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Autore: Lissa Bryan    26/02/2015    2 recensioni
Ambientato durante il regno di "Maria la Sanguinaria" Tudor. Bella viene catturata da Edward per crescere sua figlia. Lui le promette di liberarla, un giorno, ma lo farà veramente? Intrighi di corte e pericoli dietro ogni angolo. Potranno, loro e il loro nuovo amore, sopravvivere?
Dal cap. 1
«Non aver paura, Selkie. Non ti farò del male.»
Lei emise un piagnucolio e raddoppiò gli sforzi per trovare la sua pelliccia, le mani che grattavano le rocce, come potessero aprirsi per darle la salvezza.
«Ho io la tua pelliccia», annunciò lui.
Lei si sedette, come se le avessero ceduto le ginocchia. «Ti prego», sussurrò. «Ti prego, ridammela.» I suoi enormi occhi scuri lo imploravano.
«No, non credo.» Lui la studiò per un momento.
«Farò qualunque cosa mi chiederai. Ti prego, però, ridammela.»
Lui scosse la testa e gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Ho bisogno di te», disse lui.”
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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“THE SELKIE WIFE” è stato scritto da Lissa Bryan e tradotto in italiano da beate

A questo indirizzo potete trovare la versione originale

https://www.fanfiction.net/s/7598322/4/The-Selkie-Wife

 

 

 

 

Capitolo  4

 

Edward si svegliò, così come la mattina precedente, con le braccia piene di una selkie calda, morbida e nuda. La sua schiena era contro il suo petto, il suo capo appoggiato sul suo braccio e l’altro braccio di lui era intorno alla sua vita. Incapace di resistere, accarezzò la sua pelle di seta.

«Mmm», lei si girò tra le sue braccia per guardarlo, un sorriso dolce e assonnato sul viso.

«Sembra che la tua magia selkie funzioni anche quando dormi», disse Edward con un sorriso.

Lei rise. «Quale magia?»

Lui fece una pausa. «Intendi che … tu non … non hai il potere di far sì che gli umani ti desiderino?»

Lei gli si accoccolò contro. «Se ce l’avessi, sarei stata qui molto prima.»

Edward si stese all’indietro scioccato, fissando il soffitto pannellato con le travi a vista. Se non era stato il suo incantesimo, quell’ondata di lussuria che l’aveva trascinato, veniva da dentro. Scoprire un aspetto sconosciuto della propria personalità alla venerabile età di ventisette anni era più che un po’ inquietante.

Sentiva che avrebbe dovuto pentirsi di quello che aveva fatto, che doveva sentirsi colpevole per la ferocia che aveva avuto, o per aver giaciuto con una donna che non era Mary, ma non sentiva niente di tutto questo. Si sentiva … felice. Era così strano che non riuscisse a identificare questa sensazione, prima.

«Ci sarà un bambino?» le chiese.

Lei scosse la testa. «Devo volerlo, perché succeda, e tu hai detto che non volevi altri figli oltre Elizabeth.»

Rimase stranamente deluso, e non capiva perché. Forse avrebbe dovuto darle un figlio. Dopo tutto quello che lei gli aveva dato e i cambiamenti drastici che lui le aveva chiesto, di certo le doveva qualcosa, ma si sarebbe messo nella situazione in cui si trovava con Elizabeth: un figlio senza una madre.

Lei si stirò lussuriosamente e lui approfittò dell’opportunità per guardare il suo corpo. Lei sue lunghe braccia bianche erano alzate sopra la sua testa, alzando il suo seno già alto e sodo. I ciuffetti di peluria sotto le ascelle erano dello stesso colore della peluria delle sue (Edward non poteva neanche pensare la parola che usava Emmett) parti femminili. Bella notò il suo sguardo e piegò il dito verso di lui, gli occhi socchiusi dal desiderio.

Qualcuno si schiarì la gola fuori dalle cortine del letto. «Vostra grazia?»

«Più tardi», disse Edward.

«Ma, vostra grazia …»

Lui passò le mani sul corpo di seta di sua moglie, esplorando le parti che per lui avevano un fascino particolare. «Ho detto più tardi!» scattò Edward. Le labbra di Bella trovarono un suo punto sensibile e lui boccheggiò. Lascia che la servitù aspetti. Lascia che tutto il mondo aspetti.

