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Autore: Juliet Leben22    28/02/2015    20 recensioni
Lei gli aveva sempre letto nell’animo e stavolta aveva visto il suo dolore, il suo appassire, la sua incertezza nel domani.
Chi era? Cosa avrebbe voluto essere?
Voleva essere una persona migliore.
Ci sarebbe riuscito?
Era passato tanto tempo da quando si era concesso di sognare.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Storia partecipante al concorso "I mille Volti dell'Insicurezza".

 


Raggi di Luna.



“A quel sorriso servono i raggi della Luna
per illuminare.”
 
Si scompigliò il ciuffo, cercando di calmare il respiro affannato e il cuore che batteva come non mai. Nella sua vita non era mai stato insicuro, ma dopo la guerra…  era cambiata ogni cosa.
Ci sono eventi così cruenti da trasformare qualsiasi persona. Anche un ragazzo dall’aspetto più che attraente, dai capelli biondi color del grano e gli occhi argenti, dal sorriso sempre sghembo.
O, quanto era mutato quel sorriso! A quindici anni, sfoggiava sorrisi sardonici e ammiccanti, ora preferiva dei sorrisi timidi e sghembi.
Quegli stessi occhi grigi hanno acquisito una profondità inaudita per un giovane di quell’età.
E quella pelle perfetta e liscia, quasi color della luna? Non era più così perfetta, anzi era piena di cicatrici e segni eterni che mai nessuno avrebbe potuto cancellare. Se anche avessero mai trovato un medico così bravo, ormai erano all’interno della sua mente e mai avrebbe potuto scordarsele.
Quello scontro aveva segnato i più giovani in una maniera che nessuno avrebbe potuto immaginare.
Suo padre aveva voluto, bramato quella guerra… l’aveva persino organizzata insieme al Signore Oscuro.
Sua madre, nell’ombra, avrebbe voluto impedirlo ma …  amava troppo suo marito per riuscire a fermarlo.
E chi ne aveva pagato le conseguenze? Lui.
Nessuno aveva mai pensato che se la Luce avesse trionfato, cosa che nel suo cuore sperava, sarebbe stato lui a pagare le conseguenze di azioni che non aveva nemmeno avuto il coraggio di compiere.
Lui non era un assassino.
Lui non aveva avuto scelta.
Questi pensieri non lo avevano mai abbandonato dopo la guerra, tanto che si era rinchiuso, quasi impaurito dalle reazioni, che sarebbero state ben giustificate, dei suoi coetanei, a Villa Malfoy.
Narcissa Malfoy veniva raramente a trovarlo e suo padre, Lucius, era stato rinchiuso ad Askaban.
Camminava spesso nella libreria ben fornita di quella casa, sembrava potesse calmare quelle sensazioni ancora vivide sulla sua pelle. Era passato solo un anno, dopotutto.
Avrebbe potuto tornare a scuola, concludere gli studi e… No, non sarebbe riuscito a reggere quegli sguardi.
Afferrò una foto dei suoi compagni di scuola appoggiata su una mensola nella stanza e rimase assorto, per qualche attimo, in remoti e felici ricordi.
Capelli biondi, occhi chiari, bellezza anglosassone: Astoria Greengrass.
Aveva passato dei momenti felici con lei, momenti di puro piacere fisico. Sua madre aveva sempre sognato di vederli assieme ma, dopo lo scontro, quello sguardo malizioso si era trasformato in uno di puro biasimo.
La bellissima ragazza era fisicamente attraente, ma la sua anima era più vuoto e nera della sua.
Draco necessitava di qualcuno dall’anima pura e limpida. Qualcuno che avesse ancora un’anima.
Il suo elfo domestico, Billy, bussò, facendolo rinsavire da quei remoti pensieri.
-Vieni, Billy.- asserì freddamente.
