Shizuo, la persona che Izaya odia
più al mondo. Sì, è lui,
un ragazzo normalissimo, che potrebbe nascondersi tra la folla, se non
fosse per
la sua innaturale forza; E’ conosciuto come l’uomo
più forte di Ikebukuro, in
pratica una minaccia per tutti. Distributori, pali, auto e segnaletica
stradale
volanti sono tutti opera sua, non ci si può sbagliare.
Per il resto, è un ragazzo comune: capelli tinti di biondo,
occhi azzurri,
montatura da sole blu.. Questa è la descrizione ufficiale
che gira in città. Si
tengono tutti a distanza da lui, soprattutto perché qualcuno
ha sparso una
voce, purtroppo vera, della facilità con la quale Shizuo si
irrita. Questo
difetto manda sempre in estasi Izaya, che adora provocarlo.
Quest’ultimo, è una persona leggermente diversa:
in molti lo definiscono
pericoloso, ma sarebbe più adeguato il termine
“imprevedibile”. Questo perché
lui conosce tutto e tutti a Ikebukuro. Ovvio, direte voi, è
un informatore!
Ma le informazioni che tiene archiviate nella sua geniale mente non
vengono
usate per scopi lavorativi, bensì per creare scompiglio in
città, magari
mettendo diverse bande in lotta fra di loro. Tutto ciò
solamente per osservare
le reazioni degli esseri umani, creature affascinanti a parer suo.
Bhe, prima di andare avanti, torniamo indietro nel tempo e
approfondiamo il
loro primo incontro.
Iniziò tutto il primo giorno alla Raira Academy, scuola
superiore nel centro
del quartiere. Penserete che, come normalmente accade, i due abbiano
iniziato
ad odiarsi dopo un battibecco, invece no. Nessun segno, neanche una
parola. Ci
volle poco per scatenare un putiferio nell’istituto, tutto
questo a causa dei
due che, dalla loro prima occhiata scambiatosi, capirono il loro
destino:
odiarsi fino alla morte.
Hanno continuato ad inseguirsi fino al giorno
d’oggi, cercando in tutti
i modi l’uno di uccidere l’altro, ancora senza
nessun risultato.. E’ come se
l’odio che avevano provato per tanto tempo, svanisse nel
momento in cui si
presentava una buona probabilità di rimanerci secchi, come
se nessuno dei due
volesse porre fine alla vita dell’altro, forse era da troppo
tempo che stavano
insieme e rovinare alcune cose ordinarie li terrorizzava. Probabilmente
queste
erano solo le motivazioni di Shizuo, sappiamo bene che
l’altro adorava essere
fuori dal comune, per questo non possiamo ancora ipotizzare le sue
ragioni.
Era una mattinata normalissima, le vie sovraffollate della
città creavano una
grande confusione, ma tra tutta questa folla si distingueva sempre e
comunque
il biondino che sovrastava tutti con i suoi cento ottantacinque
centimetri di
altezza. Come tutti i giorni, durante l’orario di pausa, si
aggirava senza
meta, fermandosi ogni tanto qua e là per stiracchiarsi o
accendere una
sigaretta. Aspettava puntualmente che il diavolo (Izaya) lo trovasse e
lo
irritasse, ormai era abituato a questo routine.
Passarono minuti che a Shizuo parvero un’eternità,
voleva al più presto vedere
quella persona, inseguirlo cercando di ucciderlo, ma lasciandolo poi
scappare
per incontrarsi nuovamente il giorno seguente. La sua vita seguiva
ciecamente
questo corso, ma a lui, per ora, non dispiaceva affatto.
Era già passata circa un’ora dal solito orario di
“incontro” e di Izaya non vi
era nessuna traccia, un fatto che il biondo trovò parecchio
strano. Magari era
impegnato con il lavoro? Forse era scomparso di nuovo per qualche
problema con
la polizia?
Tanti pensieri lo disturbavano, così tanti che decise di
fare una passeggiata nei
dintorni, aspettando che Tom lo richiamasse per qualche altro incarico.
Il
datore di lavoro fece la sua comparsa circa dieci minuti dopo,
sorprendendo
l’altro mentre sorseggiava una fresca bottiglietta di acqua
frizzante, immerso
in vari pensieri. Il nuovo arrivato non pareva molto in vena, aveva
un’espressione mista tra angoscia e disgusto. Shizuo non
chiese informazioni,
anche perché l’altro sputò il rospo
dopo poco.
“Shizuo, credo che sia successo qualcosa ad Izaya. Ho sentito
strane voci
mentre pranzavo da Simon, qualcuno ha anche iniziato a raccontare di
aggressioni seriali con viscere che si spiattellano.. Non credo di aver
digerito quel Chirashi.” Tom disse tutto ciò in un
unico tormentone, con un
tono inespressivo e distaccato, come se gli importasse di
più dei suoi dolori
di stomaco che della vita di Izaya. L’altro
tralasciò questi dettagli,
piuttosto iniziò a riempire di domande il moro, alzando
sempre di più il tono.
