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Autore: _matthew_    08/12/2008    4 recensioni
Un caso semplice,in pratica già risolto,che all'improvviso si complica,mettendo in pericolo tutta la squadra.
Amori e paure riemergono dal passato di Tony,stimolando la curiosità di Ziva; ha senso essere gelosa della pagina più triste della vita di Anthony DiNozzo?
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, eccomi tornato! Allora, con questo capitolo un po' di cose verranno chiarite, ma non fatevi illusioni...i problemi di DiNozzo sono solo all'inizio! (si, lo so, sono sadico... XD ) Buona lettura!




Tony chiuse con estrema malagrazia l'anta dell'armadio a muro, che dopo aver sbattuto violentemente contro il sottile telaio in legno rimbalzò, riaprendosi.
Sbuffò, finendo d'infilarsi la giacca, e poi la chiuse definitivamente con un altro colpo violento; quella stanza d'ospedale era diventata insopportabilmente stretta e claustrofobica, e non solo perchè stare sdraiato in un letto con una dannata flebo infilata nel braccio gli impediva d'inseguire la fugace immagine di Ziva che faceva sporadiche e repentine comparse nel corridoio. Il suo naturale odio verso gli ospedali, radicato in lui fin dall'infanzia, era acuito da quella stanza in particolare, dove ogni cosa, ogni oggetto, ogni singola molecola, sembrava impregnata del profumo di Ziva; anche l'acqua gelida che si spruzzava in faccia la mattina per cercare di lavare via pensieri e rimasugli di sonno gli ricordava quella ragazza inarrivabile.
Era da dieci giorni, dal momento in cui si erano baciati, che non riusciva a parlarle: ogni volta che per un qualche motivo rimanevano soli lei si eclissava all'istante, gli occhi sempre pieni di turbini d' emozioni difficilmente decifrabili. Quando il giorno prima un'infermiera era entrata nella sua stanza dicendogli che se desiderava, firmando l'apposito modulo, poteva tornare a casa, aveva afferrato al volo l'occasione senza pensarci due volte: almeno quella sera avrebbe dormito in un letto che non profumava di mandorla, e che non gli riportava alla mente quel dolcissimo bacio rubato, dalle ancora indefinibili conseguenze.
Iniziava a capire il senso della regola numero dodici e mentre usciva dall'ospedale, fermandosi sulla soglia per abituare gli occhi alla luce del sole e i polmoni all'aria fresca, iniziò a preoccuparsi di cosa sarebbe successo se Gibbs avesse scoperto la loro -o meglio, la sua- piccola trasgressione. Era quasi certo che non se la sarebbe cavata con un semplice scappellotto.
Attraversò a passo rapido il parcheggio, pregustandosi un pomeriggio in poltrona in compagnia dei suoi film preferiti quando un tizio dai capelli impomatati e dal vestito di foggia molto discutibile gli si piantò davanti, sventolandogli sotto al naso un distintivo della polizia di Washington D.C.
"Anthony DiNozzo?" chiese in un eccesso di formalismo. Tony storse le labbra in una smorfia di disgusto; era difficile decidere se fosse stato peggio rimanere in ospedale o uscire da li per finire in una macchina della polizia. Per un istante accarezzò l'idea di fingere un'improvvisa ricaduta notando in un gruppetto d'infermieri riuniti sulla soglia per una sigaretta una delle infermiere che lo avevano avuto in cura, ma abbandonò subito l'idea. Un nuovo ciclo di flebo e di terapia non lo allettavano per nulla; molto meglio essere trattato da terrorista islamico in uno squallido distretto della polizia cittadina.
"Desidera?" esordì, sfoggiando il suo miglior tono strafottente. L'uomo non gradì, ma fu trattenuto dal rispondere a tono dal sopraggiungere del suo collega.
"Ascoltarla come testimone informato sui fatti" gli comunicò il nuovo arrivato, continuando a giochicchiare con le chiavi dell'auto di servizio.
"Informato su cosa, esattamente?" chiese perplesso, cercando di guadagnare tempo. A scanso di equivoci ripescò il cellulare dal borsone che teneva in mano, infilandoselo con disinvoltura in tasca. Si maledì mentalmente per non aver accettato l'offerta di McGee di passarlo a prendere; figurarsi se appena dimesso doveva cacciarsi in altri guai.
