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Autore: Yasha 26    27/02/2015    15 recensioni
-E tu che cazzo ci fai qui? Mi stavi spiando?- urla, notandomi. Non è che mi fossi nascosta chissà quanto in effetti.
-Io…non volevo…ecco ma…- balbetto, tentando di giustificarmi.
-Sì certo, non volevi! Mi stai sempre tra i piedi! Quando lo capirai che non m’interessi? Per me vali meno di zero! Dedicarmi canzoni non mi farà innamorare di una mocciosa che non ha carattere! O pensi che cambiare look una settimana sì e una no, mi faccia interessare a te? Non direi! Anzi, mi stai ancora più sulle palle così! Abbi un briciolo di amor proprio e vivi la tua vita, stando alla larga dalla mia!- urla con cattiveria, lasciandomi impietrita anche quando se ne va.
Questa OS è presente in due versioni, quella di Kagome e quella di InuYasha.
La versione di InuYasha scritta da Ness ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3040985&i=1
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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      - Sango, cosa ho che non va? Sono le tette piccole? I tatuaggi forse? O non gli piacciono i capelli corti? Aspetta… - dico mettendo una mano sotto il mento e spostando lo sguardo verso la finestra come a cercare una risposta - … è forse il trucco pesante, oppure le borchie? Insomma, cosa c’è in me che non va? - chiedo disperata alla mia amica.
      - Oh cielo, ancora “Lui”! -
      - Sì! Lui… - bofonchio - Sono i capelli! Sì, deve essere così! -
      - Ma piantala! Non ti guardava né quando erano lunghissimi né quando li avevi a metà spalla! Figurati se lo fa ora che li hai più corti. Per non parlare del colore! Te li sei tinti biondo platino, rosa, castani - chiude gli occhi come a voler ricordare un altro colore - ah sì, anche viola! Non ti guarderà neanche ora che sono neri e rossi! E il trucco… acqua e sapone non sa neanche cosa sia e truccata, non ti guarda neppure da lontano. E’ inutile che continui a cambiare per lui! INUYASHA. NON. TI. VUOLE! - urla, sottolineando ogni singola parola - Come devo fartelo capire? -
      - Allora sono le tette piccole. -  insisto, guardandomi allo specchio del camerino.
      - Fanculo Kagome! Sei senza speranza! -
      - Grazie! Sei di grande aiuto, amica mia! -
      - Io ho provato ad esserti d’aiuto, ma tu non vuoi ascoltare! Hai uno stuolo di fans che ti adora, lavori con attori che sono la fine del mondo, frequenti modelli che sono ancora meglio, eppure ti ostini a non provarci con nessuno! InuYasha, sempre e solo InuYasha! Vorrei esserci io al tuo posto! Cantante, attrice, modella per le migliori pubblicità, sempre attorniata da bei ragazzi. Insomma, svegliati stupida! Manda al diavolo quel puttaniere drogato e viviti la vita da giovane idol*! -
      Resto ad ascoltare le sue parole senza ribattere, finché la vedo andare via incavolata. So che ha ragione, ma non riesco a farci nulla: io lo amo.
      Le ho provate veramente tutte, cercando lo stile che potesse piacergli di più. Neppure Madonna e Lady Gaga hanno cambiato così tante volte colore di occhi, capelli, tagli e pieghe di ogni genere, vestiti di ogni tipo, così come ho fatto io, ma lui nemmeno mi vede. Perché? Cos’ho che non va?
      Ho conosciuto InuYasha tre anni fa, quando è entrato come cantante nel gruppo dove il mio amico Miroku fa il batterista. Beh, amico e anche ex ragazzo aggiungerei. Sono stata con lui per circa un anno, ma quando abbiamo capito che tra noi le cose non funzionavano, abbiamo deciso di restare amici. Pochi mesi dopo ha conosciuto Sango e siamo diventate inseparabili.  La mia presenza nella vita di Miroku non la infastidisce, sa che tra noi c’è solo un legame di amicizia.
      Lo stesso, purtroppo, non posso dire di InuYasha. Sembra non voglia avere nulla a che fare con me. Non so perché, ma ogni volta che mi vede è come se non esistessi, mi evita. Ho provato a parlargli più volte, ma con una scusa o con un’altra si è sempre defilato. Ho anche pensato di mandarlo al diavolo. Miroku, però, insiste nel dire che è un bravo ragazzo, e che bisogna comprenderlo perché pieno di problemi.
      Problemi… e chi non li ha?
      Sono rimasta orfana a otto anni, e quando mia sorella Kikyo ha raggiunto la maggiore età, mi ha preso in custodia, con non pochi sacrifici. Avevo dodici anni quando si è sposata con Naraku, portandolo in casa nostra. Pensavo che la sua presenza sarebbe stata un bene per noi. Speravo fosse per me una specie di fratello maggiore cui poter chiedere aiuto e consiglio, se ne avessi avuto bisogno, invece, le cose non sono andate come previsto. Non sono mai andata d’accordo con lui. Mi ha sempre odiato, forse perché appena sposato doveva sopportare la mia presenza, senza potersi godere liberamente la privacy con la moglie. Quando poi mia sorella iniziò a lavorare la sera e nei fine settimana, ed io restavo in casa con lui, le cose peggiorarono. Mi trattava come una schiava. Erano ordini continui: “E lava i piatti, e rifai i letti, e spazza il terrazzo anche se piove, vai a comprarmi le sigarette anche se nevica, pulisci la macchina, cambia il pannolino a tuo nipote che non ne ho voglia, falcia l’erba…”. Era un vero tormento che andava peggiorando col tempo. Non era tanto per le cose che mi chiedeva di fare, mi spettava dare una mano in casa, ma la prepotenza e la cattiveria che usava nell’ordinarmele mi facevano male.
      Era l’unico riferimento maschile che conoscessi, ma non mi è mai stato d’aiuto in nulla, anzi, il contrario! Grazie a lui la mia autostima era finita sotto un camion. Non conto più tutte le volte in cui m’insultava, dicendo che ero inutile, stupida, una mocciosa pestifera. Mi accusava perfino di non valere nulla solo perchè rompevo un bicchiere per distrazione. A Kikyo non lo dicevo neanche più, perché quando lo facevo lei non mi credeva, pensando le mentissi, perché gelosa di dividerla con lui e il figlio.
      E devo ammettere che un po’ era vero. Ero una ragazzina senza genitori, che aveva come unico punto di riferimento la sorella. Credo fosse normale volere per me tutte le sue attenzioni. In quel caso però, non era solo gelosia la mia.
      A peggiorare il tutto c’era anche la scuola. Le medie sono state un inferno. I miei compagni mi facevano pesare che fossi orfana, anche con battute orribili. Come se non bastasse, gli insegnanti trattavano temi sulla famiglia, che io non avevo più. Sale sulle ferite in pratica. Avevo solo mia sorella, quasi sempre assente però, tra il lavoro, la casa da gestire, il marito e il primo figlio. Non veniva mai a parlare con gli insegnanti, non prendeva mai parte alle stupide recite scolastiche che ogni tanto si tenevano e a cui ero costretta a partecipare.
      Kikyo non mi ha mai fatto mancare nulla, devo ammetterlo, però mi sono sentita così sola da iniziare inconsciamente a cercare io stessa la solitudine.
      Passavo le mie giornate tra la scuola e la mia camera. Non avevo una vita sociale e preferivo starmene con i miei pensieri. Cuffie nelle orecchie e via a cantare, l’unica cosa che mi ricordava di essere viva.
      Avevo da poco compiuto quindici anni quando, a scuola, si presentarono dei talent scout in cerca di una ragazza che prestasse il volto per l'inaugurazione di un negozio di make-up e profumi. Si presentarono ai provini quasi tutte le ragazze dell’istituto, tranne me. Odiavo stare al centro dell’attenzione, così, mentre  in palestra si tenevano i provini, io me ne stavo in terrazzo a fumare, con le mie inseparabili cuffie alle orecchie. Mentre canticchiavo una delle mie canzoni preferite, mi sentii togliere gli auricolari. Spaventata, spalancai gli occhi, trovandomi davanti il viso sorridente di un bell'uomo. Mi chiese come mai non fossi giù con le altre per il provino, ed io risposi che non m’interessava. Mi fece notare che non solo ero molto carina, ma che avessi comunque una bella voce. Lì per lì avrei voluto ridergli in faccia, mi sembrava solo un maniaco che voleva provarci, ma quando si presentò, dicendo di essere uno dei talent scout, rimasi senza parole.
      Mi parlò di un provino, come modella per uno spot della Sony. Se mi avessero preso, il mio viso sarebbe passato in tutte le televisioni e sulle riviste dell’intero pianeta, altro che pubblicità per un negozio di periferia! Non so ancora come mi convinse, ma decisi di tentare e, sicuramente per pura fortuna, fui presa immediatamente. Da lì l’ascesa al successo fu breve: da attrice in piccole parti nei drama* di maggiore successo, fino a parti da protagonista nelle serie della Yomiuri TV*, spot di grandi marche, ed infine quella che è la mia vera passione, cantare.
      Andai via da casa a diciassette anni, con un conto in banca abbastanza sostanzioso da potermi permettere di vivere da sola, sotto la tutela legale del mio manager.
      Oggi ho ventiquattro anni, nove anni di carriera alle spalle e ancora tanti altri me ne aspettano. La ragazza asociale che ero un tempo, ha lasciato il posto a una Kagome sorridente e soddisfatta delle scelte prese. Ho anche recuperato un po’ di quell’autostima che Naraku aveva cancellato. La gente mi ama, le adolescenti m’imitano a ogni cambio di look e i ragazzi impazziscono quando mi vedono sul palco. Tutto questo mi rende felice, però, sento che non mi basta. Per definirmi completa e realizzata mi manca ancora una cosa: l’amore.
      Ho avuto qualche storia, ma tutte insignificanti e di breve durata. Solo con Miroku è durata  più a lungo, ma tra noi non era amore, solo piacevole sesso, nulla di più.
      E’ stato l’arrivo di quell’intrattabile di InuYasha a sconvolgermi la vita, i desideri, la voglia di fare, le passioni, gli stili... tutto! Il mio stupido cuore si è incaponito e lo vuole tutto per sé, ma non ne capisco proprio il motivo.
      Forse sono masochista?
      Lo amo da tre anni, da quando i miei occhi si sono posati sui suoi, neri, come una notte senza luna. Purtroppo però, per lui neanche esisto. Si attornia solo di bamboline siliconate e imparruccate, vestite ai limiti della decenza, conosciute appena dopo la fine di un concerto. E la sua bellezza non aiuta a tenerle lontane. Diciamo anche che spesso non importa l'aspetto del personaggio famoso, basta solo potersi vantare di essere stata con il "tizio famoso" e farsi autografare l’inguine se capita. Lui, poi, non fa altro che vantarsi di quante donne siano passate nel suo letto. Che schifo!
      A parte questo, c’è una cosa che mi fa davvero stare male e che più mi preoccupa negli ultimi tempi. Ho scoperto che fa uso di droghe e spesso ne vedo gli effetti. Se lo scoprisse la polizia, lo sbatterebbe  in galera senza tanti complimenti.*  I ragazzi, ed io con loro, manteniamo il segreto, ma quanto potrà andare avanti così, prima che lo scoprano anche altri?
      Senza contare che se continua, oltre che con la droga anche con l'alcool, finirà per distruggersi, come già capitato ad altri personaggi dello spettacolo. Una delle morti più indegne che esistano.  Non ho mai giudicato la vita di nessuno, ma non comprendo proprio questo modo di uccidersi. Se sei depresso curati. Se sei insoddisfatto di qualcosa, fai di tutto per cambiarla. Se ti senti solo, stai con i tuoi amici. Se ti senti prigioniero, scappa. In caso estremo rendi più dignitosa la tua morte e buttati da un cavalcavia. Almeno qualcuno proverà un po’ di pena per te. La morte per overdose non la capisco e non ho intenzione di farlo. Una lenta autodistruzione che fa guadagnare solo chi organizza questi loschi traffici.
      Tremo al solo pensiero di risvegliarmi un giorno, e apprendere la notizia della morte di InuYasha. Mi chiedo sempre cosa posso fare per evitare che avvenga una cosa simile, ma sono impotente. Ho provato ad avvicinarmi, ma è stato sempre inutile.
      Eppure continuo a sperare di poterlo aiutare.
      Non so cosa mi attragga in lui, lo conosco appena, però, quando lo vedo, sento le farfalle nello stomaco che vogliono uscire, e tutte le volte ho una voglia folle di abbracciarlo.
      Forse nei suoi occhi rivedo la me stessa di un tempo, o perché siamo stati entrambi cresciuti dai nostri fratelli. Miroku mi ha raccontato che il fratello, Sesshomaru mi pare si chiami, l’ha sempre detestato. Lo ha preso in custodia solo perché costretto dalla madre che si era impietosita. InuYasha era il figlio di seconde nozze del padre, ma Sesshomaru non lo ha mai considerato un fratello. Quando poi è stato costretto a prenderlo in casa, perché parente prossimo più stretto, il suo odio si è acuito, portandolo a maltrattarlo spesso. Io sono stata più fortunata con Kikyo, almeno in questo.
      Sango sostiene che il mio interesse nasca solo dal suo passato. Dice che soffro della sindrome della crocerossina. E se anche fosse? Che c’è di male nel voler aiutare qualcuno in difficoltà?
      - Kagome, tra due minuti in scena! - mi avvisa il mio assistente da dietro la porta del camerino.
      - Arrivo! - rispondo, sistemandomi la parrucca da geisha che sento un po’ traballante.
      Non vedo l’ora di finire questo sceneggiato. Recitare questa parte non fa per me. Il mio personaggio è sempre pronto a concedersi agli uomini che vanno da lei solo per sfogare i loro impulsi. Le geishe non sono certo prostitute, ma qui sembra vogliano dipingerle così. Oggi gireremo una scena di sesso molto spinta, in cui il mio cliente mi prenderà da dietro, in modo violento, e devo ammettere di non averne per niente voglia, ma ho un contratto da rispettare.
      Il problema di fondo non è la scena in sé, ma la persona con cui dovrò girarla. M’infastidisce. Ogni volta che mi vede ci prova, in modi fin troppo espliciti. Speriamo non ne approfitti per allungare le mani.
      Esco dal camerino e mi reco nello studio dove gireremo la scena. Mi prende quasi un colpo, però, quando i miei occhi incrociano quelli di InuYasha, accanto a Miroku e Sango. Che cavolo ci fa lui qui? Improvvisamente mi sento in imbarazzo per la scena che dovrò girare e mi sembra di andare a fuoco.
      - Kagome, diventi ogni giorno più bella. -  mi accoglie mellifluo il mio partner.
      - Grazie Onigumo, gentile come sempre. -  rispondo atona, dandogli subito le spalle e recandomi al mio posto.
      - Bene ragazzi, iniziamo. Kagome, inginocchiati sul futon, col viso verso la telecamera tre. Onigumo, inginocchiati dietro di lei e alzale il kimono fin su la schiena, poi con la mano sinistra raggiungi l’apertura davanti e infilala dentro come per toccarle il seno. Tutto chiaro? - ci ordina il regista.
      - Sì! -  rispondiamo entrambi, così dà ordine di azionare i motori.
      Girare questa scena, coi suoi occhi puntati addosso, mi fa sentire male. Non bastava la presenza di Onigumo dietro di me, ci voleva pure il pubblico indesiderato?!
      Nel frattempo che la scena prosegue come ordinato, sento sfregare in mezzo alle gambe l’erezione di questo maiale. Io ho gli slip, invisibili alla telecamera grazie ai kimono vaporosi e alla mia posizione frontale ad essa, ma lui, per esigenze di copione, è nudo. Inoltre, la sua mano, non solo mi tocca davvero un seno, ma stringe anche un capezzolo. Questo non era certo nel copione! Insceno un’improvvisata, togliendogli la mano dal mio seno e facendo finta di stringerla con la mia, lui però non demorde, infilando l’altra mano fra le mie gambe e oltrepassando l’elastico degli slip. Questo no!
      - Porco! -  urlo, girandomi di scatto e interrompendo la scena alzandomi in piedi.
      Ho già la mano in aria pronta a schiaffeggiarlo, ma il pugno di InuYasha mi precede, colpendolo in pieno sul viso.
      - Brutto maiale! Fai proprio schifo! -  ringhia lui, allontanandomelo del tutto.
      - Che succede? -  interviene il regista.
      - Questo porco le ha messo le mani nelle mutande. Dovreste essere sicuri di non avere a che fare con dei maniaci prima di girare scene del genere! -  sbraita InuYasha, che mi abbassa il kimono rimasto alzato. Nel frattempo Onigumo è stato soccorso dal suo assistente per tamponargli la ferita sul labbro sanguinante.
      - E tu, dovresti evitare di girare scene col culo all’aria se non vuoi che porci simili ne approfittino! -  sentenzia, fulminandomi con lo sguardo, per poi andarsene incazzato nero.
      Cu-culo all’aria? Ed io che c’entro?
      - Kagome, tutto bene? -  chiede Miroku, venendomi vicino. 
      - Sì, tutto bene, ma che gli è preso? Se l’è presa con me. -  chiedo, non riuscendo a capire la sua reazione.
      - Ah boh! Forse era nel suo “mondo delle meraviglie”.- mi spiega, riferendosi ovviamente al fatto che deve aver assunto droga.
      Mi sento frastornata, così me ne vado. Non ho intenzione di continuare a girare con quel depravato. Quando avranno trovato un sostituto, riprenderò la mia parte.
      Torno a casa ripensando alla reazione di InuYasha. In un primo momento ho pensato fosse preoccupato, ma l’avermi incolpato mi mette confusione. Che fosse geloso? No! Impossibile! Non sa neppure che esisto. Eppure il dubbio resta, dovrò parlargli, almeno per ringraziarlo. 
 
