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Autore: Herror    26/02/2015    1 recensioni
SE SIETE QUI, PER FAVORE, ANDATE A LEGGERE LA VERSIONE AGGIORNATA DI QUESTA OS
SI TROVA SEMPRE SU QUESTO PROFILO E HA LO STESSO NOME
FIDATEVI: LEGGETE L'ALTRA, QUESTA E' PIENA DI ERRORI (avevo 14/15 anni, capitemi)
In quel momento, entrambi, si urlarono con gli occhi tutti i "Ti amo" mai detti e le peggiori parole mai sentite.
Si dissero "addio" così: con un bacio e con frasi mai dette.
Actor!Harry Harry/Louis
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Espira. Inspira. 
L'unica cosa che Harry era in grado di fare in quel momento, respirare.
Espira. Inspira.
Calma, doveva calmarsi.
Espira. Inspira.
Nulla; l'adrenalina e l'ansia era troppa. 
Espira. Inspira.
Compiva queste due semplici e basilari azioni.
L'atmosfera odorava di pece, lacca ed adrenalina. Odori che harry ha sempre amato.
Lo rendevano così leggero perchè, alla fine, Harry non poteva essere più felice di fare quel che stava facendo.
Sotto ai suoi piedi si trovava un grande palco in legno color ebano che faceva risaltare molto le sue gambe color avorio.
Era rovinato, vissuto, sentito. Chissà cosa ci racconterebbe quel palco se potesse parlare..ci narrerebbe di amori finiti male, amori che trionfano sul male, danze leggiadre, pianti, sorrisi.
Ne avrà viste molte. Avrà visto molti ragazzi che, come Harry, erano pieni di scariche elettriche ma non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, era triste in quel luogo.
Non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, sul quel palco stava piangendo realmente.
Non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, stava pensando all'uomo che ha amato e che gli ha voltato le spalle.
Non avrà mai visto un ragazzo che, come Harry, stava pensando di strapparsi il proprio cuore dal petto e darlo in pasto ai lupi - cosa doveva farsene ormai? occupava solo spazio -.

Davanti a lui si parava un enorme tenda di velluto verde che, con difficoltà, un uomo riusciva a smuovere.
Quel grande pezzo di velluto aveva raccolto molta polvere; forse col tempo o forse grazie a quei fili dorati che pendevano sotto di esso. Smuovevano parecchi acari.
Però, era stupendo. Era la parte importante del teatro.
Senza esso, che teatro sarebbe mai stato?
Quel pezzo di velluto è la barriera che separa la realtà dalla fantasia; gli attori dalle persone reali.
Harry la pensava così, fino a poco tempo fa.
L'esile corpicino del ragazzo era fasciato da un abito color notte fatto di una stoffa molto ruvida che, a contatto con il caldo, procuravano fastidio al ventre di Harry.
La giacca aveva lo stesso colore del cielo a notte fonda. Qua e là vi erano anche dei brillantini, che ricordavano vagamente tante piccole stelle. La scollatura profnoda della camicia blu facevano risaltare le clavicole coperte di tatuaggi che, alla luce dei riflettori, brillavano. Sopra di essi vi era una collana d'oro bianco che, come ciondolo, aveva una croce.
I pantaloni erano ben stretti in vita facendo risaltare il bacino forte e scolpito del riccio e sotto questi pantaloni vi erano nascoste delle lunghe ed esili gambe avorio che finivano all'interno in un paio di stivaletti color ombra rovinate sulla punta, dal tempo.
Le sue longilinee braccia indossavano, ai polsi, un orologio d'argento che conteneva vari ricami che alludevano all'Amore. La frase slogan era: "Tu possiedi la chiave del mio cuore." 
Harry rise beffardo pensando alla stupidaggine della frase e alla inadatta situazione per citarla.
Nel dito medio regnava un anello da quattro soldi ma molto importante per lui. 
 
