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Autore: Cocconut_N    28/02/2015    1 recensioni
Durante la WW2, ci sono state molte storie che poche persone conoscono, qui vi racconto una storia di un gruppo di giovani partigiani proveniente da tutta l'Europa.
E tutto ciò dobbiamo iniziare dal Marzo di 1939, sul punto di fine della guerra civile spagnola, quando le Brigate Internazionali e gli spagnoli stessi sono obbligati ad abbandonare la Spagna. Alcuni ritornano alla patria, alcuni immigrarono in una delle poche nazioni non in guerra, e ci sono altri che poi divennero uno dei partigiani in Italia.
E uno di loro, un ragazzo di nome Antonio fece parte della prima brigata "Garibaldi", e proprio dei membri di questa brigata parleremo, il ragazzo italiano Lovino, il "filosofo" tedesco Gilbert, la zingara Elizabeta, il vide comandante francese della brigata Francis, il misterioso Robinson Arthur e la bellissima russa Natalia.
coppie: SpaMano, PruHungary, FrUk.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Diciannovesimo capitolo

Nei seguenti giorni, il tempo passano lente come le nuvole del cielo. Quelle nuvole che non hanno una patria e non sono mai inseguiti, ogni volta che Antonio guarda il cielo, le nuvole stanno sempre percorrendo la loro solita via verso ovest, gli fa sempre pensare che dirigono per la Spagna, visto che non li vede mai andare né ad est, né a sud né a nord.
È seduto in questa semplice cascina che è una dei tanti fiori di Victoria, che è una bambina ben decorata da tutti quei bei fiori che abbraccia la madre Appennini. Gli appennini è comunque una giovane orgogliosa fanciulla che abbraccia tutti quei piccoli villaggi, nonostante i suoi cari figli ormai sono sparsi per questo mondo.
I figli degli Appennini sono spesso chiassosi, nonostante i loro pochi capelli sono ormai bianchi. Per esempio il padrone di questa cascina Romolo Vargas, che può definirsi il più bello tra tutti vecchietti. Un ragazzo del genere li puoi vedere ovunque, ma essere rimasto in questo stato fino a settant’anni, non è una cosa tanto facile.
Il vecchio giurò di non far annoiare Antonio in questi giorni di riposo, così si siede spesso vicino al letto di Antonio osteggiando le avventure fatte da giovane, quelle dalla Francia alla Grecia e poi all’Egitto. Con tutta l’onestà, è veramente una bella, anzi bellissima ed interessantissima storiai, però, tutto c’è un però, anche se è una storia più bella ed interessante di questa raccontandolo ben cinque volte in solo tre giorni diventa noiosa. Ma sembra maleducazione a dirglielo, so… niente da fare. Al quarto giorno, probabilmente persino il vecchio si è annoiato di raccontare sempre le stesse cose, così vuole passare l’argomento da sé stesso a tutta la famiglia Vargas. Ormai Antonio ha capito come funziona il meccanismo, così prova a tirare il vecchio a parlare della donne. E così il vecchio inizia a parlare di tutte le donna innamorate di origine egiziane e greche, di conseguenza entra nella stanza la nonna Ersilia, e finisce che lo butta fuori con la scopa. Fine della storia: il mondo per adesso è in pace.
La nonna Ersilia, né dal viso che dal corpo è rimasto della sua bellezza giovanile. Il vecchio prende la foto di matrimonio che è appesa al muro per farla vedere ad Antonio, nella foto il giovane e bello Romolo e la normalissima Ersilia lo guardano sorridendo. Nonostante il vecchio aveva avuto così tante storie romantiche con tutte quelle belle ragazze straniere, si fermò infine fuori alla finestra di questa semplice ragazza campagnola. La Ersilia con le sue mani ruvida ed abbronzate mette sul comodino vicino al letto di Antonio il latte, un pezzo di pane, e una mela sbucciata. Il latte è bianca, il pezzo di pane è bianco, come lo è anche quella mela sbucciata, tutto tranne le mani di nonna Ersilia. Anche la donna spagnola Maria Carriedo usava delle mani del genere a fare il pane. Il piccolo Antonio le aveva sempre chiesto:
“Mamma, perché il pane è bianco bianco, invece le tue mani sono così abbronzate?”
“Se avessi delle mani bianche, allora non ci sarebbe il pane.”
Oltre alla foto del matrimonio, il vecchio mostra tutte le altre foto della casa ad Antonio. Anche se quando lui passava di qui quelle foto erano comunque appese sul muro, ma distrattamente, li ignorò tutti. In alcune foto ci sono le belle ragazze egiziane e greche le quali per anni la nonna Ersilia li voleva buttare nel cestino; in una c’è il ricordo di Romolo con i primi membri di AC Milan; altri ci sono i loro figli e nipoti. “Guarda!” indicò il vecchio ad un foto di gruppo, “Questa con la coda si chiama Chiara, invece questa con due treccine è sua cugina Alice. Qui vicino ci sono i due fratelli, i due gemelli, riesci a riconoscere Lovino?”
Quegli occhi ribelli entrano per primo nella vista di Antonio, invece l’altro bambino accanto ha degli occhi più dolce e sembra proprio un bambino ben educato. Anche se nella foto avevano soltanto quattro o cinque anni, i volti simili dei due gemelli è dotato di due spiriti completamenti diversi, come se il più grande è nato proprio per essere libero. Allora non sapeva cosa ci potrebbe essere in futuro, ma lo guardò solo con arroganza e testarda proprio come un cucciolo del lupo.
Antonio conobbe Lovino in quest’inizio estate, era il primo giorno che arrivò nella Brigata d’assalto Garibaldi. Nella brigata ci sono così tanti compagni allegri e competenti, ma solo il tale Lovino che non sta mai calmo gli è così familiare. Quei capelli castani mai soddisfatti, quelle labbra pieno di orgoglio, persino quel atteggiamento impulsivo è pieno di quel spirito dell’adolescente, quello spirito che Antonio lo perse da poco. Gli manca quello spirito, gli manca quell’età delicato ma forte.
I due furono messi nello stesso gruppo. In quei momenti più pericolosi, Antonio girò leggermente il viso verso l’altro ragazzo, guardandolo sempre pieno misericordia, come se fosse sé stesso di tanti anni fa quando per la prima volta tiene in mano il fucile. In quei momenti, stringe le mani tremanti di Lovino:
“Hai paura? Caro?”
“Tu hai paura?”
“Io no.”
“Se nemmeno tu hai paura, allora perché lo dovrei averla io?”
Ci sono stati così tanti dialoghi del genere, sembrano il suono dei proiettili che trapasso le cime dei capelli, sono come le scintille fuoruscenti dal falò. E poi c’è il fatto che Lovino per la prima volta andò in missione senza di lui, e ancora poi è sembrato di essere passato chi sa quanto tempo. Fino a quando si risvegliò di nuovo in questo mondo, appoggiò la fronte vicino agli occhi di Lovino, toccando con le labbra le guance magre del ragazzo, riesce ancora a sentire quel odore del passerotto e dell’erba fresca dai quei capelli castani.
In quel istante, sembra che non si divideranno mai più, ma subito dopo Lovino si alza in piedi, ed esce dalla stanza non dicendo una parola. Nei seguenti giorni, il padroncino della cascina viene solo qualche volta vicino a lui, chiacchierando con lui per qualche minuto ed esce dalla stanza in silenzio come in silenzio era entrato.
Una mattina, non fa che osservare le braccia di Lovino, mentre indovina cosa ci sarebbe sotto quelle maniche:
“Ti hanno cambiato?”
Lovino si fermò per un secondo le azioni, e continua: “No, ma lo preferirei.”
 “Allora…”
“Falsi colpi, mi hanno fatto stare vicino al muro. Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Bum! Ogni colpo era vicino alla pelle, si deve solo dire che sono proprio dei tiratori scelti!”
 
