Sono stato un idiota.
Sono queste le parole che mi rimbombano nel cervello, mentre Cato avanza inesorabilmente verso di me.
Ho sottovalutato il mio nemico.
Ha in mano un coltello, mentre le mie armi sono troppo distanti perché io le possa raggiungere.
I miei pensieri sono come un fiume in piena. I ricordi della vita che ho vissuto nell’ undici mi investono con potenza. Il sorriso di mia madre, la risata di mio fratello piccolo e le mani forti di mio padre.
E infine lei, la piccola Rue.
L’ho vista tante volte nel Distretto, mentre correva con la sua sorellina Blue, quando andavo a lavorare e alla Mietitura.
Quando siamo stati estratti entambi.
Nessuno si è offerto per Rue, nessuno si è offerto per me.
Ho promesso ad Eter di proteggere la sua bambina, ma non l’ho fatto, l’ho persa di vista dal primo giorno nell’Arena. La ragazza di fuoco invece l’ha aiutata.
«Ho cantato finchè non si è addormentata.»
Addormentata. Un modo più elegante per dire morta. Tra poco sarò come lei, diventerò cenere e la mia famiglia assisterà alla mia fine.
Cato è sempre più vicino, so che mi odia per aver ucciso la sua Clove.
Adesso mi ucciderà. Perfetto, un bastardo come me non merita di meglio.
Chiudi gli occhi mamma, anche tu Omer, questo spettacolo non è adatto ai bambini.
La lama affonda nel mio petto, una, due volte. È fredda, la ferita brucia e le urla di Cato sfiorano il cielo.
Urla di odio, rabbia e rancore.
Le urla di un assassino.
Almeno reincontrerò  il mio abuelo. Almeno abbraccerò la mia famiglia e non avrò pù rimpianti. Anzi, uno sì.
Non sono riuscito  nemmeno a vendicarti Rue, perdonami .