28/02/2015
4 recensioni
Lotus flower.
Il sentimento che legava Connor e Oliver, per qualche strano motivo, ricordava molto un fiore di loto. Poteva apparire fragile, instabile; ma in realtà era resistente e flessibile di fronte alle difficoltà. Era nato per gioco, in un mondo sporco: il mondo di cui Connor Walsh faceva parte. Ma, nonostante questo, quel sentimento si era fatto forza: aveva grattato la superficie dell'armatura che Connor stesso si imponeva di portare, fino a farla sgretolare con una lentezza impressionante.
In silenzio, a piccoli passi, senza che egli se ne rendesse conto. Nonostante fosse nato in acque torbide, scure, dove la speranza di un sentimento simile sembrava lontana, era cresciuto e aveva superato le avversità; e, ironia della sorte, quello stesso animo che lo aveva visto germogliare si depurava man mano che esso emergeva.
E poi, il fiore aveva cominciato ad aprirsi, petalo dopo petalo, nel cuore e nella mente di Connor.
Peccato che il destino, era dietro l'angolo e, come un ombra, stava solo aspettando il momento giusto per sferrare il suo attacco. Perché il destino era devastante: distruggeva tutto ciò che di bello la vita ti donava.
E Connor se ne rese conto non appena entrò in quella camera da letto, in cui il buio prevaleva su ogni cosa presente in essa; compreso Oliver. Oliver, che era avvolto in quella coperta che sapeva delle sue lacrime, della sua amarezza. Quella coperta che stringeva, come se potesse scacciare quel demone che s'era impossessato del suo corpo. E quel male, quel demone, aveva appena preso forma. Era diventato reale, qualcosa di esistente ma che non potevano - comunque - vedere. Lui c'era; era lì, dentro Oliver.
La vita aveva donato loro l'amore, il destino quella spina nel fianco. Aveva sferrato il suo colpo.
“ .. Pensavo che forse ce lo avevi anche tu, che l'avremmo affrontato insieme... Il test era posivito. ”
Tutto il mondo, improvvisamente, sembrava gravare sulle spalle di Connor. Al quale, la voce venne strappata via. Tutto ciò che riuscì a fare, fu sgranare le iridi e boccheggiare nel vano tentativo di poter trovare qualcosa di sensato da dire. Cercava di competere con quel demone; ma come avrebbe potuto anche solo pensare di avere la meglio su di lui? E voleva così tanto, che quello fosse solo uno scherzo. Ma ormai, la sorte aveva mostrato lui che niente avveniva per caso. Tutto era collegato da sottilissimi fili invisibili e per quanto poteva provare a spezzare uno di essi muovendosi alla cieca, le probablità che potesse farcela erano scarse. Ma se si fosse arreso in quel momento, avrebbe perso per sempre l'unico mezzo per poter essere felice: Oliver.
L'unica possibilità di uscirne, era imbrogliare il fato. Raggirare il problema; renderlo debole. Perché la paura non avrebbe fatto altro che rafforzare quell'oscurità che si era impadronita di Oliver. Non esisteva una verità, esisteva solo ciò in cui credevi. E Connor si costrinse a credere che avrebbero superato anche quell'ostacolo, quella paura, quel male. Perché avrebbe seguito Oliver, in ogni cosa. Avrebbe ingoiato il suo orgoglio, pur di restargli accanto; pur di superare tutto quello insieme. Non importava se quel test era risultato positivo, avrebbe fatto in modo che ogni tassello sarebbe tornato al proprio posto; anche a costo di barare continuamente. Anche a costo di convivere con quel demone.
In silenzio, a piccoli passi, senza che egli se ne rendesse conto. Nonostante fosse nato in acque torbide, scure, dove la speranza di un sentimento simile sembrava lontana, era cresciuto e aveva superato le avversità; e, ironia della sorte, quello stesso animo che lo aveva visto germogliare si depurava man mano che esso emergeva.
E poi, il fiore aveva cominciato ad aprirsi, petalo dopo petalo, nel cuore e nella mente di Connor.
Peccato che il destino, era dietro l'angolo e, come un ombra, stava solo aspettando il momento giusto per sferrare il suo attacco. Perché il destino era devastante: distruggeva tutto ciò che di bello la vita ti donava.
E Connor se ne rese conto non appena entrò in quella camera da letto, in cui il buio prevaleva su ogni cosa presente in essa; compreso Oliver. Oliver, che era avvolto in quella coperta che sapeva delle sue lacrime, della sua amarezza. Quella coperta che stringeva, come se potesse scacciare quel demone che s'era impossessato del suo corpo. E quel male, quel demone, aveva appena preso forma. Era diventato reale, qualcosa di esistente ma che non potevano - comunque - vedere. Lui c'era; era lì, dentro Oliver.
La vita aveva donato loro l'amore, il destino quella spina nel fianco. Aveva sferrato il suo colpo.
“ .. Pensavo che forse ce lo avevi anche tu, che l'avremmo affrontato insieme... Il test era posivito. ”
Tutto il mondo, improvvisamente, sembrava gravare sulle spalle di Connor. Al quale, la voce venne strappata via. Tutto ciò che riuscì a fare, fu sgranare le iridi e boccheggiare nel vano tentativo di poter trovare qualcosa di sensato da dire. Cercava di competere con quel demone; ma come avrebbe potuto anche solo pensare di avere la meglio su di lui? E voleva così tanto, che quello fosse solo uno scherzo. Ma ormai, la sorte aveva mostrato lui che niente avveniva per caso. Tutto era collegato da sottilissimi fili invisibili e per quanto poteva provare a spezzare uno di essi muovendosi alla cieca, le probablità che potesse farcela erano scarse. Ma se si fosse arreso in quel momento, avrebbe perso per sempre l'unico mezzo per poter essere felice: Oliver.
L'unica possibilità di uscirne, era imbrogliare il fato. Raggirare il problema; renderlo debole. Perché la paura non avrebbe fatto altro che rafforzare quell'oscurità che si era impadronita di Oliver. Non esisteva una verità, esisteva solo ciò in cui credevi. E Connor si costrinse a credere che avrebbero superato anche quell'ostacolo, quella paura, quel male. Perché avrebbe seguito Oliver, in ogni cosa. Avrebbe ingoiato il suo orgoglio, pur di restargli accanto; pur di superare tutto quello insieme. Non importava se quel test era risultato positivo, avrebbe fatto in modo che ogni tassello sarebbe tornato al proprio posto; anche a costo di barare continuamente. Anche a costo di convivere con quel demone.