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Autore: tuseilamialuce    01/03/2015    2 recensioni
Dal testo:
“Sono Louis.”
Alzai il viso e m'imbattei per la prima volta negli occhi limpidi del ragazzo, si chiamava Louis a quanto pareva.
“Uh?”
“Sono Louis” ripeté lui pazientemente, abbozzando un sorriso. Non mi sembrò un sorriso buttato lì, si mostrava come una cosa abbastanza studiata. Non pareva il tipo di persona che faceva le cose come capitavano.
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Era vestito tutto di nero, non parlava mai con nessuno e se ne stava in pace nel suo angolino, eppure sembrava una persona così solare in quel momento.
“Grazie Louis”
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu una mattina come le altre. Prima di uscire di casa mi specchiai per ravvivarmi i ricci con le mani e nel giro di pochi secondi sentii l'aria fredda provocarmi la pelle d'oca nonostante avessi il piumino addosso. In quei momenti, più che durante il resto del giorno, mi rendevo conto di quanto mi mancassero la stagione calda e la sua afa.
Passarono svariati minuti prima che potessi sospirare di sollievo sentendo le gambe rilassarsi dopo che mi ero seduto. Ero in anticipo, come sempre, quindi non c'era molta gente. Appoggiai una delle guance al banco freddo e chiusi gli occhi, come se questo avesse potuto regalarmi un po' delle ore di sonno perse. Sentii la classe riempirsi di voci nel giro di pochi minuti e riaprii gli occhi con una smorfia soltanto poco prima che la campanella suonasse. Quando alzai la testa, sentii il sangue affluire di nuovo alla guancia che aveva aderito al banco fino a poco prima, e mi guardai intorno, dovevo avere un'aria abbastanza raccapricciante.
Feci il quadro della situazione: qualche assente, alcuni che si lamentavano per i troppi compiti da fare, altri che cercavano di riscaldarsi accanto al calorifero. La prima cosa su cui mi cadde l'occhio fu un viso tutt'altro che familiare, anzi, totalmente estraneo. C'erano un paio di persone attorno a lui, credetti che si stesse presentando: doveva essere nuovo. Lo guardai con attenzione ed accuratezza, feci scorrere lo sguardo dai capelli di un nero che quasi virava al viola ai vestiti quasi completamente neri, c'era qualche traccia di bianco e alcune stampe violacee qua e là. E poi c'erano i piercing, ne aveva diversi in viso. Due sulle labbra – uno a destra e l'altro posizionato esattamente simmetrico al primo – uno sulla parte più alta del sopracciglio alla mia sinistra e l'ultimo, per quanto potevo vedere, era il dilatatore non troppo grande sul lobo destro. Mi soffermai per ultimo sulla pelle del collo completamente tatuata, e mi sorpresi a pensare che sarebbe stato bello vedere come continuavano sulle spalle, sul petto, magari anche sulle braccia.
***
“Sono Louis.”
Alzai il viso e m'imbattei per la prima volta negli occhi limpidi del ragazzo, si chiamava Louis a quanto pareva.
“Uh?”
“Sono Louis” ripeté lui pazientemente, abbozzando un sorriso. Non mi sembrò un sorriso buttato lì, si mostrava come una cosa abbastanza studiata. Non pareva il tipo di persona che faceva le cose come capitavano.
“Harry” replicai io restituendo il sorriso. Questo sì che era buttato là.
“Potresti prestarmi il quaderno di storia per un paio di giorni? Vorrei leggermi gli ultimi argomenti che avete fatto...” Si appoggiò con i palmi delle mani al bordo del mio banco, e io continuai a guardarlo negli occhi anche mentre gli porgevo ciò che aveva chiesto.
“Grazie.” Mi sorrise ancora e abbassò lo sguardo prima di girarsi sui tacchi e tornare al suo posto. Restai un po' confuso dalle due parole che ci eravamo scambiati, ma non ne capii esattamente la ragione.