      Il giorno dopo lo trovo con Miroku in sala d’incisione. Stanno per lanciare il loro nuovo album, quindi ogni giorno sono qui con tutti i ragazzi del gruppo.
      - Ciao bellezza! -  mi saluta Bankotsu, il chitarrista.
      - Ciao Bankotsu. Come va ragazzi? -  
      - Tutto bene ora che ci sei tu! -  scherza Koga, il bassista.
      - Vi ho interrotto? -
      - Ovvio! Che vuoi? -  chiede InuYasha, scorbutico come sempre. Possibile debba sempre essere così antipatico con me? Sto per rispondergli come merita, quando vedo la sua mano fasciata. Che si sia fatto male per il pugno dato ad Onigumo? Mi spiace tantissimo, però lo ha fatto per me! Magari ci tiene almeno un po’. La cosa mi emoziona!
      - Avrei bisogno di scambiare due parole con te. -  dico imbarazzata, dimenticando il suo tono scontroso.
      - Scordatelo. Dobbiamo incidere un disco, se non te ne sei accorta. -  risponde freddo, come ogni volta che si rivolge a me.
      - Facciamo due minuti di pausa! Sono stanco! -  interviene in mio soccorso Miroku. Tu sia benedetto amico mio!
      - Oh sì! Ci vuole un caffè italiano. Andiamo giù al bar? -  parla il tastierista, Hojo, che si porta via i ragazzi, facendomi l’occhiolino. Credo che tutti abbiano capito che mi piace InuYasha, tranne il diretto interessato.
      - Allora? Che mi devi dire di così importante da interromperci? -
      - Volevo ringraziarti per ieri. -  dico imbarazzata, a testa bassa.
      - E tu mi hai interrotto solo per questa cazzata, ragazzina? -  chiede contrariato.
      - Come “per questa cazzata”? Per me non è stata una cazzata il tuo intervento, anche perché sembra che tu sia l’unico ad essersi accorto di quello che stava facendo Onigumo. E comunque non sono una ragazzina, ho solo sei anni meno di te! -  ribatto infastidita dal suo atteggiamento.
      - Evidentemente  la mia posizione offriva una migliore visuale. Comunque buona parte di ciò che è accaduto è anche colpa tua. Solo una ragazzina come te poteva mettere uno slip bianco semitrasparente per una scena del genere! Era più quello che si vedeva di quello che era nascosto! -  replica quasi irritato.
      - Non era affatto semitrasparente! Era un semplice slip bianco! Sei tu ad averlo visto trasparente! Hai la vista a raggi-X forse? E comunque non è stata una mia scelta, ma del regista, così da poterle cancellare nel caso si fossero viste! -  mi discolpo, anche se non ne avrei motivo. Non è mica mio padre!
      Comunque, quanto accidenti mi ha guardata per sapere esattamente cosa avevo addosso? A questa consapevolezza la mia faccia va a fuoco. Mi ha guardato il sedere e tutto il resto! Oh cielo! Che vergogna! In quella posizione poi!
      - E perché ti giustifichi con me? Mah, fai come ti pare e mettiti quello che vuoi, basta che non vieni a scocciare me! -  taglia corto, dandomi le spalle e andandosene, lasciandomi lì come una stupida.
      Perché? Perché non riesco ad avere una conversazione civile con lui e che non sfoci sempre con una sua fuga?
 
 
      I giorni passano, ed io ripeto quella dannata scena con un altro attore, decisamente più serio di Onigumo. Lo sceneggiato finisce e il mio agente m’informa che è ora di riprendere a scrivere canzoni in modo da poter organizzare una nuova tournée. La gente non deve dimenticarsi di me, quindi in un modo o nell'altro devo essere sotto i riflettori. E così che funziona in questo mondo.
      Butto giù qualche canzone, aiutata anche dal mio compositore. Le settimane volano e inizio a incidere il nuovo album, anche se controvoglia. Quello del gruppo dei ragazzi appena uscito è al primo posto in classifica. InuYasha ha una voce celestiale. Non so neanche io quante volte mi sia addormentata con la sua voce allo stereo, immaginando che molte delle parole d’amore delle sue canzoni fossero dedicate a me. Una in particolare, che si intitola Shed My Skin. E’ una canzone molto profonda e dai molteplici significati. Nessuno indirizzato a me ovviamente. Per lui sono solo una ragazzina, come mi ha definita tempo fa.
      Quanto sarebbe bello se fosse innamorato di me. Potremmo scrivere insieme le canzoni e formare anche un duo. Insieme sul palco, come nella vita. Sarebbe magnifico!
      - Sempre con aria trasognante, eh? -  mi ridesta Sango, strappandomi dal mio chiodo fisso.
      - I sogni sono l’unico luogo dove accade ciò che voglio. -  rispondo mogia, guardando fuori dalla finestra le foglie autunnali spazzate via dal vento. A volte vorrei essere una di quelle foglie, incurante di ciò che mi circonda, spinta leggera dal vento chissà dove. Senza dolori, senza pensieri.
      - Continui a buttare la tua vita per qualcuno che non ti merita. Io non lo capisco. -
      - Prima o poi mi passerà, Sango. Tutto passa… - replico ancora più giù.
      - Prima o poi, ti farai vecchia di questo passo! E poi col cavolo che un uomo si accorge di te. -
      - Esagerata! Ho solo ventiquattro anni. Non sono mica Matusalemme! -
      - Non lo sei, non ancora almeno, ma lo diventerai andando dietro a quel babbeo. Esci con qualcuno, accetta gli inviti che ricevi. Almeno provaci, dai e datti una possibilità! -  insiste lei.
      - Ok, ci proverò. -
      - Davvero? -  chiede incredula.
      - Sì. Proverò a uscire con qualcuno. Magari hai ragione e funziona. -  rispondo stanca. Stanca di tutto. Magari così facendo lo dimentico per davvero.
      - Brava! E’ così che ti voglio! Trova un bel fusto che ne faccia cento di quell’imbecille col cervello in pappa. Esci, divertiti e goditi la vita! -  esclama contenta.
      Io non sono così contenta invece. Non brillo dalla voglia di uscire con qualcuno di cui non mi interessa nulla, ma devo quantomeno provarci.
 
      E provare ho provato. Peccato mi sia sempre andata da schifo. Sono uscita con qualche ragazzo, ma tutti erano uno più noioso dell’altro. Gli attori mi elencavano tutte le loro performance, vantandosi del successo ottenuto; i cantanti, al posto di semplici parole, mi canticchiavano loro brani, anche solo per dirmi “ciao”. Forse dovrei ampliare i miei orizzonti e cercare fuori dal mondo dello spettacolo, perché qui sono a un punto morto.
      I mesi passano e la mia vita scorre vuota.
      Ultimamente ho visto spesso InuYasha. Miroku ha chiesto il mio aiuto per provare un pezzo che faranno con una cantante di successo, in modo da abituare InuYasha ai ritmi del canto a due voci, che non ha mai fatto.
      Con sommo dispiacere noto che le cose tra noi non cambiano. Non mi degna nemmeno di uno sguardo. Non ci parliamo quasi.
      Per fortuna si adegua subito al duetto, così la mia tortura finisce e posso stargli lontana. A questo punto meno lo vedo meglio è.
 
      Faccio un bagno ristoratore mentre penso al mio album, è quasi del tutto concluso, mancano solo un paio di pezzi da aggiungere e poi si passa di nuovo ai programmi tv. È una vita stancante, ma non posso lamentarmi, perché è ciò che ho scelto. Solo, avrei voluto poterla condividere con qualcuno, invece mi trovo in questa enorme casa da sola. Si vede che questo è il mio destino. Vivo di solitudine da quando mamma e papà sono morti, e credo che me la porterò dietro per tutta la vita. Esco dalla vasca, avvolgendomi nell'accappatoio, e, dopo essermi asciugata, mi butto sotto le coperte per farmi una bella dormita. Improvvisamente, però, nella mia mente si affollano versi, parole, ritornelli ben chiari, che mi tengono sveglia. Mi propongo di prendere appunti domani, ma non vogliono proprio lasciarmi stare, prendendo sempre maggiore forma nella mia testa.
      Sbuffando mi alzo e prendo un blocchetto per buttare giù tutto, così posso finalmente dormire. E’ un continuo scrivere e cancellare, nel tentativo di dare un significato alle parole, finché ne leggo il risultato, stupendomi di quello che ho buttato giù.
 
Una piccola farfalla nera…
come posso essere bella?
Se avessi una voce dolce come la tua,
pensi che mi ameresti?
Credo nella passione.
La passione è dedizione.
Qualcosa in cui credi.
Non posso fermarmi… oh, ad amarti!


      Accidenti a me!
      Devo smetterla di amarlo, di pensarlo, di far girare la mia vita attorno a lui. Non ne posso più! Il mio è, e rimarrà, un amore non corrisposto, quindi devo mettermi l’anima in pace!
       Con la mente più leggera torno a letto, unica soddisfazione delle giornate storte. Come ti consola il letto non lo fa nessuno!
      Il giorno dopo mi reco da Miroku, chiedendo il suo aiuto per creare un arrangiamento alla canzone da cui credo verrà fuori un bel singolo.
      - Ci vorrebbe l’accompagnamento della chitarra, non della batteria. -  mi fa notare lui.
      - Ehi, ricordo male o eri tu quello che mi svegliava nel cuore della notte, strimpellando con la chitarra appena acquistata? -  ricordo nostalgica di quando vivevamo insieme.
      - Già, ma ricorderai anche che mi facevi smettere, incazzata come una belva, perché volevi dormire. -  ridacchia.
      - Ovvio! Dovevo fare il mio sonno di bellezza, o chi lo sentiva il mio agente?! -  ribatto, fintamente imbronciata.
      - Non mi pare che poi dormissi molto, visto le attività notturne a cui ci dedicavamo. -  sorride malizioso, ricordandomi quel periodo in cui lo facevamo come criceti. Periodo divertente in effetti.
      - Stiamo fuorviando il motivo per cui sono qui, Miroku. Allora, mi aiuti o no? -
      - Guarda che sei stata tu a tirar fuori le nottate passate in bianco, mentre io suonavo la chitarra e tu suonavi il mio “flauto”. -  sghignazza da solo, per la battuta a doppio senso appena fatta.
      - Ecco il motivo per cui noi due non andavamo d’accordo. Sango deve essere una santa per sopportarti! -  mi lamento, dandogli un pizzicotto al braccio.
      - Ahi! Violenta! Uff, da qua! A che avevi pensato? -  chiede, prendendo il foglio con gli appunti di qualche nota buttata lì. Ovviamente ne legge anche il testo, posando poi dubbioso lo sguardo su di me. Faccio spallucce come per dire “che posso farci, è venuto quello”. Scuote la testa, consapevole anche lui che sono senza speranza, e inizia a suonare qualche nota, modificando, aggiungendo e tagliando le mie. Alla fine provo a cantare sulle sue note e il risultato è grandioso! Mi piace tantissimo!
      - Sei grande Miroku! Grazie infinite! -  lo ringrazio, schioccandogli un bacio sulla guancia. Proprio in quel momento InuYasha entra, guardandoci tra l’irritato e il disgustato. Ovviamente senza neppure salutare. Stupido!
      - Vado Miroku, ancora grazie! -  lo saluto, ignorando bellamente la presenza di InuYasha, esattamente come lui fa con me.
      Faccio sentire la nuova canzone al mio agente, che subito decide di inserirla nel nuovo album. Mi sento molto soddisfatta. Nel giro di poche settimane l’album esce, e come brano di punta lui sceglie proprio l’ultima canzone che ho scritto e che in breve tempo diventa la più gettonata dalle emittenti radio, dai programmi musicali televisivi e perfino nei centri commerciali.
      Sapevo fin dall’inizio che la canzone non avrebbe sortito alcun effetto in InuYasha, infatti, nonostante la canzone circoli da un po’, non ha mai pensato di cercarmi. Mi sono tolta un grande peso alla fine. O almeno, è così che mi sento. Da adesso non ho più voglia di stargli dietro.
 
 
      Sono a casa a dare una sistemata, e per l’ennesima volta in queste settimane, sento partire la mia canzone alla radio, così inizio a canticchiarla sulla mia stessa voce.
 
 
Lovin' you )
 
 
 
Nella primavera della mia vita,
mi sono innamorata per la prima volta.
Oh baby, sebbene io mi sia appassita molte volte prima.


Dio tiene gli angeli fuori dai guai.
Questa è una stranezza del destino.
Lui è l'unico che sto aspettando da tanto tempo.


Baby, mi sto innamorando di te.
Ti voglio e voglio che tu abbia bisogno di me.
Il mio desiderio mi fa impazzire!


