Le
celle di Raventree Hall erano
terribilmente umide, colpa probabilmente delle radici dell'albero-diga.
Esse,
prima che l'albero morisse, erano penetrate in profondità
nella terra,
infiltrandosi persino nei robusti blocchi di pietra del castello dei
Blackwood
e strisciando lungo le pareti come vipere. Un'escrescenza
particolarmente grossa
era presente anche nella cella di Ethan. Sbucava fuori da un angolo in
alto,
strisciava lungo tutto il soffitto diramandosi in pezzetti
più piccoli, per poi
ritornare di nuovo all'interno della roccia.
E da quelle fessure l'acqua non
faceva altro che gocciare, con un rumore talmente fastidioso da far
impazzire a
lungo andare. Non era un flusso né regolare né
forte, ma creava un baccano
assurdo, perfettamente percepibile se c'era assoluto silenzio. Era
davvero
snervante non poter far nulla di diverso dall'ascoltare quella tortura.
Probabilmente questa cosa era
stata studiata, non doveva essere casuale. Esattamente come le celle
del Nido
dell'Aquila erano più destinate a far impazzire i
prigionieri piuttosto che a
tenerli tali a causa della suggestione perpetrata dal baratro che si
spalancava
sul fianco della montagna, così la goccia d'acqua nelle
celle dei Blackwood
doveva essere destinata a togliere il sonno, e a lungo andare anche il
senno.
Ethan non riusciva a capacitarsi
di aver vissuto praticamente tre quarti della sua vita così
vicino a quel
posto, eppure così inconsapevole della sua esistenza.
Pensava a come potesse
dormire beatamente allora, quando ancora non poteva sentire cadere
quella
stupida goccia d'acqua. Del resto non avrebbe mai potuto immaginare che
un
giorno sarebbe finito prigioniero nella sua stessa casa. Ma sapeva a
cosa
andava incontro quando aveva scelto di disertare dai Guardiani della
Notte, e
aveva più volte ringraziato i Sette Dei di essere riuscito a
ritornare a
Raventree Hall. Se fosse stato catturato da un altro lord non avrebbe
avuto
nemmeno il tempo di spiegare la situazione, l'avrebbero subito messo a
morte. Aveva
rischiato più volte di essere sorpreso, a Barrowton era
stato quasi scoperto,
mentre era stato quasi ucciso da una freccia nei pressi di Seagard.
Aveva
ringraziato la Vecchia più e più volte per
avergli illuminato la via per
tornare a Raventree Hall. Casa sua. Per morire lì.
Lord Andros non aveva detto nulla
quando si era presentato al suo cospetto. Aveva preso la spada e
l'aveva fatto
rinchiudere nelle celle del castello, stando bene attento a non
rimuovere la
viscosa tela di Ariados che la celava alla vista. Due grossi uomini
d'arme che
Ethan non ricordava di avere mai visto lo avevano preso per le braccia
e
trasportato di peso fino a quella squallida cella, lasciandolo in
compagnia del
carceriere. Poco dopo anche lui se n'era andato, lasciandolo
completamente solo
e immerso nel buio e nel silenzio. E con quella goccia, naturalmente.
E così Ethan Blackwood, figlio
secondogenito di lord Andros Blackwood e disertore dei Guardiani della
Notte,
aspettava la morte mentre ascoltava il rumore prodotto da quella
stupida goccia
d'acqua. Perché era sicuro che prima o poi sarebbero venuti
a prenderlo. Era
sempre così per i confratelli disertori, nessuna
pietà, solo la morte poteva
essere il loro destino.
Era talmente impegnato con quella
dannata goccia che quasi non si accorse dei passi, dapprima appena
udibili in
lontananza e poi sempre più vicini e rimbombanti.
Alzò la testa solo quando
sentì tintinnare un mazzo di chiavi e cigolare la porta
della sua cella.
Davanti a lui c'erano due uomini, uno completamente vestito di nero e
un altro
con una lanterna in mano. Il primo era di spalle, ma Ethan riconobbe il
secondo.
- Grazie, Rynyer, puoi andare. -
disse l'uomo in nero, come a confermare l'ipotesi di Ethan. Rynyer,
l'anziano
carceriere, sorrise con la sua bocca sdentata e si
allontanò, consegnando però
prima la torcia all'uomo in nero, che solo allora si voltò.
