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Autore: mudblood88    26/02/2015    7 recensioni
[SPOILER 04x12]
Prego chi non ha visto la quarta stagione di OUAT di non continuare poiché la storia parte esattamente dall'ultima scena Swan Queen della 04x12, quando Emma entra a far parte dell'Operazione Mangusta.
Tratto dalla storia:
"«Non era mia intenzione riportare in vita Marian» aggiunse sottovoce, sapendo di star entrando in un campo minato. «Cioè, non che non volessi salvarla, è chiaro, ho salvato una donna innocente...»
«Un altro dei tuoi discorsi da Salvatrice, Swan?»
«E' solo che non volevo sconvolgerti la vita, ecco tutto» disse Emma, alzando le mani. Guardò per un attimo Regina, che non aveva smesso un secondo di controllare le fiale contenenti le pozioni. «Sono sicura che quando troveremo l'autore del libro, saprà darti un lieto fine».
Regina non distolse lo sguardo dalla teca, ma Emma vide per un attimo che i suoi occhi erano persi nel vuoto. «Lo spero» disse soltanto."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Angolo dell'autrice
Ciao a tutti! Un milione di grazie a tutti voi che ancora mi seguite, recensite e magari seguite anche la mia pagina di facebook.
Premetto che devo dire tante tante TANTE cose, quindi procederò per ordine. 
Questo capitolo era in programma per domenica, l'avrei pubblicato in attesa della puntata, un po' per smorzare l'attesa e un po' come "tributo". Poi ho realizzato che non arriverò sana di mente a domenica, perché alla luce di tutti i vari promo, immagini, e ora pure gli sneak peak... bè, avrete notato anche voi che c'è un GRANDE concentrato di Swan Queen nella seconda metà di stagione, e ovviamente io sto perdendo pian piano tutte le mia facoltà mentali. Perciò preferisco pubblicarlo oggi, e domenica, o meglio lunedì, dopo la puntata, perché no? Pubblicare anche la mia parte di concentrato SQ... leggete qui, e capirete ;)
Detto questo, se non siete informati sulle ultime novità, sulla mia pagina di facebook trovate tutto: immagini, promo, sneak peak, quindi vi lascio il link se volete farci un saltino, colgo l'occasione per dirvi che c'è in corso un GIVEAWAY, aperto fino a domenica, se volete partecipare siete i benvenuti. Trovate tutte le info in pagina, eccola qui ---->  https://www.facebook.com/pages/SwanQueen-%CF%9F-I-cattivi-non-hanno-mai-un-lieto-fine-ma-Regina-ha-Emma/1587931868117207
Come avrete notato, ho cambiato nome alla FF: Operazione Mangusta era un po' banale, e io sono leggermente bipolare e lunatica, quindi ho deciso di intitolare la FF come il nome della pagina, anche perché mi sembra molto più significativo. Swan Queen - I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma. 


L'ultima cosa che voglio dirvi, ve la dirò mostrandovi prima questa immagine:
 

Come noterete tutti, è palese che Emma e Regina partano per un viaggio col maggiolino, e per di più Emma ha in mano un bicchiere di Starbucks. Se vi ricordate, nei primi capitoli della mia FF vanno proprio da Starbucks. Indi per cui SONO UNA FOTTUTA VEGGENTE. Mi elogio da sola perché sì, fa figo e mi sento troppo potente. *risata malvagia*

Ora vi lascio alla lettura, scusate se mi sono dilungata ma dovevo dire proprio tante cose. Buona lettura e buon puntata per chi vedrà la diretta domenica, come la sottoscritta ;)

 


Capitolo 10
Attraverso lo specchio

 


Precipitarono per quelle che sembrarono ore, ma la caduta non fu come se l'aspettavano. Cadevano nel vuoto, ma non con velocità, era come se l'aria intorno a loro fosse ovattata e fungesse da cuscinetto per rallentarle. Quando toccarono il fondo, lo fecero con una delicatezza quasi sinistra.

«E' come se fossimo precipitate in mezzo alle nuvole» borbottò Regina, scrollandosi di dosso un velo di polvere.

«Bè, almeno non ci siamo rotte l'osso del collo» replicò Emma, facendo lo stesso.