Una piccola farfalla nera…
Come posso essere bella?
Se avessi una voce dolce come la tua,
pensi che mi ameresti?
Credo nella passione.
La passione è dedizione.
Qualcosa in cui credi.
Non posso fermarmi… oh, ad amarti!


Come fai a sapere se chi ami è vero amore?
Perché l’ha detto lui?
Sono solo affamata d'amore e non voglio essere sola.


Troppe persone ho incontrato.
Troppe persone ho amato.
Ma sono a corto di semplice amore e un mondo semplice.


Baby, mi sto innamorando di te.
Ti voglio e voglio che tu abbia bisogno di me.
Il mio desiderio mi fa impazzire!


Una ragazzina, amandoti,
come può essere bella?
Se lei ha un cuore puro come il mio,
la ami solo un po’?
Se tu la vuoi cambiare, lei può cambiare per te.
Proprio adesso!
Anche se lei ora è fuori dalla tua vista.
Non posso fermarmi… oh, ad amarti!


Volevo ogni cosa e ogni cosa.
Non volevo ogni cosa e ogni cosa.
Voglio solo essere bella e bella.
Ti sto solo amando!


Una piccola farfalla nera…
Come posso essere bella?
Se avessi una voce dolce come la tua,
pensi che mi ameresti?
Credo nella passione.
La passione è dedizione
Qualcosa in cui credi.
Non posso fermarmi… oh, ad amarti!


Una ragazzina, amandoti,
come può essere bella?
Se lei ha un cuore puro come il mio,
la ami solo un po’?
Se tu la vuoi cambiare, lei può cambiare per te.
Proprio adesso!
Anche se lei ora è fuori dalla tua vista.
Non posso fermarmi… oh, ad amarti!


Volevo ogni cosa e ogni cosa.
Non volevo ogni cosa e ogni cosa.
Voglio solo essere bella e bella.
Ti sto solo amando!
 
Volevo ogni cosa e ogni cosa.
Non volevo ogni cosa e ogni cosa.
Voglio solo essere bella e bella.
Ti sto solo amando!
 


 
       Volevo tutto e non volevo niente.
       Una piccola farfalla nera che voleva solo essere bella… bella per lui.
       Una stupida lacrima scappa al mio controllo, ma è destinata a rimanere da sola. Non ho intenzione di piangere per lui. Non più!
      Guardo fuori dal mio attico il cielo plumbeo che sta ricoprendo la luce del sole, e non posso fare a meno di sorridere. Anche il cielo si sta rattristando con me. Poggio la testa sul freddo vetro della finestra, osservando le prime goccioline di pioggia che iniziano a bagnare tutto. Amo la pioggia e il suo odore. Ha il potere di calmarmi, ma oggi sembra rendermi irrequieta. La voglia di fumare una sigaretta si fa prepotente, ma non posso cedere. Ho smesso per il canto e la mia salute, e non ho intenzione di ricominciare. Eppure ho bisogno di qualcosa. Sarà questo il bisogno che prova InuYasha quando si droga? Bisogno di “conforto” in qualcosa, in assenza di qualcuno? Quasi quasi prendo esempio da lui, cercando anch’io qualcosa che mi tiri su, che mi avvolga i sensi, dandomi una scarica di piacere unica, facendomi dimenticare per un po’ i problemi e ciò che mi circonda. È tanto che non lo faccio, ma oggi non ho intenzione di dar retta ai consigli o alle ramanzine di nessuno.
      Mi dirigo spedita in cucina, prendendo un cucchiaio, l’accendino ed un coltello. Sorrido elettrizzata come una bambina al sol pensiero di quello che sto per fare…
 
      - Pancia mia, fatti capanna! -  esclamo allegra, addentando una fetta di pane caldo, spalmata con almeno un quintale di Nutella. Buonaaaa! Questa resuscita anche i morti! Quale droga migliore di questa?
      Mi faccio fuori almeno sei fette di pane e Nutella, riempiendomi fino a scoppiare. Fanculo alla dieta ferrea! Ogni tanto ci vuole! Mi stendo a letto più serena e con la pancia piena. Il cioccolato è un toccasana per la tristezza. 
      Il giorno dopo vengo informata dal mio agente che c’è un importante regista che mi vuole per interpretare la protagonista in un film in costume, ambientato nel periodo degli stati combattenti, il Sengoku.
      Arrivata agli uffici dello studio televisivo dove lavora, incrocio, con mio grande rammarico, colui che vorrei evitare. Il destino non sembra essermi amico. Meglio passare oltre e ignorarlo.
      - Ciao. - mi saluta per primo, stupendomi non poco.
      - Ciao. - ricambio, guardandolo stranita.
      - Ho saputo che ti vogliono per il film di Onodera. -  continua, stupendomi ancora. Sta parlando con me? Non è che non mi ha riconosciuta perché ho cambiato colore ai capelli, aggiungendo le extension?
      - Sì, così sembra. Sto andando dal mio manager proprio per parlarne. -
      - Hanno chiesto a me di fare il protagonista maschile. -  mi informa.
 
       Lui… protagonista maschile… nel film… lo stesso film che…
       No!
       No no!
       No no no!!
       Sta scherzando!!!
 
       - Ah… - riesco solo a dire, troppo sconvolta.
       Recitare fianco a fianco con lui? Non può capitarmi anche questo!
       - Beh, ciao, ci si vede! -  mi saluta, andando via, mentre io raggiungo il mio agente con un diavolo per capello. Sta prendendo il tè.
      - Saya! Che significa che anche InuYasha Taisho reciterà nel film che mi hai proposto? Sai che non voglio fare nulla con lui! -  sbotto furiosa.
      - Ciao anche a te Kagome. Siediti mia cara. Gradisci un tè? -  chiede lui, restando calmo.
      - No! Voglio solo una risposta! Sai cosa provo per lui. Come puoi farmi recitare con quell’insensibile? Piuttosto ci rinuncio! -
      - Non dipende da me. Il regista Onodera ha chiesto espressamente di voi due. Se non vuoi accettare allora rifiuta, ma sappi che questo film uscirà dal Giappone e farà il giro di America, Asia, Europa e di tutti i paesi in via di sviluppo, regalandoti maggiore prestigio di quello che già possiedi. Inoltre, la cifra che ti offrono è pari a quanto guadagni in un anno tra concerti, vendite, sceneggiati e pubblicità. -  mi informa lui.
      - Stai scherzando?! -  dico incredula.
      - Affatto. Quindi pensaci, prima di rinunciare per colpa di un amore non corrisposto. Gli amori passano, i soldi restano, se non li spendi stupidamente. -  mi consiglia.
      Esco dagli uffici più confusa che mai. Accettare mi darebbe parecchio successo anche a livello internazionale. Come mi ha spiegato Saya, potrebbe chiamarmi qualche regista hollywoodiano e potrei sbarcare anche in America. Recitare al fianco ad InuYasha, però, fare la parte degli innamorati sul set, quando il mio cuore attende invano anche per un suo misero saluto, mi distruggerà. Devo farmi forza però, non posso rifiutare quest’opportunità per lui. Devo solo recitare anche nella realtà che le cose vadano bene, anche quando non sarà così. Sì, devo almeno provarci!
       
 
 
 
      - Chiharu, rimani nascosta! Qualunque cosa accada non devi muoverti da qui! -
      - Akihito! Non chiedermi questo! Non posso lasciarti andare da solo! -
      - Devi! Ricorda che porti in grembo nostro figlio! E poi è me che vogliono. -
      - Ma se vai lì fuori i soldati ti uccideranno! -
      - Se sarà per difendere voi due, allora morirò sereno! -

 

 
      La scena termina con InuYasha, nella parte del disertore Akihito, che lascia un dolce bacio sulle labbra della sua compagna Chiharu, interpretata da me.
      Un bacio… uno dei tanti che mi da InuYasha, come Akihito.  
      Kami! Le sue labbra sulle mie sono quanto di più doloroso ci sia! Non sembrano labbra, ma affilate katane che mi sventrano il cuore ad ogni affondo. Per tanto ho desiderato un suo bacio, ma non così, non ora, non più.
      - Stop! Era perfetta! Bravissimi! Cinque minuti di pausa. -  urla il regista, con aria soddisfatta.         
      Mi alzo stancamente dalla posizione scomoda che ho dovuto prendere per la scena appena conclusa, in cui i due innamorati si rifugiano in una stalla fatiscente, sotto alcuni ammassi di legname. Mi fanno male le ginocchia, accidenti! Non solo la tortura psicologica di dover essere baciata e abbracciata da InuYasha, ma il dolore fisico non lo avevo contemplato. Fortuna che alla fine delle riprese, ormai agli sgoccioli, mi prenderò qualche mese di riposo. Sono stata irremovibile con Saya; avrei accettato solamente se mi teneva libera dagli impegni per i prossimi sei mesi. In vista del sostanzioso assegno che lo aspetta, non ha ribattuto. 
      Decido di andare nel mio camerino per far riposare un po’ le gambe, visto che a breve dovremo riprendere dalla stessa scena, ma prima bevo un lungo sorso di spremuta d’arancia, unica cosa di cui mi nutro ultimamente, grazie allo stress. Mi fermo un attimo a guardare InuYasha, che esce dallo studio di gran corsa. Dove va? Lo seguo, incuriosita, cercando di non farmi scoprire. Lo vedo uscire fuori e parlare al telefono. Rimango ad ascoltare la conversazione, che mi fa quasi stare male per via di quello che sento.
      - No, aspetta Mukotsu, non riattaccare! Lo so che ti devo un bel po’, ma non mi hanno ancora dato un centesimo per questo filmetto idiota! Appena mi pagano ti restituisco i tuoi nove milioni*, ma non lasciarmi senza! Sto per finire quella che ho, se non me ne vendi altra come faccio a… - si ferma ad ascoltare e poi riprende – sì, sì lo so, ma non puoi lasciarmi così! Ti giuro che ti do tutto, anche gli interessi! No! No no no aspetta! Stavolta è la verità! Ti pago tutto in contanti! Lo so, sei stato chiaro l’ultima volta. Me la ricordo ancora la tua pistola ma…aspetta, no, non chiudere! Mukotsu? Mukotsu??? Dannazione! -  esclama furioso, lanciando lontano il cellulare. Suppongo che il suo "spacciatore”, perché altri non poteva essere, gli abbia chiuso il telefono in faccia.
      Rimango sconvolta nel sapere che si è addirittura indebitato per comprarsi quella robaccia. È davvero giunto a tanto? Eppure guadagna bene. Come può essere arrivato a questo punto?
      - E tu che cazzo ci fai qui? Mi stavi spiando? -  urla, notandomi. Non è che mi fossi nascosta chissà quanto in effetti.
      - Io… non volevo… ecco ma… - balbetto, tentando di giustificarmi.
      - Sì certo, non volevi! Mi stai sempre tra i piedi! Quando lo capirai che non m’interessi? Per me vali meno di zero! Dedicarmi canzoni non mi farà innamorare di una mocciosa che non ha carattere! O pensi che cambiare look una settimana sì e una no, mi faccia interessare a te? Non direi! Anzi, mi stai ancora più sulle palle così! Abbi un briciolo di amor proprio e vivi la tua vita, stando alla larga dalla mia! -  urla con cattiveria, lasciandomi impietrita anche quando se ne va.
 
      Una mocciosa senza carattere.
      Valgo meno di zero.
      Gli sto sulle palle.
      Devo stargli lontana.
      Questo pensa di me.
 
      Sento un dolore sordo al petto, come se mi avessero strappato via il cuore, per gettarlo nei rifiuti. Scioccamente mi sento di nuovo quell’adolescente che sopportava in silenzio le angherie e gli insulti del cognato. Perché?
      Ho voglia di piangere, ma non posso permettermelo, sia per il trucco sia perché non ne vale la pena, per uno come lui. Anzi, devo approfittare di questa sua cattiveria per dimenticarlo. Per tenermi lontana da lui. Lo devo a me stessa!
      Resto qualche istante a respirare profondamente, per calmare i nervi e ricacciare indietro le lacrime, poi ritorno negli studi per finire di girare la scena di prima. Sono una professionista e non posso lasciarmi sfuggire nulla durante la mia interpretazione. Chiharu è una donna combattiva, sicura di sé, innamorata e fiera del suo uomo, e così devo apparire quando recito, ma durante le pause mi lascio andare contro la mia poltrona. Mi sento distrutta anche fisicamente. La gente mi parla ma io non l’ascolto. Sento solamente l’eco delle parole di InuYasha, che uso per autoconvincermi a mandare al diavolo.
      Alla fine delle riprese mi precipito a casa. Non ho voglia del solito tè con gli altri della troupe, con cui mi fermo sempre per due chiacchiere prima di andar via. Oggi non me la sento. Ho solo voglia di un bel bagno caldo.
      Dal giorno dopo riprendo a recitare come se nulla fosse. Rido, scherzo, parlo, come se lui neanche esistesse. E fa male. Tanto, ma è la scelta migliore. Non gli darò la soddisfazione di vedermi distrutta.  
       Di me resta solo una farfalla con le ali spezzate, ma non ho intenzione di smettere di volare. Ho lottato per arrivare dove sono. Anche se sarò sola… continuerò a lottare per me!
 
 
 
      - Sei una vera idiota! -  sbraita Sango, dopo che le ho confidato cosa è accaduto con InuYasha.
      - Ti prego, non infierire. -
      - Invece infierisco! Perché diavolo lo hai seguito? Era normale che quello stronzo reagisse così! Su una cosa però ha ragione: non hai rispetto per te stessa! -
      - In che senso? -
      - Nell’unico senso del termine! Gli corri dietro come un cane, scodinzolando a ogni suo sguardo. Anche quando ti prende a calci tu sei lì, scodinzolante, ad aspettare una sua carezza. In un certo senso ha fatto bene a trattarti così, magari cresci, perché finora ti sei comportata da bambina. Non devi cambiare fisicamente, ma mentalmente! Se un uomo mi avesse trattato così, come ha fatto lui, gli avrei spaccato la faccia. Altro che morirgli dietro! Cresci, porca miseria! -  mi urla contro, quasi aggredendomi.
      La guardo scioccata. Che diavolo prende anche a lei? Stanno giocando tutti al “maltratta quella scema di Kagome”? Le sue parole mi feriscono, e anche se hanno un fondo di verità, mi aspettavo comprensione dalla mia amica, non che mi attaccasse così. Rimango così sconvolta da non riuscire a replicare subito, restando qualche istante a bocca aperta.
      - Devo crescere? Mi comporto da bambina? Solo perché vorrei che l’uomo che amo mi ricambiasse? -  chiedo più e me stessa che a lei.
      - Esattamente! Lui non ti ricambierà mai, quindi smettila di farti trattare da zerbino! -
      - Perché sostieni che non ricambierà mai il mio amore? Sono così pessima come persona? -
      - Non ho detto questo! Dico che strisciare ai suoi piedi, farti umiliare ogni volta, ti sta togliendo ogni briciolo di dignità. Impara ad avere rispetto per te stessa! -
      - Proprio tu mi parli di avere dignità e rispetto per se stessi? Allora rigiriamo la cosa, Sango! Ricordi i primi tempi in cui stavi con Miroku? -  replico offesa dalle sue accuse.
      - Ed io che c’entro ora? -
      - C’entri eccome! Ti ricordi che ti eri messa in testa di fargli dimenticare le altre donne? Mi hai confessato che a letto accettavi di fare cose che non ti andavano, solo per accontentarlo. Per tenertelo stretto. Mi chiedevi addirittura consigli, poiché conoscevo tutto dei suoi gusti, dentro e fuori il letto. Ebbene, dimmi qual è la differenza tra noi due, quando cerchiamo di farci accettare da chi amiamo? Dov’erano il rispetto e la dignità per te stessa mentre lui si divertiva e tu no? Eh? -  sbotto ormai fuori di me.
      - Qu… questo è un altro argomento che non c’entra nulla con te e InuYasha! Io e Miroku stavamo già insieme… quindi… - balbetta imbarazzata.
      - Quindi un corno! Quando si ama, a volte, si getta alle ortiche l’amore per se stessi, perché si pensa solo all’essere accettati dalla persona che ami. Non dico che il mio modo di agire fosse giusto, però mi ferisce che tu, che sei mia amica, mi tratti in questo modo. -  replico triste.
      - Io lo dico per te, Kagome! Perché sono anni che gli vai dietro, senza nessuna speranza! Ti ha umiliato, ignorata, offesa e giudicata! Ed è perché ti voglio bene che ti dico queste cose, per farti aprire gli occhi. -  si giustifica lei.
      - C’è modo e modo. E poi al cuore non si comanda. La testa può dirgli quanto vuole di non amare, ma il cuore non ascolta nessuno, ascolta solo se stesso. Smetterà di battere, come, quando e dove dice lui. Tante volte mi sono detta che è sbagliato amare InuYasha. Troppe volte ho detto “adesso basta!”, ma puntualmente, ogni volta che lo vedo, il mio stupido cuore fa le capriole. Non ho scelto io di amarlo, è capitato. Non puoi accusarmi di questo. -  ribatto, quasi in lacrime.
 
