un tratto de' brividi, gli s'abbagliaron gli occhi, gli mancaron le forze, e cascò. Abbandonato da' compagni, andò in mano de' monatti, che, spogliatolo di quanto aveva indosso di buono, lo buttarono su un carro; sul quale spirò, prima d'arrivare al lazzeretto.” (I Promessi Sposi cap. XXXIII)
[8] Il Concilio di Trento aveva stabilito che i voti irrevocabili potessero essere pronunciati compiuti i 16 anni.
[9] Faceva parte dei Paesi Bassi Spagnoli.
[10] Cfr. I tre moschettieri cap. XXVII e XLV
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Alexander Dumas, Varie / Vai alla pagina dell'autore: Yanez76