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Autore: Raww    28/02/2015    5 recensioni
Sette elementi, sette anime pure.
Ed un'altra anima sporca, inquinata dalla paura e dal potere.
#Heroes of the Clans è la storia di come l'anima e la volontà battono la paura, insieme, mano nella mano.
Zero e Keep, il suo Mudkip pasticcione, troveranno loro stessi in un viaggio che li spoglierà di ogni timore, per il bene della sua gente; riuscirà, assieme ad altri sei intrepidi eroi a salvare la regione di Xenia?
Prima storia scritta qui sul Fandom, assieme a mia sorella IMAGENATION.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Manga, Videogioco
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7Elements - #Heroes of the Clans - 00 - Prologo
"Signor Ellis... L'aeromobile sta atterrando" fece con voce tremante Philip Flint, la recluta numero 76463. Il Signor Ellis, d'altro canto, non avrebbe mai potuto ricordare il suo nome nemmeno avrebbe voluto farlo.
Era soltanto un pedone da sacrificare per arrivare a mangiare la regina avversaria. E ad intrappolare il re.
Kanye Ellis si alzò dalla sua poltrona in pelle reclinabile e sorrise.
"Grazie per avermi avvertito" fece. Chiuse l'ultimo bottone della camicia nera e strinse la cravatta, dello stesso colore. Quindi infilò la giacca scura chiudendo anche questa, con i suoi tre bottoni e si mosse, uscendo dall'ufficio.
Un bip attestò l'avvenuta attivazione dell'allarme antifurto nell'ufficio. Lui sospirò e camminò verso la sala circolare, l'enorme androne di dislocazione dal quale si snodavano tutte le direzioni, verso gli uffici e le altre stanze.
Le sue Trussardi emisero uno strano scricchiolio non appena attraversò l'atrio, sotto gli occhi intimoriti delle reclute e delle sue dipendenti.
Una di queste, all'ufficio informazioni, aveva appena risposto al telefono.
"Sevenelements S.p.A., come posso esserle d'aiuto?"
Kanye Ellis salutò col cenno del capo qualcuno che l'aveva salutato, senza nemmeno vedere chi fosse. S'immise quindi in un corridoio molto lungo; Il pavimento in linoleum rifletteva debolmente la luce dei neon bianchi e ronzanti fissati al soffitto.
Intanto pensava.
Pensava al futuro, pensava al passato.
Pensava alle ingiustizie della vita, quelle che aveva dovuto subire dall'umanità, da bambino.
Come si faceva a trattare male un ragazzino? Come si poteva maltrattare un orfano?
Scrollò dalla testa quei pensieri, meditando sul presente e sul fatto che l'enorme aeromobile che stava atterrando nell'hangar, nel suo hangar, quello della sua società, trasportasse qualcosa di prezioso.
Arrivò alla fine del lungo corridoio, dove i passi rimbombavano ed il crepitio delle Trussardi risuonava forte, abbassò il maniglione antipanico rosso e sorrise: il viso di Kanye Ellis fu illuminato  dalla luce del sole che proveniva dalle porte aperte dell'hangar. Il soffitto aveva fatto entrare il CH-47C/D, le cui pale vorticavano velocemente, alzando fogli di carta e facendo svolazzare i camici degli scienziati.
Solo Ellis camminava come se tutto quello non gli competesse, con il suo passo deciso ed il volto solido, plastico quasi. Tutti si voltarono verso di lui con sguardo colmo di rispetto e riverenza.
"Signor Ellis! L'avevo mandata a chiamare" fece uno degli scienziati che lavoravano lì e di cui Kanye, naturalmente, non conosceva il nome.
"Sono qui. È arrivato l'uovo?".
Lo scienziato si voltò repentino, proprio nel momento in cui il portello posteriore del velivolo fu depressurizzato, rilasciando uno sfiato, parecchio fastidioso all'udito.