      No! Non ho scelto io di amare l’uomo sbagliato, ma non posso farci nulla!
 
      - Senti, mi spiace che te la sia presa. Non volevo offenderti, ma non sopporto più di vederti piangere per chi non lo merita. Stai sprecando anni preziosi dietro a uno stronzo, che pensa solo a spassarsela. Non devi vederlo neanche più per sbaglio. -  prova a consolarmi, ma ci riesce poco ormai.
      - Hai ragione. Infatti, finito il film, me ne andrò via per un po’. Ho bisogno di stare da sola. -
      - E dove andrai? Starai via molto? -  chiede preoccupata. Forse un po’ tardi.
      - Dove non l’ho ancora deciso. Ciò che so è che starò via a lungo. -
      - E quanto? -
      - Sei mesi, o un anno. -  rispondo, lasciandola stupita.
      - Un… anno? Kagome, ma… perché? -
      - Te l’ho detto Sango, ho bisogno di staccare la spina, voglio stare sola, lontano da tutto e da tutti. Anzi, comincerò da ora. Come avete giustamente detto tu e InuYasha: ho bisogno di crescere. -  dico solamente, andando via e non attendendo nessuna replica.
      Basta, sono stanca. Non ne posso più di sentirmi chiamare stupida, inutile, senza carattere. Mai, più di ora, sono felice di aver deciso di andarmene. Inizialmente volevo solo staccare dal lavoro, ma dopo oggi ho solo voglia di fuggire lontano, dove nessuno mi conosce. Ho bisogno di rimettere a posto la mia vita, e per farlo devo essere lontana da InuYasha Taisho e tutto ciò che lo riguarda, compresi Miroku e Sango.
 
      Nei giorni successivi, mi butto totalmente sul lavoro, tagliando tutti fuori dalla mia vita. Non rispondo alle chiamate di Kikyo, ai messaggi di Sango, che non fa che scusarsi, non rispondo a Miroku quando viene a cercarmi a casa. Ho chiesto a tutti di lasciarmi in pace per un po’, spero capiscano.
 
      Mancano solo due giorni alla fine delle riprese e finalmente sarò libera. In queste settimane ho pensato tanto. Indipendentemente che ci parli o no, ho deciso di fare un’ultima cosa che mi leghi al pensiero di InuYasha Taisho. Ho aperto un conto su cui ho versato dieci milioni di yen a nome di quello stupido. Nonostante tutto non riesco a non pensare a quella conversazione. Mi è sembrato dovesse soldi a un tipo poco raccomandabile, ancor peggio di un semplice spacciatore, e sinceramente non voglio averlo sulla coscienza dopo quello che ho saputo. Se dovesse morire per altro, fatti suoi, almeno saprò che non potevo far nulla per aiutarlo. Un piccolo prelievo dal mio conto miliardario non è certo un problema. Per lui, invece, può voler dire la vita. Dopo se la vedrà da solo.
      - Taisho! - lo chiamo, tornando al modo formale. Noi non siamo amici, quindi non vedo perché chiamarlo per nome.
      - Da quando mi chiami per cognome? -  chiede stranito.
      - Da quando mi hai gentilmente detto di girarti al largo. Tieni, questo è tuo. Vedi di usarlo con intelligenza, una volta tanto. -  lo informo, dandogli in mano dei fogli con tutte le coordinate bancarie per prelevare i suoi soldi quando vuole. Me ne vado subito, senza aspettare una sua reazione, ma con la coda dell’occhio lo vedo leggere incredulo ciò che gli ho dato.
      Stupido idiota!
      Mi rintano nel mio camerino per prepararmi e mettere il costume di scena, aiutata dalle mie assistenti, quando sento bussare alla porta.
      - Se è Taisho digli che sono nuda e non posso parlargli. -  bisbiglio ad una delle ragazze, che annuisce.
      - Sì? -  chiede lei, socchiudendo appena la porta.
      - C’è Kagome? Ho un regalo per lei. -  chiede una voce, che non è quella di InuYasha, ma di qualcuno che avrei fatto volentieri a meno di sentire.
      - Cosa vuoi Onigumo? -  gli chiedo, affacciandomi alla porta.
      - Solo darti un regalo. Dicono che sei stata splendida in questo film. -  dice, porgendomi un mazzo di rose rosse.
      - Non credo sia il caso. Dopo quello che è successo poi. Non ti sei nemmeno scusato, ti faccio notare. -  rispondo infastidita.
      - Kagome, è difficile resistere davanti ad una bellezza come te. E non sei solo bella, ma gentile, educata, intelligente. Hai tanti pregi. Mi spiace per quello che è accaduto quel giorno. Avevo perso la testa. Mi capita ogni volta che ti vedo. Scusami davvero. -  si scusa, ma non sembra davvero dispiaciuto visto che mentre mi parla i suoi occhi sono carichi di desiderio. No, non sono io la prevenuta nei suoi confronti.
      - Ok, dimentichiamo tutto e mettiamoci una pietra sopra. -  rispondo, accettando infine i fiori, ma senza dargli troppa corda. Magari la smette e va via.
      - Sono felice che tu abbia accettato le mie scuse. Che ne dici se andassimo a pranzo, quando ti fermi per la pausa? -  insiste invece.
      - Ti ringrazio, ma devo reclinare l’invito. -  ci manca solo che vada con lui da qualche parte. Non mi fido.
      - Perché? -
      - Come dicevo prima, non è il caso. E soprattutto non vorrei darti false speranze. Il mio cuore è già legato a qualcun altro, quindi non posso accettare. -  provo a spiegargli, restando il più vaga possibile.
      - Scommetto che quel qualcuno è quello stronzo che mi ha quasi spaccato il naso! -
      - Non chiamarlo stronzo! Ed è intervenuto per quello che stavi facendo, o non ti avrebbe colpito senza motivo! -
      - Come fai a preferire un alcolizzato del cazzo a me, che non ho neppure il vizio del fumo? Potresti avere di meglio, invece scegli i rifiuti. -  replica maligno.
      - Adesso basta! Prendi le tue dannate rose e vattene al diavolo! E non cercarmi più, anzi, non rivolgermi neanche il saluto se m’incontri per caso! Mi sono stancata di te. Se non sai accettare un no come risposta non è colpa mia! E se anche non fossi innamorata di InuYasha, tu non saresti nemmeno l’ultimo uomo al mondo che considererei. Vattene! -  sbraito irritata oltre ogni misura. Come osa giudicare gli altri, quando lui è solamente un porco? E non avrebbe vizi, sostiene! Sì, come no!
      - Kagome, tutto bene? -  interviene uno dei ragazzi della troupe, che deve avermi sentita gridare.
      - Sì Ryuchi. Tutto a posto. Il signore se ne stava andando. -  rispondo, fulminando con occhi furenti Onigumo ancora qui.
      - Me la pagherai per questa umiliazione. -  mormora a denti stretti.
      - Cos’è, una minaccia? -  gli chiedo, per nulla intimorita. Se pensa di farmi paura si sbaglia di grosso! Mi guarda, assottigliando gli occhi, ma non risponde, andando via, infine.
      - Che uomo inquietante. -  sostiene Reiko, una delle costumiste.
      - E’ solo un pallone gonfiato. - dico irritata - Iniziamo col trucco, ragazze. Se faccio tardi, chi lo sente il signor Onodera poi… - propongo, per sdrammatizzare.
      Già non è una splendida giornata. Ci mancava solo Onigumo a rovinarla del tutto.
      Le ore sembrano non passare mai. Quando le riprese finiscono, mi dileguo il prima possibile. Non voglio parlare con InuYasha. Più volte, durante le pause, ha cercato di avvicinarsi, forse per parlare, ma ho sempre trovato una scusa per scappare da qualche parte. Non avevo voglia di parlargli e prendermi altri insulti. 
      Mi chiudo in casa e aspetto arrivi domani, l’ultimo giorno di riprese. Queste settimane sono state difficilissime. Non ho recitato solo nelle parti di Chiharu, ma anche in quelle di Kagome. Ho finto che tutto andasse bene, in modo da non far notare a nessuno come mi sento realmente, cioè vuota.
      Preparo un bagno profumato per distendere la tensione. Domani, finite le riprese, passerò a un’agenzia di viaggi per prenotare una lunga vacanza. Non vedo l’ora di farmi un bel viaggetto rilassante, lontano da qui. Saranno sei mesi di tranquillità e pace!
       
 
 
 
      - Chiharu, ti hanno mai detto che sei la ragazza più testarda che esista?! -
      - Sì, una volta me lo disse il mio sposo, ma non lo fa più da un po’, quindi suppongo di essere diventata più docile ai suoi occhi. -
      - Affatto. Non te l’ho più detto perché ero impegnato a salvarti la vita, ma adesso posso dirtelo: sei una gran testarda! -
      - Allora sono felice di esserlo, visto che grazie alla mia testardaggine tu sei ancora vivo, al mio fianco. -
      - Ma hai rischiato di essere uccisa! Te ne rendi conto? -
      - Per te avrei corso anche questo rischio, marito mio. Senza di te la mia vita non ha senso. Gli Dei ci hanno uniti, facendoci incontrare in questo periodo cruento e pieno di guerre incessanti. -  mi aggrappo al suo kimono e abbasso lo sguardo con aria colpevole - Purtroppo sei diventato un disertore per proteggermi, ma in questo piccolo villaggio non ci troverà mai nessuno! –

      Aspetto la sua battuta, ma non arriva. L’ha dimenticata?
      - Stop! Stop! Taisho ma dove hai la testa? -  urla il regista, fermando la scena. Nel frattempo mi sposto dal suo petto. Meno gli sto vicino, meglio è.
      - Mi scusi… - risponde lui.
      - Rifacciamola. Parti tu Higurashi. Riprendi da quando ti aggrappi a lui per guardare poi altrove. -
      - Certamente. -  dico, avvicinandomi nuovamente a lui.
      - Ciak, motore, azione! -
      Mi aggrappo nuovamente a lui e i nostri occhi si incrociano per un istante che a me sembra un’eternità. Svio il suo sguardo d’istinto, non voglio guardarlo. La scena prevede che io faccia proprio questo, ma non per il motivo che spinge me a farlo.
      Forza Kagome, manca poco alla fine!
      - Purtroppo sei diventato un disertore per proteggermi, ma in questo piccolo villaggio non ci troverà mai nessuno! -  
      - Non… Non … -
 balbetta, dimenticando nuovamente la battuta.
      - Stop! Ma che diavolo ti prende Taisho! -  sbraita nuovamente il regista.
      - Mi sono distratto, mi perdoni. -  si scusa ancora.
      Accidenti! Si sta facendo tardi per andare in agenzia. Se questo stupido continua a sbagliare, le riprese non finiranno per l’ora prevista. Voglio assolutamente prenotare oggi il viaggio, perché sono sicura che se non lo faccio adesso non lo farò più.
      - Senta, Onodera, e se partissimo direttamente da quando lei ha lo sguardo abbassato? -  propone InuYasha. Che razza di richiesta è? Che gli cambia?
      - Cos’è Taisho, la nostra Higurashi ti mette in soggezione? -  scherza il regista, beccandosi una sua occhiataccia. Ovvio che non gli metto soggezione, al massimo schifo. Sarà per questo che non vuole lo guardi.
      - E va bene, facciamo come vuoi. Su Higurashi, prendi posizione. -  ordina Onodera, accontentandolo. Basta che si sbrighi!
      Mi avvicino nuovamente a lui, evitando il suo sguardo come la peste. Se lui non vuole guardarmi, figurarsi io.
      - Ciak, motore, azione! -
      - Purtroppo sei diventato un disertore per proteggermi, ma in questo piccolo villaggio non ci troverà mai nessuno! - ripeto per l’ennesima volta. Speriamo quella buona.
      - Non sarà così facile come credi. Mi cercheranno ovunque per aver abbandonato le milizie del mio Signore. -  risponde, finalmente!
      - Qui no! È ben nascosto dalle montagne, i terreni circostanti offrono appena di che mantenersi. Nessuno penserà mai a depredarlo. La signora Haruko mi raccontava che qui, mai si è visto un soldato, o un forestiero. Noi siamo i primi, dopo anni. – dico d’un fiato, per poi addolcire lo sguardo e chiudere la mia battuta - Quindi non sono affatto pentita di aver rischiato la vita per l’uomo che amo, se il risultato è stato questo. -  concludo alzandomi e mostrando, a braccia aperte, la casetta che ci circonda, come se fosse un lussuoso regno. Lui resta seduto, visto che il suo personaggio è stato ferito.
      - Speriamo sia come dici, mia cara. Voglio solo vivere una vita tranquilla con la mia famiglia. -  dice lui, accarezzando il bambolotto al suo fianco che funge da neonato.
      - Attento a non svegliarlo o poi ch… -
      - Kagome! Spostati! -  sono le ultime parole che sento urlare ad InuYasha , prima di precipitare nel buio.
       