Le vite dei nobili lasciavano davvero poco spazio alla privacy. I domestici di norma dormivano nella stessa stanza del signore o della signora; l’unica privacy che avevano marito e moglie, era quella cui provvedevano le cortine del letto. Perciò, Edward non era turbato sapendo che i domestici erano a poca distanza da lui mentre faceva l’amore con sua moglie, né Bella, che aveva vissuto la maggior parte della sua vita all’aperto, era imbarazzata da qualcosa che era, per lei, naturale come respirare.

Riemersero quasi un’ora dopo, ancora arrossati e un po’ sudati per lo sforzo. Tutti e due furono lavati dai domestici, e Bella dovette sopportare il lungo e sgradevole processo della vestizione. Invidiava Edward, che finiva nella metà del tempo e vestiva panni molto più confortevoli. Le baciò la mano, e lei fu stupita dal calore nei suoi occhi.

Il suo maggiordomo parlò. «Chiedo perdono, vostra grazia, ma i richiedenti sono arrivati.»

Edward sospirò.

«Cosa significa, mio signor marito?» chiese Bella.

«Oggi è il mio giorno di tribunale, quando ascolto casi e petizioni della mia gente», spiegò Edward. Era un sistema gerarchico e strettamente controllato di governare. I proprietari terrieri locali si appellavano ai baroni, i barono ai conti, i conti ai duchi. E ognuno di loro aveva il proprio tribunale, popolato da quelli sotto il proprio patrocinio. In apparenza, tutti quelli che erano sulle terre di Edward potevano rivolgersi direttamente a lui per la riparazione dei torti subiti, ma in realtà, che un caso fosse sentito o no dipendeva da quanto la persona in questione era disposta  a corrompere con una bustarella il maggiordomo di Edward, così come la determinazione ad essere ascoltato.

«Vuoi fare colazione con me, mia signora moglie?» chiese Edward quando fu finalmente completo il processo di vestizione di Bella. La colazione era il pasto più informale della giornata, che poteva fare da solo nella propria camera. Sul tavolo c’era una brocca di birra con un cestino di pane bianco e una selezione di formaggi e carni fredde. Queste ultime Bella non le avrebbe toccate, lo sapeva, quindi le offrì i formaggi e il pane con una coppa di birra.

Lei mordicchiò il pane.

«Bella, ti prego, mangia», disse lui piano.

«Ci provo», disse lei. «Ma non ho appetito.»

Lui sospirò. «C’è qualcosa che ti attira?»

«Alghe fresche», disse lei prontamente. «Un po’ di alghe fresche e succose.» Si leccò le labbra, e lui si sentì attraversare da un fulmine di lussuria, anche se stava considerando il problema che lei gli stava presentando. Forse poteva mandare fuori Emmett con una piccola barca … Sospirò di nuovo. Non poteva farlo. Quello pazzo ubriaco sarebbe probabilmente affogato.

Bella era meravigliosamente abbigliata in un abito di seta blu, con diamanti ricamati in forma di costellazioni. Aveva lanciato una moda alla corte di Edward quando sua moglie l’aveva indossato, le contesse e le baronesse presenti che danzavano, sperando in una posizione come dame di compagnia per le loro figlie o forse in un posto per i loro figli nella magione di Edward, si affrettarono a ordinare vestiti con un disegno simile, con la stoffa e le pietre che potevano permettersi.

I nobili erano le celebrità di quei tempi, e tutto quello che facevano era guardato con avidità e oggetto di pettegolezzi. I vestiti e le pettinature diventavano di moda, e il popolo le copiava come poteva, al meglio delle proprie possibilità finanziarie. Anche come pronunciavano le parole, diventava una moda. Oggi, la sala era affollata di persone che volevano vedere la nuova duchessa, che si diceva fosse una donna selvaggia del Nuovo Mondo.