La creatura di bassa statura obbedì. –E’ arrivata una lettera per lei, signor Malfoy.- disse posandogliela sul tavolo di legno scuro, troppo alto per una creaturina del genere.
Il ragazzo spostò lo sguardo dalla foto alla lettera. Riconobbe immediatamente lo stemma della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Tremante, l’aprì.
Trattenne il respiro mentre leggeva le parole della nuova Preside di Hogwarts, la Professoressa McGranitt.
Lo invitata a concludere i suoi studi e a prendere posto nel mondo dei Maghi.
Prendere posto nel mondo dei maghi.
Sospirò. Come poteva riuscire a rivedere il luogo che per molto tempo aveva occupato i suoi peggiori ricordi e i suoi peggiori incubi?
Lanciò la lettera vicino al camino che, in inverno, avrebbe scaldato la stanza.
Quante volte aveva sognato di inserire ancora gli ingredienti nel calderone? Innumerevoli.
Quante volte aveva ricordato inchiostro, piuma e pergamena ingiallita? Aveva perso il conto.
Eppure, le cose che ricordava con maggior fedeltà e malinconia erano le feste proibite organizzate di nascosto, i battibecchi, le litigate con i Grifondoro…
Ma dopo quei meravigliosi ricordi? Sarebbero iniziati gli insulti e lui non li avrebbe sopportati. O forse sì?
Era arrivato il momento, forse, di uscire da quel nascondiglio e togliere la maschera?
Le sue mani tremavano, ma la forza di volontà lo spinse fuori da quell’edificio.
L’aria gli piombò addosso e gli mozzò il fiato. Faceva caldo, ma non era quello a stupirlo.
Erano i ciliegi ricresciuti nel giardino, accanto a ciclamini, orchidee e rose. Erano i colori che ravvivavano il cielo soleggiato.
Percorse il tragitto e staccò una rosa. Narcissa amava quei fiori, se ne prendeva cura personalmente.
Ma la guerra aveva ucciso tutto. Un solo passaggio di Voldemort era bastato a farli appassire.
Il domestico uscì, preoccupato per il ragazzo. –Vi sentite bene? Mi ha accennato Billy che avete ricevuto una lettera, signore.-
-Va tutto bene, Albert.-
Oh, quel domestico. Gli era stato accanto per tutto il suo periodo buio, non l’aveva mai abbandonato. Nonostante gli insulti, la freddezza, le minacce… era rimasto.
Perché? In lui non era rimasto nulla di buono.
Eppure una volta c’era, prima che suo padre tentasse di distruggere la sua unica Luce, la sua unica certezza.
Solo per un sangue sporco.
Da quel momento, Draco era rimasto vuoto, arido. Draco, il ragazzo capace di essere felice e di comprendere ciò che è giusto e ciò che è facile, aveva lasciato posto a Malfoy, il degno figlio di Lucius.
-Albert…-
-Mi dica, Signore.- disse accennando ad un inchino.
-Perché sei rimasto? In me, non c’è nulla di buono. Ho commesso cose terribili …-
Albert aveva tenuto Draco tra le braccia fin da quando era piccolo.
Ricordava quanto ridacchiava quando lo metteva sulla scopa e lo faceva roteare a pochi centimetri da terra.
Poi, Lucius l’aveva educato secondo le norme dei purosangue e quel sorriso si era trasformato in qualcosa di gelido e sprezzante.
Non l’aveva mai visto così perso, così insicuro del domani. 
-Mio Signore, io…-
-Sincero, Albert. È un ordine.-
-Avete così paura?- scelse con cura le parole- Il Sole sorge ogni giorno.-
-E allora?-
-Che il Sole sorge, nonostante ogni Notte combatta per farlo.- sospirò – Quello che intendo dire, è che dovreste provare, dovreste andare avanti e darvi una seconda possibilità di essere felice.-
Felicità. Come poteva pensare di essere felice dopo che nel mondo erano accadute troppe cose brutte?
Come poteva pensare il mondo di essere ancora felice?
Poteva? Oppure non gli era concesso?
 