"Se non lo aveste notato.." non riuscì a finire la frase, venendo interrotto dal poliziotto che lo aveva fermato.
"Sappiamo che sei in ospedale da più di un mese, siamo arrivati qui seguendo la tua amichetta...è lei che vogliamo" alla parola amichetta i sensi di Tony si destarono, mentre una vocina leggera, molto simile a quella della coscienza, gli prefigurava guai in vista; guai grossi, per giunta.
"Amichetta?" soffiò forzando una risatina divertita "Non mi pare di averne avute, ultimamente" L'uomo stava per replicare qualcosa di sgradevole, ma il collega lo precedette ancora una volta, smettendo di giocare con le chiavi che teneva in mano e afferrando Tony per una spalla, guidandolo verso l'auto.
"Ziva David, signorino" gli comunicò tagliente. Tony alzò gli occhi al cielo, mentre la vocina nella sua testa si lanciava in un esultante te l'avevo detto. Afferrò il cellulare, ma il primo poliziotto gli bloccò il polso.
"Niente chiamate" lo ammonì. Tony gli regalò una smorfia schifata, rivolgendosi all'uomo che lo stava guidando verso l'auto.
"Posso almeno avvertire che farò tardi o sono in arresto?" chiese duro.
"Fai sta cazzo di telefonata, ma in fretta!" sbottò quello, mollandogli la spalla.
"Grazie" disse, regalandogli un sorrisino falso e componendo in fretta un numero, guardato a vista dai due.
Parlò lo stretto indispensabile, e a bassa voce. La voce che gli rispose era già particolarmente alterata, ed era certo che mentre il suo interlocutore riattaccava i suoi occhi stessero cercando un malcapitato da prendere a scappellotti per sfogarsi.
"Fatto" comunicò baldanzoso dirigendosi verso i due uomini ed entrando in macchina. Misero in moto e partirono sgommando; non sapeva che cosa volessero da lui, ma di una cosa era certo: non avrebbero ottenuto niente di più di un disarmante silenzio.

"Ne sei veramente certo, Jethro?" chiese il direttore, sollevando gli occhi dal foglio che l'agente gli aveva porto cinque minuti prima. Il viso era tirato in una smorfia di disgusto e preoccupazione alquanto inquietante, e gli occhi fiammeggiavano.
"Si" rispose laconico lui. Ne era matematicamente certo, e a ben rifletterci c'erano un bel po' di elementi che sostenevano quella tesi.
"Quindi sei assolutamente certo che i proiettili che hanno ucciso Mallory e gli indiziati del vostro caso siano quelli in dotazione alla marina?" chiese di nuovo, con voce tagliente.
"Abby ha rifatto il confronto quattro volte" rispose pronto lui, ed entrambi sapevano che Abby non poteva sbagliare per quattro volte. Abby non sbagliava, mai.
"Perchè?" chiese ancora il direttore. Gibbs se l'aspettava; era ovvio che prima di accettare un dato di fatto così compromettente avrebbe cercato ogni punto debole della sua teoria. Peccato che la sua teoria fosse priva di punti deboli.
"Dalla base di Quantico spariscono regolarmente armi che ricompaiono sul mercato nero" iniziò lui. Jenny annuì, questo lo sapeva; era quello su cui aveva incaricato di indagare Gibbs e la sua squadra.
"I due sospettati vengono provvidenzialmente uccisi, poco prima di essere arrestati, da proiettili della marina" continuò con voce piatta.
"Decidiamo un'operazione sotto copertura, la marina ci fornisce tre casse di M16, noi prendiamo contatto con i compratori che sospettavamo essere complici del traffico" Jenny annuì di nuovo; c'era un rapporto che dimostrava quella parte, tutto scritto nero su bianco, e con le firme in regola.
"Iniziamo l'operazione, e quando non possiamo più tirarci indietro dalla base di Quantico ci dicono che per un disguido interno non possono fornirci il materiale da noi richiesto" ricordava anche quello, e c'era una comunicazione ufficiale a provarlo.
