Cap. 1 – 24
(Nota
dell’Autrice: questa storia è liberamente ispirata ai film “John Wick”, con
Keanu Reeves, e “The Equalizer”, con Denzel Washington)
Il
telefono cellulare suonò due volte, lo prese e guardò il messaggio che comparve
sullo schermo; il suo volto si addolcì in un sorriso leggendo il nome del
mittente.
** Ho un
paio di ore libere. Ti va vederci al solito posto per un caffè? **
Ovviamente
rispose immediatamente al messaggio, le dita si muovevano veloci ed ansiose
sulla tastiera, come uno liceale alla prima cotta; effettivamente era proprio
così che si sentiva e gli piaceva davvero tanto quella sensazione.
** Sarò
lì tra 20 minuti. Ricordami che devo darti una cosa. **
Ripose
il cellulare nella tasca del giubbotto di pelle e si apprestò ad avviare
l’accensione dell’auto quando, nel giro di un secondo, il cellulare suonò
nuovamente, questa volta una chiamata.
Riprese
il cellulare e quando lesse chi lo stava chiamando, questa volta sul suo viso
comparve una smorfia e non potè fare a meno di rivolgere un’imprecazione al
cielo.
“Cosa
vuoi?”
“Ehi
teme, come ti butta? Cordiale come sempre eh? Non ci crederai mai, ho appena
conquistato il 3° livello del nuovo Super Mario Bross. Ho superato gli ostacoli
della foresta e raggiunto il castello sul mare. Il prossimo livello è tosto,
bisogna saltare su scogliere galleggianti sull’acqua e nel cielo e i nemici
sono davvero tanti.”
“Che
razza di baka, e tu mi chiami solo per dirmi del tuo stupido videogioco?”
Concluse
bruscamente la telefonata, tornando a concentrarsi nuovamente sull’unico, vero
ed interessante oggetto dei suoi pensieri. Ma quando avviò il motore, strinse
forte le mani sul volante e ingranò la prima, sgommando a gran velocità fuori
dal parcheggio e poi dritto verso la sua meta. Lo sguardo grave e serio, come
mai lo era stato prima.
Non era
una fesseria il videogioco… era un codice, e quel codice lo aveva capito fin
troppo bene.
***
“Allora?
Lo avete trovato?”
“No
signore, sembra si sia dileguato nel nulla. Non c’è traccia di lui. Non
sappiamo come, ma è riuscito anche a non lasciare alcuna traccia di sangue
dietro di se.”
“Idioti!
Ve lo siete fatto sfuggire dalle vostre minuscole dita, come dei pivelli
inetti! Sono circondato da parassiti incompetenti! Fuori di qui!”
La
rabbia crebbe a livelli insostenibili; il suo impero era minacciato da un abile
avversario, che vantava una rete di sicari di tutto rispetto, ma non aveva
alcuna intenzione di perdere la partita. L’agenzia investigativa si era fatta
più abile e scaltra, gli erano praticamente con il fiato sul collo, ma non
avevano ancora vinto. Presto avrebbe messo fine lui stesso a quella noiosa
partita a poker.
“Dov’è
ora mio figlio?” Chiese
l’uomo bruno al suo devoto assistente.
“Hugo lo
ha portato fuori città, per la sua sicurezza, signore. L’aria di campagna
potrebbe giovare al signorino.”
“Certo!
Quello scansafatiche riesce a fiutare l’erba anche dove non cresce, bella
trovata! Che non venga mai perso di vista un solo istante, o ne risponderete
tutti a me!”
***
L’auto
correva veloce lungo la strada costiera, il panorama dell’oceano al tramonto
era fantastico e gli sarebbe piaciuto molto goderselo insieme a lei, ma
purtroppo quello non era certo dei momenti migliori per pensare alla sua vita
privata.
Non ne
aveva mai avuto una a dire la verità, fino alla sera in cui non l’aveva
incontrata; da allora tutto era cambiato, ed aveva assunto un sapore diverso,
più dolce, anche se non era facile potersi vedere regolarmente a causa del suo
lavoro, la sua vita era diventata più rosea da quando vi era entrata lei.
Sembrava
che lo cosa fosse giunta ad una svolta, ma proprio quel giorno erano
sopraggiunte complicazioni impreviste che doveva assolutamente risolvere e che
andavano ben oltre il suo volere una relazione normale.