La prossima volta che ha avuto la possibilità di parlargli era già notte tardi, Antonio viene svegliato dal sonno il rumore della porta che si apre. Vede Lovino che mise una lampada a cherosene sul comodino, e Antonio pensando la conversazione interrotta della mattina, chiede:
“Allora…avevi paura?”
“Se ci fosse qualcuno con me, anche se fossero colpi veri, non avrei avuto paura.” Lovino evitò il suo sguardo, fissando per lungo le linee del pavimento, “Non è mai…non è mai successo qualcosa del genere! Chi lo poteva immaginare…”
Lovino si rigirò la faccia, e dà la piccola borsa del tabacco ad Antonio. Gli auguri della piccola gru russa ritornò dall’aquilotto spagnolo, solo che il pezzo è un pochino bagnato dal sudore di Lovino visto che lo tenne in mano a lungo.
“L’avevi sporcato di sangue…la nonna ha pensato che ci tieni molto a questo coso, così ha impiegato un sacco di tempo a lavarlo.” Disse il giovane italiano, “Può essere questo che ti tiene ancora in vita…”
“Dopotutto è il primo regalato ricevuto in prima linea.” Antonio mette il cuscino vicino al capezzale, e alzò il busto guardando la piccola borsetta, questa fu l’ultimo ricordo dell’adolescenza e il primo testimonianza di essere adulto, “In quel momento come si poteva pensare che potrei incontrare colei che cucì questa piccola borsetta?”
“Sarebbe una leggenda romantica, una ragazza, potrebbero innamorarsi un paio di volte nella vita, ma cucire una borsetta del genere forse sarà l’unica. Che fortuna, proprio un pomodoro spagnolo come tu lo potrebbe incontrare…”
Il viso girato nascose l’espressione di Lovino. Antonio inizia ad accarezzare i capelli castani del ragazzo.
“Perché sono così morbidi? Con un carattere del genere i capelli dovrebbero essere doppi e duri…” Si fermò per qualche seconda e continua, “No, ragazzo, Natalia cucirà molti più borsette per te, forse anche il fiore dell’abito da sposo.” Lo dice con un sorriso, ma le sue parole stringono sempre di più il suo cuore, “Devi solo aspettare, in quel momento tutti noi saremo i tuoi testimoni…”
“Che stronzate stai dicendo, bastardo! Non dovrebbe cucirlo per te?”
“Non mi devi considerare rivale, caro! È una buona ragazza, è come se fosse una delle mie compagne di scuola, per me, lei non è differente da loro…”
Lovino mise le mani davanti gli occhi.
“No, no, anche se tu l’ami, non mi devi considerare rivale, veramente non serve…tanto non mi sono mai innamorato di lei! Mai…”

Angolo della traduttrice:
Okay, ho fatto un casino, la mia faccia quando sto traducendo → D-:  Che cosa sto facendo D-: …
Ringrazio ancora Beatrice di avermi recensito, sei una persona dolcissima (anche se non ti conosco), ti voglio un mondo bene (anche se non ti conosco XD). Spero che più o meno riuscite a capire questo capitolo che ho tradotto uno schifo, ma in futuro, in un futuro molto prossimo mi autocorreggerò =D
Come sempre spero comunque che vi sia piaciuto il capitolo, e alla prossima ^^
  
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