 
 
      - Il dottore dice che sembra non ci siano gravi danni, ma attende il suo risveglio per esserne sicuro. -
      E’ Sango che ha parlato?
      - Che significa? Che teme possa avere dei danni cerebrali? -  questo era Miroku.
      Di che stanno parlando? Qualcuno si è fatto male?
      - C’è la possibilità. -
      - Danni di che tipo? -  chiede qualcun altro allarmato, che sento più vicino a me.
      Chi può essere? Sembra InuYasha. No, sicuramente mi sono sbagliata.
      - Motori o neurologici. Non si può escludere nulla. Il colpo alla testa è stato abbastanza forte. -
      - Non può! Lei deve stare bene! Ha una vita davanti. Una carriera da portare avanti. Deve stare bene! Deve! -  lo sento urlare, mentre una fitta mi arriva alla mano, come se la stessero stritolando.
      Ma che accidenti succede? Dove mi trovo? Perché non riesco a muovermi, ad aprire gli occhi o a parlare? Dove sono?
      - E tutto questo interesse a te da dove arriva? Sbaglio o fino a ieri le urlavi che non la volevi tra i piedi? Non l’hai mai degnata di uno sguardo! L’hai perfino umiliata quando ha ascoltato, senza volerlo, la tua conversazione, perché me l’ha raccontato come l’hai trattata! Non capisco perché tu sia qui, a tenerle la mano per giunta! O sono i sensi di colpa a spingerti a farlo? Beh, sappi che se adesso fosse sveglia ti manderebbe al diavolo! Kagome è cambiata per colpa tua. E’ ritornata a estraniarsi dal mondo, esattamente come faceva da piccola. Sono giorni che non mi rivolge la parola per colpa tua! -
      - Sango, smettila… -
      - Non la smetto, Miroku! Questa sua ipocrisia mi fa incazzare! -
      Non riesco a capire che accade. Perché litigano? Sento solo un gran male alla testa. Mi sta quasi per esplodere. Aiuto!
      - InuYasha, aspetta! Non devi andare via per quello che ha detto Sango. -
      - La tua ragazza ha ragione. La mia presenza qui è superflua. -
      - Sei contenta adesso? Perché l’hai aggredito così? -
      - Perché lui ha aggredito Kagome senza motivo! Lo sapevi che quel bastardo ha un mare di debiti per la droga? -
      - Ma che diavolo stai dicendo? Possibile sia arrivato a tanto? -
      - Già. E questa stupida qui gli ha anche pagato tutto. Me ne ha parlato Saya. Era preoccupato per lei, così mi ha raccontato tutto. Questa scema si butterebbe anche sotto un treno per lui, e come la ripaga? Offendendola, maltrattandola. Non merita di stare accanto ad una così brava ragazza come Kagome, o a lungo andare finirà con lo sporcarla. -  risponde la mia amica, con tono chiaramente incrinato.
      Ha ragione. Stavolta ha davvero ragione, senza se e senza ma. InuYasha mi ha distrutta. Mi ha sempre dato solo sofferenza. Non ha mai nemmeno voluto darmi la sua amicizia, ritenendomi forse indegna. Devo cancellarlo. Deve sparire da me, dalla mia testa, dal mio cuore. Mai, più di ora, ne sono convinta.
      - Miroku, guarda! Kagome sta piangendo! -
      - E’ vero! Forse ci sente. Kagome, ehi Kagome, mi senti? Apri gli occhi. Dai piccola mia, fai uno sforzo. -  mi incita lui. Ed io tento, tento con tutte le mie forze, finché finalmente riesco a socchiudere gli occhi.
      - Oh Kagome! Che paura ho avuto! -  mi sento stringere.
      - Ahi…- riesco a dire, anche se in un sussurro.
      - Scusami! Avevo dimenticato delle costole rotte! Come ti senti? Ci riconosci, vero? -  mi chiede a raffica. Costole rotte? Riconoscerli? Che sta blaterando?
      - Dove sono? -  chiedo confusa, cercando di mettere a fuoco l’ambiente intorno a me. sento la testa pulsare in modo pazzesco, accidenti.
      - Sei in ospedale. C’è stato un incidente sul set. -  risponde Miroku.
      - Cosa è successo? -  domando.
      - Sei stata travolta da una delle pareti in legno usate per ricostruire la casetta dove vivono Chiharu e Akihito. Il pannello è stato colpito da uno dei riflettori che si è staccato. I Kami hanno voluto che la caduta del riflettore fosse deviata dal pannello, o ti sarebbe arrivato in pieno sulla testa. -
      Si è staccato uno dei riflettori? Com’è possibile? Non sarà che…
      - Onigumo… - mi sfugge ad alta voce, mentre lo penso.
      - Onigumo? E che c’entra lui? -  chiede Miroku.
      - Ieri è venuto a trovarmi, ma l’ho mandato via, così lui ha detto che me l’avrebbe fatta pagare per averlo umiliato. -
      - Che cosa? Perché non me ne hai parlato? Sarei andato a spaccargli la testa! -
      - Non sappiamo se è stato davvero lui oppure un semplice incidente. Non possiamo accusare nessuno. -  interviene Sango, più saggia.
      - E’ vero, ma sta pur certa che farò l’impossibile per scoprirlo! O lo trovi un caso che ieri la minaccia e oggi le cade un riflettore addosso? -
      - Gli incidenti accadono, Miroku. Non sai quanti attori sono morti per disgrazie sul set? E comunque ci sta già pensando la polizia a controllare le dinamiche dell’accaduto. -
      - Hai ragione. Adesso è meglio che vada ad avvisare il medico che ti sei svegliata. Torno subito. -
      - Riesci a muovere le mani e le gambe? -  mi chiede preoccupata la mia amica. Ci provo, ma sento il mio corpo come pervaso da piccole scariche elettriche, un continuo formicolio fastidioso.
      - Per adesso no. -
      - Vedrai che è l’effetto degli analgesici che ti hanno dato. Presto ti riprenderai e questa giornata sarà solo un brutto ricordo. -
      - Già, speriamo. -
      - Kagome, ti prego, perdonami per quello che ti ho detto. Mi dispiace! -  scoppia in lacrime.
      - Tranquilla Sango, non ce l’ho con te. E’ tutto a posto. -  provo a rassicurarla. In fondo è vero, non ero arrabbiata con lei, anche se abbiamo discusso. Avevo solo bisogno di un po’ di tempo per me.
      Miroku torna poco dopo con un paio di medici, che fanno uscire i miei amici per visitarmi. Dopo una serie infinita di domande, test sui riflessi e stimoli al dolore, hanno dichiarato che è tutto a posto. Devo solo osservare un paio di mesi di riposo, in modo che le costole si ricalcifichino. Nel frattempo analgesici a go go.
      I miei amici ritornano in stanza e gli racconto di tutta la discussione con Onigumo.
      - Kagomeee! -  ci interrompe una voce dal corridoio, poi un tornado travestito da mongolfiera mi travolge, stritolandomi.
      - Mi fai male! -  piagnucolo dolorante, osservando entrare nel frattempo suo marito, dall’aria totalmente indifferente.
      - Scusa sorellina! Oh cielo, che paura quando mi hanno detto che eri in ospedale! -
      - Tranquilla Kikyo. A parte qualche osso rotto sembra tutto a posto. -  la tranquillizzo, iniziando a sentire tutte le parti del mio corpo che prima non avvertivo più.
      - Quando uscirai verrai a stare da noi! -  sentenzia sicura, mentre vedo Naraku alzare gli occhi al cielo e storcere le labbra. Bastardo!
      - Non serve, posso anche andare a casa mia. E poi con tutti i tuoi figli, più quello in arrivo, dove lo avresti lo spazio? -  rido, osservando il suo pancione in attesa del quarto figlio.
      - Il posto per mia sorella c’è sempre! Stringerò i bambini, ma lo spazio lo trovo! -  insiste, ignara delle occhiatacce che le lancia Naraku. È inutile, gli sto proprio antipatica, esattamente come a InuYa… no! Non devo nemmeno più pronunciare il suo nome! Lui non esiste! Basta!
      - Non si preoccupi Kikyo, Kagome verrà a stare da me e Miroku. La terremo noi d’occhio. -  interviene Sango in mio aiuto.
      - Da voi? Ma… -
      - Cara, non credi che circondata dai suoi amici, Kagome possa sentirsi più a suo agio, che in una casa piena di bambini urlanti? -  si intromette suo marito. Certo, meglio cogliere la palla al balzo, cognatino!
      - E’ casa sua quella e… -
      - Con Sango e Miroku starò benissimo sorellina. Tranquilla. Anzi vai dai miei nipotini e non preoccuparti. Come vedi sto benone. -  provo a convincerla.
      - Sicura? Guarda che per me non è un peso. -
      - Sicurissima. Vai a casa e salutami i bambini. -
      - Ok. Ti chiamerò domani per sapere come va. In caso di bisogno chiamatemi, capito? -  si rivolge ai miei amici.
      - Lo faremo. -  assicura Sango.
      Quando va via e rimango da sola con Sango e Miroku…
      - Ovviamente quando uscirò da qui me ne torno a casa mia. -  preciso, prima che credano davvero di ospitarmi loro.
      - Che? Stai scherzando, vero??? -  
      - Mi spacchi i timpani così, Sango! -
      - Ringrazia non ti spacchi altro! Tu vieni a casa nostra e basta! -
      - No, Sango, non è il caso. Per quanto possiate volermi bene, non dimentichiamoci che sono stata l’ex di Miroku. Non credi sarebbe una cosa un po’ strana vivere tutti e tre sotto lo stesso tetto? -  gli faccio ricordare. Per me sarebbe strano dormire nella stessa casa dove vivevo prima con Miroku, se devo esser sincera.
      Li vedo entrambi titubanti, così riprendo la parola.
      - Quindi è deciso: andrò a casa mia! -
      - Ma come pensi di fare da sola, con un braccio ingessato e due costole rotte? Sarà già tanto se potrai alzarti dal letto. -
      - In qualche modo farò. Non preoccuparti. -
      - Ci penserò io. -  interviene l’innominabile. Ci giriamo tutti a guardarlo sconcertati. Ha parlato davvero lui? Non era andato via?
      - Come, prego? -  chiedo curiosa.
      - Mi occuperò io di te. Se vuoi stare a casa tua posso trasferirmi da te, almeno finché non starai meglio . -  propone risoluto “il senza nome”.
      - Questa è bella! Figurati se lascio la mia amica nelle mani di un drogato! Piuttosto mi ci trasferisco io da lei! -
      - Sango! Non parlare così! -  la rimprovera Miroku.
      - E perché? È quello che è. Lo sa anche lui e se non gli piace il termine può: o smettere di esserlo e comportarsi da uomo, oppure girare i tacchi ed andarsene. -  ribatte lei. Quanto invidio il suo carattere forte.
      - Né mi infastidisce il termine né me ne andrò. E di certo non ho intenzione di farle del male, Sango. -  replica offeso.
      - Un uomo non può occuparsi di una ragazza che non sia né la sua donna né tantomeno sua amica. O pensi di farle tu il bagno e metterle la biancheria intima? -
      - Sango! -  stavolta la richiamo io. Non c’è bisogno di scendere nei dettagli!
      - Non vedo dove sarebbe il problema. Non mi scandalizzo mica nel vedere una donna nuda. Ovvio che sono più bravo a spogliarle, ma suppongo di saperle anche vestire. -  ghigna divertito, guardandomi. Mi sta prendendo in giro?
      - Ma con che faccia tosta puoi anch… - cerca di replicare Sango.
      - Non ho bisogno né di essere lavata né vestita! Non sono una moribonda. Grazie della premura Sango, ma davvero, me la caverò da sola. O al massimo chiedo al mio vicino che è sempre gentile e disponibile in caso di necessità. -  la interrompo.
      - Il vicino? Quindi da lui ti lasceresti fare il bagno?! -  esclama infastidito l’innominabile. Ormai è questo per me il suo nome.
      - E se anche fosse? E’ bella, giovane e soprattutto single! Può farsi vedere nuda da tutti gli uomini che vuole! -  risponde Sango, facendolo infuriare e beccandosi un suo sguardo truce. La cosa sta prendendo una strana piega.
      - Non ho mai avuto l’impressione che fosse un’esibizionista, o sbaglio? -  chiede lui, guardando me.
      - “Non hai mai avuto l’impressione”? Da quando la conosci, scusa? Non sai nulla di lei, perché non hai mai voluto sapere nulla! Ora credi di conoscere che tipo è? Non è che il riflettore è caduto in testa a te, provocandoti vuoti di memoria? - replica Sango, più arrabbiata che mai.
      - Non serve conoscerla personalmente per sapere certe cose! I giornali fanno un ottimo resoconto di vita, morte e miracoli di chi vuoi! - controbatte lui.
      - Oooh… questa mi giunge nuova. Così ti tieni informato su Kagome dalle riviste di gossip? -
      - Non… non ho detto questo… - tentenna lui, in difficoltà.
      - InuYasha, perché vuoi occuparti di Kagome, visto che non avete mai avuto un buon rapporto d’amicizia? -  gli chiede Miroku.
      - Perché ho un debito con lei -  sostiene l’idiota.
      - Guarda che non ti ho dato quei soldi per ottenere qualcosa in cambio. Quindi non mi devi assolutamente nulla. Anzi, per la verità, preferirei non vederti. Quindi grazie, ma non ho bisogno del tuo aiuto. Aiuta te stesso invece, credo tu ne abbia bisogno. Smetti di farti di quelle porcherie fintanto che sei ancora in tempo. -  dico solamente, sperando di aver chiuso ogni replica o discussione.
      - Senti, mi spiace per quello che ti ho detto quella volta. Ero incazzato e mi sono sfogato su di te. Non volevo offenderti. -
      - Non mi hai offeso, tranquillo, è tutto a posto -  replico calma – e adesso, per cortesia, se te ne vai mi fai un favore. Grazie. -   
      - Non è a posto un bel niente! Dannazione! -  esclama furioso, dando un pugno alla porta e andandosene. 
      - Un po’ di Valium e vedi come si calma quell’imbecille violento e senza cervello. -  borbotta Sango.
      Rimango immobile a guardare la porta da cui è uscito. Che gli prende? Prima m’ignora e poi dice di volersi occupare di me? Ha detto di volersi sdebitare, sicuramente lo fa solo per quello. Beh, non mi serve il suo aiuto, non dopo come mi ha trattato. Non lo vorrei nemmeno se stessi per morire. 
 
