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Autore: Eylis    09/12/2008    7 recensioni
L’uomo si strinse nel proprio cappotto chiaro, ne rialzò per bene il bavero e si calcò il cappello in testa. Nessuno sapeva scorgerne lo sguardo dal colore indefinibile, ma a nessuno realmente importava. Erano in pochi che osavano avvicinarsi a quella mesta creatura. Eppure una sorta di leggenda diceva che coloro che avevano avuto questo ardire avevano udito storie di grande saggezza pronunciate dalle sue labbra screpolate ma gentili. Quella notte una persona avrebbe avuto questa dolce fortuna, una sola ragazza che, fuggita dal proprio villaggio, si era avventurata nella foresta illuminata debolmente dalla luna ed aveva incontrato quell’uomo. L’uomo che tutti chiamavano Lupo a causa della sua natura tanto schiva, misteriosa e selvatica.
[...]

Una ragazza, sperduta e lontana da casa, incontra in una foresta un uomo misterioso. Il freddo e le sue premure la convinceranno a seguirlo in una caverna, la sua casa, dove ascolterà parole che dicono di storie e leggende… O forse d’altro? Una raccolta di racconti che narrano di lupi e sentimenti rischiarati dalla luna…
Questa storia si è classificata prima al concorso "Lupus in fabula" indetto da Writers Arena
Genere: Malinconico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
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Epilogo

“Eri sempre tu.”
“Sì.”
“Il promesso sposo, il bambino, l’uomo… queste storie parlavano di te.”
“Sì.” La voce di Lupo si incrinò leggermente, e la ragazza ebbe l’impulso d’abbracciarlo. Si limitò però a prendergli le mani che l’uomo aveva di nuovo posato sulle gambe dopo aver abbassato il viso perché fosse oscurato dalla tesa del cappello.
“Ma perché? Perché Ted, perché?” La disperazione che muoveva la sua voce era così evidente, era tutto così ingiusto.
“Perché mi è successo tutto questo? O perché ho voluto raccontarti la mia misera vita? In realtà non lo so, ed in fondo non ha importanza. Non si torna al passato, non si può annullare ciò che è già successo.”
“Ma non è giusto!”
“Lo so, ragazzina, ma non puoi fare nulla. Solo accettare che sia successo ed andare avanti.” Cosette si accucciò a fianco dell’uomo e gli posò il capo in grembo, forse tentando inconsciamente d’imitare quel gesto compiuto tante volte dalla sorellina, molti anni addietro.
“Allora era di questa caverna che mi hai raccontato? E del paese che ho attraversato per giungere fin qui? È per questo che tutti mi hanno raccomandato di non entrare nella foresta?” Lupo considerò per un attimo quelle parole, sorridendo amaramente per la premura che i suoi compaesani avevano avuto per una ragazzina sconosciuta.
“È di tutto questo che ti ho parlato, sì. Quanto a quello che ti hanno detto al paese… In realtà credo ti stessero avvisando dei lupi, nient’altro. La gente scorda in fretta, tutto diventa leggenda, ed io ora mi posso presentare in paese senza timore. Certo, nessuno si avvicinerà a me. Nessuno oserà parlarmi, toccarmi, si limiteranno ad allontanarsi in attesa che io abbia sbrigato le mie faccende e che abbia lasciato il paese per tornarmene nella foresta.” Stette in silenzio ancora un attimo, poi riprese. “È come se… come se io fossi il vento. Invisibile, passa tra le persone muovendo in loro un brivido ed inducendole a chiudersi in casa fino a che torna il sereno, ma nessuno tenterà mai di fermarlo od incatenarlo. Sono invisibile ai loro occhi, inaccessibile ai loro cuori.”
“È triste.” Lupo la osservò, un poco stupito da quell’osservazione tanto semplice quanto seria. Le carezzò il viso mosso da una tenerezza che da molto non muoveva più i suoi gesti.
“In fondo non è così triste. Ora sono in pace, trascorro le mie giornate sereno, in compagnia degli alberi e del canto dei lupi.”
“E la notte?”
“E la notte è la luna a piangere per me.”

Leggera, Cosette si sollevò sulle ginocchia ed attirò il viso di Lupo a sé. Gli tolse il cappello con tenerezza e gli sfiorò la fronte con un bacio.
“Vuoi che rimanga qui con te?” Lupo espirò violentemente a quelle parole inaspettate, e per un attimo il suo cuore si riempì di speranza. Vide il volto della ragazza fondersi nei suoi ricordi con quello di Anna, poi con quello della sua sorellina che ormai da anni non vedeva più. Le sue mani si mossero da sole per raggiungere il volto di lei, tremanti. Ma poi si fermò, e delicatamente la scostò da sé.
“Ragazzina…” Dovette fermarsi un attimo per schiarire la voce improvvisamente roca. “Non puoi rimanere qui. Non voglio la tua pietà.” Cosette scosse con forza il capo.
“Non è per questo che voglio rimanere con te! Ti prego, credimi!” Lupo le sorrise, consapevole d’averla messa alla prova pur già conoscendo la sua risposta.
“Ti credo, Cosette… Ma non puoi restare. Sono certo che hai una famiglia che ti sta cercando, e che piange per te. Sei fuggita di casa, chiunque lo capirebbe.” La ragazza arrossì per essere stata colta in fallo, e chinò il capo.
“Io…”
“Torna da loro. Hai la possibilità di essere felice, con un piccolo sforzo, non ti hanno insegnato nulla i miei racconti? Perdere ciò che hai di più caro è il più grande dolore, non lasciare che questo avvenga volontariamente.” Cosette si lasciò sfuggire un singhiozzo, ma dopo qualche istante annuì debolmente.

“E cosa racconterò?”
“Dì semplicemente che i lupi ti hanno chiamata, ed i lupi ti hanno riportata a loro. Ne sono certo, saranno felici di rivederti.”
“D’accordo…” L’uomo si levò in piedi e si affacciò all’entrata della caverna. In quel momento Cosette udì degli ululati.
“È l’alba, la foresta si sta svegliando.”
“Debbo partire?” Lupo annuì.
“Va’, e torna dalla tua famiglia. Nulla disturberà il tuo viaggio.”
“Potrò rivederti?” L’uomo rifletté per qualche istante, meditabondo.
“Chissà, forse un giorno…”
“Quando i lupi mi riporteranno fino a qui.”
“Già.” Cosette si alzò in piedi a sua volta e si accostò a Lupo. Lo abbracciò di slancio, mossa da un improvviso affetto verso quell’uomo tanto strano quanto ai suoi occhi speciale. Carezzò i suoi capelli che appena iniziavano a tingersi di grigio, poi i suoi occhi di fanciulla si fusero con quell’unico sguardo profondo mentre piano posava su quelle labbra screpolate un bacio sincero.
“Addio, Ted.”
“Addio, Cosette.” Se ne andò cantando coi lupi senza più voltarsi indietro.




Ringrazio di cuore Akane chan e zucchero filato per aver recensito questa storia e Akane chan, eLiSeTtA, KIba sensei, thid e zucchero filato per averla inserita fra i preferiti!!
  
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