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Autore: NightshadowCat    27/02/2015    0 recensioni
"Camminavo nella neve pensando che la fine era vicina.
Lo sapevo, sapevo che sarebbe arrivato questo momento.
Camminavo nella neve e, per la prima volta, avevo freddo.
Camminavo nella neve e una vecchia conoscenza tornava a visitarmi.
Qualcosa che ormai avevo dimenticato, qualcosa che credevo non mi appartenesse più.
Mi resi conto che fino ad allora l’avevo solo sepolta, la paura."
Analisi della psicologia di Rorschach nell'ora della sua dipartita.
Spero riuscirà a comunicarvi i sentimenti con i quali l'ho scritta :)
*Attenzione, spoiler. Se non avete letto la Graphic Novel di Watchmen o guardato il film, vi consiglio vivamente di farlo PRIMA di leggere*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrian Veidt/Ozymandias, Daniel Dreiberg/Nite Owl II, Jon Osterman/Dr. Manhattan, Rorschach/Walter Kovacs
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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The End is Nigh



Veidt. Quel pomposo bastardo ci aveva traditi tutti.

Ero fuori. 
Camminavo nella neve pensando che la fine era vicina. Lo sapevo, sapevo che sarebbe arrivato questo momento.
Camminavo nella neve e, per la prima volta, avevo freddo.
Camminavo nella neve e una vecchia conoscenza tornava a visitarmi. 
Qualcosa che ormai avevo dimenticato, qualcosa che credevo non mi appartenesse più. 
Mi resi conto che fino ad allora l’avevo solo sepolta, la paura. 
Mi avviai verso il veicolo di Nite Owl. Ero sicuro che non l’avrei raggiunto, e non ero molto lontano dalla verità.
“Dove vai?” 
Manhattan.
Non era come al solito. Non mi controllavo (odio quando non mi controllo, e non mi succedeva da tempo. I sentimenti sono scomodi); 
Dovevo sembrare lo stesso visto da fuori, ma il fatto è che semplicemente non lo davo a vedere.
Solo allora me ne resi conto. Ho sempre pensato di essere solo al mondo, di essere in grado di farla franca in ogni situazione, di trovarmi in una botte di ferro, e solo perché non mi sentivo legato a nessun altro essere umano. Non ho mai compreso a fondo il significato della parola “amico” e poi…mi è mai importato? Confusione. Non va bene.
Quelle persone; cosa significano per me?
I miei ideali sono i miei ideali. Al mondo serve giustizia, e l’avrà. C’è uno scopo più alto da raggiungere, non posso farmi fermare dalla mia debolezza. Nessun compromesso. Neanche di fronte all’Apocalisse. Non smetto di pensarlo. 
Se devo andare contro i miei compagni, così sia.
Il mondo deve sapere. 
Ero già salito sulla piattaforma della motovolante, e allora perché non mi decidevo ad avviare il motore? Forse sarei riuscito a…no, se Manhattan avesse voluto uccidermi non ci sarebbe stata via di scampo. E poi…stavo cambiando idea.
Irritanti. Le emozioni sono irritanti.
“Torno alla nave. In America”; dovevo continuare a recitare la mia parte. Solo loro potevano fermarmi. Solo a loro lo avrei permesso. “Bisogna dirlo a tutti”.
Capivo il loro punto di vista. Lo capivo solo ora. Anche senza di me la catastrofe ci sarebbe stata. Il diario era in circolazione, e loro non lo sapevano.
Non mi importava.
Ormai era tutto scritto, e quella era la fine della storia.
Mi sarei assunto la responsabilità della prossima guerra pagando con la vita.
“Rorschach…” la voce di Manhattan vacillava, per la prima volta lo sentivo, e mi innervosiva. Tutta colpa di Veidt. Lui l’aveva notato per primo. Forse mi aveva fatto qualcosa, mi aveva fatto ammalare. Stavo tornando umano? 
Rorschach non è umano. Potevo continuare a esistere?
In ogni caso, Manhattan non avrebbe esitato. Per il bene del mondo, non si sarebbe fermato. 
Era cambiato, Miss. Jupiter a quanto pare doveva aver fatto qualcosa per farlo tornare. Si era offerta a lui? Irrilevante. 
Una sola cosa era certa… ora il suo obiettivo era la salvaguardia della vita umana.
“Non posso lasciarti andare, lo sai”. 
Sentivo le sue parole trafiggermi la carne. Cercavo di ignorarlo.
Non ce la facevo.
Attraverso gli intrecci della mia faccia lo vidi puntare la mano verso di me.
Mi lasciai sfuggire un gemito.
Era arrivato il momento.
Non ne potevo più. Era snervante, ma cercai di contenere gli odiosi singhiozzi che mi salivano su per la gola.
La rabbia e la tristezza si mischiavano nel mio stomaco, invadendomi il corpo, annebbiandomi la mente.
“Ma certo. Devi proteggere la nuova utopia di Veidt”, dissi togliendomi la faccia. Ero umano. Esposto alle intemperie.
Tremavo.
“Un altro cadavere nei pilastri delle fondamenta farà poca differenza”. 
La testa mi scoppiava. Volevo che smettesse.
“Allora? Cosa stai aspettando?”
Ora potevo leggere con chiarezza negli occhi vitrei di Manhattan la determinazione che sorreggeva il suo animo. E compassione. 
Non credo mi piacesse il fatto che provasse pena per me.
“Fallo”. Lo dissi quasi bisbigliando. Dovevo ritrovare il coraggio perduto.
“Rorschach…” 
Il mio nome. Era quella l’ultima chance che Manhattan mi stava offrendo. 
No. Non si torna indietro.
La disperazione mi esplose nel petto.
Le lacrime trovarono una via di fuga e sgorgarono copiose inondandomi la pelle come poche altre volte avevano osato fare.
Urlai.
“FALLO!”
Un istante.
Il buio.
E avevo fatto la stessa fine della mia maledetta disperazione.

   
 
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