Non appena vide lo sportello aprirsi, Kanye si mosse in sua direzione. Ne uscirono dapprima sei soldati armati, con le loro divise color fango ed i loro M4 imbracciati.
"Piano!" urlò poi un uomo che camminava indietreggiando, attento a non inciampare nel portellone, ora pedana. "Avanti, forza".
Un carrello elevatore si mostrò allo sguardo del Signor Ellis mentre sollevava una grande pedana, con su un grosso pacco imballato.
"Portatelo in laboratorio" disse il proprietario, avviandosi assieme agli altri scienziati verso la grande porta rossa. La aprirono e si posero davanti ad un grosso vetro, doppio trenta centimetri.
Le luci ronzavano nel totale silenzio. Kanye Ellis sentiva il timore, la paura che gli scienziati avevano nei suoi confronti. Non era a suo agio, ma non la disprezzava. Anzi.
Credeva che così dovesse essere.
La porta rossa si aprì di nuovo, ma Kanye continuava a guardare dritto, in direzione della sala di manipolazione.
"Kanye" fece una voce femminile.
"Alicia..." rispose, con la sua voce penetrante. Si voltò poi a guardare la donna, con i suoi lunghi capelli biondi e quegli occhi grigi.
“Alla fine è arrivato” disse, mettendosi di fianco a lui, spostando con qualche spintone gli esili scienziati. “Levatevi, topi di laboratorio... Devo vederlo”.
Quattro uomini in tute coibentate ed alluminizzate, con in testa grossi caschi protettivi, si avvicinarono alla pedana; parevano astronauti. Levarono l'imballaggio, fatto di cartone e pellicola: serviva a celare superficialmente l'enorme collo.
Rimase una grande cassa di acciaio.
“Ecco!” esclamò entusiasta la donna.
“Zitta” tuonò l'altro.
I quattro astronauti, trapani alla mano, presero a levare le viti che tenevano chiusa l'enorme cassa. Non un rumore attraversava la grossa lastra di vetro, solo i respiri ansiosi degli scienziati ed i gemiti d'impazienza di Alicia disturbavano Mr. Ellis.
Stava per attuare la sua rivincita sul passato; nessuno doveva disturbarlo. Si girò verso l'euforica bionda e le sferrò un forte ceffone, terrorizzando tutti i presenti, interessata compresa.
“Ho detto zitta”.
Alicia fissò sgomenta l'uomo, perdendosi nel suo profondo sguardo nero. La sua pelle olivastra era ben tirata ed i capelli neri, ricci, erano tenuti in ordine con il gel.
Dato che i rumori non oltrepassavano la spessa lastra di vetro non ebbero l'opportunità di sentire il tintinnio delle viti che rimbalzarono sul pavimento.
Lentamente adagiarono per terra le quattro pareti della cassa; quindi srotolarono la carta da imballaggio attorno, quella con i pallini, da far scoppiare, e quindi liberarono alla vista il contenuto.
“Eccolo lì...” fece il Signor Ellis. “Ecco l'uovo”.
Tutti guardavano il ricco proprietario della Sevenelements mentre pochi secondi dopo gli uomini in tuta protettiva si piegarono per terra, agonizzanti.
Le loro urla arrivarono attutite alle orecchie degli scienziati. E poi uno di quelli apparve davanti al vetro, urlante. Si attaccò al vetro, battendoci i pugni. Infine si lasciò cadere, trascinando le mani sulla lastra e sparendo alla loro vista.
Tutti guardarono Kanye Ellis. Lui invece fissava soddisfatto le impronte di quelle mani insanguinate, proprio sul vetro.

Coinquiline d'utero.
Ecco il prologo della storia che abbiamo scritto io ed
Eva; spero che piaccia, è il nostro primo approccio alla scrittura su questo sito, siate clementi >.<". Per adesso le pubblicazioni saranno irregolari per via della scuola, però entro il mese prossimo dovrebbe uscire il primo effettivo capitolo. Allora ok, grazie a tutti per essere arrivati fin qui, hasta luego!
 
 
   
 
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