 
      Mi hanno dimesso tre giorni dopo l’incidente e in questi giorni in cui sono a casa il dolore non mi da tregua. Ora che gli antidolorifici non passano  direttamente dalla flebo, ho come l’impressione che non facciano effetto. Mi hanno anche prescritto dei blandi analgesici, ma io sto impazzendo! Non riesco a muovermi, a cucinare, non ce la faccio neanche a lavare i denti. E il respiro! E’ come se ogni volta che respirassi fossi trafitta da centinaia di lance. Anche parlare, richiede sforzo e aria, di cui mi sento carente dovendo controllare ogni singolo respiro per non sentire dolore. Dormire poi è un lontano ricordo. Riesco a stare sola seduta, e nemmeno per molto tempo. Saranno settimane d’inferno, soprattutto vivendo da sola.
      A saperlo mandavo al diavolo Naraku e andavo da mia sorella. Però ormai quel che è fatto è fatto, e sono troppo orgogliosa per chiedere aiuto dopo aver detto di potermela cavare da sola.
      Le uniche cose che riesco a mangiare, perché non si cucinano, sono patatine confezionate, cioccolatini e roba imbustata. Schifezze quindi. Non riesco neppure ad aprire una lattina con una mano, perché, ovviamente, non potevo rompermi solo due costole, ma anche il braccio destro. Ho bisogno, comunque, di una doccia, visto che il bagno non posso farlo. Sono tre giorni che rimando per il dolore. Direi che sono anche troppi. Il problema è come fare col gesso? Potrei lasciare il vetro aperto e tenere il braccio fuori, cercando di non bagnarlo. Potrebbe essere un’idea.
      Provo a visionare mentalmente i movimenti da fare per evitare il più possibile di provare dolore. Quando tutto sembra perfettamente funzionare nella mia mente, prendo la biancheria pulita e vado in bagno. Mi spoglio lentamente, ad effetto ralenti*, neanche Matrix potrebbe battermi, ma finalmente inizio a far scorrere l’acqua sul mio povero corpo pieno di ematomi di ogni dimensione.
      Sono stata davvero fortunata. In questo momento invece che qui a lamentarmi potrei essere già cenere dentro un’urna. Mi lavo con estrema fatica con movimenti degni di un acrobata per non bagnare il gesso, che, ahimè, un po’ si è bagnato ugualmente. Esco infreddolita e tremante, stando attenta a non scivolare, per poi rendermi tristemente conto che non posso indossare l’accappatoio con un braccio ingessato e l’altro praticamente inutile. L’unica idea che mi viene è asciugarmi col phon, almeno non tremo per il freddo. Mi ci vuole una mezz’oretta per asciugarmi del tutto, gesso compreso, e finalmente provo a vestirmi.
      La domanda sporge spontanea però: come? Spogliarmi è stato più facile, ma come faccio a mettermi il reggiseno e gli slip, senza muovermi troppo? Il reggiseno posso farne a meno, per il resto provo sedendomi sul letto. Accidenti, come mi sono ridotta! Dopo un’impresa quasi titanica, riesco a infilarmi slip e pantaloni. Ora la maglia. In teoria dovrei prima far passare la manica sul braccio ingessato, ma come cavolo faccio visto che lo spazio non c’è? Ci vorrebbe qualcosa di più largo, che non ho! Credo dovrò accontentarmi di una magliettina a mezze maniche, anche se fa freddo. Vorrà dire che metterò i riscaldamenti al massimo.
      Dopo un’ora e mezza mi sento finalmente rinata, pulita e vestita! Ora ci vorrebbe almeno un pasto decente. Io di certo non lo preparo, quindi: oggi cucina cinese! Prendo il telefono per ordinare la cena e mentre aspetto che rispondano torno in bagno a sistemare la confusione che ho fatto.
      Con il box della doccia aperto ho fatto un lago per terra. Come prima cosa tolgo il phon dalla presa di corrente, prima che, maldestra come sono, finisca sul bagnato. Ordino la mia cena e poggio il telefono sopra il lavandino. Mi guardo attorno nel bagno e sono avvolta dal più completo disastro. Ci vogliono gli stracci, ma dove saranno, dato che il loro posto lo conosce la signora delle pulizie? Oh beh, per oggi uso un asciugamano e poi lo butto in lavatrice. Lo faccio cadere per terra, e, aiutandomi con i piedi, cerco di assorbire l’acqua. Peccato che così facendo perda l’equilibrio, a causa del pavimento scivoloso, finendo proprio su tutto quel bagnato e sbattendo il braccio ingessato contro il muro.
      - Accidenti che dolore!!! Aiuto! -  fiumi di lacrime escono involontarie, mentre mi stringo il braccio al petto, come se servisse a calmare il dolore. Se prima braccio e costole erano rotte, adesso sono sbriciolate. Che male! Oltre il danno anche la beffa, sono completamente zuppa d’acqua! Dopo tanta fatica per cambiarmi, porca miseria!
      Il dolore mi sta uccidendo! Devo chiamare aiuto. Il primo pensiero va a Sango. Non sono nemmeno in grado di rialzarmi in questo momento. Mi trascino, dolorante, verso il lavandino, mordendomi a sangue un labbro per le terribili fitte che sento. Non potendo fare leva sul braccio ingessato, arrivo a malapena a toccare il cellulare, che per fortuna mi cade addosso. Chiamo Sango, ma il telefono squilla senza che nessuno risponda, così provo con Miroku, ma anche lui non risponde. Dove cavolo sono tutti quando hai bisogno di loro? Riprovo un’infinità di volte a chiamare entrambi, ma niente, non rispondono. Rassegnata, mi lascio andare sul pavimento. Sento il suono del citofono e immagino sia il ragazzo delle consegne, a cui ovviamente non posso aprire. Maledizione!
      Resto lì a piangere non so quanto, più per la rabbia che per il dolore. Sono sola, completamente sola. Chiamare Kikyo, col suo pancione, è impensabile, Saya, invece, è fuori città. Non posso chiamare nessuno di loro, devo cavarmela da sola, ma come? Non posso fare forza sul braccio sano senza sentire dolore al fianco, ma non posso neppure restare qui, tutta bagnata! Non mi resta che provare a sopportare il dolore, così mi rigiro cautamente a pancia in giù, ma già questo basta a frenarmi per le terribile fitte; troppo doloroso!
      Allora escogito un altro piano: strisciare almeno fino alla stanza da letto. Magari posso aggrapparmi alle coperte per mettermi quantomeno seduta. Inizio a strisciare e a piangere per il dolore, arrivando lentamente alla porta della camera, quando il cellulare, dimenticato in bagno, inizia a squillare.
      - Fanculo! Propria ora squilli? Di sicuro indietro non ci torno! -  urlo al cellulare, come se dipendesse da lui squillare o meno.
      Mi fermo qualche minuto per riprendere fiato. Sono stremata. Il telefono continua a squillare incessantemente. Di sicuro saranno Sango e Miroku che avranno visto le chiamate. Per amor del cielo, cercate di capire che sono in difficoltà e venite ad aiutarmi! Non ce la faccio più!
      Passano i minuti, o forse le ore, chi lo sa, ma non si vede ancora nessuno e il telefono non squilla più. Sono stata una pazza sconsiderata a rifiutare l’aiuto di mia sorella e dei miei amici, ma non volevo essere un peso per loro.
      Se non viene nessuno che faccio? Posso solo aspettare che calmi un po’ il dolore per tornare nuovamente in bagno e chiamare ancora aiuto. Inizio a prepararmi psicologicamente al nuovo dolore che mi aspetta, quando finalmente sento il rumore delle chiavi alla porta.
      Sono arrivati!
      - Kagome? Dove sei? - esclama una voce maschile, che riconosco come quella di… InuYasha? Il dolore inizia a provocarmi anche le allucinazioni adesso, perfetto! 
      - Kagome! - chiama nuovamente, finché non me lo trovo davanti. Non l’ho immaginato!
      - InuYasha… - rispondo titubante. Come è entrato? E che ci fa lui qui?
      - Che diavolo ti è successo? -  mi soccorre subito.
      - Sono caduta in bagno. -  piagnucolo. Scosse di dolore mi invadono ad ogni movimento che fa, anche se delicato, per sollevarmi un po’ da terra e mettermi seduta. Kami… mettetemi sotto morfina o sopprimetemi! Mi sento morire!
      - E dal bagno a qui come ci sei arrivata? -  domanda, prendendomi del tutto in braccio per portarmi nella mia camera, dove mi adagia delicatamente sul letto. Vorrei urlare per il male che sento, ma farei la figura della bambina davanti a lui, così mi limito a mordermi a sangue le guance pur di stare zitta.
      - Perché sei qui? Come hai fatto a entrare? -
      - Mi ha chiesto Miroku di venire. Lui e Sango sono bloccati in autostrada per il traffico dovuto a un incidente. Mi ha detto di aver visto che li hai chiamati, ma quando hanno provato a richiamarti non rispondevi. Si sono preoccupati e mi ha chiesto di venire a controllare. La chiave l’ho presa da sotto il vaso, come mi ha spiegato lui. Non mi sembra saggio conservare le chiavi lì, ma in questo caso è stato utile. -  mi spiega. La chiave! L’avevo dimenticata!
      - Capisco. Grazie per l’aiuto. -  lo ringrazio, provando a mettermi comoda sul letto.
      - Non è il caso che ti stenda con i vestiti bagnati. Dove hai quelli asciutti? -
      - Non importa. Mi cambierò quando passerà un po’ il dolore, per adesso non me la sento. -  rispondo chiudendo gli occhi, mentre mi godo un po’ del sollievo che provo stando seduta - Puoi anche andare ora, e grazie per essere passato ad aiutarmi. Non riuscivo più ad alzarmi. -
      - Non ringraziarmi, e comunque non ho intenzione di andarmene. Dove sono i vestiti puliti? -  chiede nuovamente.
      - Che significa che non hai intenzioni di andartene? -  domando confusa.
      - Quello che ho detto. Da oggi mi trasferisco qui, che tu lo voglia o no. Saresti capace di romperti tutte le ossa, anziché guarire. -  afferma, mentre si dirige verso l’armadio.
      Lo guardo sconvolta. Che ha detto???
      Apre il mio armadio senza permesso, iniziando a cercare tra i miei vestiti. Ma che…
      - Questo pigiama ti va bene per adesso? -  chiede, mostrandomelo. Continuo a fissarlo scombussolata e, dimentica per un istante del dolore, così mi sollevo di scatto per sbraitargli contro, peccato che le mie costole non la pensino allo stesso modo, facendomi gemere e piegare dal dolore.
      - Ehi aspetta! Se vuoi alzarti chiama me! - mi viene in contro per farmi mettere seduta.
      - Non… pensarci… nemmeno! - parlo lentamente, cercando di respirare piano. Ogni respiro corrisponde a delle stilettate al petto e alla schiena. Sono sicura che morirò per il dolore. E’ certo!
      - Se non ti piace questo dimmi dove ne trovo altri, no? -  dice, facendo sicuramente finta di non capire.
      Io lo uccido questo! Chi se ne frega del pigiama!
      - Non ho… bisogno del… tuo aiuto. Non mi serve. So cavarmela. -  specifico, sperando di levarmelo dai piedi. Non lo voglio qui. Averlo vicino mi fa stare peggio.
      - Certo, non ti serve. Per questo ti ho trovata distesa per terra. Smettila di fare l’orgogliosa e lasciati aiutare. -
      - Sei stato tu a… dirmi di cominciare ad avere rispetto per me stessa! -  obietto, iniziando ad infuriarmi seriamente. Strano però, iniziando a scaldarmi per la rabbia le parole vengono fuori più facilmente.
      - Lascia stare le mie parole di quel giorno! Te l’ho detto, ero arrabbiato e me la sono presa con te. -
      - Hai detto cose vere. -  dico più a me stessa che a lui.
      - Ho detto solo una cazzata dietro l’altra! Non volevo offenderti, davvero. -
      - Non mi hai offesa, te l’ho già detto. -
      - E allora perché non vuoi più parlarmi? -
      - Perché mi hai ferita. Hai sminuito ciò che provavo per te, facendolo passare come un capriccio, come una cosa stupida. - sbotto fissandolo negli occhi - Però alla fine avevi ragione. Sono stata una stupida,  ma adesso non ho più intenzione di cambiare per niente e nessuno. Quando mi riprenderò, finirò le ultime riprese del film e poi me ne andrò via per qualche mese. – distolgo lo sguardo da lui per fissare i miei piedi nudi sul letto - Voglio staccare la spina e starmene per conto mio, da sola, lontano da tutti. -  soprattutto da te, vorrei aggiungere, ma lo tengo per me.
      - Non farlo. -
      - Cosa? -  torno a guardarlo.
      - Allontanarti da tutti. Allontanarti da me. Non farlo. -  mi chiede, lasciandomi alquanto confusa.  Sembra mi abbia letto nel pensiero.
      - Perché? -
      - Perché isolarti non ti aiuterà a stare meglio. E nessuno meglio di me lo sa. Isolarmi è ciò che mi sono ostinato a fare in questi anni, per paura di soffrire ancora, ma è servito solo a peggiorare le cose. -  mi confessa, triste. Da quando lo conosco questa è la frase più lunga che mi abbia mai detto. 
      - Perché ti sei voluto isolare? -
      - Perché provare amore per qualcuno, e poi perderlo, è troppo doloroso. L’ho provato troppe volte e mi sono stancato di soffrire. -
      - Ti riferisci ai tuoi genitori? -
      - Sì, ma non solo. Dopo la loro morte sono stato affidato a mio fratello maggiore. Quello stronzo. Mi odiava con tutte le sue forze e non mi ha mai reso le cose facili. Avevo appena sei anni quando sono rimasto orfano. Avrei avuto bisogno di tante cose, ma lui mi lasciava sempre solo in casa, obbligandomi a sbrigare le faccende che lui non voleva fare. A quell’età non sapevo certo cucinare, quindi dovevo arrangiarmi come potevo per mangiare. Per fortuna in mio aiuto veniva spesso la vicina, Kaede, un’anziana donna sempre dolce e affettuosa con me. Cucinava, mi aiutava a pulire, stirava e sbrigava le faccende al posto mio. Mi ha quasi cresciuto lei quando ha saputo come mi trattava mio fratello. Inizialmente, voleva chiamare i servizi sociali, ma io le chiesi di non farlo o avrei perso anche lei, ma poiché il destino è un fottuto figlio di puttana, si è preso anche Kaede, perché morì che non avevo nemmeno undici anni. Era come una seconda madre per me. -  si interrompe con voce incrinata, respirando profondamente come per trattenere le lacrime.
      - Mi dispiace. -  riesco solo a dire, mettendo una mano sulla sua, tremante e stretta a pugno. Mi addolora vederlo così fragile. Sono abituata all’InuYasha spavaldo, antipatico e vanitoso. Questo suo lato mi è del tutto nuovo.
      - Con la morte di Kaede mi ritrovai di nuovo solo. Mio fratello, col tempo, si era fatto anche violento, e non di rado mi ritrovavo pieno di lividi. Stanco di quella vita, scappai da casa a quattordici anni. Trovai un lavoro che mi permise quantomeno di mangiare, ma dormivo per strada, non potendomi certo permettere altro. Fortuna volle, che vicino dove ero solito dormire, avesse appena aperto un piano bar. Ogni sera sentivo canzoni e cantanti diversi, così mi appassionai al canto, ritrovandomi spesso a canticchiare i motivi che sentivo provenire dal locale. Una sera il proprietario mi sentì, mentre era fuori a prendere una boccata d’aria. E siano ringraziati i Kami e quella mancanza d’aria di quel giorno, perché da allora cominciai a lavorare nel suo locale, cantando e suonando ogni sera e dormendo lì. Il buon vecchio Myoga è stato come un secondo padre per me, oltre lo stipendio mi aveva anche assegnato un posto in cui passare la notte. Mi aveva anche insegnato a suonare il pianoforte, così da accompagnarmi da solo. Qualche tempo dopo fui affiancato da una giovane e bellissima violinista. Me ne innamorai come un idiota. Credevo fosse l’amore della mia vita, invece, mi tradiva con il chitarrista di una band abbastanza famosa all’epoca. Ci rimasi malissimo, ma almeno avevo il mio lavoro, pensai, e invece… fu il turno anche di Myoga abbandonarmi, che morì a causa di un infarto. -
      - Ma è terribile! -  lo interrompo sconvolta. Tutte queste cose non le sapevo. Di lui si sa solamente che è orfano. Non immaginavo certo che avesse provato così tanta sofferenza. E poi… quella stronza bastarda! Come ha potuto tradirlo? Se l’avessi per le mani la strozzerei!
      - Già, terribile, hai detto bene. Anche perché in seguito il locale fu chiuso dai familiari di Myoga, ed io ero di nuovo solo, senza casa e lavoro. Era destino che le persone da me amate mi lasciassero solo. Così ho ricominciato di nuovo tutto daccapo, ma con il proposito che stavolta non mi sarei mai più affezionato a nessuno, né amici, né donne e nessun altro che potessi perdere, te compresa. -  mi spiega, guardandomi serio. Nei suoi occhi riesco a vedere il tormento che l’ha devastato, fino al punto di allontanare tutti da sé per paura di soffrire.
      - Per questo hai iniziato a usare quella porcheria? -  gli chiedo curiosa di sapere più cose possibili.
      - Già. È stata l’unica compagna di questi anni, ma non vedermi come chissà quale tossico pronto a farsi in qualunque posto della città, perché non è così. -
      - Ne sei comunque dipendente. -
      - Affatto, posso smettere quando voglio. -
      - Questo è quello che pensano tutti i tossicodipendenti. Non ti serve per sentirti amato! Ti sta solo rovinando la vita e nemmeno te ne accorgi. Hai degli amici vicino, ma non li vedi perché non dai loro una possibilità. E ci sono anch’io, che ti posso essere amica, se vuoi. Comunque sono sicura che ci sarà una donna che ti amerà come meriti, una che non ti tradirà e non ti lascerà mai. Devi solo cercarla e non precluderti la possibilità di aprire il tuo cuore. -  gli dico, cercando di non piangere e dirgli che io posso essere quella donna che lo amerebbe e non lo lascerebbe mai, ma non puoi costringere nessuno ad amarti.
      - Aprire il mio cuore… quanto sei poetica. Magari potesse essere così facile. -
      - Può esserlo, se permetti a chi ti sta intorno di conoscerti, comprenderti e amarti. Mi hai appena detto di non isolarmi, perché sarebbe peggio, quindi ti rigiro il tuo consiglio, smetti di isolarti e soprattutto smetti di usare quella robaccia prima che ti bruci il cervello. Il destino non è stato benevolo con te, ma non pensare che con me lo sia stato, tutt’altro. Però ho riversato tutto sul lavoro ed in parte ha funzionato. Poi il fatto di avere buoni amici aiuta molto. Prova, e non te ne pentirai. -
      - Vedremo. Ora basta chiacchiere. Devi togliere quel pigiama bagnato. -  insiste, ritornando all’attacco.
      - No! Non ci penso proprio a farmi vedere nuda da te! -
      - Quanto la fai lunga! Mi dici qual è il problema? Sapessi quante ne ho viste donne nude, anche più formose di te. -  mi stuzzica, facendomi innervosire.
      - Certo, se non hanno le tette enormi non le guardi neppure! -  ribatto offesa.
      - Infatti, quindi stai tranquilla, che guardarti è l’ultimo dei miei pensieri. Ora sbrighiamoci, così vado a prendere qualche cambio per venire a stare qui. -
      - Io non ti ho mica detto che puoi! -
      - Tra amici ci sia aiuta, o sbaglio? -  domanda, sorprendendomi.
      - Amici? Vuoi davvero essere mio amico, quindi? -  domando sorpresa.
      - Sempre che tu non abbia cambiato idea. -
      - N-no, no affatto! Mi farebbe piacere esserti amica. -  rispondo sinceramente felice. Alla fine mi accontento anche solo di essergli amica.
      Mi faccio pena da sola, ma al cuore non si comanda, come ho già detto a Sango, ahimè.
      Dopo altri interminabili minuti d’insistenza, mi lascio infine spogliare e cambiare. È stato imbarazzante, ma il dolore aiutava parecchio a non pensare che fossi nuda davanti all’uomo che amo, ma per cui non conto nulla. Stranamente lui è riuscito a far passare il gesso dentro la manica del pigiama, così ha potuto abbassare i riscaldamenti messi a palla.
      Il dolore  pulsa prepotente in ogni parte del corpo. Questa caduta non ci voleva proprio. Mi sta venendo una nausea terribile talmente sto male. Ho bisogno di prendere un antidolorifico o impazzirò. Il problema è alzarmi dal letto. Ancora non ci riesco. InuYasha non c’è, è andato a casa sua a prendere dei vestiti per venire a stare qui, e inizio a pensare che non sia poi tanto male come idea. Mi sento uno schifo. La voglia di buttarmi giù dalla finestra è tanta, pur di non sentire questo male assurdo che inizia ad irradiarsi ovunque, anche alle gambe. Per fortuna lui non impiega molto e dopo meno di venti minuti è già qui.
      - Ti prego, dammi una delle pillole che trovi sul tavolo della cucina. Non ce la faccio più! -  piagnucolo come una mocciosa, con le lacrime che sgorgano da sole.
      - Tieni. Aspetta che ti aiuto. -  dice aiutandomi a mettermi seduta e passandomi la compressa.
      - Grazie. -  rispondo rimettendomi sdraiata. Tutto sommato la sua presenza mi sarà utile.
 