Si guardarono intorno per un lungo momento; l'interno del cappello era molto più ampio di quanto immaginassero, era come un'enorme stanza unica, buia, ma al tempo stesso illuminata da una luce soffusa che proveniva letteralmente dal nulla. A pochi metri da loro, giaceva lo specchio all'ingiù, apparentemente intatto.

«Mamma! Mamma!»

La voce di Henry era inconfondibile. Il ragazzo corse loro incontro apparendo dal buio, come se la luce lo seguisse.

«Henry!»

Si strinsero tutti e tre in un abbraccio, finché Tremotino non si avvicinò a loro con un ghigno.

«Non posso credere che siano riuscite a mettervi fuori gioco» disse.

Emma e Regina lo guardarono.

«Non che siano affari tuoi, ma noi siamo qui per portare Henry a casa» disse Regina, sciogliendosi dall'abbraccio. «Siamo qui per nostra scelta».

«Bè, si da il caso che anche io sia qui per mia scelta» replicò Tremotino. «Volevo vedere come se la passavano i miei ospiti».

«Ospiti?» domandò Emma, confusa.

«Si, dovete venire con me» disse Henry, prendendo entrambe le madri per mano. «Dovete venire a vedere chi ho conosciuto qui».

Henry trascinò Emma e Regina con sé, e le due notarono che la stanza sembrava come sparire dietro di loro per poi apparirgli davanti, come se si sgretolasse e si riformasse.

«Eccolo là!»

Henry si fermò a pochi metri da un uomo che era seduto a terra a gambe incrociate. L'uomo aveva i capelli rossi, era giovane e di bell'aspetto, nonostante la barba folta che gli cresceva scompigliata, e quando si alzò in piedi notarono che era anche molto alto.

«Mamma, mamma... vi presento Hans. L'autore del libro».

Emma e Regina lo guardarono con occhi sgranati.

«Lei è l'autore del libro?» balbettò Regina.

«Piacere di conoscerla» l'uomo allungò la mano e Regina gliela strinse. Fece lo stesso con Emma, poi aggiunse: «Mi chiamo Hans Christian Andersen. Henry mi ha detto che mi stavate cercando».

«Lei era imprigionato in questo cappello?» chiese Emma, e l'autore annuì. «Ecco perché la pozione localizzante ci ha portato qui!»

«Esatto» rispose Henry. «Ci ha condotto da Tremotino perché aveva il cappello con dentro l'autore».

«Ora... ora si spiega tutto!» esclamò Regina, entusiasta. «Ok, allora, per prima cosa... dobbiamo andarcene. Questo non è il luogo adatto per... parlare».

Emma guardò Regina; la donna aveva ritrovato la sua determinazione, la sua forza, e aveva di nuovo quello sguardo che aveva di solito quando dovevano agire. Fu estremamente felice di rivederla così. Poi Regina si voltò verso di Emma e la vide fissarla, così la bionda abbassò lo sguardo velocemente. Quante altre volte si sarebbe fatta beccare a fissarla? Tuttavia, quando rialzò lo sguardo, vide Regina sorridere tra sé e sé.

«Sapete come uscire di qui?» domandò Hans. «Credevo che soltanto il proprietario del cappello potesse tirarci fuori».

«In effetti è così, ma noi abbiamo...» Regina si interruppe. «Dov'è lo specchio?»

Si guardarono tutti intorno e videro Tremotino, in lontananza, sollevare lo specchio che era caduto all'ingiù.

Regina fu come se si fosse risvegliata da un sonno, si precipitò verso Tremotino e cercò di attirare lo specchio verso di sé con la magia, ma non ci riuscì.

«Che succede?» le chiese Emma.

«Lo immaginavo» rispose la mora. «Qui dentro la magia non funziona».

Tremotino sogghignò. «Davvero molto ingegnoso, Regina. Sono colpito» disse, accennando alle specchio.

«Molla lo specchio, Gold» sbraitò Emma, andandogli incontro.

«Non c'è bisogno che ricorriate a questi metodi» continuò Tremotino. «Posso aiutarvi io ad uscire da qui».

«Se tu sapessi come uscirne non saresti rimasto qui dentro» replicò Emma, secca.

«Si da il caso, signorina Swan, che io sia venuto qui per tirare fuori Henry e riconsegnarvelo».

Emma si lasciò scappare una risata. «Grazie dell'informazione, ma noi torniamo a casa secondo le nostre regole. Dacci lo specchio».