Nella grande sala, Bella si mise seduta, sulla piattaforma vicino ad Edward, su una seggiola leggermente più piccola. La stanza era piena di gente, le voci arrivavano al soffitto. Alcuni erano ben vestiti, di sangue nobile, altri erano della piccola nobiltà locale e proprietari terrieri, e c’erano anche una manciata di contadini che sembravano appena arrivati dai campi. Alcuni venivano a guardare, alcuni a tentare una petizione, altri erano venuti per vedere ed essere visti. Il profumo dei ricchi competeva col fetore dei corpi non lavati, con l’odore del fumo di legna e delle candele che si scioglievano. C’erano saluti di vecchie conoscenze e chiassose discussioni sui casi che dovevano essere presentati a Edward. Quando Edward aveva l’abitudine di fare cene di gala, quelli cui non era garantito sedere a tavola, venivano a guardare nella galleria del pubblico lungo i lati della stanza.

Il maggiordomo richiamò all’ordine la sala, e cadde un rispettoso silenzio. Si misero in ordine istintivamente, secondo il rango, i più poveri verso il fondo della sala dove dovevano piegare il collo e alzarsi sulla punta dei piedi per vedere. I richiedenti aspettarono e sperarono che il maggiordomo chiamasse i loro nomi, così che potessero avvicinarsi e presentare il loro caso.

Le petizioni non erano particolarmente interessanti per Bella, avevano a che fare più che altro con l’amministrazione delle proprietà. Lasciò la mente vagare durante le discussioni sui metodi di lavorazione della lana e se si doveva o no espandere l’impresa di allevamento di cavalli di Edward.

Per essere un duca, Edward era straordinariamente democratico. Aveva ordinato al suo maggiordomo di permettere ad alcuni casi di contadini di comparire davanti a lui.

Il caso riguardava un uomo che aveva affittato il suo toro da monta a un altro abitante del villaggio. Mentre era in possesso dell’affidatario, il toro si era ammalato ed era morto. Il proprietario insisteva che l’affidatario non si era preso cura a dovere del toro, e questo aveva portato al suo decesso, e quindi doveva essere responsabile della sua sostituzione.

Edward non era d’accordo, e disse che gli animali si ammalavano naturalmente per ragioni note solo a Dio, e che l’affittuario non poteva essere considerato responsabile.

«Ma, mio signore, io dipendevo dai profitti di quel toro per far passare l’inverno alla mia famiglia, finché non ci sarà di nuovo lavoro nei campi», protestò disperatamente il proprietario.

Bella mise una mano sul braccio di suo marito. «Chiedo venia, mio signor marito», sussurrò. «Ma posso parlare?»

Edward fu stupito dalla sua interruzione, ma sapendo che Bella non era usa a questo tipo di procedimenti, decise di permetterle di parlare.

«Vostra grazia, non posso fare a meno di sentire pena per quest’uomo», disse piano. «Il suo sostentamento è scomparso senza colpa da parte sua, e la sua famiglia dipenderà dalla carità di vostra grazia per sopravvivere all’inverno. Non potremmo sostituire il suo toro? Il costo non è alto per noi, ma per quest’uomo, la sua perdita significa l’indigenza. Sicuramente il costo del mantenimento della sua famiglia attraverso le elemosine per tutto l’inverno sarebbe simile se non più grande.»

Edward fissò sua moglie. Aveva ragione, naturalmente. Il costo della sostituzione del toro sarebbe stato inferiore che se si fosse comprato un nuovo paio di stivali da cavallo, e avrebbe evitato che l’uomo diventasse un salasso per le risorse di carità. Lui semplicemente non aveva pensato a che grande peso avesse nella vita del contadino la morte del toro, dato che per lui, un toro o due era irrilevante. La sua mente correva. Dal punto di vista pratico, la benevolenza derivante dalla sostituzione del toro sarebbe valsa probabilmente tre volte il suo prezzo, e dal punto di vista umanitario, sarebbe stata una gentilezza che avrebbe evitato a una famiglia di soffrire la fame per una stagione.

Bella si dimenò a disagio sulla sua seggiola, sotto lo sguardo di Edward, perché era preoccupata di aver oltrepassato i suoi limiti, ma lui all’improvviso sorrise e le diede un colpetto sulla mano. «Sei saggia e di buon cuore, mia signora moglie», disse lui. Alzò la voce in modo da essere sentito in tutta la sala. «Non c’è colpa nella morte del toro, ma non voglio che tu debba soffrire per questo, buon uomo. Farò in modo che ti venga dato un altro toro dei miei allevamenti.»