 
      Passano due settimane in cui finalmente inizio a sentirmi meglio. Riesco perfino ad abbassarmi un po’, anche se non devo esagerare. Il mio rapporto con InuYasha è notevolmente migliorato. Mi ha raccontato altri particolari della sua vita, così come ho rivelato i miei. Sono incredibili le cose che abbiamo in comune. Non solo la morte di entrambi i genitori in un incidente, i miei in auto e i suoi in aereo, ma anche le difficoltà a scuola nel trovarsi senza genitori, i gusti musicali, le abitudini di ogni giorno, ci piacciono perfino gli stessi piatti. Sto riscoprendo un InuYasha che non conoscevo.
      Nel frattempo ho saputo che la caduta del riflettore è stata dovuta a un incidente. Mi tranquillizza sapere che non è stato Onigumo. Un pensiero in meno.
      - Tempo di doccia! Su sfaticata, alza il culo dal divano che poi devo andare a comprare qualcosa da mangiare. -
      - Ormai sono in grado di farla da sola, vai pure. -
      - E perdermi il tuo perenne imbarazzo quando ti spoglio e lavo? Non ci penso proprio! -  sghignazza divertito.
      - Dì, piuttosto, che sei un maniaco e che ti diverte vedermi nuda! -  ribatto arrossendo. Ecco l’unica pecca dall’avere l’aiuto di un uomo: mi vede nuda tutti i giorni. Non riesco proprio a farci l’abitudine, ma non posso pretendere che Sango venga tutti i giorni a lavarmi e vestirmi.
      - Ammetto che è un bel vedere… - ride malizioso, facendomi quasi cascare dal divano dallo stupore. Ha detto che è un bel vedere? Non ho sentito male, vero?
      - Non dicevi che sembro una bambina, tanto sono piatta? -  che poi non è vero. Ho una terza, ma se non esplodono a lui non piacciono.
      - Hai il tuo perché. Ora andiamo, su. -  dice prendendomi in braccio e portandomi in bagno.
      Mille pensieri mi affollano la mente. Che intendeva dire con “hai il tuo perché”? Che anche così sono passabile? Carina? O brutta? Perché deve essere così enigmatico?! Certo non posso chiederglielo, non ne avrei nemmeno il coraggio e ho paura di rovinare l’amicizia che si è appena creata. Eppure non riesco a smettere di vederlo come qualcosa di più che un amico, è più forte di me. Stupido cuore!
 
      Passano altri giorni e finalmente non sento più dolori. La settimana prossima dovrebbero togliermi questo gesso finalmente. Non vedo l’ora di grattarmi il braccio! Le costole invece hanno bisogno di qualche altra settimana di riposo, ma almeno adesso posso muovermi liberamente e dormire nella posizione che voglio.
      Dalla cucina sento arrivare un buon profumo di cibo, così vado a curiosare.
      - Che stai preparando? -  chiedo al “mio” cuoco improvvisato, che ogni giorno s’inventa sempre qualcosa di strambo.
      - InuYasha? -  lo richiamo, notandolo distratto. Non mi ha neppure sentito.
      - Eh? Che c’è? -  domanda confuso.
      - Che succede? -  chiedo preoccupata.
      - Nulla, perché? -
      - Ti vedo strano. Non è che per caso… - lascio la frase a metà, sicura che lui capisca cosa intendo.
      - No, no mi sono fatto. Non ho più intenzione di farlo. -  dice serio, spegnendo i fornelli e voltandosi verso di me.
      - Davvero? Hai smesso? -
      - Non ho smesso, non è certo così facile come schiacciare un bottone. Oggi lo fai e domani no. -
      - E allora? -
      - Quando ti toglieranno il gesso e starai bene, io andrò via. Non ci vedremo per un po’. -
      - Cosa? E perché? Ho forse fatto qualcosa di sbagliato? -  chiedo ansiosa. Che significa che non ci vedremo più? Perché non vuole più vedermi?
      - Che hai capito, stupida! Non voglio andare via da te, ma da ciò che sono diventato. -  dice sorridendo.
      - Non ti seguo. -
      - Ho contattato un centro specializzato nella disintossicazione. Inizierò la riabilitazione quando saprò che puoi cavartela da sola. -  mi spiega, lasciandomi sorpresa. Lo stupore lascia presto il posto alla gioia nel sapere che finalmente ha deciso di darci un taglio, riprendendo in mano la sua vita. Incapace di resistere, lo abbraccio di slancio, stringendolo forte a me, nonostante l’impedimento del gesso.
      - Sono felice! Non potevi darmi una notizia migliore! Sono davvero contenta! -  inizio a piangere contro la sua spalla. Non ci speravo più. Non importa se non sta con me, sono ugualmente felice perché cambierà vita. Voglio solo che stia bene.
      - Perché piangi? -  mi chiede staccandomi e asciugandomi le lacrime con i suoi pollici.
      - Beh… perché… ti libererai di quella robaccia prima che ti distrugga. Non sai che paura avevo di sentire al telegiornale che eri morto per un’overdose o per qualche altro incidente causato da quelle porcherie. Piango perché sono felice per te. -  rispondo, cercando di smettere di frignare come una marmocchia.
      - Piangi per me? -  domanda stupito.
      - Perché, lo trovi strano? -
      - In effetti sì. Nessuno si è mai preoccupato tanto per me. -  ammette triste.
      - Questo perché tu non hai dato modo a nessuno di preoccuparsi di te. Il passato è passato. Viviti il presente, che è pieno di amici pronti a sostenerti e aiutarti. -
      - Ascolta… so che ti sembrerà egoista da parte mia ma…vorrei chiederti un favore. Un favore impegnativo… - si fa serio, guardandomi negli occhi. 
      - Dimmi. -  rispondo incuriosita. Che vorrà chiedermi? Di controllargli casa? O forse soldi per le cure? Di certo gli darei tutti quelli che gli servono.
      - Kagome, so di essermi comportato in modo pessimo con te, ma non lo facevo perché ti odiassi, tutt’altro. La paura di perdere le persone per me importanti, mi ha portato ad allontanarmi anche dall’amore. Mi costringevo a trattarti male per allontanarti da me, da quello che sapevo tu provavi per me, ma soprattutto da quello che io sentivo di provare per te. - si ferma prendendo una lunga pausa, in cui sento il cuore martellarmi nel petto. Che sta cercando di dirmi?
      - Ciò che voglio chiederti è… se provi ancora qualcosa per me… ti andrebbe… di aspettarmi? -  chiede impacciato, prendendo la mia mano e stringendola tra le sue.
      - Aspettarti… per cosa? -  domando stordita, ancora incredula per il significato delle sue parole che spero di non travisare per altro.
      - Aspettarmi… per provare ad amarci... ti prego. -   specifica, togliendomi ogni dubbio. Resto a fissarlo a bocca spalancata. Sto sognando, vero? Tra un po’ mi sveglio e mi accorgo che è uno dei miei stupidi sogni in cui lui mi dice “ti amo, sposami!”.  - Lo so che la mia è una richiesta assurda, soprattutto per come ti ho trattato, e capisco che tu non vogl… - non gli lascio finire la frase, perché gli chiudo la bocca con un bacio. Il bacio che sogno di dargli da quando i miei occhi hanno visto le sue labbra.
      - Ti basta come risposta? -  rispondo, quando mi stacco dalla sua bocca.
      - Non ho ben capito. Non è che potresti spiegarmelo meglio? -  ghigna divertito, avvicinando le sue labbra alle mie, in attesa di una “spiegazione” più dettagliata. Non me lo faccio certo ripetere, incollando la mia bocca alla sua, approfondendo il semplice bacio a stampo che gli ho dato prima. Ci stacchiamo solo per mancanza di fiato, ma mantenendo un profondo contatto tra noi con lo sguardo.
      - Ti aspetterò InuYasha. Ti aspetterò anche tutta la vita! -
      - Non servirà tanto. Basterà qualche mese. -  ride, ritornando a baciarmi sensualmente e prendendomi in braccio, per dirigersi verso la mia camera.
 
      Le prime luci dell’alba mi svegliano, filtrando dalle tende dimenticate aperte. Sorrido, guardando il viso di InuYasha, dormire rilassato.
      I miei sensi si risvegliano con me, facendomi sentire il contatto dei nostri corpi nudi e abbracciati. Pelle contro pelle.
      Stanotte ho imparato cosa significhi fare l’amore. È una sensazione così diversa dal semplice sesso. Avevo quasi voglia di piangere dalla gioia. E poi lui è stato così dolce. Sempre attento che non mi facessi male. Sembravo una bambola di cristallo nelle sue mani.
  Non mi sembra ancora vero di essere qui, stretta nell’abbraccio dell’uomo che amo. La cosa più assurda, però, è che anche lui mi ricambia! Non ci speravo neanche più. Lo credevo impossibile, ma forse, i miracoli esistono!
      - Kagome… - mormora, ancora addormentato. Che mi stia sognando? O forse sono io che sogno? Oh Kami, se questo è un sogno, vi prego, non svegliatemi mai più! Lasciatemi in questo mondo in cui sono felice! Mentre penso queste cose, sento la sua stretta farsi più ferrea e anche un po’ dolorosa. Ok, le mie costole, non del tutto guarite, mi stanno dicendo che no, non è un sogno!
      Mi posiziono più comoda tra le sue braccia, in modo da non sentire dolore. E’ ancora presto per alzarsi, così mi abbandono nuovamente al sonno, sentendomi finalmente amata e completa.
 
