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Autore: _Schwarz    01/03/2015    1 recensioni
Prima Classificata all'Hanabi contest [II° edizione: 'I colori dei fuochi d'artificio'] indetto da Mokochan sul forum di EFP - Vincitrice del Premio Hanabi.
Dalla shot: “Hanabi si era stretta a Hinata, mentre glielo presentavano – Shogo Hyuuga, così si chiamava – e l’aveva visto fare loro un inchino cortese, ma comunque freddo.
“Assomiglia a Neji-niisan”, pensò ancora la bimba […].”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanabi Hyuuga, Hiashi Hyuuga, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Forse era niente, sembrava tutto.

 

“E fu artificio o miracolo 
un fuoco e tu 
mi amasti e ti amai anch'io 
e fu distrazione di un angelo 
solo se quel fuoco si spense 
e poi ti persi io.

Fu una scintilla 
forse di più 
forse era niente, sembrava tutto.”
Alessandra Amoroso – Fuoco d’artificio.




Rosso – Drago
{ dentro l’ascensore con… | casata principale | convivenza forzata }




Lo aveva incontrato per la prima volta al suo quarto compleanno: i suoi genitori si erano presentati alla villa per porgere i loro omaggi alla famiglia del capoclan, e lui era con loro; era due anni più grande di lei, con corti capelli neri e la pelle chiara.
Il Byakugan non faceva che aumentare l’aria gelida che si espandeva dal suo corpo.
Hanabi si era stretta a Hinata, mentre glielo presentavano – Shogo Hyuuga, così si chiamava – e l’aveva visto fare loro un inchino cortese, ma comunque freddo.
“Assomiglia a Neji-niisan”, pensò ancora la bimba, mentre ricambiava l’inchino e passava a un altro ospite venuto a portare i suoi saluti alla casata principale.
La seconda volta che lo vide fu al funerale di suo nonno, uno degli anziani del clan: era vestito a lutto e la sua aria glaciale pareva essere ancora più spessa del solito, quasi nulla potesse scalfirlo.
Eppure, nel suo intimo, Hanabi sentì che lui stava soffrendo tantissimo, e si chiese se quel gelo non servisse a proteggerlo dal dolore.
Dopo il funerale lo vide più spesso, giacché suo padre aveva ereditato il ruolo d’anziano del nonno, e alcune volte i loro padri proposero delle sfide amichevoli tra loro – vinceva sempre lei, ma più volte la ragazzina si domandò se lui non si fosse lasciato sconfiggere di proposito.
Passarono gli anni, lei continuò a vincere, ma la guerra arrivò a Konoha. Shogo fu mandato nel paese vicino come portavoce del clan Hyuuga: sarebbe passato più di un anno prima che potesse rivederlo, ma questo Hanabi non lo sapeva ancora.
 
 
 
***
 
 
 
«Hanabi-sama, è tornato Shogo-sama dal Paese dell’acqua» disse Miwako, sua cameriera personale da quasi diciassette anni, mentre s’inchinava lievemente davanti a lei.
« È con mio padre?» chiese Hanabi alzandosi dalla scrivania e oltrepassando la porta, diretta in salotto, stretta in un kimono rosso piuttosto costoso, che faceva risaltare i suoi lunghi capelli bruni; percorse il lungo corridoio della villa e li vide, seduti nel poggiolo, mentre chiacchieravano tranquillamente – più suo padre che Shogo, in realtà – e vide che il ragazzo era molto cambiato: era molto più alto, le spalle erano più larghe e ora portava i capelli neri lunghi, raccolti in una coda bassa.
«Padre, Shogo-san» salutò, lievemente formale, per poi acconsentire alla richiesta di sedersi insieme a loro.
«Com’è il paese dell’acqua, Shogo-san?» chiese Hanabi, poiché non aveva mai avuto la possibilità di recarcisi.
« È davvero molto bello, e da quando il Ponte Naruto è stato terminato è diventato molto più ricco di prima; la fame è scomparsa e la gente vive molto bene» raccontò il ragazzo, sorridendo lievemente.
Continuarono a parlare per diverso tempo, di argomenti più o meno leggeri, fino a quando Hanabi non venne a sapere che Shogo si sarebbe fermato da loro per un intero mese, prima di ripartire per il paese dell’acqua.
Il viso della ragazza si congelò lievemente, all’idea di quella convivenza improvvisa e forzata con quello che, in fin dei conti, era un completo estraneo; ma sapeva anche che suo padre non lo avrebbe fatto, se non avesse avuto altro in mente.
«Hanabi» la bloccò quella sera Hiashi sulla porta della sua stanza, prima che andasse a letto.
«Sì, padre?» chiese lei, un po’ stranita dal fatto che non l’avesse chiamata nel suo ufficio come sempre.
«Vorrei che, appena tuo cognato ha tempo, portassi Shogo da lui per farglielo conoscere» disse l’uomo, con un tono che rasentava l’ordine.
«Va bene, padre, ma Hinata ha detto che questa settimana arriva la congregazione da Suna con il Kazekage, quindi dovremo aspettare la prossima»
«Molto bene. Buona notte, Hanabi» disse l’uomo, facendole un sorriso.
«Buona notte, padre» rispose lei, entrando nella sua stanza.
Sarebbe stato un lungo mese.
 