Quel pomeriggio non fu troppo movimentato, passai la gran parte del tempo insieme a Nick. Mi aiutò a ripassare matematica e a finire la ricerca di chimica, in un paio d'ore recuperammo ciò che serviva.
La mattina seguente, quando mi svegliai, mi guardai intorno e mi stiracchiai. Riuscii a mettere fine ai miei dubbi su dove fosse finito Nick soltanto quando lo vidi uscire dal bagno e tornare in camera. Notai all'istante l'assenza di una maglia che gli coprisse il petto, e non potei fare a meno di inumidirmi le labbra, mentre lui mi guardò al quanto divertito.
“Buongiorno comunque.” Ridacchiò appena e recuperò la maglia che aveva lasciato ai piedi del letto la sera prima. L'indossò e finì di vestirsi in poco tempo, come al solito.
“Buongiorno amore... Dove vai così di fretta?” Ero ancora con le coperte arrotolate attorno al corpo e gli occhi lucidi e socchiusi dal sonno.
“Ho l'università, sono già tardi. Fra dieci minuti suona la tua sveglia” constatò dopo aver controllato con attenzione l'orologio da polso.
Mi guardai intorno e sospirai, non avevo per niente voglia di alzarmi, tantomeno di uscire di casa e andare a scuola. Avrei potuto restare a letto ancora un paio d'ore e non andare a scuola, oppure andarci più tardi e dire che la sveglia non ha suonato. Avrei potuto fare molte cose, ma sapevo benissimo che se non mi fossi alzato e non fossi andato a scuola all'istante, sarebbe entrata mia madre nel giro di cinque minuti con i capelli dritti sulla testa e il fumo che usciva dalle orecchie. No, meglio evitare.
Piegai le labbra in un sorriso nel momento in cui percepii il contatto con quelle di Nick e lo tirai subito a me, facendolo sedere a cavalcioni sul mio petto. Non appena cercai di approfondire il contatto, lui si allontanò di poco, il che mi fece sbuffare sonoramente.
“Devo andare, amore...” Fece strofinare le nostre labbra e si alzò con un sorriso accennato in viso. Mi stropicciai gli occhi – avevo ancora la vista appannata - e mi appoggiai con gli avambracci sul materasso.
“A dopo” dissi piano, ricevetti poi le stesse parole da Nick dopo che mi ebbe strappato un ultimo bacio. Il moro sparì dietro la porta e io mi alzai poco dopo, sentendo le palpebre pesanti.
***
Il primo che mi rivolse la parola dopo che ero uscito di casa – non ero un tipo molto popolare – fu la persona che avevo etichettato come “quello di cui voglio vedere i tatuaggi”. Sì, era una cosa al quanto strana, dato anche il fatto che ero felicemente fidanzato, però l'idea di vedere i disegni sul corpo di Louis mi allettava, e non poco. Gli rivolsi un sorriso che doveva apparire abbastanza ebete, ma a quell'ora del mattino non mi interessava un gran che.
“Grazie Harry” mi porse il quaderno che gli avevo prestato il giorno prima e mi guardò esattamente come la prima volta. “Oh, hai una bella calligrafia.”
“Uh... grazie.” Cercai di rendere il mio sorriso un po' più dolce, ma la cosa non risultò così facile.
“Volevo... volevo chiederti di prestarmi anche quello di algebra.”
“In realtà i miei appunti di algebra non sono il massimo, la maggior parte degli esercizi sono sbagliati o nemmeno finiti...” Mi grattai la nuca, cercando qualche distrazione intorno a me.
“Non ti piace?”
“Non molto, già.”
“Potrei... aiutarti. È una delle poche materie in cui vado bene.” Ed ecco un altro dei suoi sorrisi. Perché mi distraevano così tanto?
“Dici? Non... non lo so...”
“Sì, mi farebbe piacere rendermi utile.”
Era vestito tutto di nero, non parlava mai con nessuno e se ne stava in pace nel suo angolino, eppure sembrava una persona così solare in quel momento.