 
 
 
      Otto mesi che non lo vedo. Sono passati otto lunghissimi mesi da quando InuYasha è entrato in quella clinica per disintossicarsi. Mi manca come l’aria che respiro. Purtroppo lì non sono ammesse visite o troppi contatti con l’esterno, così ci sentiamo solo per telefono, quei pochi minuti al giorno che gli vengono concessi dal personale. Mi ha spiegato che serve per non avere distrazioni dal difficile percorso, soprattutto emotivo, che ha intrapreso.
      Quando ci siamo salutati, prima del suo ricovero, mi sono sentita persa, però, pensare che fosse per il suo bene, mi ha dato la forza di aspettarlo col sorriso sulle labbra. Nel frattempo ho ripreso a lavorare, con enorme felicità di Saya che mi ha riempito l’agenda di impegni. Mi va bene così però, anche perché tenendomi impegnata, evito di piangermi addosso per la lontananza di InuYasha.
      Prima di entrare in quel centro, abbiamo finito le ultime riprese del film, che è stato quasi subito mandato sul grande schermo, ottenendo incassi incredibili. Per i fan, poi, scoprire che noi due stavamo davvero insieme, non solo su pellicola, ha contribuito ad incrementarne il successo.
      Adesso mi aspettano lunghe giornate di concerti in giro per il Kantō.
      - C’è posta per lei bella signorina! -  scherza Miroku, passandomi una lettera.
      - Di chi è? -  chiedo curiosa.
      - Leggi e lo scoprirai! -  dice, andando via sorridente.
      Quando apro la busta e leggo le prime frasi, quasi piango. È di InuYasha!
 
 
      Ciao ragazzina,

      qui tutto procede bene. La cura sta avendo buoni risultati e mi sento meglio, rispetto ai primi giorni rinchiuso qui. Come procede la vita nel mondo, senza di me? Le mie fans si sono fatte una ragione della mia assenza? Mi amano ancora? Riescono a sopravvivere senza di me?
      Ammetto che inizio ad andare in crisi di astinenza da tette enormi. Se penso a tutte quelle donne lasciate sole…  Non oso immaginare a come si sentano. Appena esco da qui, recupererò il tempo passato. Rassicurale da parte mia e, se non ti dispiace, inizia a fissarmi qualche appuntamento!
 

      - Imbecille! Quando esci ti faccio vedere io le crisi di astinenza da tette enormi! Te le faccio passare a suon di bastonate! -  ringhio al foglio, stropicciandolo leggermente per la rabbia. Ritorno a leggere, sperando che la lettera non sia tutta così, o al diavolo i divieti del centro, entro e gli spacco la testa!
 
      Comunque, volevo solo farti sapere una cosa.
      Se vai a casa mia, sul mio tavolo da lavoro, troverai sparsi alcuni testi delle canzoni che ho scritto. Ce n’è una in particolare. Forse te la ricordi, forse no. Non so neanche se l’hai ascoltata con attenzione, ma… il titolo originale, non è quello con cui è uscita. Non potevo pubblicarla con quel titolo. Nessuno avrebbe capito, forse solo Miroku. Perché lui? Beh, perché lui era presente quando l’ho scritta, tre anni fa, il giorno che ti ho incontrata la prima volta.
      Il titolo originale di Shed my skin era “Ragazzina”.
      Un titolo che non aveva nulla a che vedere con il testo, ma che serviva a me per ricordare l’istante esatto in cui ho visto per la prima volta i tuoi occhi. Eri così pura e meravigliosa, e non ho potuto non pensare che i Kami ti avessero inviata per purificare me.
      Ti amo, ragazzina.
 

 
 
      Leggo le ultime parole con le lacrime agli occhi. Shed my skin era dedicata a me. L’ha scritta pensando a me! Non posso crederci! Quante volte ho fantasticato su quella canzone, quante volte ho immaginato le sue parole sussurrate al mio orecchio.
       “Ti amo, ragazzina.”
      - Ti amo anch’io InuYasha. Non immagini quanto! -  esulto felice, stringendo al petto la lettera, come se fosse lui.
      Passo l’intera giornata con un sorriso ebete stampato in faccia. Sono felice!
      Mi chiedo una cosa però: come ha fatto Miroku ad averla? Quando lo vedrò, dovrà spiegarmelo. Nella busta non c’è timbro o francobollo, quindi non l’ha spedita. Che stranezza.
      Il giorno dopo mi sveglio un po’ intontita. Ho fatto uno strano sogno in cui io e InuYasha volavamo. Ripeteva sempre una frase: “Dammi un paio di ali, così potrò volare eternamente.”. 
      Ali per volare...  
      Un’idea bizzarra si fa strada nella mia testolina.
 
 
      - Ahi ahi, fa male questo! -  piagnucolo al mio tatuatore di fiducia, che rifinisce gli ultimi dettagli del tatoo che gli ho chiesto.
      - Per forza, lo hai voluto nell’interno coscia! L’inguine è una zona più delicata. -  replica lui, leggermente infastidito dai miei lamenti. Ho fatto altri tatuaggi in questi anni, ma nessuno faceva male come questo. E’ vero che l’amore fa male, anche all’inguine!
      - Lo so, ma mi serviva lì stavolta. -  dico, stringendo i denti.
      InuYasha si vantava sempre di autografare l’inguine delle sue fans, così ho pensato di fare un tatuaggio proprio lì, dove lo vedesse solo lui, e in parte anche per provocazione nei suoi confronti, lo ammetto. Spero non se la prenda comunque, anche perché ha un suo significato. Ho deciso di tatuarmi due farfalle nere, una più grande e una più piccola. Rappresentano me e InuYasha. Entrambi abbiamo bisogno di ali per fuggire dalla nera realtà che abbiamo vissuto, per andare incontro al futuro.
      Nei giorni successivi ho scritto una canzone che parla di noi, della nostra vita, del nostro destino. Sarà con quella che chiuderò tutti i miei concerti da adesso in poi.

      - Kagome, pausa finita! Sul palco tra cinque secondi! -  mi avvisa il mio assistente, così corro nuovamente sul palco per finire il mio concerto.
      Appena salgo sul palco, parte la base, seguita dagli applausi dei fan che hanno riconosciuto la canzone. L’ho incisa il mese scorso, ma ha già fatto un grande successo
      E’ già passato un mese, un altro mese lontana da lui…
 
 
My Fate )
 
 
C'è una storia dentro di me.
Molta tristezza nella mia mente.
Penso sempre a come dovrei vivere
senza questi dolori.
 
Sto tremando come un bambino,
in questa oscurità profonda.
Puoi vedere, puoi sentire, i miei sentimenti?
 
Ma io voglio sapere il mio destino,
prima che ogni mia speranza svanisca.
Prendimi il respiro.
Portami in alto più che puoi.
Voglio volare da qualche parte, lontano da questo mondo.
Dammi un paio di ali, così potrò volare eternamente.
 
Lo so che vuoi solo sapere
cosa sto aspettando da sempre.
Sei venuto nella mia stanza sacra,
ma ho chiuso la porta.
 
In questo silenzio puoi ascoltare il battito del mio cuore.
Credi solo a ciò che vedi e senti.
 
Ma tu hai bisogno di sapere il mio destino,
prima che il mio sangue si geli.
Portami dove abbiamo incontrato l’immoralità.
Voglio volare da qualche parte, lontano da questo mondo.
Dammi un paio di ali, così potrò volare eternamente.
 
Non potrò mai avere paura.
Mai e poi mai morirò.
Voglio perdere la mia mente alla fine del mondo.
Non guardare indietro e in basso.
Il tempo non si fermerà mai.
Mai!


 
      Inizio l’ultimo ritornello, ma ritrovandomi improvvisamente accompagnata da una voce maschile che riconosco subito.
      Mi volto e lo vedo avanzare verso di me, mentre continua a cantare il ritornello della canzone che sa gli ho dedicato. E lo sa anche il pubblico che ci assiste e che ha capito che stiamo insieme. Nessuno sa il reale motivo della lunga assenza di InuYasha dalle scene, ma sanno che condividiamo lo stesso sfortunato passato, così associano la canzone solo a quegli eventi.
 
 
Ma io voglio sapere il mio destino,
prima che ogni mia speranza svanisca.
Prendimi il respiro.
Portami in alto più che puoi.
Voglio volare da qualche parte, lontano da questo mondo.
Dammi un paio di ali, così potrò volare eternamente.
 
 
      La canzone finisce ed io mi fiondo subito tra le braccia di InuYasha, dimentica del luogo in cui mi trovo e felice di rivederlo dopo tantissimo.
      - Che ci fai qui? Non avevi altri tre mesi di ricovero? -  chiedo felice ma titubante allo stesso tempo. Mica avrà mollato?
      - Ho ancora tre mesi, infatti, ma posso finirli ambulatorialmente, recandomi al centro due volte a settimana per i vari controlli di routine. Il “carcere” è finito. -  spiega sorridendomi.
      - Quindi, ti ho tutto per me da adesso? -
      - Già, per tutto il tempo che vorrai. -
      - Per sempre! Ti voglio per sempre InuYasha! -  affermo, baciandolo dopo tanto.
      Gli applausi e i fischi di approvazione mi ricordano che non siamo da soli, quindi ci salutiamo ed io continuo il concerto. Quando finalmente finisce, mi getto tra le sue braccia.
      - Mi sei mancato tantissimo! -  gli dico abbracciandolo forte.
      - Mi sei mancata anche tu. -  risponde, stringendomi a sua volta.
      - Bentornato amico! Direi di organizzare una bella festa per il tuo ritorno! -  lo accoglie Miroku, insieme al resto della band che era qui per il mio concerto.
      - Volentieri, ma non oggi. -  risponde InuYasha.
      - Perché? -  gli chiedo curiosa.
      - Perché ora tu ed io ce ne andiamo a casa. Devo rifarmi dei mesi lontano da te. -  afferma malizioso e ammiccando, facendomi arrossire.
      - Ti… ti sembra il caso di dirlo così, davanti a tutti poi! - dico imbarazzata.
      - Mi spiace per te amica mia, ma sei finita dalla padella alla brace! -  sghignazza Miroku, prendendomi in giro per tutte le volte che gli facevo notare quanto fosse maniaco.
      I due se la ridono allegramente, seguiti anche dagli altri del gruppo, fulminati da me e Sango, che finiamo con lo sbuffare sconsolate.
      - Allora, andiamo? -  chiede InuYasha, prendendomi per mano.
      - Andiamo. - approvo, avvicinandomi poi al suo orecchio per sussurrargli  - Anche perché ho una sorpresa per te. -  gli sorrido allegra, seguendolo finalmente davvero felice, verso quella che sarà una nuova vita.
 
      Non so se sarà piacevole o meno e se la nostra storia continuerà, ma almeno posso dire di averla vissuta con tutta me stessa. E alla fine è questo che conta, no?
 
 
 

         
 
 

                                                 
 
 
 
 
 
 
Note:
 
* Idol: in Giappone sono i teenager che diventano popolari nel mondo dello spettacolo. Appunto idoli, modelli da seguire.
 
* Drama/ Dorama: sono delle serie televisive, per lo più interpretate da personaggi famosi. Se sono tratti dai manga o dagli anime prendono il nome di Live Action.
 
* La Yomiuri TV è un’emittente televisiva (tipo Rai o Mediaset per intenderci) che ha trasmesso InuYasha,  anche altro, ma a me interessa solo Inu ^^’
 
* 9 milioni di yen sono circa 68mila euro.
 
* Il ralenti è un effetto speciale usato nei film per rendere l’immagine rallentata e vedere nello specifico una sequenza che ad occhio nudo sfuggirebbe. Nel caso specifico di Matrix ha un nome particolare, ovvero “bullet time” un po’ diverso dal classico ralenti ma sul quale non mi dilungo, io l’ho resa più semplice e meno specifica o dovrei spiegarvi troppe cose.
 
* In Giappone, chiunque vende, possiede, usa o è sospettato di aver consumato droga, viene messo in galera. Sconti e sospensioni della pena non esistono, centri per la disintossicazione neanche. Anzi ce n’è uno solo, privato e che va avanti senza sovvenzioni pubbliche, che può ospitare non più di venti tossicomani per volta. Le galere non sono allegre da nessuna parte, ma qui meno che altrove, il comfort è un concetto che riguarda gli uomini liberi. Unica rara alternativa alla prigione è l'internamento in reparti speciali di alcuni ospedali psichiatrici e tra le due possibilità è difficile stabilire quale sia la migliore.
Perfino Paul McCartney non è stato immune alle dure leggi nipponiche, infatti dopo essere stato trovato con della marjuana addosso, alla dogana dell’aeroporto di Tokyo, gli è stato proibito di rimettere piede in Giappone. Cosa che, a mio avviso, andrebbe fatta ovunque, in modo da diminuire drasticamente questa piaga.
 
 
 
 
Ma salve popolo di EFP ^_^ volevate liberarvi di me eh? Ihihihi invece rieccomi qui ^_^
Questa storia, devo ammetterlo e al diavolo la modestia XD, è il mio orgoglio! Mi piace! E’ perfetta! Non so se a voi piacerà tanto quanto a me, ma ciò non cambierà la mia felicità nell’averla creata ^_^
Ciò che leggete non è tutta farina del mio sacco. Questa storia nasce dalla collaborazione con una bravissima scrittrice che anche voi conoscete, ovvero Ness ^_^
Io avevo creato una bozza abbastanza mal riuscita con i pensieri di Kagome, poi la mia gemella diversa (così chiamo la mia amica ormai :* ) l’ha totalmente corretta, per via degli obbrobri scritti anche in un momento in cui stavo maluccio :,(  (mmm…no sono proprio io che non sono un mostro di bravura XD però mi impegno nel migliorare *^*)
Dalle sue correzioni è venuto fuori un suo consiglio “perché non scrivi anche la parte di InuYasha?” io invece le ho proposto “perché non la scrivi tu?” ^_^ ed ecco come sono nate le due OS My Fate e Open Your Eyes.
Mai come in questo periodo mi sono divertita tanto a scrivere XD
Ness è un vulcano di idee e fantasia, oltre che una bravissima beta *-* (non sognatevi di romperle le scatole per correggervi storie U_U lei è solo mia ihihihihi ed è anche già impegnata con tutto quello che le rifilerò *-* (( però shhhh, lei ancora non lo sa questo ihihihihi))  *-* )
Quella che era nata come la mia storia, adesso è la NOSTRA storia ^_^
Un mese di correzioni, aggiunte, modifiche e risate sulle cazzate sparate (più da me che da lei, come sempre XD ) quindi, indipendentemente dalla storia in sé, sono soddisfatta di quello che abbiamo creato ^_^
Torniamo alla storia, prima che siate voi a dirmelo  “eh, che esagerata! Kagome fa tutte ste cose? E chi è?’” in effetti Kagome non è nessuno perché non esiste ^^’ ma Anna Tsuchiya sì. Modella e protagonista di spot pubblicitari, attrice e cantante di j-pop e j-rock, Anna ha prestato la voce di cantante a Nana Osaki, del gruppo Black Stones, nell’anime Nana ^_^
Mi sono ispirata a lei per questa storia, e al suo poliedrico look ^^’ quei poveri capelli ne hanno viste di tutti i tagli e colori XD.
Anzi se volete vederli eccovi alcuni esempi
foto 1
foto 2
foto 3
foto 4
foto 5
foto 6
 
Come si sarà notato amo le cantanti giapponesi *^* dopo la Namie in Four Seasons, mi vorticava già da un po’ un’altra storia con Kagome come cantante, ma con l’aggiunta di InuYasha nello stesso ruolo, che plasmato da Ness è stupendo *-*
Bene e dopo questo vi saluto e aspetto vostre opinioni e pareri ^_^
E in via del tutto eccezionale …baci baci da Faby e da Ness ^_^
 
Per la versione di InuYasha scritta da Ness ---->   http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3040985

 
   
 
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