"Voglio quello." disse Harry con voce eccitata e squillante iniziando ad indicare un anello situato in una bancarella che, molto probabilmente, non aveva il permesso di sostare in quella piazza. 
"sei sicuro? Ti ho detto che voglio comprarti quello che vuoi; non importa il prezzo." disse Louis, storcendo il naso, alla vista di quell'oggetto sciatto e di scarso valore.
Era un anello fatto in metallo molto leggero. All'esterno di esso vi erano incisi vari teschi..abbastanza inquietanti.
"Te l'ho già detto..già mi è difficile accettare che vuoi in qualche modo ripagarmi della cena che ti ho offerto." disse il riccio sorridendo;  mentre Louis alzò gli occhi al cielo ripensando a quello spiacevole accaduto.  "era una mio regalo per te e non voglio che mi "rimborsi". Ma invece vengo a scoprire che è una cosa che ti ha irritato parecchio." continua Harry, alzando gli occhi al cielo. "Non capisco quale sia stato il problema.." conclude allargando le braccia in modo interrogazivo. 
"Nessuno problema..è che..hai ferito il mio orgoglio..nel senso..cazzo..sono io l'uomo no?!" coclude Louis sperando di aver ragione. 
"avrei qualche dubbio a riguardo.." sussurra Harry con aria beffarda.


Sorrise al ricordo ma per poco.
Avrebbe dovuto buttarlo, l'anello, e dimenticare ciò che era accaduto con Lui. Dimenticarlo.

"cosa scusa?" lo punzecchia Louis  facendo l'offeso, fallendo miseramente a causa del sorriso che aleggiò sulle sue splendide labbra.
"nulla, nulla!" sorride Harry a 32 denti per essere più convincente. fin quando non si trasforma in una smorfia causata da un pugno sul cavallo da parte di Louis. "al-loraA!!" cerca di riprendere il riccio ma uscì un suono più simile a quello di un cazoo che di una voce maschile "..allora" si schiarisce la voce per farla ritornare alla sua normale tonalità. Louis rise. "allora..lasciamo perdere l'anello, su!" conclude, fiero di esserci finalmente riuscito.
"no. Ripeto, non mi sembra giusto. Adesso lo prendo." disse il Louis deciso più che mai.
"quanto costa l'anello con i teschi?" domanda quest'ultimo.
"1 euro." risponde il mercante.
Louis si girò e disse ad Harry: "1 euro non corrisponde alla cena ma tua fa finta che non sappia il prezzo o che costi una miriade di euro, okay?" concluse il ragazzo imbrazzato. Il riccio annuì ridendo sotto i baffi.


Harry, dopo tutto, lo amava ancora. Lo amava perchè era l'unica cosa che lo aveva reso felice dopo anni. Perchè era stata l'unica scelta giusta. Perchè pensava avrebbe potuto funzionare..ma non fu così.

Scosse la testa, facendo agitare i capelli, cercando di reprimere quei pensieri così assillanti e fastidiosi.
Chiuse gli occhi.
Quei suoi splendidi occhi color speranza.
Quegli occhi così profondi e così difficili da guardare, ammirare.
Quegli occhi avevano una forma così delicata ed erano adornati da lunchissime ciglia biondastre che rendevano il suo aspetto ancora più celestiale.
Le labbra; quelle splendide labbra rosse che ricordano l'amore candido e puro. L'amore giusto. L'amore che si sarebbe dovuto meritare.
Harry alzò il braccio per ravvivare i suoi lunghissimi, ricci e morbidi capelli.
Gli accarezzavano le spalle delicatamente, erano di un castano chiaro e solo a vederli ti veniva voglia di accarezzarli e odorarli per ore.
Harry profumava di cannella e mai la cannella ha avuto un odore così delicato e fine.
Il viso di Harry era così squadrato e perfetto. Era composto da linee morbide e leggere non adatte per essere contratte.
Il suo viso era fatto per essere sereno, il suo viso poteva essere la salvezza di molte persone e lui non ne sapeva nulla.

Espira. Inspira.
Rumore di persone che vagavano per il teatro.
Espira. Inspira.
Persone che, d'un tratto, ebbero attacchi di panico avendo paura di aver dimenticato tutto.
Espira. Inspira.
Voci del pubblico impaziente.
Espira. Inspira.
Rumore del sipario.
Espira. Inspira.
La luce dei riflettori.
Espira. Inspira.
Harry aprì gli occhi e sorrise.