“Grazie Louis.”
Finalmente riuscii a tirare fuori un sorriso migliore dei precedenti e la smisi di scorrere con lo sguardo da una parte all'altra della stanza.
Prima di uscire da scuola parlai con Louis quanto bastò per metterci d'accordo sull'aiuto che avrebbe dovuto darmi in algebra, io invece gli promisi di dargli una mano con storia dell'arte. Superai la soglia della scuola con un sorriso stampato in volto e non riuscii a togliermelo fino a casa, era più forte di me. Quel ragazzo mi aveva preso troppo, veramente troppo.
***
Qualche giorno dopo, Louis venne veramente a casa mia e sì, ripetemmo veramente algebra e storia dell'arte. E non fu male, nonostante io non riuscissi a sopportare la matematica nemmeno in quel modo. Qualche volta mi persi – ancora – ad immaginare tutte le sfumature di grigio che i tatuaggi avrebbero assunto percorrendo il petto di Louis e tutte le strade che avrebbero potuto percorrere sui suoi muscoli, sulle braccia e sul retro delle spalle, come avrebbero potuto arricciarsi, formare linee squadrate o pieghe più gotiche. Immaginai come le piccole parti del teschio che si intravedevano da sotto la manica fossero soltanto la punta dell'iceberg, pensai a quanto studiati fossero quei tatuaggi, a quanto avrebbero potuto donargli, a come sarebbe stato sentirlo parlare di questo.
“Harry? Se sei stanco ci fermiamo...”
“Uh? No, ci... ci sono. Cioè, continua.”
Louis parlò ancora un po' e riuscii a seguire gran parte del discorso, che non si rivelò complicato come avevo previsto. Toccò a me, ma non ci misi molto a spiegargli quelle poche cose che avevamo fatto a storia dell'arte, non era nulla di difficile o detestabile, al contrario dell'algebra.
“Penso che sia ora di andare” disse Louis alla fine, alzandosi dalla sedia per sistemarsi la felpa nera e stiracchiarsi un po'.
“Già”
“Harry, che... che dici di uscire qualche volta? Come... uhm, come amici”
Lo guardai mentre si dondolava sulle piante dei piedi e mi portai una mano a scorrere fra i ricci. Pensai che in fondo non ci sarebbe stato niente di male ad uscire... poi Louis sembrava anche simpatico, quindi annuii con un sorriso accennato sul volto.
“Sarebbe bello.”
***
Il giorno dopo io e Louis uscimmo da scuola fianco a fianco e andammo a mangiare qualcosa al volo. Confermai il mio presentimento sul fatto che quel ragazzo fosse molto più solare di quanto avesse voluto far trasparire dalla sua immagine. Rideva spesso e faceva ridere anche me, in un modo o nell'altro mi faceva a sentire a mio agio nonostante non ci conoscessimo molto.
Quando uscimmo dal locale dove avevamo mangiato cominciò a piovere, ma nessuno dei due sembrava aver voglia di tornare a casa da solo. Però non dovetti nemmeno pensarci, perché Louis non esitò a dirmi che lui viveva lì vicino e che se avessi voluto avrei potuto andare da lui.
“Uhm, almeno finché non smette di piovere” azzardai io, coprendomi i ricci e parte del viso con il cappuccio. Louis sorrise ampiamente e mi indicò la direzione giusta.
In pochi minuti eravamo entrambi seduti sul divano, io mi guardai intorno e constatai che la stanza era l'opposto di come l'avevo immaginata. Non c'era nulla di nero o di scuro, il divano era rivestito di una pelle color crema, il tavolo era coperto da una tovaglia con una fantasia che virava all'arancione e i quadri sulle pareti erano tutti paesaggi di mare e montagna.
“Che c'è?” chiese Louis, probabilmente notando che mi stavo guardando intorno.
“Nulla. Solo... non me la immaginavo così.” Ridacchiai appena, sentendo l'altro fare lo stesso.
