" I refuse to sink "
Eppure fa male
quando vuoi volare.
ma ti hanno spezzato le ali e non vuoi
provare a ricominciare
ma forse è normale
.E poi c'è lui
.Nessun nome, nessun viso, niente carrattere
C'è quel ragazzo che non si decide, non prende in mano la sua vita e la rivoluziona, non si ribella al mondo
.Nessun nome, nessun viso, niente carrattere
C'è quel ragazzo che non si decide, non prende in mano la sua vita e la rivoluziona, non si ribella al mondo
Ormai è un corpo senz'anima, non sa cosa fare della sua vita. E' timido, impacciato, senza coraggio, senza voglia di vivere. Detto volgarmente, un senza palle.
E' un corpo che ha ceduto alla cattiveria che gli riserva il mondo, accetta tutto senza dire niente, senza combattere. Ma lui non era così una volta.
A lui piacevano le persone, amava fare nuove amicizie.
Amava andare al parco e fare le coroncine di fiori, giocare a calcio con i suoi amici.
Amava sua madre, Carla, e le serate passate a parlare del più e del meno.
A quel ragazzo piaceva vivere, sorridere talmente tanto che i suoi occhi nero pece si illuminavano e diventavano più chiari, quasi grigi.
A quel ragazzo piaceva ridere e far ridere, era molto spontaneo.
Ora, dopo tanti anni, a quel ragazzo non piace più niente. L'unico vizio che gli è rimasto è il thè delle cinque che fa molto British, leggere i libri imparati a memoria e addormentarsi con quel gatto trovato un giorno davanti alla porta d'entrata. L'ha chiamato Edgard. E' il suo migliore amico adesso.
Quel ragazzo ha smesso di uscire, raccogliere i fiori e farci le coroncine, giocare a calcio con i suoi amici, parlare con la madre per ore e ore.
Ora non sorride più, i suoi occhi restano nero pece. A lui non interessa più niente. In realtà quel ragazzo un nome ce l'ha ma a lui piace fare finta di non essere nessuno, dà qualcosa di misterioso.
A lui piacciono le cose misteriose.
Non riesce a capire cosa sia successo durante la sua adolescienza. Se l'è chiesto molte volte, il perché di quel cambiamento radicale, senza trovare una risposta concreta. Non sa più cosa pensare ormai.
Vorrebbe tanto smettere di farsi domande e continuare la sua vita senza problemi, ma la notte il cervello continua a lavorare, non facendolo dormire, lasciandolo con l'amaro in bocca, senza risposte e con occhiaie evidenti la mattina seguente.
Vorrebbe tanto lasciarsi andare e ricominciare a sorridere, ma qualcosa lo ferma, facendolo arrabbiare senza un apparente motivo. Quel ragazzo ormai è diventato la stronzaggine fatta a persona, e a lui non dispiace.
A scuola tutti gli stanno distanti e molti lo temono, ma lui non ha mai toccato nessuno. Qualche volta ha fatto a botte, ma solo per legittima difesa.
Quel bullo, come lo chiamano gli sfigati della scuola, si chiama Christopher Campbell. E' popolare, anche se lui non ha mai fatto nulla per ricevere attenzioni dai suoi coetanei, a parte allontanarsi da tutto e da tutti, rinchiudendosi dentro casa e smettendo di parlare con le persone.
Forse il motivo del suo cambiamento era proprio questo: avevano cominciato a giudicarlo e a etichettarlo come lo stronzo della scuola, e a lui non piacciono le persone che etichettano senza conoscere. Le odia proprio.
E' un corpo che ha ceduto alla cattiveria che gli riserva il mondo, accetta tutto senza dire niente, senza combattere. Ma lui non era così una volta.
A lui piacevano le persone, amava fare nuove amicizie.
Amava andare al parco e fare le coroncine di fiori, giocare a calcio con i suoi amici.
Amava sua madre, Carla, e le serate passate a parlare del più e del meno.
A quel ragazzo piaceva vivere, sorridere talmente tanto che i suoi occhi nero pece si illuminavano e diventavano più chiari, quasi grigi.
A quel ragazzo piaceva ridere e far ridere, era molto spontaneo.
Ora, dopo tanti anni, a quel ragazzo non piace più niente. L'unico vizio che gli è rimasto è il thè delle cinque che fa molto British, leggere i libri imparati a memoria e addormentarsi con quel gatto trovato un giorno davanti alla porta d'entrata. L'ha chiamato Edgard. E' il suo migliore amico adesso.
Quel ragazzo ha smesso di uscire, raccogliere i fiori e farci le coroncine, giocare a calcio con i suoi amici, parlare con la madre per ore e ore.
Ora non sorride più, i suoi occhi restano nero pece. A lui non interessa più niente. In realtà quel ragazzo un nome ce l'ha ma a lui piace fare finta di non essere nessuno, dà qualcosa di misterioso.
A lui piacciono le cose misteriose.
Non riesce a capire cosa sia successo durante la sua adolescienza. Se l'è chiesto molte volte, il perché di quel cambiamento radicale, senza trovare una risposta concreta. Non sa più cosa pensare ormai.
Vorrebbe tanto smettere di farsi domande e continuare la sua vita senza problemi, ma la notte il cervello continua a lavorare, non facendolo dormire, lasciandolo con l'amaro in bocca, senza risposte e con occhiaie evidenti la mattina seguente.
Vorrebbe tanto lasciarsi andare e ricominciare a sorridere, ma qualcosa lo ferma, facendolo arrabbiare senza un apparente motivo. Quel ragazzo ormai è diventato la stronzaggine fatta a persona, e a lui non dispiace.
A scuola tutti gli stanno distanti e molti lo temono, ma lui non ha mai toccato nessuno. Qualche volta ha fatto a botte, ma solo per legittima difesa.
Quel bullo, come lo chiamano gli sfigati della scuola, si chiama Christopher Campbell. E' popolare, anche se lui non ha mai fatto nulla per ricevere attenzioni dai suoi coetanei, a parte allontanarsi da tutto e da tutti, rinchiudendosi dentro casa e smettendo di parlare con le persone.
Forse il motivo del suo cambiamento era proprio questo: avevano cominciato a giudicarlo e a etichettarlo come lo stronzo della scuola, e a lui non piacciono le persone che etichettano senza conoscere. Le odia proprio.