"Se noi ombre vi siamo dispiaciuti, immaginate come se veduti ci aveste in sogno, e come una visione di fantasia la nostra apparizione.." citava Harry muovendo teatralmente le braccia " Se vana e insulsa è stata la vicenda, gentile pubblico, faremo ammenda; con la vostra benevola clemenza, rimedieremo alla vostra insipienza." la sua voce narrava come una dolce e gentile ninna nanna. Lenta e soave. "A tutti buonanotte dico intanto, finito è lo spettacolo e l'incanto. Signori, addia, batteteci le mani, e Robin v'assicura che domani migliorerà della sua parte il canto." concluse portando il suo braccio destro all'addome ed allunando in avanti il braccio sinistro; inchinandosi.
Applausi, fischi. Rialzò il capo e l'unica cosa che vide fu persone che acclamavano lui e la sua compagnia.
Si chiuse il sipario ed una volta riaperto, dietro quest'ultimo, si celavano tutti gli attori che, sorridenti, rigraziavano.
Harry sorrise di gusto, respirando. Continuò a ringraziare e a mandare baci al pubblico. Chiuse gli occhi. Voleva gustarsi il momento e la soddisfazione di sapere che quegli applausi erano, in parte, rivolti alla sua persona.
Quando li riaprì, il suo volto si fece tetro.
L'azzurro.
Un colore che aveva iniziato ad odiare.
Un colore che avrebbe desiderato non vedere mai più.
Almeno non quella sera.
Lo vide.
In fondo alla sala, in piedi, che applaudvia con un espressione soddisfatta e fiera in volto.
Harry smise di respirare.

Dopo aver superato le barriere di persone che lo riempivano di complimenti, Harry si rifugiò nei suoi camerini.
Ovviamente, prima, aveva fatto i complimenti a tutta la sua compagnia e aveva scattato qualche foto per il giornale locale.
Gli altri attori lo avevano invitato a cenare con loro per festeggaire ma  lui rifiutò.
Quella sera, Harry, voleva crogiolarsi nel pensiero di quelle labbra cosi soffici e allo stesso tempo così peccaminose; voleva uccidersi pensando a quegli occhi così freddi, a quegli occhi così duri ma celestiali; voleva addolorarsi al pensiero della sua voce così ovattata che gli sussurrava promesse agli orecchi. Promesse mai mantenute, ormai divenute inutili parole.

Harry si sedette, finalmente, di fronte allo specchio illuminato del suo camerino. Si guardò per qualche minuto. E in quel momento fu sicuro di aver provato rabbia. Ma non nei confronti della sua persona ma del suo cuore che non smetteva di battere quando pensava a Quegli occhi, che non smetteva di battere nel vederlo. Perchè Eros aveva dovuto colpirlo? non poteva puntare il suo arco su qualcun'altro? Perchè proprio Harry? e perchè proprio con Lui?
Non trovava un senso e non voleva trovarlo. Voleva solo strapparsi il cuore dal petto e sbatterlo contro al muro riducendolo in macerie, più di quanto non lo sia già. Voleva ridurlo in un cumolo di polvere.
Si accorse solo in quel momento di star piangendo e di essersi alzato.
Aveva le dita incastrate fra quei lunghi capelli. Li tirava alla radici frustrato.
Un urlo di rabbia e dolore.
E poi, fu questione di un attimo:
la sedia che andò a scagliarsi contro lo specchio, riducendolo in pezzi.
Il respiro affannato era l'unica cosa che si sentì dopo il frastuono e poi un lamento addolorato.
Harry era seduto per terra con le mani sugli occhi e continuava ad urlare e ad invocare Eros. Infuriandosi con lui, insultandolo.
Dopo qualche minuto, passato in quella posizione, Harry notò una penna e il suo diario in pelle in mezzo a quei pezzi di vetro riflettente.
Si alzò ed impugnò la biro.
Scrisse, scrisse e scrisse ciò che avrebbe voluto dire ad Eros, quel Dio così crudele.