 
Draco quel giorno decise di andare a Diagon Alley, scelse di guardare il mondo così come era diventato.
Non era il solo ad aver avuto quell’idea: soprattutto il Trio e Ginny avevano deciso di trascorrere qualche momento spensierato. Harry  non sarebbe tornato ad Hogwarts. Nemmeno Ronald. Solo le ragazze avevano deciso di tornare e oscurare quei brutti ricordi creandone di nuovi.
Stava camminando in quelle vie calde e caotiche, percepiva il venticello fresco accarezzagli i capelli e scompigliarglieli. Il ciuffo biondo gli copriva l’occhio sinistro, rendendolo ancora più affascinante.
Guardava a terra, fisso.  Non si concedeva di incontrare nemmeno uno sguardo dei passanti. Temeva di scorgervi gli stessi occhi biasimanti di Astoria. No, non avrebbe potuto sopportarlo.
Un sacchetto di mele cadde sull’asfalto e uno dei pomi s’inserì nella sua visuale. Era tutto rosso, corposo e dall’aspetto invitante. Lo afferrò e sollevò gli occhi argento per vedere a chi fosse caduta. Occhi castano dorato incontrarono occhi grigi. Ritrasse immediatamente la mano, facendo capitolare nuovamente il frutto.
La ragazza dai capelli ricci trattenne il fiato, notando che la sua bellezza era rimasta immutata ma nel contempo era sfiorita, come se per troppo tempo si fosse negata la Luce.
-Malfoy…- sussurrò.
Le mani gli tremarono e le punte divennero fredde. –Salve Granger.- cercò di controllare il respiro.
Era più bella di quanto si ricordasse. Quei nodi scomposti avevano lasciato posto a boccoli luminosi e ben corposi. Quegli occhi grandi avevano acquisito profondità e calore. Era più … donna.
Lei boccheggiò. Era passato così tanto tempo da quando erano stati vicini, da quando avevano parlato.
-Sembri… diverso.-
Il ragazzo distolse lo sguardo.
Lei gli aveva sempre letto nell’animo e stavolta aveva visto il suo dolore, il suo appassire, la sua incertezza nel domani.
Chi era? Cosa avrebbe voluto essere?
Voleva essere una persona migliore.
Ci sarebbe riuscito?
Era passato tanto tempo da quando si era concesso di sognare.
-Anche tu.-
Lei annuì. –Verrai ad Hogwarts quest’anno?-
-Non lo so.-
-Andremo solo io e Ginny.- disse senza che lui le domandasse nulla.
-Okay.-
Quanto imbarazzo doveva esserci? No, la domanda corretta da porsi era quanta freddezza e lontananza doveva esserci.
-A-astoria?- domandò senza guardarlo negli occhi.
Sollevò le spalle. –Non la vedo dalla fine della guerra.- sibilò.
-Io… io sto con Ronald.-
Qualcosa si frantumò dentro la sua anima. Qualcosa si spezzò in minuscoli pezzettini non ricomponibili.
Scorse una capigliatura arancio muoversi al ritmo del vento, senza alcun tipo di charme gli creava una cresta.
Non poteva competere con chi aveva ancora un’anima. Non poteva competere con chi non aveva la pelle imbrattata di inchiostro nero e scelte sbagliate.
Il Draco di un tempo l’avrebbe afferrata per la nuca  e l’avrebbe baciata senza sosta, ma Malfoy poteva solo disprezzarla in quella maschera che nascondeva  tristezza, dolore e insicurezze.
-Sono cambiate molte cose…-sussurrò lui.
Lei annuì, con occhi lucidi. –Io…-
-Non sei obbligata a dire nulla.- tentò di concludere gelidamente.
Una voce la chiamò da lontano. Era Ginny.
-Ti aspetto a Hogwarts.-
Lui le afferrò il braccio bruscamente. Quanto era cambiato per essere così impulsivo?
-Mi dispiace.- disse con voce strozzata.
In quelle lontane pietre argentee, uno scintillio balenò.
Erano scuse per averla dovuta lasciare.
Erano rimpianti per averla perduta.
Erano ricordi meravigliosi che non avevano avuto giustizia.
Era una richiesta di scuse per ciò che era diventato.
Dubitava di tutto, non era sicuro di nulla.
Hermione sorrise, sebbene non si aspettasse di avvertire quelle mani decise e delicate nuovamente sul suo corpo.
O ricordava bene come volteggiavano in posti nascosti, che solo lei si era concessa di vedere.
Eppure lui l’aveva scoperta, plasmata col suo amore.
-Sei stato troppo lontano dalla luce dei raggi della Luna…- disse, sorridendo.
Gli aveva detto così tante volte quella frase, soprattutto quando non si vedevano per giorni e beccarlo tra una lezione e l’altra era impossibile.
Gliel’aveva sussurrato tra le lacrime quando lui l’aveva allontanata.
“Sei stato troppo lontano dai raggi della Luna. Per questo stai scappando!”
Ginny Weasley la chiamò di nuovo, riscuotendolo da quel ricordo ingiusto, e lei dovette andare.
Andare ad Hogwarts era l’unica soluzione.
Ma cosa sarebbe successo? Avrebbe riconquistato Lei? E la sua anima sarebbe tornata intonsa?
No, forse certe cose non si possono cancellare, essendo umani.
 

 
Tutte quelle domande si affollavano nella mente, mentre ormai si trovava sull’Hogwarts Express. Riconobbe la chioma passare davanti alla sua carrozza. Fece per afferrarla, ma ritrasse subito la mano, mordendosi il labbro.
Occorreva tempo, occorreva pazienza, occorreva il suo Amore.
   
 
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