L’uomo rimase a bocca aperta all’inaspettato premio. Cadde in ginocchio guardando avanti e indietro dal duca a Bella e poi scoppiò in rumorose lacrime di gratitudine. «Grazie, vostra grazia!»

Edward era deliziato da questa reazione. Il racconto della sua generosità si sarebbe diffuso per le sue terre, facendo crescere considerevolmente la sua popolarità. Immaginava che avrebbe dovuto rimpiazzare un bel po’ di galline e maiali, dato che la domanda si sarebbe accresciuta una volta che altri avrebbero saputo, ma sapeva che la loro gratitudine avrebbe dato come risultato una maggiore resa nel lavoro e una maggiore onestà. Perché non ci aveva mai pensato prima? Silenziosamente ringraziò Dio per la sua nuova moglie, che gli aveva aperto gli occhi a un mondo di possibilità. Lui poteva essere la fredda e calcolata ragione per i suoi possedimenti, e lei il suo cuore.

Sorrise a Bella e un altro strato del ghiaccio intorno al suo cuore cominciò a sciogliersi.

 

 

Quando arrivarono all’ora di pranzo, Edward stava morendo di fame ed era impaziente con la cerimonia con cui veniva presentato il cibo. Bella col cucchiaio spostava la sua verdura nel piatto e Edward sospirò. Fece un gesto al domestico che era addetto alla brocca del vino. «Fai venire qui il cuoco.»

«Il cuoco, vostra grazia?» Anche se il duca poteva mandare istruzioni o richieste al cuoco tramite gli altri servitori, era una rarità che un domestico della cucina potesse veramente posare gli occhi su sua grazia.

«Sì, il cuoco», ripeté Edward. Buttò il suo cucchiaio nel piatto con un acciottolio.

Poco dopo, il cuoco fu portato lì davanti, sudato per l’ansia. Aveva un grembiule pulito, indossato in fretta e furia per l’incontro con un personaggio di grado così elevato. Si mise in ginocchio accanto alla tavola e attese di essere interpellato.

«Avete delle alghe nelle cucine?» chiese il duca.

«V-vostra grazia?» balbettò lui. «Alghe?»

«Sì, alghe. Erbe di mare.»

Il cuoco pensò per un momento poi si illuminò. «Le abbiamo, vostra grazia. Si usano nei barili in cui si tiene il pesce.»

Edward scosse la testa. «No, io intendo alghe fresche. Non è in qualcuno dei nostri piatti?»

«I poveri le usano per fare la lattuga di mare, vostra grazia. Viene seccata e poi tagliata a pezzetti, e ne viene fatta una pasta che può essere mangiata cruda o fritta.»

Edward sospirò. «È tutto.» Fece un gesto con la mano per congedarlo. Il cuoco si alzò in piedi e uscì all’indietro dalla stanza, inchinandosi per tutto il tempo.

Lui si voltò verso Bella. «Unisciti a me per una passeggiata, stasera, mia signora moglie.» Forse potevano trovarne un po’ sulla spiaggia che lei poteva mangiare.

I domestici si scambiarono delle occhiate. Pensavano che il duca avesse rinunciato alla sua bizzarra abitudine di camminare da solo, ma adesso sembrava voler coinvolgere la duchessa nella sua piccola follia.

Più tardi, quel pomeriggio, andò nelle stanze di Elizabeth, dove sapeva che avrebbe trovato Bella, e trovò la bambina che stava per fare il sonnellino. Bella le stava raccontando una storia, il suo premio per indurre Elizabeth a stare quieta senza fare capricci.