“Già, mi sono trasferito qualche giorno fa, devo ancora renderla mia. I... fiori e il mare non fanno molto parte del mio stile.”
“Immagino”
Parlammo un po', a quanto pareva non ascoltava soltanto musica metal o cose del genere, ma avevamo anche qualche album in comune. Mi mostrò la sua collezione di cd – saranno stati una sessantina – e me ne fece ascoltare qualcuno. Quando mi stesi sul suo letto – stavamo ascoltando uno dei suoi album preferiti di sempre – mi sentii pervadere dal suo profumo, e in quel momento fui più a casa di quanto potessi essere fra le mie lenzuola con qualsiasi altra persona.
Louis si alzò dalla sedia e si stese su un fianco accanto a me, sostenendosi su un gomito.
“Comodo?”
Annuii e mantenni lo sguardo fisso sui suoi occhi, in quel momento mi sembrarono quasi degli abissi. Percepii le dita di Louis sul collo e sussultai impercettibilmente, mentre le dita scesero fino alla clavicola e la percorsero per tutta la sua lunghezza fino a raggiungere l'altro lato del petto e ripercorsero la strada di prima al contrario, creando una scia di sottili e quasi inavvertibili brividi sulla superficie della mia pelle.
Louis sembrò quasi trattenere la voglia di avvicinarsi a me fino a quando non lo fece, sostituendo le punte delle dita con le labbra asciutte. Mi sfiorò il collo ed io sentii il cuore martellare, sembrò quasi lottare fra le costole per sorpassarle ed uscire dal petto, per poter battere sempre più forte. Senza un limite e senza una regola.
Louis percorse lentamente il collo e la mascella, passò per il mento e raggiunse le mie labbra socchiuse. Io non mi ritrassi, non mi mossi di un ciglio fino a che non sentii la pressione della sua bocca contro la mia, e non riuscii a resistere all'insopprimibile voglia di baciarlo ancora e ancora. Sentii un senso di leggerezza pervadermi, mi dimenticai di tutto il resto. Lo stress non esisteva più, l'ansia, l'infelicità, le promesse e le delusioni svanirono tutte d'un tratto, non esisteva più nessuno oltre me e Louis, non c'era più Nick, non c'erano più i famigliari, le soddisfazioni che gli altri mi avevano dato non contavano più. Solo io e Louis, tutto il resto non contava.
Quel senso di leggerezza ed armonia si sciolse d'un tratto quando, un paio di minuti dopo, Louis sorrise sulle mie labbra e si chinò per appoggiare la guancia al mio petto. Tutto ciò che prima era sembrato svanire, ora ricompariva come un peso sul cuore. La prima cosa che mi fece preoccupare fu sicuramente il pensiero di Nick. Mi diedi del coglione più e più volte, sapendo perfettamente che era sbagliato tradirlo con una persona che conoscevo da qualche giorno. Era sbagliato essere così irresponsabile, non avrei dovuto nemmeno uscire con Louis, perché infondo sapevo che sarebbe andata a finire così. Avevo commesso più errori che cose giuste in una giornata, sì, ma era certo che Nick non mi aveva mai fatto sentire così bene con un semplice bacio. Non mi aveva mai fatto provare sensazioni del genere in nessun modo. Fino a poche ore prima avevo creduto di stare bene con lui, ma forse non sapevo esattamente cosa volesse dire stare bene.
***
Passai i giorni successivi a pensare a tutto ciò che riguardava Louis e Nick. Avrei dovuto smettere di vedere uno dei due, ma la cosa che mi preoccupava era che avrei preferito scaricare Nick, piuttosto che Louis.
Dopo che uscii di nuovo con il compagno di classe, e dopo che sperimentai di nuovo la sensazione delle sue labbra sulle mie, non potei fare a meno di pensare che lasciare il mio attuale fidanzato sarebbe stata la soluzione. Ero sicuro che l'avrei fatto, ma la cosa che mi fece andare in panico fu Louis che dimostrò di sapere più cose di quanto avessi creduto.