Dapprima Ethan faticò a mettere a
fuoco, era da troppo tempo che non vedeva una luce, ma poi
scattò in piedi
appena riconobbe i lineamenti severi di lord Andros Blackwood. Suo
padre.
Ethan non disse nulla per lo
stupore, e lord Andros fece lo stesso per altri motivi. Lo
guardò per alcuni
attimi mentre appoggiava la torcia sul freddo pavimento di pietra della
cella.
Poi, sempre restando in silenzio, si avvicinò lentamente al
figlio sedendosi accanto
a lui nella brandina. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Ethan fu
stretto
dall'abbraccio paterno.
Non disse nulla, si limitò a
ricambiarlo. Era da tanto che non riceveva un abbraccio. Era da tanto
che non
rivedeva qualcuno di caro. Era da tanto che non rivedeva un membro
della sua
famiglia, almeno sei anni.
- Padre.
Ethan alla fine si lasciò
sfuggire queste parole, la voce traballante per la commozione. Andros
Blackwood
non lo aveva mai abbracciato, né lui né suo
fratello Hectar, nemmeno quando
erano piccoli, tanti anni prima. Non un'esternazione d'affetto che
andasse al
di là di parole dolci o carezze affettuose quando ancora era
innocente e non
aveva lasciato il castello di famiglia. Adesso, quando vi ritornava da
disertore marchiato per l'eternità da un velo di vergogna,
aveva ricevuto la
prima dimostrazione che il padre alla fin fine gli voleva bene.
- Figlio mio.
Nonostante cercasse di
nasconderlo, anche Andros Blackwood era emozionato, Ethan lo capiva
dall'incrinatura che aveva nella voce. Nonostante ciò
evitò di dar a vedere di
averlo capito.
- Sono contento di vedervi ancora
su questa terra, padre mio. Ho sentito alcune storie, su alla Barriera.
Parlavano di un'epidemia di morbo grigio scatenatasi nelle Terre dei
Fiumi,
l'anno scorso.
A sentire questo lord Andros si
rabbuiò, seppure avesse abbassato la testa quasi
impercettibilmente. Ethan era
diventato piuttosto bravo a discernere lo stato d'animo delle persone,
tale
abilità è fondamentale per la sopravvivenza.
- Sì - confermò lui con voce leggermente
più fredda e controllata - Le storie che hai sentito
dicevano il vero. Ha
imperversato per almeno quattro lune, soprattutto nelle nostre terre e
in
quelle dei Wayn, dei Paege e degli Shawney. Oltre a qualche centinaio
di
persone fra il popolino sono morti anche lord Wayn, ser Janos Paege e
la figlia
di lord Shawney.
Ethan aveva visto sia lord Ruben
Wayn che ser Janos Paege una sola volta, ad un torneo a Delta delle
Acque.
Darna Shawney invece era considerata una delle fanciulle più
belle a nord del
Tridente, e lord Andros aveva valutato il suo matrimonio con Ethan o
con suo
fratello Hectar, il tutto vanificato dai loro desideri.
- Qualche caso c'è stato anche ai
piedi della Valle, mi ricordo che anche lord Grell si
ammalò. Per fortuna ne è
uscito vivo, anche se i segni della malattia saranno indelebili. Te lo
ricordi,
Viserys Grell? Eravate scudieri assieme a Delta delle Acque.
Sì, Ethan si ricordava di Viserys
Grell. Lo chiamava "il falso drago" a causa del suo nome. Si
ricordava di lui come di un ragazzino dalla fervida immaginazione, il
quale
immaginava di cavalcare il proprio Gyarados su per la Forca Verde. Solo
che ai
tempi il suo pokemon era ancora un Magikarp smagrito, pure deboluccio.
- Lord? - Ethan si era stupito -
Per caso suo padre è morto?
- Sì - rispose Andros - Lord
Valarr Grell è passato a miglior vita poco dopo che tu fosti
partito per la
Barriera. Era andato ad Harrenhal su invito di lady Wode, e aveva
trascorso
qualche giorno tra quelle mura. Una volta tornato al suo castello si
ammalò
gravemente, i maestri dissero che non c'era nulla da fare. Sembra che
il morbo
che affliggeva lady Wode avesse contagiato anche lord Grell, il
popolino dice
così almeno. Lo ritengo poco probabile comunque. Lady Wode
è spirata poco dopo,
e adesso alla guida di Harrenhal c'è lord Bowman.