"Allontanati e non avvicinarti mai più.
Dimenticami e fai finta che io non esista.
Ti prego, non prendermi mai più di mira pensando che grazie a te, io, possa essere felice.
Fai volare via le farfalle che invadono il mio stomaco quando lo vedo; spazza via le lacrime quando ripenso al suo sorriso.
Non azzardarti a pensare mai più che tu potrai rendermi felice perchè, per colpa tua, sto patendo le pene dell'Inferno.
Ti ringrazio per averci provato ma adesso porta le tue freccie lontano e fa provare a qualcun'altro quell'emozione chiamata "Amore" che io non riesco ad apprezzare e comprendere.
"

Tutto quello che aveva da dire lo scrisse e per un po' si sentì più vuoto e meno oppresso dall'Amore. 

Raggiunse il palco scenico per cercare di dimenticare; di dimenticare quell'Amore che l'aveva illuso, che l'aveva ferito e che lo aveva colpito come un macigno.
Harry si era cambiato d'abito. Adesso indossava un semplice maglione grigio con il cappuccio apprtenente a Lui. "Perchè lo tengo ancora?" disse la mente 
"Perchè lo ami ancora alla follia.." gli urlò il cuore.
E in quel momento, dentro il suo torace, dentro alla sua mente e dentro al suo stomaco si scatenò il putiferio.
Un dolore lancinante lo colpì al basso ventre e, ad un certo punto, l'aria venne prosciugata dai suoi polmoni e l'unico suono che sentì fu un "crack" da parte del suo colpevole cuore.
"Perchè l'Amore doveva avere proprio lo stesso aspetto dei suoi occhi? Perchè l'Amore doveva avere lo stesso aspetto del suo sorriso e lo stesso suono della sua risata?
Perchè l'Amore doveva sempre avere un aspetto così invitante per poi presentarsi così aspro e tiranno?"
questo pensiero lo stava logorando.
Voleva dimenticare tutto quello che gli aveva fatto provare, brutto o bello che sia.
Voleva poterlo dimenticare come ha fatto Lui.
Voleva poterlo allontanare dalla sua mente, dal suo cuore, dalla sua anima e da tutto, con un semplice soffio.
Louis aveva preso il sopravvento nella vita di Harry e i ricordi non volevano proprio andarsene.


Sospiri, ansimi e nulla più. La mano calda di Louis accarezza dolcemente la nuca riccioluta di Harry. Erano così moribidi i suoi capelli e sapevano di buono, di pulito. Nessun profumo potrà mai descrivere l'aroma che, Harry, si portava appresso. Il suo era un profumo unico. Quell'aroma faceva venir voglia di immergere il proprio viso fra quei ricci e di inebrarsi del profumo per ore, ore e ore..
"Devo andare." disse il più grande mentre poggiava a terra i suoi piedi. Poggiò le mani sul materasso per scrutare meglio i suoi vestiti. Sparsi per la stanza.
"Già vai via? Ma l'alba è ancora lontana." rispose il riccio mettendosi seduto; fissandolo con aria sospetta. 
"sì..ho delle questioni da svolgere." disse il più grande mettendosi la camicia azzurro cielo sgualcita a causa dei peccati che avevano bruciato su quel letto.
Vestiti ovunque. Le lenzuola messe a soqquadro che profumavano di Loro. In mezzo ad esse vi erano incastrate promesse che, forse, mai avrebbero mantenuto. Anzi, che non avrebbero mai mantenuto. Harry ne era certo. Non perchè fosse lui quello a spezzarle ma perchè lui sapeva. Sapeva di Louis e sapeva che Lui, aveva un altro. Ma Harry viveva facendo finta di non saperne nulla. Viveva sperando potesse dimentacare quel ragazzo e tornare da lui, amandolo più di prima. 
Sperava potesse bastargli il suo Amore. Sperava che potesse bastare per entrambi ma un uomo solo non può Amare per due.
Una volta allacciate le sue Vans color pece, Louis, afferrò la giacca in Jeans di Harry e, prima di andarsene, si voltò verso il suo Amato dicendo: "Tornerò." cercando di convincere più se stesso che il riccio.
Harry sorrise per cortesia.
Sapeva che, anche quella, era una promessa vana e meschina.
Così fece solo un'ultima domanda.


Il dolore si faceva sempre più atroce in lui facendo riaffiorare ricordi dolorosi. 
"Dolorosi è dire poco." la mente corresse il cuore.
Harry strizzò gli occhi come se gli avessero appena trafitto una freccia in cuore.
Portò le mani al ventre cercando di placare il dolore che lo lacerava.
Voleva urlare di nuovo, ancora più forte.