«Come volete» rispose Tremotino. «Ma se volete un consiglio... non siate così sicuri che attraverso lo specchio arriverete dove volete andare» e scomparì avvolto da una nebbiolina verde, lasciando lo specchio in bilico.

Emma e Regina si precipitarono ad afferrarlo prima che cadesse e si frantumasse.

«Quell'uomo ha la capacità di farmi saltare tutti i nervi» esclamò Emma, tenendo saldamente lo specchio da un lato. «Sei sicura che la tua magia non funziona? Quella di Tremotino, evidentemente, sì».

«Immagino che per Tremotino valgano regole diverse» rispose Regina. «Ma penso di poter comunque provare a incantare lo specchio».

«Credete che attraverso lo specchio potremo uscire di qui?» domandò l'autore, incerto. «Io sono anni che sono intrappolato qui, non ho mai trovato nessun modo per...»

«Stai tranquillo, Hans» intervenne Henry. «Le mie mamme sono in gamba».

Emma e Hans sostennero lo specchio mentre Regina lo incantava in modo da creare un portale. Passarono diverse ore, o forse solo minuti; il tempo scorreva diversamente dentro al cappello.

«Sembra non funzionare» disse Regina, ancora accovvaciata davanti allo specchio.

«Ma ci dev'essere un modo» disse Henry, accovacciandosi accanto a lei. «La tua magia non può essere sparita. Deve funzionare!»

«Stando molto tempo qui dentro» inizio Hans. «Ho capito che questo è uno strano mondo. Non si provano emozioni, nè sgradevoli, nè piacevoli, non si sente la fame e la sete e il sonno...»

«E' vero» confermò Henry. «Sono qui da pochi giorni ma non ho mai avuto fame e non ho mai avuto sonno. Non ricordo nemmeno se ho dormito o se sono stato sempre sveglio».

Emma sospirò. «Mi state mettendo ansia. Dobbiamo uscire da qui».

Regina alzò la testa per guardarla. «Non penso di farcela...»

«Ce la farai, Regina» replicò Emma.

«Intendevo, che non penso di farcela... da sola».

Emma non ebbe bisogno di spiegazioni. Fece segno a Henry di tenere lo specchio al posto suo, si accovaccio accanto a Regina, e quest'ultima le prese la mano. La mano di Emma toccò la superficie liscia e fredda dello specchio, e la mano di Regina sopra la sua. Sentì un brivido; non capì se causato dal contatto della sua mano col freddo, o dal contatto della sua mano con quella di Regina. Le due donne si guardarono; Emma voleva chiederle cosa doveva fare, se stava sbagliando, o se stava funzionando. Poi si rese conto che qualcosa stava cambiando; la superficie dello specchio non era più fredda, e ad un tratto non fu più nemmeno dura. Era come se lo specchio si stesse sgretolando sotto le loro mani, ma in realtà era integro.

Ci misero più tempo del previsto, ma alla fine lo specchio scintillò e il vetro sparì, lasciando spazio a un fascio di luce.

«Ce l'abbiamo fatta!» disse Regina, soddisfatta.

«Ma...» Emma si alzò. «Come? Mi sembra di non aver fatto nulla».

«Il tuo rapporto con la magia è davvero complicato, Swan» Regina si alzò a sua volta. «Comunque, vado io per prima. Potrebbe non essere sicuro...»

«No, tu non andarai da sola» la interruppe Emma.

«Sicuramente ci ritroveremo faccia a faccia con Crudelia, Malefica e Ursula» disse Regina. «Non voglio mettervi in pericolo ancora. Lasciate che vada io».

«Non se ne parla» intervenne Henry.

«Henry ha ragione» aggiunse Emma. «Tremotino potrebbe essere tornato là, potrebbe averle liberate. Non andrai da sola».

«Forse conviene che andiamo tutti» s'intromiseHans. «Credo che qualsiasi cosa ci sia dall'altra parte, sarebbe comunque meglio che stare qui».

«D'accordo allora» acconsentì Regina. «Andiamo tutti insieme».

Henry prese per mano Hans e Regina. Quest'ultima si voltò verso Emma, e le tese la mano. Quando la bionda gliela strinse, Regina le sorrise ed Emma capì che era una specie di ringraziamento, uno di quelli silenziosi che Regina era solita fare. Le volte che Regina l'aveva ringraziata -senza che ce ne fosse bisogno, secondo Emma- erano direttamente proporzionali alle volte che Emma si era fatta beccare mentre la fissava. Non poté fare a meno di sorridere a sua volta.