Casa Bowman. Ethan non l'aveva mai
sentita nominare, nonostante maestro Denys avesse insistito
perché studiasse
bene l'araldica quand'era ancora giovane. Prese poi a ripensare al suo
amico
d'infanzia. Viserys Grell aveva un anno meno di Ethan, luna
più luna meno, e
lui proprio non riusciva a figurarselo alla guida di un castello.
Impacciato
com'era faticava solo a tenere dritta una lancia, figuriamoci a guidare
un
intero possedimento.
- Mi dispiace, se l'avessi saputo
avrei inviato un corvo di condoglianze al giovane Grell.
- Sì, so che l'avresti fatto se
avessi potuto. L'epidemia ha infuriato a nord della Forca Rossa, invece
a sud
del fiume niente. Eppure i Bracken sono così vicini a noi.
Sono pronto a
giurare che la malattia sia stata invocata da quella strega che
è la moglie di
Edgarth Bracken.
In effetti Ethan si ricordava di
lady Elna Bigglestone. L'aveva vista un paio di volte quando questa
veniva in
visita a Delta delle Acque, tanti anni prima. La rammentava come una
donna
asciutta, rigida e perfettamente dritta come un bastone. Aveva sentito
dire del
suo carattere schivo e oscuro, e anche dell'incertezza delle sue
origini. Casa
Bigglestone infatti era estinta dai tempi della Danza dei Draghi, Ethan
l'aveva
imparato studiando araldica, ma a quanto pare al padre di lord Edgarth
non era
importato di fronte alla dote che il padre di lei, un mercante,
intendeva
concedere per il matrimonio.
- Figlio mio, tu invece come
stai?
Questa domanda un po' colse alla
sprovvista Ethan. Non si aspettava che suo padre glielo chiedesse.
Decise
comunque di rispondere.
- Bene, almeno per ora. Alla
Barriera faceva un freddo cane, è vero quel che si dice in
giro. Persino i
pokemon Ghiaccio tremano di freddo lì in cima.
Ethan si lasciò scappare una
risatina. Lord Andros non si scompose, pur sorridendo leggermente. Il
giovane
Blackwood comunque tornò quasi subito serio.
- Bloodlimb è morto. E' successo
due anni fa. L'avevo portato con me mentre io e altri ranger andavano
di
pattuglia. L'avevo mandato in avanscoperta per vedere se ci fossero
tracce di
bruti, e ce n'erano eccome. Di bruti. Probabilmente l'hanno scambiato
per un
pokemon selvatico e gli hanno tirato una freccia. Gli ha inchiodato
l'ala al
corpo, penetrando in profondità. Riuscì a
riportarlo indietro al Castello Nero,
ma il maestro disse che non c'era nulla da fare.
Parlare di Bloodlimb non piaceva
ad Ethan. Lui e il Rufflet erano stati inseparabili sin da piccoli, e
quella
bestia testarda l'aveva voluto seguire quando aveva deciso che avrebbe
preso il
nero. Non aveva potuto fermarlo, erano compagni da una vita e di certo
non si
sarebbero separati in quel momento. Si era rivelato un viaggio a senso
unico
per entrambi.
- Gli sono stato vicino fino alla
fine.
Una lacrima rischiò di uscire dall'occhio
di Ethan, ma riuscì a trattenerla. Gli faceva ancora male
pensare al suo amico
defunto.
- L'ho sepolto sotto un albero
diga. Ho scavato una buca bella profonda, non volevo che qualche lupo o
la
Madre sa cos'altro si potesse mettere a scavare per divorare la
carcassa. Sarei
rimasto a vegliarlo per giorni, ma alla fine i miei confratelli mi
hanno
riportato indietro.
Lord Andros rimase impassibile.
Doveva essere conscio del profondo legame che c'era stato tra il
ragazzo e il
suo pokemon, visto che anche lui un tempo ne aveva posseduto uno. Non
era mai
sceso nei dettagli però, per cui Ethan non sapeva molto di
lui.
- Ho notato che siete diventato
signore di Raventree Hall. - disse Ethan, cercando di cambiare discorso
- Il
lord mio nonno è deceduto?