“Harry... ho sentito dire che hai un... fidanzato.”
Così, di punto in bianco. Sfruttò il primo momento di silenzio per colpirmi, e ci riuscì, eccome se ci riuscì. Un senso di vuoto e di confusione occuparono la mia testa contemporaneamente.
“I-io...”
“Perché sei uscito con me e mi hai baciato se... se sei fidanzato?”
“Non lo so Louis, io...” Mi passai una mano sul viso e cercai di evitare il suo sguardo, sapendo che non lo avrei retto.
“Cosa non sai, Harry? È così complicato dirmi di no e vivere la tua vita in pace? Dio...”
“Lo voglio lasciare, okay? Avevo solo bisogno di un po' di tempo per rifletterci su, ma ho... deciso.”
“Fallo ora.”
“C-cosa?”
“Hai sentito, Harry. Voglio che tu lo lasci ora.”
Aveva la voce dannatamente spezzata, ma in quel momento avrei voluto soltanto poterlo baciare e dimenticare tutto di nuovo, potermi scordare di quella situazione orribile. Mi sentii il sangue ghiacciare nelle vene, non sapevo cosa sarebbe successo, ma non volevo perdere la possibilità di passare altro tempo con Louis. Annuii debolmente, sfilando il cellulare dalla tasca per digitare un messaggio con le dita tremanti. 'Tra dieci minuti sono a casa tua, voglio parlare. È urgente.' Lo rilessi prima di inviarlo e poi rimisi il telefono al posto di prima. Presi un lungo respiro, poi un altro e un altro ancora. Mi alzai dal divano e lasciai che l'ansia prendesse il controllo del mio battito cardiaco, del tremolio delle mie mani e della mia voce.
“A dopo, Louis.” Avevo un filo di voce, non mi importava se Louis m'avesse sentito o meno. Avrei voluto scoppiare a piangere e urlare fino a sentire la gola bruciare, fino a non avere più il minimo fiato nei polmoni, fino a sentire la testa rimbombare e le lacrime portarsi via un po' di pesantezza.
Nick viveva lì vicino e ci misi veramente meno di dieci minuti a raggiungere casa sua. Fu difficile stringere il labbro fra i denti abbastanza forte da non cominciare a lacrimare. Sentii quell'indigesta sensazione di amaro in bocca fino a che non sputai una cosa come “mi vedo con un altro”. E quando Nick non disse niente io mi alzai, forse un poco più sciolto, spostando nervosamente i ricci che mi coprivano la fronte.
Avevo davvero pensato di non poter trovare una persona che mi facesse sentire meglio di lui, ma se lasciarlo mi faceva sentire così leggero, evidentemente non era proprio così. Uscii da quella casa dopo un paio di minuti e qualche parola ancora, e percorsi la strada verso casa di Louis quasi correndo.
Qualche lacrima mi rigò il viso, e scostandola sentii la sensazione di freddo che provocava il vento sulla guancia bagnata.
“L'hai lasciato?” Louis mi aprì la porta prima che potessi suonare al campanello. Io annuii, non aggiunsi altro.
“Quindi ora posso baciarti senza preoccuparmi di lui?”
“Sì.”
“Posso toccarti senza preoccuparmi di lui?”
“Sì. Posso vedere il resto dei tuoi tatuaggi?”
Louis sorrise ampiamente e mi strinse forte a sé, fu come abbracciare una persona che conoscevo da un'intera dannatissima vita. Sì, ero felice anche senza Nick. Forse era Louis la mia felicità. 
 
SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui con un'altra os. Non mi dilungo, spero soltanto sia stata di vostro gradimento.
Sapete che amo leggere i vostri commenti e le vostre opinioni, quindi non esitate a lasciarmi qualche riga qui sotto c:
Un bacio a tutti,
Karen.xx
  
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