Poi, tutti insieme, attraversarono lo specchio ritrovandosi avvolti dal fascio di luce.

 

 

Stavolta la caduta non fu morbida come quella nel cappello. Rimbalzarono fuori dallo specchio, cadendo su un pavimento di pietra freddo e duro, rotolando per diversi metri prima di fermarsi.

«State bene?» chiese Regina, stordita. Il suo sguardo si mise subito alla ricerca di Henry.

«Questi viaggi magici mi distruggeranno» borbottò Emma, che era finita a pancia in giù ai piedi di un enorme letto a baldacchino.

«Henry, dove sei?» domandò Regina, guardandosi intorno.

«Siamo qui, mamma» disse il ragazzo, cercando di alzarsi in piedi. Hans era accanto a lui.

«Regina, dove siamo?» domandò Emma, non appena si rese conto di non essere tornate a Villa Demon.

«Non posso crederci» borbottò Regina, esterrefatta. Si guardò intorno; il letto a baldacchino, le enormi tende alle finstre, il terrazzo dal quale si vedevano le stelle a cui tante volte aveva espresso dei desideri. Si ricordò che l'ultima volta che era stata lì voleva essere vittima dell'incantesimo del sonno. Si voltò e si ritrovò faccia a faccia con l'enorme specchio che era stato il suo fido compagno per anni.

«Conosci questo posto?» domandò Emma, riportandola alla realtà. Henry e Hans si avvicinarono.

«Certo che lo conosco» rispose Regina, voltandosi verso Emma. «Siamo nel mio castello».

«Cosa?» esclamò Emma, poi si voltò verso Henry, come per cercare una conferma a quello che aveva appena sentito. «Un momento, vuoi dire che siamo...»

«Nella Foresta Incantanta!» gridò Henry, entusiasta.

Emma si lasciò scappare un sospiro rassegnato. «Ma pensavo che saremo ritornati a Villa Demon».

«Lo pensavo anche io, ma a quanto pare io e Crudelia abbiamo gusti molto simili nell'arredamento».

Regina attraversò la stanza per tornare allo specchio, il suo vecchio specchio magico che ancora era al suo posto, intatto e imponente, esattamente come se lo ricordava. Il viso le si era illuminato.

«Aspetta, vuoi dire che questo è quello specchio?» Emma la raggiunse. «Quello specchio che ti avrebbe detto che sei la più bella del reame eccetera eccetera?»

Regina sbuffò. «Sì, Swan, è quello specchio. E comunque, la più bella del reame era Biancaneve».

«Bè, anche gli specchi possono sbagliare» replicò Emma, d'impulso. Regina la guardò, e la bionda capì subito di aver parlato troppo. «No, non intendevo quello che ho detto, Biancaneve è bellissima, cioè è mia madre, però intendevo che anche tu...»

«Volevi per caso farmi un complimento, Swan?» Regina sorrise maliziosamente, e fu compiaciuta nel vedere che Emma era violentemente arrossita.

Silenziosamente si maledì per la sua impulsività, per il suo dire sempre ciò che le passava per la testa senza rifletterci e fu immensamente grata a Henry, quando le interruppe.

«Penso che dobbiate raccontarmi un bel po' di cose» disse il ragazzo. «Che sta succedendo tra voi due, ad esempio?» poi le indicò una alla volta, come per rafforzare il concetto.

«Assolutamente nulla» si affrettò a rispondere Regina.

«Infatti, non succede proprio niente» replicò Emma, poi si allontanò, fingendo di dare un'occhiata alla stanza.

«Mi potete dire dove siamo?» intervenne Hans, dopo un momento. «Sono piuttosto confuso».

«Hans, perdonami» rispose Regina. «Sono un po' confusa anche io. Credevo che lo specchio che abbiamo attraversato ci avrebbe condotto di nuovo a Villa Demon. Invece siamo finiti nel mio castello, nella Foresta Incantata».

«Intendi la Foresta Incantata che io ho inventato?»

Regina annuì.

«Non posso crederci!» esclamò Hans. «E' una cosa meravigliosa! Ho sempre desiderato visitare davvero questi luoghi».

«Bè, non ci crederete, ma io sarei tornata volentieri anche a Villa Demon» rispose Emma, da un angolo della stanza, mentre guardava fuori dalla finestra. «Oppure direttamente a Storybrooke».