Lord Blackwood annuì grave.
- Esattamente. Contrasse il morbo
grigio di cui ti parlavo prima. Tua madre gli prestò
assistenza sino alla fine
assieme a septa Lorelle.
Solo allora Ethan si ricordò di
avere altri parenti oltre a suo padre. La prigionia gli stava proprio
dando
alla testa.
- La lady mia madre? - chiese
scosso - Come sta? E gli altri?
Lord Andros si rabbuiò di nuovo.
Ethan vide il suo viso austero contrarsi ancora di più.
- Contrasse il morbo grigio dal
lord tuo nonno. Lo Sconosciuto l'ha reclamata sei lune fa.
Ad Ethan crollò il mondo addosso
quando sentì queste parole. Non si sarebbe mai aspettato che
sua madre sarebbe
morta. Forse però era meglio così, non l'avrebbe
visto morire per la vergogna
che aveva causato alla famiglia.
- L'ho sepolta a Cairns. Le
piaceva quel villaggio, amava passare le belle giornate di sole sulla
collina
che dava sull'abitato.
Ethan non disse nulla. Non
avrebbe mai potuto visitare la tomba della madre, visto che presto
anche lui
sarebbe finito a marcire dentro una fossa.
- Hectar invece - proseguì il
lord, con un tono leggermente più alto e tranquillo -
è stato fatto cavaliere
dal principe Laerion in persona. C'erano tutti: lord Tully, lady Wode,
persino
Edgarth Bracken, quell'inetto.
Ethan constatò con piacere che le
due case si odiavano ancora. Come poteva essere altrimenti poi?
- E' successo meno di una luna
dopo la tua partenza, ad un torneo a Delta delle Acque. Tuo fratello si
è fatto
valere, disarcionando un cavaliere misterioso, il giovane Deddings e
quel
gigante di Garth Tully. Purtroppo nulla poté contro il
principe Laerion, ma
costui rimase impressionato dal suo valore, nominandolo cavaliere.
Ad Ethan si scaldò il cuore a
sentire che il fratello si era fatto un nome. Certo, quel nome poteva
essere
benissimo rovinato dalle sue azioni scellerate, ma oramai il danno era
stato
fatto.
- Si è sposato l'anno dopo, e
quello dopo ancora è nata la sua prima figlia, la piccola
Arlis.
Congratulazioni, zio.
Il giovane Blackwood rimase
sorpreso. Zio lui? Si era già dimostrato un pessimo membro
di famiglia,
figuriamoci. Cercò di mantenere un'espressione
imperturbabile, chiedendo chi
fosse la sposa.
- Lady Catryn, sì. La conobbe ad
un altro torneo ad Approdo del Re. Non era una grande manifestazione,
ma riuscì
a vincerla disarcionando lord Hayford. Come regina dell'amore e della
bellezza
incoronò lei, lady Catryn Pyle. Una volta tornato qui non
pensava che a lei,
sembrava così triste. Così contattai lord Pyle e
mi
accordai per il matrimonio. I
Pyle non sono una grande casata, e un matrimonio con noi Blackwood gli
avrebbe
di sicuro portato un minimo di importanza.
Andros Blackwood non sarà stato
un gran padre, ma non negava mai la felicità ai propri
figli, e quello che gli
aveva appena raccontato lo dimostrata. Esattamente come la sua
benedizione
quando Ethan gli aveva comunicato il desiderio di voler prendere il
nero.
- Adesso è di nuovo incinta -
continuò lord Andros - Sia Hectar che lei pregano per un
maschio, come del
resto anch'io. Maestro Denys ha calcolato che il parto dovrebbe
avvenire tra
meno di due lune. Mi dispiace che tu non possa assistere. Avrei tanto
voluto
farti vedere tua nipote, ma lady Catryn non ha acconsentito.
Lord Andros si rabbuiò ancora.
Ethan non ricordava di aver mai visto una tale variazione di carattere
in suo
padre, né mai se lo sarebbe aspettato. A quanto pare quegli
anni, oltre che a
farlo più magro e tirato, lo avevano reso un po'
più dolce, loquace e aperto.
Lo ricordava ai vecchi tempi, austero e sempre composto, un nobile che
non
lasciava mai trapelare le proprie emozioni.