"Sul luogo dello scambio arrivano tre individui che uccidono i compratori e tentano di eliminare Tony, indicandolo come agente federale" e anche quello era dimostrato da un rapporto scritto.
"I corpi dei tre uomini scompaiono misteriosamente dall'obitorio della polizia, che arresta Tony per ordine della polizia militare di Quantico. Sempre da Quantico, poi, reclamano le tre casse di M16 che affermano averci consegnato" continuò Gibbs implacabile, elencando con scrupolosità i fatti. "Infine il capitano Mallory, accanito persecutore della mia squadra, viene ucciso in una stanza d'ospedale dove si trova anche un mio agente, scatenando una montagna di insinuazioni e sospetti sull'N.C.I.S. e sul suo operato" fece una breve pausa fissando la sua interlocutrice negli occhi, poi riprese.
" E ora si scopre che il proiettile è di quelli in dotazione alla marina, e magari.." venne interrotto dall'apparizione di Abby, seguita da una sconsolata Patricia, ormai rassegnata a vedere la sua autorità di segretaria del direttore calpestata da Gibbs e dai membri della sua squadra.
"Gibbs Gibbs Gibbs" esordì la scienziata, sventolando nella loro direzione l'ennesimo foglio di carta partorito da una delle sue numerose stampanti.
"L'avviso di cattura per Anthony DiNozzo, alias Ari Haswari è partito dalla base della marina di Quantico, diretto unicamente alla rete informatica della polizia di Washington!" recitò tutto d'un fiato, fiera di quel suo successo.
"Allora, direttore?" chiese Gibbs fissando la donna "Ha ancora dei dubbi?" insistette pungente e sarcastico. La donna scosse lentamente il capo; con quel semplice gesto gli stava dando carta bianca. Lui ghignò soddisfatto.
"Ottimo lavoro, Abby" si congratulò, stampando un bacio sulla guancia della ragazza. Lei si diresse verso la porta, ma lui la richiamò.
"Ah, Abby..." Lei sorrise, ammiccando.
"Ho già provveduto a cancellare la spazzatura, capo" disse esuberante, prima di infilare la porta. Prima che lui potesse replicare il suo telefono prese a squillare; rispose, rimanendo in ascolto per un paio di minuti.
Chiuse bruscamente la chiamata sotto gli occhi indagatori del direttore, mentre il suo viso si induriva in una smorfia di rabbia repressa a fatica.
"Abby!" chiamò con voce autoritaria. La ragazza, già a metà delle scale, tornò indietro di corsa.
"Di a McGee di chiamare Fornell, lo voglio in linea ora!" ordinò gelido. La dark annuì preoccupata, per scomparire nuovamente oltre alla porta dell'ufficio del direttore.
"Che succede, Jethro?" indagò Jenny, preoccupata.
"Problemi" rispose lui criptico, uscendo.
"David!" esclamò una volta arrivato nell'open space della sua squadra. "Prendi pistola e distintivo, e anche tu, McGee" intimò, mentre il ragazzo gli allungava la cornetta del telefono. Lui la afferrò con malagrazia, portandosela all'orecchio.
"Tobias..." esordì, con una voce che non prometteva nulla di buono.

"La tua amichetta fa parte del Mossad, lo sapevi?" gli chiese un tizio mai visto prima, sbattendo un fascicolo sul tavolo. Il poliziotto con il vestito falso-italiano girava tranquillamente intorno a loro, cercando di innervosirlo con la sua presenza, mentre l'altro tizio che aveva incontrato all'uscita dell'ospedale se ne stava placidamente appoggiato ad un angolo della stanza.
"Mossad? Davvero?" esclamò lui, con un tono di genuina sorpresa, sfogliando distrattamente il fascicolo che gli avevano buttato davanti; quello che lesse non gli piacque.
"Grazie per l'informazione, starò attento a non farla arrabbiare d'ora in poi" scherzò lascivo, lasciando intendere con gli occhi il doppio senso del commento.
"Paura di non riuscire più ad alzarti dopo essertela portata a letto?" frecciò il biondo che continuava a girargli intorno. Senza capirne davvero il motivo sentì l'improvviso bisogno di tirargli un cazzotto in faccia, ma si trattenne, pensando che al Mossad non potevano certo aver gradito che qualcuno avesse ficcanasato nella vita privata di un loro agente. E Tali David era la cosa più privata della vita di Ziva. Inutile sporcarsi le mani quando altri lo avrebbero fatto meglio e più efficacemente.