«Ci torneremo, non preoccuparti» disse Regina. «Dobbiamo solo trovare un portale».

«Immagino che riattraversare questo portale sia fuori discussione» disse Henry.

«E' troppo rischioso» rispose Regina. «Rischiamo di tornare nel cappello e saremo al punto di partenza».

Emma si avvicinò. «Non puoi teletrasportarci tu?»

«Non funziona così, Swan. Potrei teletrasportarvi ovunque nella Foresta Incantata, ma non possiamo lasciare questo mondo per un altro. Non senza un portale».

Emma annuì, rassegnata.

«Allora, penso che la cosa migliore da fare sia riposarci per stanotte» disse Regina. «In questo castello ci sono abbastanza stanze per ognuno di noi. Domattina penseremo a cosa fare».

«Concordo in pieno» rispose Henry. «Sono piuttosto stanco e anche affamato... mi sa che sto sentendo tutta la fame che non ho avuto nel cappello» in tutta risposta, il suo stomaco brontolò rumorosamente.

«Ecco, per il cibo mi sa che dovremo accontentarci dell'albero di mele che cresce nel mio giardino».

Emma inarcò un sopracciglio. «Stai scherzando, vero? Vuoi darci da mangiare le mele avvelenate?»

«Quelle non sono avvelenate, genio» replicò Regina, tagliente. «E comunque, se preferisci morire di fame, per me non c'è problema».

Emma preferì non replicare, soprattutto perché anche lei stava cominciando a sentire una morsa allo stomaco che le indicava che aveva bisogno di cibo. Le mele dell'albero di Regina diventarono improvvisamente molto invitanti.

Regina fece vedere loro una parte del castello, per indicargli dove fossero le stanze da letto, i bagni e le cucine, e sia Emma che Henry restarono meravigliati davanti alla grandezza di quel posto. L'unico che non sembrava colpito era Hans, questo perché era stato lui stesso a inventarsi quell'edificio.

Per un attimo, Regina fu sopraffatta da una strana sensazione; mentre pochi giorni prima era lei che aveva visto il luogo dove avevano vissuto Emma ed Henry, ora erano loro a vedere dove lei aveva passato gran parte della sua vita. Si voltò più volte a guardare i loro volti stupefatti, i loro sussurri di sorpresa, e i loro sguardi carichi di ammirazione.

Quando furono seduti intorno al tavolo a sgranocchiare le mele, Regina, Henry ed Emma poterono finalmente tirare fuori l'argomento che tanto gli stava a cuore.

«Mi chiedevo, Hans» iniziò Regina, incerta. «Se per caso tu potessi scrivere una nuova storia, con un lieto fine... per me».

«Non scrivo più da tantissimi anni» rispose l'uomo. «Da molto prima che Tremotino mi imprigionasse nel cappello. A dire il vero, il libro da cui provieni, è stata l'ultima mia opera».

Regina sospirò. «Mi piacerebbe poter avere un lieto fine. Sai, sono una persona diversa ora da come... da come mi hai descritto nel libro».

Per la prima volta in vita sua, Regina Mills non sapeva che parole usare. Non voleva offendere Hans, ma al tempo stesso voleva fargli capire che era davvero cambiata. Henry ed Emma restarono in silenzio a osservare la scena, dando morsi di tanto in tanto alla loro mela.

«Ti abbiamo portato un libro, anche se purtroppo è rimasto a New York» proseguì Regina, finché Henry non la interruppe.

«A dire il vero, ce l'ho qui» disse il ragazzino, estraendo il libro con la copertina marrone dal suo zaino.

«Ma guarda un po'!» esclamò Hans, prendendolo tra le mani. «Erano anni che non ne vedevo uno!»

«Pensi di poterlo fare, Hans?» insistette Henry. «Scrivere una nuova storia per la mia mamma?»

L'uomo aprì il libro e, pensieroso, lo sfogliò.

«Era come immaginavo» bisbigliò. «Vedete, i libri sono davvero imprevedibili a volte. Noi scrittori li ideiamo, scrivendo di luoghi incantanti, personaggi magici, che non possono prendere vita se non attraverso l'immaginazione di chi li legge. Ma c'è di più. Questi personaggi, e questi luoghi» e fece un ampio gesto con la mano come ad indicare il castello «possono prendere vita veramente. Tu, Regina, ne sei la prova».