- Domani morirai.
Ethan non si stupì di quella
affermazione, sapeva già che sarebbe successo.
- Lo so, padre.
- Sarò io stesso ad eseguire la
sentenza.
Questo sorprese di più il giovane
Blackwood.
- Sai - cominciò a spiegare lord
Andros - Le leggende dicono che i Blackwood provengono dal Nord. E nel
Nord chi
pronuncia la sentenza deve essere anche colui che la esegue. E io non
farò
eccezione. Per quanto Skell sia bravo con la spada non ho intenzione di
sottrarmi alla legge ancestrale.
Sì, Ethan si ricordava anche di
Skell il Lussurioso. Era un armigero vetusto, aveva combattuto nella
Ribellione
di Matarys, questo lo ricordava. Era più vecchio di lord
Andros, ma era ancora
abile con la lama. Ethan ricordava che lord Emmett Blackwood, suo
nonno, faceva
eseguire a lui le condanne. Era chiamato il Lussurioso per le selvagge
notti
d'amore che era solito passare a Raventreeton oppure in altri villaggi
e anche
per i bastardi che aveva seminato per tutta la Valle di Blackwood. Gli
esempi
più lampanti erano ser Jacor Rivers, un lesto cavaliere che
si aggirava sempre
per il castello, e anche Kylis Rivers, si vociferava una delle ragazze
più
belle di tutte le terre dei Blackwood. Pur avendoli riconosciuti come
suoi
figli non aveva avuto interesse a togliere da loro il marchio da
bastardi.
- Come desiderate, padre.
Ethan abbassò la testa,
sconsolato. Aveva gettato vergogna sulla sua famiglia, e come se non
bastasse
sarebbe stato suo padre a togliergli la vita. Mai un Blackwood aveva
commesso
azioni più riprovevoli quali abbandonare i Guardiani della
Notte. Sperava
almeno che il fatto di aver recuperato la spada potesse in qualche modo
far
vivere la sua memoria in modo positivo nelle menti dei suoi parenti
più
stretti.
Quando lord Andros prese le mani
del figlio tra le sue questi trasalì. Aveva capito che il
lord suo padre era
cambiato molto, ma non pensava fino a tal punto. Aveva sempre detestato
il
contatto fisico, e invece adesso non solo l'aveva abbracciato ma gli
stava
anche stringendo le mani. E quando con un dito gli sfiorò il
mento e gli fece
rialzare il volto, quella che Ethan vide sul volto di suo padre fu
un'espressione risoluta ma allo stesso tempo fraterna.
- Figlio mio, so quello che
pensi. Molti lord e gente del popolino guarderanno ai Blackwood con
disgusto,
disonorando la tua memoria. Ma io non lo farò, né
così Hectar e i suoi
discendenti. Hai portato a termine un'impresa a dir poco epica
recuperando la
spada. Sono fiero di te, Ethan. Tu sei un vero Blackwood
Ethan. Sentirsi chiamare per nome
lo fece sentire felice. Suo padre mai l'aveva chiamato per nome,
limitandosi ad
apostrofarlo come "figlio mio", "figlio",
"figliolo" e cose del genere. Ma oramai aveva capito che lord Andros
Blackwood gli riservava ancora molte sorprese.
- Forza - lo spronò, allargando
per la prima volta le labbra in un sorriso. Ethan non ricordava di
averlo mai
visto sorridere, e men che meno in modo così evidente.
- Raccontami come è andata.
Ethan si decise, doveva dire
tutto. Voleva passare le ultime ore che gli rimanevano con suo padre, e
solo
con lui. Così cominciò a raccontare.
Parlarono di molte cose. Di come
il regno fosse cambiato negli ultimi anni, dei lord e delle lady che
adesso
c'erano nelle Terre dei Fiumi, delle voci che giravano riguardo ai
movimenti di
Maelor l'Esule e sulla Compagnia Dorata, degli eroici Blackwood del
passato.
Parlarono soprattutto di questi, personaggi del calibro di Roderick
Blackwood,
lady Agnes Blackwood, Benjicot Blackwood il Sanguinoso, Alysanne
Blackwood la
Nera, oppure anche di bastardi come Robb Rivers il Rosso oppure Brynden
Rivers
Sangue di Corvo e delle loro imprese, eroiche che fossero o meno.