"Mai detto questo" rispose lui, fingendosi offeso.
"Quindi te la porti a letto?" insistette il biondo, provocandogli un secondo moto di violenza.
"Geloso?" frecciò lui velenoso.
"No, interessati alla signorina David e alla sua indole da killer violenta" specificò l'uomo seduto di fronte a lui, lo stesso che gli aveva messo davanti quel fascicolo.
"Interessante...e io che c'entro?" chiese indifferente, stiracchiandosi distrattamente sulla sedia.
"Brutto.." il biondino era scoppiato, afferrandolo per il colletto della camicia e sbattendolo contro una parete. Gli altri due non si mossero, osservando la scena con apatica tranquillità.
"DiNozzo, faresti saltare i nervi anche ad un santo" lo salutò una voce lievemente canzonatoria, mentre la porta della stanza veniva aperta.
"Tobias! Dovrò ricordarmi di dire a Gibbs che ti deve un favore" rispose a tono DiNozzo, mentre la presa del poliziotto sul suo collo si faceva sempre più debole, fino a scomparire del tutto.
"Oh, lo sa già..." rispose con un sorriso furbo l'uomo, osservandolo divertito.
"In quanto a voi, signori.."
"Lascia stare la predica, Fornell...portami a casa" lo supplicò Tony, mettendogli una mano sulla spalla.
Quando furono usciti dall'edificio, accompagnati da un paio di agenti dell'F.B.I. Fornell rivolse al ragazzo un'occhiata indagatrice, fissandolo con i suoi acuti occhi da compassato investigatore.
"Che succede?" chiese con voce da cospiratore.
"Quei tre sono già condannati a morte..." l'uomo lo guardò perplesso, non capendo a cosa si riferisse.
"Avevano un rapporto da Mossad" chiarì lui "Ma non ottenuto tramite le vie ufficiali". Gli occhi del suo interlocutore brillarono di un lampo di comprensione.
"Dici che non si può far niente?" chiese poi, spinto da uno strano senso di pietà. Tony scosse la testa.
"Stanno cercando di incastrare Ziva con tutte le loro forze; ovvio che da qualche parte non l'abbiano presa bene" sospirò.
"Casus Belli" rise Fornell, un sorriso amaro a solcargli il viso.
"Già...potranno sostenere che quei tre avevano violato il sistema di sicurezza del Mossad, e nessuno potrà dire nulla" convenne lui, mentre la berlina scura si fermava davanti a casa sua. Un agente gli aprì la portiera e gli porse la sua borsa. Salutò ed uscì dall'auto, ma nel richiudere la portiera si ricordò di una cosa importante.
"Ah, Tobias...quel rapporto io non l'ho mai visto, e tu non ne hai mai sentito parlare" non sapeva perchè, ma sentiva lo strano bisogno di proteggere Ziva; strano, visto che lei non si faceva sentire da dieci giorni. Cercò di non spiegarsi quell'assurdo comportamento, e la risposta di Fornell l'aiutò a distrarsi.
"Ormai sono vecchio, la mia memoria inizia a perdere i colpo, DiNozzo..." sorrise lui furbescamente. "Figurati che non mi ricordo neppure come mai ti abbiamo dato un passaggio a casa" concluse, chiudendo la portiera.
Tony si diresse lentamente verso la sua abitazione, chiedendosi come facesse Gibbs ad ottenere tutti quei favori; quella era l'unica parte del lavoro di capo di cui non era ancora riuscito a scoprire il segreto.




Ciao a tutti..! In primis un grazie di cuore a tutti coloro che seguono questa storia, recensiscono o hanno messo la ff nei preferiti! Dovete perdonare se gli aggiornamenti non sono proprio il massimo della regolarità, ma al momento la scuola assorbe quasi tutto il mio tempo libero..!Allora, pensavate di vedere arrivare un Gibbs infuriato a salvare DiNozzo, eh? Ihihih...per lui la mia mente bacata ha altri progetti XD Alla prossima, e fatemi sapere se la storia continua a piacervi!
  
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