«C’era una volta un uomo di nome Noè», cominciò Bella, rimboccando le coperte fino al mento di Elizabeth. «Lui era un amico di tutti gli animali della foresta. Faceva lunghe passeggiate nel bosco per incontrarli, parlare e giocare con loro. Un giorno, mentre era in visita dal suo amico orso, Noè disse che un tempo aveva navigato sul mare, dove l’orso non era mai stato. L’orso era molto curioso, così Noè decise di costruire una barca, così da poter portare il suo amico sulle onde. L’orso disse che gli sarebbe piaciuto molto andare, ma voleva portare sua moglie con sé. Così Noè costruì una barca più grande, perché potesse starci anche la moglie dell’orso. Mentre la stava costruendo, il suo amico lupo venne a vedere cosa stava facendo. Neanche il lupo non aveva mai visto le Acque Infinite, così Noè lo invitò ad andare con loro. Ma il lupo disse che non poteva andare senza la sua compagna, così Noè dovette allargare ancora la barca perché anche loro ci entrassero. Mentre lavorava, arrivarono molti altri suoi amici animali e chiesero di potersi unire al viaggio, e così Noè dovette fare una barca abbastanza grande per farci entrare una coppia di tutti gli animali della foresta. Tutti gli amici animali di Noè fecero quello che potevano per aiutarlo. I lupi portarono il legno dalla foresta. I picchi fecero i buchi per i suoi chiodi. I castori masticarono i tronchi fino a farne delle tavole e gli orsi portarono i carichi più pesanti. Perfino le api aiutarono, facendo della cera da mettere nelle fessure tra le tavole. E quando Noè finì di costruire la sua barca gigante, tutti insieme la portarono sulla spiaggia e veleggiarono via nel vento e nelle onde.»

Quindi, questo è il modo in cui le selkie interpretano la storia dell’Arca di Noè, pensò Edward. La loro era una storia più gentile, di amicizia e cooperazione, invece della storia biblica di Dio che affoga tutti i peccatori.

Bella baciò la fronte di Elizabeth e si alzò. Era già mezza addormentata e si avviava verso sogni felici di animali che aiutavano Noè a costruire la sua barca.

Bella seguì Edward uscendo dalla nursery, ignorando Rosalie, che aveva ritrovato il coraggio e scoccò alla duchessa impicciona uno sguardo di gelo. Edward offrì il braccio a Bella e lei lo prese.

«Vorrei domandarti una cosa, Edward», disse Bella mentre uscivano dal portone. «Ti sei impegnato a aumentare la produzione di lana?»

«È l’impresa più profittevole,» replicò lui. Aveva intenzione di ordinare di chiudere i campi la prossima primavera.

Bella sospirò. «Ho visto quello che è successo quando un altro proprietario terriero vicino al mare l’ha fatto. I contadini non potevano più far crescere i raccolti sulle terre, e questo significò che il cibo diventò più costoso e i contadini persero il loro lavoro come coltivatori. Non potevano più pagare gli affitti, e dovettero lasciare le loro case. Divennero dei poveri mendicanti. I conventi e i monasteri che si prendevano cura dei poveri, li nutrivano, li vestivano e li curavano quando si ammalavano, non ci sono più adesso. Dove andranno?»

Come sempre, fu sorpreso dalla sua conoscenza della vita sulla terraferma.

C’era stato il Poor Act, passato l’anno scorso, che cercava di fare un censimento degli impoveriti per scoprire la portata del problema, e autorizzava i mendicanti a chiedere “con gentilezza” la carità ad ogni uomo o donna che passavano per le porte della chiesa ogni domenica. Edward impiegava il suo stesso elemosiniere per distribuire ogni anno ai poveri una certa somma di denaro. Edward non aveva idea di cosa ne facesse; lasciava questo tipo di controllo al suo maggiordomo, ma forse avrebbe dovuto dare un’occhiata a come veniva distribuita la sua carità.

«Non sei abbastanza ricco, Edward?»

Edward fu preso alla sprovvista dalla domanda. Immaginava di sì, ma gli era stato insegnato fin dalla sua gioventù che il suo dovere era ottenere il maggior profitto possibile dalle sue proprietà. Il destino dei contadini delle sue terre non gli era mai passato per la testa.

Dalla nascita, a Edward era stato insegnato che Dio aveva stabilito l’ordine sociale del loro mondo. Lui era stato scelto per essere duca, così come i contadini erano stati scelti per essere poveri, probabilmente per qualche colpa morale o carenza di facoltà. Lui elargiva la sua carità, come ci si aspettava che facesse, ma se un contadino moriva di fame o veniva colpito da malattie, la sua società diceva che probabilmente  era stato punito da Dio.

In anni recenti, delle idee pericolose, come l’uguaglianza di tutti gli uomini, cominciavano a circolare assieme a nuove sette religiose. Enrico VIII aveva posto una Bibbia Inglese nelle chiese, incatenata al pulpito, dove il testo poteva essere letto da tutti gli uomini, ma inorridì quando sentì che le persone discutevano e dibattevano ciò che avevano letto ed arrivavano a proprie conclusioni invece che accettare l’interpretazione approvata dalla Chiesa.