Ma parlarono anche del viaggio di
Ethan oltre la Barriera e nelle terre ancora dopo. E di tutto
ciò che aveva
visto. E di come aveva ritrovato la spada. Lord Andros fu molto attento
sotto
questo aspetto, e annuiva ogni volta che un particolare fatto lo
colpiva.
Solo quando lord Andros calcolò
che l'alba sarebbe sorta di lì a poco fu costretto ad
andarsene. Nessuno era a
conoscenza del fatto che fosse lì con lui, nemmeno Hectar.
Quando questi aveva
chiesto a lord Andros di poter visitare il fratello il padre gli aveva
risposto
con un secco rifiuto. Aveva spiegato ad Ethan che non voleva fargli
vedere suo
fratello per non fargli venire in mente strane idee, Hectar era fatto
così. Forse
avrebbe tentato di farlo scappare, ma né Andros
né Ethan volevano questo, né se
lo potevano permettere.
- Sei consapevole che morirai di
qui in capo a poche ore? - gli aveva chiesto il padre prima di
andarsene.
- Certo, padre. Avrei per questo
un ultimo favore da chiedervi. Prima di morire vorrei pregare sotto
l'albero
del cuore, nel parco degli dei.
E così Andros Blackwood aveva
concesso al figlio quest'ultimo desiderio, facendolo scortare un'ora
prima
dell'esecuzione nel parco degli dei per lasciarlo con sé
stesso nell'ultimo
frangente della sua vita. Per quell'ora pregò i sette dei,
ringraziando la
Vecchia per avergli illuminato la via per il compimento dell'impresa e
per il
ritorno a casa e anche la Madre per avergli concesso la fortuna
più di una
volta. Ringraziò il Fabbro per avergli concesso di ritrovare
la spada, mentre
chiese perdono alla Fanciulla per non aver mai conosciuto l'amore.
Ringraziò il
Padre per essere riuscito nei suoi propositi dove altri prima di lui
avevano
fallito, e chiese al Guerriero di dargli il coraggio per affrontare
quell'ultimo viaggio. Pregò poi lo Sconosciuto di
concedergli una morte veloce,
e nonostante non fosse il suo credo chiese anche ad Arceus di fargli
rivedere
un'ultima volta il suo amato Bloodlimb prima che i Sette Inferi o
qualsiasi
altro posto in cui dovesse andare fagocitasse per sempre la sua anima.
Quando gli stessi due armati del
giorno prima lo vennero a prelevare dal parco degli dei, Ethan seppe
che la sua
ora era giunta. Non oppose resistenza, né ebbe paura di
quello che stava per
succedere. Aveva abbandonato i Guardiani della Notte pur di riportare
indietro
la spada, infrangendo così il sacro voto che sin
dall'Età degli Eroi vincolava
i Guardiani alla Barriera, era giusto che morisse.
Il viaggio non fu lungo. Il
patibolo era stato allestito a Raventreeton, precisamente nella piazza
centrale
del villaggio. Le case circondavano lo spiazzo circolare, e la
primavera
nascente conferiva all'ambiente una gradevole tonalità
accesa. Una piccola
piattaforma rialzata di legno era stata allestita al centro della
piazza, e
sopra di essa il ceppo su cui Ethan avrebbe dovuto poggiare la testa.
Erano già tutti lì quando il
giovane Blackwood, con le mani legate dietro la schiena,
arrivò dopo meno di
un'ora di cavalcata scortato dai due armigeri. Si erano riuniti tutti
gli
abitanti del villaggio, e alcuni erano accorsi persino dagli
insediamenti
vicini.
Anche alcuni nobili avrebbero
presenziato all'esecuzione. Distaccato dalla folla, a cavallo, Ethan
riconobbe
il suo amico d'infanzia Viserys Grell. Aveva i capelli castani
scompigliati e
in disordine, e una cicatrice grigia gli deturpava la faccia. Lord
Viserys lo
squadrava con uno sguardo indecifrabile, che Ethan non avrebbe saputo
dire se
fosse dettato dalla compassione o dal disgusto. Dietro di lui c'erano
due
armigeri e un araldo, i quali recavano tutti il simbolo di casa Grell,
ovvero i
tre usignoli rossi sulla banda bianca obliqua. Il tutto era ornato da
una cappa
blu che andava a completare l'uniforme degli uomini di Grellington.