"Louis.." lo richiamò Harry. 
Mentre il più grande era in procinto di uscire, si voltò e gli fece cenno di continuare.
"Baciami." si affrettò a dire, Harry, come se Louis potesse scappare o scomparire da un momento all'altro.
Louis si bloccò come per verificare cosa intendesse dire Harry con quell'affermazione.

Si girò completamente verso il riccio e lo fissò negli occhi con la bocca semichiusa.
Cercò qualche segno che potesse fargli capire che diceva sul serio.
Gli occhi verdi erano decisi ma cupii.
Louis capì.
Louis sapeva che Harry era consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe rivisto, che l'avrebbe Amato veramente. 


"Basta. Basta! BASTA!" il cuore urlava più che mai. Urlava contro la mente ma quest'ultima non cessava di ricordare.

Così Louis fece quel che Harry gli chiese, lo baciò.
Incatenò le sue braccia attorno al bacino del riccio e quest'ultimo incastrò le sue mani fra i capelli di Louis.
Il più grande lo baciò con foga e dentro quel bacio aveva messo tutto l'Amore che aveva provato per lui. Ci mise tutti i "mi dispiace" e i "Ti amo" non detti. Ci mise tutta la sua graditudine verso Harry per aver tentato di Amarlo. E si scusò, con quelle labbra soffici. si scusò di essere così codardo e vigliacco e di non averlo amato abbastanza.
Harry, dal canto suo,siggilò con le sue labbra un patto che il tempo avrebbe potato via, avrebbe dimenticato. 
Harry guardò Louis intensamente cercando di dipingere i suoi occhi nella sua mente e dicendogli addio.
Harry strinse forte Louis nel loro ultimo abbraccio.


Un urlo di frustazione uscì dalle labbra di Harry cercando di coprire le parole dei ricordi; e pianse, pianse come non aveva mai fatto.

Si inebriò di quella fragranza che era la Loro. Cercò di imprimerla nella mente.
Mentre Louis fotografò il viso di Harry. Così delicato ed angelico. Così ingenuo e dolce. 
Così Harry.
Sapeva che non avrebbe mai ritrovato un verde del genere negli occhi di un altro.
Sapeva che non avrebbe mai trovato un rosso così candido nelle labbra di un altro.
Sapeva che non avrebbe trovato un bianco così splendente nel sorriso di un altro.
Era consapevole di non poter mai trovare un altro Harry.


urlò ancora più forte di prima ma stavolta non era frustazione ma amore.
Era un urlo d'Amore, un richiamo ad esso. Stava gridando al cielo di smetterla di dannarlo con una tale sensazione.

In quel momento, entrambi, si urlarono con gli occhi tutti i "Ti amo" mai detti e le peggior parole ma sentite. 
Si dissero "addio" così. 
Con un bacio e con frasi mai dette.


Harry, lacerato dal dolore dell'Amore, iniziò a fare quel che sapeva fare meglio.
Chiuse gli occhi ed inalalò il profumo inebriante di quel luogo e in quel momento lasciò che Shakespeare narrasse i suoi pensieri:

"Chi non è mai stato ferito, ride delle cicatrici altrui. [...] Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei. Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla." 

sospirò, sentendosi più leggero.
Poi, una voce lontana, parlò:

 "Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte."

concluse la voce.

Harry aprì gli occhi e i ricordi, che avevano prosciugato la melodia della sua voce, nulla hanno potuto sulla sua bellezza.
Era..Louis e nulla poteva fermare il suo cuore;
e nulla poteva fermare il suo respiro;
e nulla poteva fermare il suo sorriso;
e nulla poteva fermare la sua..rabbia.
Louis si avvicinò al palco con passo lento e doloroso per gli occhi del riccio.
Quella sua movenza così strafottente ma dannatamente suadente.
Quelle sue gambe perfette fasciate da un paio di skinny jeans neri che terminavano in un poaio di Vans color pece.
Quel suo busto magrissimo coperto da una t-shirt nera e da una giacca di jeans che gli stava, evidentemente, larga.
Però poi un pensiero balenò nella mente di Harry: "Quella è mia. Ce l'ha ancora."
"Sì, l'ho trovato nell'armadio qualche settimana fa e non ho potuto fare a meno di indossarla." rispose Louis "profumava di..Noi." finì.
Harry fece una faccia disgustata nel sentire quel "Noi"; stava per vomitare il Cuore, ne era certo.
"Ho detto quel che pensavo?" fu il pensiero che si piombò nell'inconscio del riccio, avvampando.
"Sì e l'hai fatto di nuovo." ribattè Louis terminando con un sorriso.
E in quel momento, Harry, era certo che il suo cuore smise di battere.