“Calmo, Shizuo! Ho sentito dire che si trova
nell’ospedale qua vicino, quello
là dove abbiamo minacciato il tizio che non pagava
l’affitto da mesi.”
Il biondo parve rizzare le orecchie, non capiva se era un sentimento di
curiosità o preoccupazione quello che lo stava spingendo a
sgambettare
all’impazzata verso l’obbiettivo. Non avrebbe mai
permesso a qualcun altro di
uccidere Izaya, lui stesso voleva avere l’onore di stroncare
la vita di quel
bastardo. Nessun altro poteva estorcergli un capello, ancor peggio del
sangue;
la volpe sarebbe dovuta morire solo tra le fauci del cane da caccia.
Durante il tragitto pensò al peggio, immaginava
già di ritrovare una tomba al
suo posto. Digrignò i denti e imprecò
furiosamente contro la causa di ciò, che
presto o tardi avrebbe trovato e poi strangolato. Il grigio edificio
che si
ergeva all’orizzonte gli fece cambiare pensieri; ora provava
un senso di
confusione e rimorso, pensando a quanto ancora giovane fosse Izaya e
quanto
meschino doveva essere stato l’essere che lo aveva mandato
all’ospedale. Leggermente
ipocrita da parte sua; un sospiro gli sfuggì dalle labbra
quasi sanguinanti per
la pressione dei canini.
L’accoglienza non fu delle più piacevoli: la coda
alla reception era immensa,
alcuni bambini piangevano cercando i genitori, altri correvano senza
sosta fra
una stanza e l’altra. La signora al banco non pareva
minimamente interessata al
proprio lavoro, rispondeva sciatta, con un’espressione
annoiata sul viso.
“Ah, si. Il ragazzo pugnalato al fianco. E’ entrato
ieri sera, tipo alle 22.
Non ho idea di dove stia, fatti pure un giretto al secondo
piano” La ragazza
accompagnò le sue inutili informazioni con un gesto
maleducato della mano,
quasi volesse scacciare via il biondo e passare al successivo. Il tono
strafottente rimbombò nelle orecchie di Shizuo,
allorché prese un vaso di
primule lì a fianco e si accinse a lanciarlo contro alla
donna. Fortunatamente
un’infermiera lo bloccò e gli strinse un polso,
trascinandolo verso le
molteplici scale fino al secondo piano. Proseguirono lungo un corridoio
silenzioso e spoglio, ogni tanto qualche assistente passava di
lì correndo per
entrare in qualche stanza e aiutare i bisognosi. I due si fermarono
davanti ad
una porta bianca, così bianca e neutrale che sembrava stesse
prendendo in giro
Shizuo, quasi lo istigasse a non aprirla. La signorina esibì
un veloce inchino
e sgattaiolò verso l’ascensore, lasciando soli il
biondo e i suoi pensieri.
Lui scrollò la testa e sospirò, poi strinse il
pomello ed entrò con molta calma.
In fondo alla stanza, coperto di fasciature, vi era il malcapitato
Izaya.
Piuttosto ridotto male, ma che riusciva a sfoggiare uno sguardo
strafottente e
perfido nonostante fosse una sottospecie di mummia. Uno strano
“Bip Bip”
innervosiva il biondo, che strinse un pugno e, con parecchio
autocontrollo, si
accomodò sulla sedia alla destra dell’altro.
“Shizu-Chan.. Che splendida sorpresa!”
“Tsk, sono venuto qui solo per accertarmi che tu non fossi
morto. Sarò io
quello che ti manderà all’inferno. Ti uccido ti
uccido ti uccido..”
Come al solito Shizuo stava esibendo la sua rabbia sotto forma di
ringhia e
minacce, come se volesse trattenersi dal passare alle mani. In verità si
sentì come se una roccia fosse
stata rimossa dal suo cuore, nemmeno lui riusciva a definire questa
nuova
sensazione.
“Shizu-Chan, perché mi fissi? Sei forse ubriaco in
pieno giorno?” Scosse la
testa, Izaya sospirò e l’altro voltò lo
sguardo verso la finestra in fronte al
letto, giusto per nascondere il viso imbarazzato. Non rispose alla sua
domanda,
semplicemente schiarì la voce e chiese al moro di raccontare
quanto fosse
accaduto la sera prima.
“Non vorrei raccontare in giro della mia vita privata, ma per
Shizu-Chan farò
un’eccezione!” Ancora con quello stupido nomignolo,
ma era troppo assorto nella
vicenda che non ci fece neanche caso.
“Non stavo facendo nulla di eclatante, ho semplicemente
sentito qualcosa di
freddo in un fianco e per mia sfortuna non era la solita brezza
notturna. Gli
occhi di quell’uomo erano così freddi e
distaccati, non sembrava nemmeno un
umano mentre mi spingeva il coltello in profondità. Bhe, non
ricordo nulla del
resto. Non speravo nemmeno di ritornare in questo mondo,
perché prima o poi
comunque dovrò lasciarlo.” Sghignazzò
leggermente, ma un colpo di tosse lo
costrinse a ritornare calmo e socchiudere gli occhi. Anche se cercava
di
nasconderlo, si vedeva lontano un miglio quanto fosse vulnerabile in
quel
momento.