Le inviò
un messaggio per annullare il loro appuntamento, sicuramente ci sarebbe rimasta
male, ma non aveva altra scelta. Doveva andare a vedere con i suoi occhi le
reali condizioni di suo fratello; la telefonata era chiara, il livello 3
significava “agente ferito” e Super Mario Bross era l’appellativo che aveva
fatto a loro due in quanto fratelli, i migliori sicari dell’Organizzazione,
spesso impiegati sul campo in coppia. Il castello sul mare ovviamente era la
villa segreta sulla spiaggia di proprietà della loro famiglia, mentre il resto
del messaggio erano semplici indicazioni stradali su come arrivarci.
Era la
casa privata dei loro genitori, non ci era mai stato prima; andarci la prima
volta perché tuo fratello era stato ferito in missione non era certo la
migliore delle occasioni: mentre guidava ricevette un’altra telefonata in cui
veniva informato che aveva ottenuto dai vertici una settimana di riposo per
restare al fianco del fratello.
Pensiero
generoso, considerato che il vertice era suo padre.
Quando giunse
a destinazione, il fratello era già sulla soglia ad attenderlo, un braccio
fasciato con una benda, ed una sciarpa legata tra il braccio ed il collo per
sostenerlo.
“Vuoi
diventare la nuova barzelletta dell’Organizzazione, Itachi? Da quando ti fai sparare
addosso, o era una scusa per andare in vacanza?”
“Scherzaci
pure Sasuke, sai bene che sei l’unico a cui lo concedo, ma ti avviso che anche
con un braccio solo ti ficcherei quella zucca bacata sotto la sabbia in meno di
un minuto”
Era il
loro modo speciale di essere fratelli e non vi avrebbero rinunciato, nemmeno
per una pallottola.
“Allora?
Mi dici cosa è successo?”
“Una
missione come tante altre fratellino, lo sai, che può succedere prima o poi.
Papà però ha preferito mandare anche te qui, per tranquillità. Normale routine
amministrativa.”
“Certo,
come se fossi nato ieri. Mi regaleranno anche un orsacchiotto?”
“Piantala!
Lo sai che è vietato parlare delle nostre missioni e sono anche abbastanza
stanco; due agenti sono morti, l’altra notte al porto, doveva essere come tutte
le altre volte ma invece si è rivelato più complicato del previsto e mi sono
beccato un buco nel braccio. Fine della storia, è per questo che ci addestrano.
Pensi di andare avanti tutta la settimana con questa solfa o pensi di farmi
compagnia e divertirci un po’. E’ da quando siamo bambini che non abbiamo più
avuto l’occasione di trascorrere del tempo insieme pacificamente.”
Sasuke
sorrise, dopotutto era ancora vivo,
quindi perché dubitare di Itachi; nel loro lavoro era il rischio numero uno,
tanto valeva brindare come sempre facevano, quando tornavano vivi da un
incarico svolto con successo.
Si
diresse verso il frigorifero, ma quando lo aprì sospirò, non poteva credere che
lì dentro vi regnasse praticamente l’eco.
“E come
pensavi di trascorrere la convalescenza senza birre e niente da mangiare?
Questo frigo è più deserto del Sahara.”
“Mi hanno
parcheggiato qui soltanto ieri, la cittadina più vicina dista 20 km da qui, non
sono al momento in grado di guidare perché sono sotto farmaci e non è il caso
di farmi vedere in giro con il braccio fasciato.”
“Va bene,
time out. Ho capito. Più che in vacanza, dovrò farti da infermiera.”
“Sei carino fratello, ma preferirei una bella
ragazza.”
“Quando
torno sarei proprio curioso di sapere quali sono i tuoi gusti in fatto di
donne. Magari ti rivelo i miei.”
Sasuke
sorrise enigmaticamente, lasciando in sospeso un messaggio che soltanto suo
fratello poteva comprendere.
“Perché
ne hai forse una?” chiese
Itachi incuriosito.
“Te lo
dico dopo!”
Sasuke
salì in macchina ed avviò il motore, quando Itachi lo raggiunse e gli bussò dal
finestrino.
“Stai
attento, non è più così sicuro là fuori.”
“Non
fartela sotto adesso per una pallottola. E poi mi conosci, nessuno mi sta alle
spalle senza che io lo sappia prima.”
Sasuke
partì a tutto gas lasciandosi dietro una nuvola di polvere, e il fratello ad
osservarlo allontanarsi lungo il viale. Rientrò in casa e prese il telefono, aveva
alcune questioni in sospeso che da risolvere e solo una persona faceva al caso
suo. Compose il numero telefonico del destinatario ed attivò una funzione
speciale per trasferire la chiamata in una linea non rintracciabile.
“Kakashi!”
“Sono io…
ti chiamo dalla linea rossa…”