Edward scosse la testa. A volte sembrava che tutto il mondo si fosse capovolto dai tempi dei suoi padri. Ed ora, eccolo lì, a considerare affari meno lucrosi per evitare l’impoverimento dei contadini. Suo padre si sarebbero messo a ridere.

Presero il sentiero in discesa verso la spiaggia e Bella si precipitò, tenendo alzata la pesante gonna. Si fermò vicino all’acqua, gli occhi che guardavano famelici le onde.  «Possono nuotare, mio signore?»

Lui scosse la testa. «Bella, le signore nobili non nuotano. Ti ho portato qui nella speranza che tu potessi trovare per te un po’ di alghe.» Non sopportava di guardarla, di vedere la delusione nei suoi occhi.

Lui si sedette su un tronco e la guardò vagare su e giù per la spiaggia, guardando l’acqua come un mendicante alla vetrina di un panettiere. Non toccò i mucchietti di alghe disseminati qua e là. «Quelli non sono di tuo gusto?»

Lei arricciò il naso. «Sono morte e limacciose.»

«Bella, non posso fare molto di più.»

«Se mi lasciassi nuotare, potrei raccoglierle da sola,» disse lei.

«Non annegheresti in forma umana?»

Lei scosse la testa. «Non posso annegare. Posso respirare l’acqua, così come l’aria.»

«Bella, le signore non nuotano. Mi dispiace, ma non puoi. Se qualcuno ti vedesse …» Non finì la frase. «Vieni. È tardi e dobbiamo andare a casa.»

Lei lo seguì obbediente, ma aveva la testa bassa per la tristezza.

 

 

Edward incontrò il suo elemosiniere dopo cena. Avrebbe preferito che l’avesse fatto Emmett, ma Emmett era di nuovo fuori, probabilmente svenuto nel letto di qualche puttana di taverna. «Vorrei vedere i verbali di come vengono distribuite le mie elemosine», disse lui.

L’uomo impallidì, il che subito insospettì Edward. «Mio signore, non tengo verbali scritti degli esborsi.»

«Allora sei negligente nei tuoi doveri», sbottò Edward. «Dimmi, quindi, se non puoi mostrarmi nulla.»

L’uomo dondolò sulle ginocchia. «Vostra grazia, io, uh … ne ho data la maggior parte  all’ospizio parrocchiale.»

«Chi è il titolare, là?»

«Peter of Lansby, mio signore.»

Edward cercò nella sua mente, attraverso le complicate genealogie su cui si basava molta della società Tudor. «Non è tuo cugino?»

«Sì, vostra grazia.»

Edward fece un gesto con la mano. «Sei congedato.» Avrebbe dovuto controllare questa situazione. C’era qualcosa che non andava. Si chiese se padre Jacob ne sapesse qualcosa in più, ma decise di non convocarlo. Non era dell’umore di sentire una lezione sulle sue scarsa presenza alla cappella.

Voleva vedere Bella. Questo era quello che voleva. A cena non c’era. Il maggiordomo aveva detto che stava facendo cena nelle sue stanze. Edward era stato tentato di mandare qualcuno ad ordinarle di scendere per unirsi a lui, ma poi aveva deciso di non farlo.

Ma c’era ancora un altro messaggero che lo attendeva. Accettò la lettera e la aprì, riconoscendo subito la calligrafia. Era di padre Jasper. Scriveva ad Edward per fargli sapere che era tornato in Inghilterra.

Jasper era il terzo figlio del Conte di Hale. Come in molte famiglie, il primo figlio era l’erede. La “riserva” aveva abbracciato la carriera militare e il terzo si era dedicato alla chiesa fin da giovane. Fortunatamente, era una vocazione che si adattava alla natura di Jasper, e lui era molto felice nel sacerdozio. Lui e Edward erano stati amici fin dall’infanzia, e Edward era molto compiaciuto che fosse tornato dall’esilio dopo tutti quegli anni. Jasper era stato saldo nella sua fede e aveva fatto un sermone sui sacramenti (la chiesa cattolica ne riconosceva sette, quella anglicana solo due) che aveva fatto infuriare il re, quando lo aveva saputo. Jasper aveva trovato necessario lasciare l’Inghilterra se voleva che la sua testa rimanesse attaccata al suo corpo.