 
 
***
 
 
La settimana era passata abbastanza tranquillamente, anche se spesso intervallata da silenzi imbarazzanti e incontri casuali per i corridoi della villa; alla fine, però, Shogo si era integrato bene nella vita della magione del capoclan, e Hanabi quasi si chiedeva come sarebbe stato averlo sempre lì.
Poi alzava gli occhi al cielo e si domandava che diavolo le passasse per la testa.
Camminavano per il villaggio, l’uno affianco all’altra, stretti nei loro kimono di tessuto pregiato con il simbolo del clan sulla schiena chiaramente visibile, grazie al vento che spostava i loro capelli legati in codini bassi.
Anche se per riconoscere due Hyuuga sarebbe bastato guardarli negli occhi: il Byakugan e l’alterigia emanata dai loro corpi avrebbero sicuramente detto più di ogni altra cosa.
Arrivarono al palazzo del Kage ed entrarono in ascensore, Shogo schiacciò il tasto per arrivare all’ultimo piano dietro indicazione di Hanabi: avevano trascorso la maggior parte del tempo in silenzio, ma non era affatto teso; piuttosto un silenzio caldo e familiare, uno di quelli dati da anni di abitudine.
Ma loro non avevano passato anni insieme.
«Hanabi-san, volevo chiederti…» cominciò a parlare Shogo, ma quando lei si voltò verso di lui s’interruppe e le posò un veloce e casto bacio sulle labbra, senza alcun preavviso.
Passò qualche secondo, poi lui ghignò, non notando alcuna reazione violenta o di rifiuto nell’altra, e disse: «Dovrei chiederti di uscire insieme ora, vero?».
«Dovresti» rispose Hanabi, con un tono vagamente acido.

 
 
 
 
«Hanabi-san, usciresti con me?»
«Forse.»



[851 Parole]
 








Tabella Partecipanti 
Autore:
_Schwarz (sul forum: BlAcK_pAnTeR_94)
Titolo: Forse era niente, sembrava tutto.
Personaggi e Pairing: Hanabi Hyuuga, HanabiOC
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale.
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Introduzione: “Hanabi si era stretta a Hinata, mentre glielo presentavano – Shogo Hyuuga, così si chiamava – e l’aveva visto fare loro un inchino cortese, ma comunque freddo.
Assomiglia a Neji-niisan”, pensò ancora la bimba […].”
Note dell'Autore: Allora, da dove cominciare. Doveva essere una raccolta di tre One Shot, ma poi l’esame di diritto privato (e varie altre cose) si è messo in mezzo e l’ispirazione è partita di nuovo, quindi riesco a consegnarti solo questa. Ma sto consegnando, è già qualcosa.
Umh, che dire della storia? Shogo è nato in un momento di distrazione e non mi ha più mollato, nella mia testa ha un carattere simile a quello di Neji, ma con una punta di stronzeria vagamente Hanabesca che non so spiegare (invento anche le parole, okay).
Comunque, Shogo è, l’ho detto, figlio di uno degli “anziani” del clan (figlio, nipote, pronipote e balle varie) e a Hiashi piace, quindi lo avvicina a Hanabi, con la convivenza forzata appena accennata, ma nella mia testa c’è e poi c’è la scena in ascensore e l’andata da Naruto (per me questo è un post The Last, di almeno uno o due anni, quindi Hanabi ha sedici/diciassette anni, forse anche di più), perché Hiashi vuole il parere di Naruto e Hinata su di lui.
Nella mia testa ha senso che Naruto, grazie al matrimonio con Hinata, abbia voce nelle faccende del Clan, così come mi aspetto che Hinata stessa se ne interessi. Specie per la promessa fatta a Neji.
Poi ovviamente anche Hanabi potrebbe rifiutarsi di sposarlo, ma io vedo molto probabile un matrimonio nella casata principale, magari per amore, magari semplice simpatia, non lo so, ma non penso si possa evitare.


 
 
   
 
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