Viserys
invece era interamente vestito di nero, anche il mantello lo era.
Chissà perché
era venuto, magari si ricordava che un tempo erano stati amici.
Davanti al patibolo stava invece
Hectar Blackwood. Ethan cercò di non guardarlo mentre veniva
trasportato
attraverso la folla urlante, ma gli riuscì ugualmente di
vederlo. Portava un
elegante farsetto rosso scuro con l'emblema di casa Blackwood, ovvero
l'albero
del cuore bianco attorniato dai corvi neri, mentre per il resto era
vestito con
un'impersonale cappa nera. I capelli erano più lunghi di
quanto Ethan
ricordasse, e si era anche fatto crescere la barba. Nonostante suo
fratello
fosse bravo a mascherare le emozioni, Ethan vide che piangeva, seppur
silenziosamente.
Quando arrivò al patibolo Ethan
vide che lord Andros era già arrivato. Stava a fianco del
ceppo, accanto a lui
ser Jacor Rivers, il quale appena vide Ethan gli porse il fodero della
spada.
Le guardie costrinsero Ethan ad andare sino al ceppo e ad
inginocchiarsi.
Guardò un'ultima volta suo padre.
Era vestito esattamente come la notte prima, e non sembrava
assolutamente come
aveva dimostrato di essere. Nel suo vestito di velluto nero appariva
austero ma
allo stesso tempo elegante, e l'espressione risoluta non lasciava dubbi
riguardo
allo zelo con cui avrebbe compiuto il suo dovere di lord.
Mentre il lord estraeva la spada
dal fodero ser Jacor zittì la folla con un cenno della mano,
facendo intendere
che lord Andros era in procinto di enunciare la sentenza. E
così infatti fu.
- Quest'oggi - cominciò - viene
giustiziato Ethan Blackwood, colpevole di aver disertato dai Guardiani
della
Notte.
Mentre diceva ciò Andros
Blackwood rimase impassibile, nonostante stesse per uccidere il proprio
figlio
con le sue stesse mani.
- Adempirò io stesso
all'esecuzione, in quanto è giusto che chi emetta la
sentenza debba essere
anche colui che la esegue. In nome di Jaehaemond della casa Targaryen,
primo
del suo nome, re degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, lord dei
Sette
Regni e Protettore del Reame, io, Andros della casa Blackwood, lord di
Raventree Hall e della Foresta Nera, ti condanno a morte.
Quando ebbe finito il suo
discorso lord Andros alzò la spada. Ethan abbassò
da solo la testa, non volendo
essere costretto da quei rudi armigeri. Era pur sempre un Blackwood, e
i
Blackwood non si opponevano mai al loro destino.
Mentre la folla urlava e un
rumore secco di aria spostata indicava che la spada aveva incominciato
la sua
discesa verso il suo collo Ethan alzò leggermente gli occhi
verso l'orizzonte
in lontananza. Là, sopra le dolci colline, oltre la Forca
Rossa e sotto le
candide nubi, gli sembrò di vedere un uccello volare, un
pokemon forse. Un
Rufflet sembrava.
Sentì un po' di freddo sul retro
del collo, e subito l'immagine del patibolo sotto di lui si
sbiadì. Poi più
nulla.
Note
dell'autore
Terza
fanfiction cominciata. La mia vita comincia ad essere strana, ma
parecchio strana.
Esatto,
è come sembra, mi sono lanciato in questa pazzia.
Perdonatemi ma un crossover tra Game of Thrones e i pokemon ce l'ho
sempre avuto in mente. Cercherò di prenderlo con le pinze,
perché so che non sarà facile da gestire e ho
già visto progetti come questo fallire alla radice.
Prima
però voglio chiedere scusa a tutti quelli che hanno
letto le os su Tywin Lannister e Aerys Targaryen. Ebbene sì,
erano delle mezze trollate. All'epoca pensavo ancora di fare un mix tra
i libri e la serie tv, ma poi (per fortuna dico io) ho cambiato idea.
Insomma,
ditemi se quest'idea vi convince, perché
sinceramente la sto già adorando non avendola neppure
iniziata.
Ah, prima che
mi dimentichi, parta pure la sigla:
http://youtu.be/4oEgHOtmBkw