Edward decise che Jasper sarebbe stato perfetto per insegnare a Bella la fede cattolica. A dispetto della fermezza della sua fede, Jasper aveva un cuore gentile e non si sarebbe offeso di tutte le domande di Bella. Scrisse una rapida nota chiedendo a Jasper di venire a Cullen Hall il prima possibile e lo riconsegnò al messaggero.

Finito finalmente con il lavoro, o almeno arrivato a un buon punto per fermarsi, Edward salì e andò a cercare la persona che voleva vedere di più. Trovò Bella nella sua camera da letto (che era diventata anche quella di lei), seduta su una delle seggiole vicino al camino spento e vuoto, tutta occupata a cucire.

«Cosa stai facendo?» chiese Edward. Qualunque cosa fosse, aveva una forma umana.

«Una bambola per Elizabeth», rispose Bella. «Non ne ha una.»

Sua figlia non aveva una bambola? Ci pensò su e si rese conto che non ricordava di averle mai comprato nessun giocattolo. Certo, aveva davvero poco tempo durante la giornata per giocare, ma avrebbe dovuto avere qualcosa. Benedì Bella silenziosamente per aver corretto la sua disattenzione.

«Dove hai imparato a cucire?» le chiese.

«Un tempo facevo visita a un convento. Avevano un orfanotrofio là, e a me piaceva giocare con i bambini. Le suore mi insegnarono a cucire e a ricamare.»

«Parli di loro al passato. Perché hai smesso di far loro visita?»

«Tuo zio, re Enrico, confiscò il convento e le sue terre preziose durante la Dissoluzione, e lo diede a un suo cortigiano per comprarne la lealtà. Il nuovo proprietario sfrattò le monache e gli orfani. Le suore provarono a prendersi cura dei bambini, ma senza una casa …» sospirò. «Non c’era nessun posto in cui potessero andare, e la parrocchia locale non volle dar loro il permesso di elemosinare.» Scosse la testa. «Non cosa sia stato di loro. Non sono sicura di volerlo sapere.»

Era una storia che si era ripetuta per tutta l’Inghilterra. Oltre ottocento case monastiche erano state chiuse, le terre vendute, le costruzioni stesse erano state demolite per ricavarne materiale. Ad abati e badesse che avevano capitolato e avevano riconosciuto re Enrico come capo della chiesa invece del papa, furono dati pensioni o permessi per continuare come prima. Quelli che si opposero, si ritrovarono per strada e qualche volta giustiziati come traditori, se avevano grande influenza.

«Non ho intenzione di fare modifiche per l’allevamento delle pecore», annunciò lui. Gli uscì dalla bocca ancora prima di essersi reso conto di aver preso la decisione. Ma era la cosa giusta da fare. Bella gli stava insegnando la compassione. Aveva pensato di cambiarla, quando l’aveva catturata. Non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato lui a cambiare.

Bella gli fece un gran sorriso. «Tu sei un uomo buono.»

Era sorpreso. Era buono? Di certo voleva esserlo, ma le sue emozioni erano state sotto chiave per così tanto tempo … Si sentiva come un uomo che si sta lentamente svegliando da un sonno profondo. Ed era tutto a causa di Bella.

 

 

 

 

 

Note storiche

-         I castori si estinsero in Inghilterra circa 500 anni fa, tuttavia è possibile che piccole popolazioni siano sopravvissute fino al 18° secolo in alcune parti del nord.

-         Anche se le donne di alcune antiche culture, come i Romani o gli Egiziani, si rasavano i peli del corpo, questa pratica non divenne comune nelle nazioni dell’Occidente fino, circa, al 1915, quando una azienda di rasoi non cercò di incrementare le vendite di lame. Se ne uscirono con l’idea di dire alle donne che i loro peli delle ascelle e delle gambe erano antigienici e sgradevoli, e un’intera industria era nata.

-         La pronuncia come moda: Georgiana, Duchessa di Devonshire, cominciò la tendenza a pronunciare le parole al modo antico, come “gould” per “gold”, e “ cowcumber” per “cucumber”, e “ whop” per “hope”, cosa che venne largamente ripresa dalle classi più alte.

 

  
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