Regina annuì.

«Non capisco perché ci stai dicendo tutto questo, Hans» intervenne Emma.

«Vi sto dicendo questo perché quando abbiamo varcato il confine tra i due mondi, e siamo arrivati qui, nel mondo che io ho creato, il libro è diventato magico» e lo voltò, facendo in modo che Emma, Henry e Regina lo vedessero. Poi cominciò a sfogliare le pagine.

I tre restarono di stucco davanti a ciò che stavano osservando; il libro che fino a poco prima aveva le pagine bianche, ora raffigurava diverse scene e diverse parole. Prima loro tre che partivano per New York, poi quando raggiungevano il magazzino e dopo l'appartamento di Emma, dopo ancora di nuovo mentre combattevano contro Malefica e Ursula.

«Ma questi sono gli avvenimenti degli ultimi giorni» esclamò Henry. «Siamo noi, siamo nel libro!»

«Cosa significa, Hans?» chiese Emma, confusa.

«E' un processo inverso a quello che è capitato quando gli abitanti della Foresta Incantata, da me inventati, hanno preso vita» spiegò con calma l'autore. «Avendo raggiunto questo mondo, voi personaggi del mondo reale siete entrati a far parte di questo libro».

«E' una cosa pazzesca!» esclamò Henry, continuando a sfogliare le pagine, entusiasta.

«E' vero, è incredibile...» Regina continuava a guardare con occhi sgranati le immagini che le si presentavano davanti. Villa Demon, loro che entravano nel cappello, e attraversavano lo specchio. «Quindi c'è una possibilità che possa avere il mio lieto fine?»

Hans fece un lieve sorriso. «Sei una persona nuova, ora, Regina. E questo il libro lo sa, lo ha visto attraverso le tue azioni. E lo sai che il bene vince sempre, quindi immagino che il tuo lieto fine sia già stato scritto».

Regina sgranò gli occhi ancora di più, poi rivolse di nuovo la sua attenzione al libro. Le immagini raffigurate nelle ultime pagine la lasciarono completamente a bocca aperta, così come anche Emma ed Henry.

«Ma queste... siamo noi» bisbigliò Emma, stringendo gli occhi per guardare meglio.

«Sì, e siamo a Storybrooke» aggiunse Henry. «Questo vuol dire che torneremo a casa!»

Emma e Regina non risposero, perché la loro attenzione non era rivolta alla torre dell'orologio, che indicava che erano a Storybrooke. Continuavano a guardare le loro mani intrecciate e i sorrisi radiosi che si rivolgevano l'una con l'altra.

«Hans, questo non... non è possibile» disse Regina, chiudendo il libro di scatto. «Non ha senso, non... non può essere».

«Il libro ha catturato non solo le avventure che avete vissuto, ma anche ogni sensazione, ogni emozione, ogni paura che avete provato... questo finale, anzi questo lieto fine... è quello giusto, non può essere sbagliato. Il libro lo sa».

Regina si alzò all'improvviso, mentre Emma rimase immobile, con lo sguardo fisso su un torsolo di mela posato su un piatto di fronte a lei.

«Mamma, cos'hai?» domandò Henry, alzandosi a sua volta.

«Niente, Henry. Credo che siamo tutti stanchi e dovremo andare a riposare».

Henry non replicò; il tono che aveva usato Regina lo conosceva bene, non era una proposta o un amichevole invito, era un ordine. Così si avviò verso la sua camera da letto, dando la buona notte a tutti.

«Vado a riposare anche io, credo che voi due abbiate molto di cui parlare» disse Hans, alzandosi.

«Non credo, in verità» disse Regina. «Sicuramente c'è un errore».

«Esatto» confermò Emma, a disagio. «Ci sarà un'altra spiegazione a tutte queste assurdità».

Hans le guardò, sorridendo. «E' normale il rifiuto, all'inizio. I libri non sempre ci danno le risposte che ci aspettiamo. Ma credetemi, quello che c'è qui» e posò una mano sulla copertina del libro «è il vostro lieto fine. I libri non sbagliano mai».

Nessuna delle due rispose, poi Hans si congedò con un saluto della mano, percorrendo il corridoio fino alla sua camera da letto.

Ed Emma e Regina restarono sole, e non poterono scappare l'una dall'altra.

  
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