"Che sei venuto a fare?" domandò Harry cercando di avitare quello sguardo così ipnotico e di color azzurro cielo.
"Ho saputo che recitavi e mi hanno parlato bene della tua compagnia così..volevo udirti." rispose colpevole Louis, avvampando.
"Bene. Spero che lo spettacolo sia stato di tuo gradimento. Ora, và." disse Harry deciso indicando con il dito la porta d'ingresso.
Non guardarlo. Non guardarlo. Non amarlo. quest'ultimo pensiero uscì involontario dalle sue labbra sottofroma di bisbiglio.
"Non amare chi?" domandò Louis curioso.
I tuoi occhi. la tua pelle. Le tue labbra. Le tue mani. Il tuo sorriso. La tua risata. e il riccio poteva anche continuare all'infinito ma si bloccò cercando di dare contegno ai pensieri del proprio cuore.
"Nulla, lascia perdere." Però se sai come si fa ad amare qualcun'altro che non sia tu, un suggerimento è sempre ben accetto. rispose ironico il cuore ed Harry si maledì mentalmente.
Louis salì sul palco raggiungendo Harry che era intento nel riporre il proprio abito in un borsone.
Il più grande poggiò una mano sulla spalla del riccio cercando di richiamare la sua attenzione.
Quel contatto quasi bruciò la pelle di Harry tanto da farlo scostare brutalmente.
La mente era sfinita ma il cuore..bhe, il cuore desiderava che quella mano sfiorasse la guancia del ragazzo, come solo lui sapeva fare.
Louis ci riprovò ma stavolta afferrò saldamente i fianchi del riccio mischiando il suo verde speranza con il proprio azzurro cielo.
"Ascoltami Harry. Ho fatto parecchie puttanate in vita mia e una di queste è averti lasciato." Harry chiuse gli occhi "ma di una cosa ne sono certo. Sono certo di non aver mai amato una persona come ho amato te. Sono certo di non aver mai bramato così tanto la pelle di qualcuno. Sono certo di non aver mai sperato di rivedere un sorriso." 
Harry cercò di scappare. Si dimenò tentando la fuga ma era troppo tardi. Delle parole arrivarono agli orecchi di Harry e quest'ultimo era sicuro che quelle parole lo avrebbero tormentato per tutta la vita: "Ti ho amato con tutto me stesso ed ancora oggi Ti amo come non ho mai fatto in vita mia."
Harry cercò di urlargli in faccia tutto il suo dolore.
Cercò di portare fuori tutte quelle parole acide ed aspre che tormentavano la sua mente da anni.
Ma quelle parole rimasero lì.
Le labbra di Louis furono più veloci.

Quella notte due anime in pena si sciolsero in mezzo al loro Amore.
Fra i baci passionali, fra gli ansimi struggenti, fra le urla di piacere e fra nuove promesse.
Quella notte Harry dormì con il sorriso.

La mattina seguente la luce che penetrò dalla finestra svegliò il riccio, che come primo pensiero aveva il suo Amante.
Sorrise e si inebriò dell'odore di Louis sparso per la sala.
Si ricordò, piacevolmente, della notta precedenta passata a condividere il proprio amore perduto da tempo.
Poi gli occhi color speranza di Harry videro un biglietto su quella giacca di jeans.
Mai al mondo si aveva visto un colore più tetro e scuro dello sguardo di Harry.
Il suo cuore venne spezzato per l'ennesima volta dalla persona che aveva provato ad amare con tutta la sua anima.

"Mi dispiace. -L xx."
   
 
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