Shizuo rimase qualche minuto ad osservare il suo corpo, dalle minute
braccia al
collo quasi scarno. Se non fosse per il suo grande spirito e per la sua
agilità, a quest’ora Izaya sarebbe sepolto,
pensò lui. Non era assolutamente
forte fisicamente e qualsiasi persona, sorprendendolo, avrebbe potuto
spezzarlo
molto facilmente.
Si rese finalmente conto di quante volte aveva rischiato di perderlo e
di
quante volte lo avrebbe fatto in futuro. Il biondo quasi
provò pietà, prese la
sua mano e la palpò protettivamente, scrutando ogni
dettaglio e borbottando di
volta in volta.
“Da cagnolino adesso diventi gatto? Sei alquanto strano oggi,
ma parecchio
interessante.”
I due rimasero tranquilli per una buona mezz’ora: Izaya che
si lasciava
trasportare dalle imprecazioni e dai discorsi senza senso di Shizuo;
quest’ultimo
che immaginava situazioni assurde e di tanto in tanto allungava una
mano verso
l’altro, giusto per controllare che fosse ancora
lì, insieme a lui.
Quel giorno, il biondo si rese conto di quanta attenzione aveva sempre
provato
nei confronti dell’altro, di quanto avrebbe odiato
l’idea di perderlo per mano
d’altri. Nonostante questo sentimento così puro e
audace, desiderava ancora
mettergli le mani addosso e vendicarsi di tutto ciò che
aveva combinato.
Magari, d’ora in avanti, sarebbe stato più attento
e avrebbe regolato la forza,
giusto per evitare un cambiamento che non sarebbe mai stato in grado di
superare.
Il termine dell’incontro fu segnalato dall’arrivo
di un’antipatica infermiera,
la quale informò con tono seccato che l’orario
della visite era prossimo alla
conclusione. Shizuo la fulminò con lo sguardo e si
alzò violentemente, facendo
quasi cadere il tavolino lì a fianco. Stava quasi per
urlare, quando sentì un
sospiro stanco provenire dal letto dietro di lui. In effetti Izaya ne
aveva
passate fin troppe in quei due giorni, probabilmente distruggere mezzo
ospedale
non sarebbe stata una buona idea. Allora sistemò il
farfallotto e riabbottonò
il gilet, pronto per levare le tende. Il “malato”
sprofondò nel cuscino e
rimase a fissare il soffitto, immerso in qualche piano diabolico e
convinto che
l’altro se ne fosse andato senza salutare, maleducatamente
come al solito.
Invece un’ombra gli oscurò la vista:
sentì una presa dolorosa che gli scosse
una spalla, mentre delle fredde labbra gli accarezzavano la fronte.
Quasi spalancò
gli occhi, doveva essere la sua giornata fortunata per poter assistere
a così
tante nuove reazioni da parte di quell’animale.
“Bhe, Namiko ripeteva in continuazione che i baci alleviano
il dolore.” Namiko?
Era forse l’amante di Shizuo? Izaya si era perso qualche
tassello della vita
dell’altro? Per un momento si sentì quasi
amareggiato, poi però gli passò per
la mente che Namiko era la madre di Shizuo, una donna amorevole e
gentile con
tutti, l’opposto del proprio figlio.
“Hm, vado.” Questa volta si allontanò
davvero, si fermò sull’uscio e scrutò
per
qualche minuto il moro senza dire nulla, poi scomparve tra i corridoi,
senza
nemmeno chiudere la porta.
Izaya doveva ancora riorganizzare le idee, erano accadute troppe cose
in pochi
minuti, aveva scoperto nuove reazioni sia da parte dell’altro
che da se stesso.
Una domanda gli impedì di addormentarsi, passò la
notte a riflettere e fare
ipotesi, cercando di costringere il tempo a trascorrere più
velocemente. Quello
che voleva sapere era se loro due avrebbero ricominciato la loro solita
routine
o se dopo quell’incontro avrebbero, finalmente, cambiato
qualche aspetto del
loro rapporto. Non si aspettava di certo di iniziare a prendere tutti i
giorni
la colazione con Shizu-Chan, sarebbe stato troppo monotono. Desiderava
solo
nuovi impulsi, nuove cose da scoprire.
Si può dire che quello fu il primo passo verso un nuovo
approccio.
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Una storia ideata tanti anni fa, riscritta e rivista in un pomeriggio
di noia.
Per adesso resta una one-shot, se interesserà a qualcuno e
se mai avrò
ispirazioni la continuerò, com’è giusto
che sia. :3
Ps: Namiko sembra essere davvero la madre di Shizuo, anche se non
conosciamo
ancora bene gli aspetti del suo carattere. A me piace immaginarla come
una
donna dolce e ottimista, giusto perché deve aver avuto
un’enorme pazienza per
aver sopportato un piccolo Shizu-Chan!