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Autore: Monoi    01/03/2015    4 recensioni
"Anche io volevo bene a Candy, tutti noi le volevamo bene... perchè in questa giornata lui non vuole mai dividere il suo dolore con noi?" - 1922. Sono passati sei anni da quando Candy ha perso la vita in un terribile incidente ferroviario di ritorno da Rockstown. La grande famiglia degli affetti di Candy si ritrova per ricordarla alla Casa di Pony. Tra il dolore di chi l’ha amata fioriscono silenzi, rancori e misteri inconfessabili.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Neal Leagan, Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il treno diretto da Chicago a New York sfrecciava veloce tra le verdi pianure dell'Ohio, avvolte nel buio della sera estiva. Terence Graham tentò di appisolarsi inutilmente. Dormire un po' gli avrebbe giovato, visto che fino alla mattina successiva non sarebbe riuscito a raggiungere casa, calcolando che tutto il pomeriggio sarebbe stato impegnato nella prova generale.

Senza alcun bagaglio, la faccia tirata, chiuse gli occhi appoggiando il capo al sedile. Il monotono dondolio del treno non riusciva a farlo addormentare. E allora tanto valeva pensare, si disse Terence.

Pensare al momento in cui avrebbe raccontato la verità alla giovane Catherine Andrew. Pensare al suo volto, che probabilmente sarebbe inorridito. Chissà, forse la scoperta di cosa aveva fatto il suo adorato padre l'avrebbe fatta addirittura scappare dalla famiglia. Un sorriso sinistro gli illuminò il volto al pensiero che forse la ragazza non si sarebbe fidata di lui. Meglio allora... Perché l'atroce dubbio l'avrebbe portata a chiedere lumi direttamente a suo padre.

Che scena meravigliosa! Pensò. Albert gli aveva rubato Candy, e lui avrebbe avrebbe fatto morire l'affetto di quella ragazzina che adorava il suo “Zio Wiliam” come nessuno al mondo.

Pregustando la scena con un forte senso di giustizia, gli ritornarono in mente le parole di Neal. Neal che odiava Albert probabilmente tanto quanto lui, e aveva avuto a portata di mano una vendetta del genere, non l'aveva mai fatto.

L'infido, egoista, vigliacco Neal sembrava tenere molto a quella ragazzina, tanto da aver deciso di non dirle nulla, per non ferirla. Che stupido, pensò Terence. Lui non sarebbe stato così stupido...si disse, mentre lentamente scivolava nel dormiveglia.


“Chi si crede di essere? Pensa che Candy ne sarebbe felice? Che cosa pensa avrebbe fatto mia sorella a vederla comportarsi così?” Terence si svegliò di soprassalto. Una frenata del convoglio, che poi aveva ripreso la sua corsa nella notte. Si era appisolato per un bel po di tempo, le tenebre ormai avevano avvolto ogni cosa.

Le parole di Catherine che gli risuonavano nelle orecchie alla pari delle ruote del treno che stridevano sui binari. Si portò la mano sulla fronte. A Candy di sicuro non sarebbe piaciuto il modo in cui stava per trattare Cathy. E i suoi ricordi corsero di nuovo al giorno in cui aveva saputo la notizia della morte di Candy.

"Ma perché non è venuta a parlarmi...?"

"Non era arrivata a Rockstown per parlare con te, Terry...."

"E tu come lo sai?"

"L'ho vista tra il pubblico, e le ho parlato..."

Terence aveva sentito la stanza girargli attorno in modo strano. Per lungo tempo aveva rifiutato ogni contatto con sua madre. In tutti quei mesi in cui non era riuscito a superare la separazione da Candy, scivolando sempre di più nel baratro dell’autodistruzione, Eleanor aveva abbandonato il lavoro e lo seguiva, tentando di parlargli, di aiutarlo, preoccupata per il suo futuro. Ed in quel momento aveva scoperto che se avesse accettato di parlarle prima avrebbe scoperto qualcosa di importante, forse in tempo per evitare il peggio.

Sospirando profondamente, Terry aveva alzato lo sguardo su sua madre.

“E allora perchè era a Rockstown?”

Eleanor si era morsa il labbro, abbassando gli occhi, mentre l’eco della domanda del figlio si stava spegnendo nella stanza.

“Allora?” l’aveva incalzata di nuovo lui.

“Stava cercando quell’uomo...”

La sorpresa l’aveva colto all’improvviso. Aggrottando le sopracciglia, chiese “Che uomo?” con una tale nota di stupore che sua madre aveva posato di nuovo lo sguardo su di lui.

“L’uomo con cui Candy viveva a Chigago...”

“Albert.”

Un piccolo sussulto aveva scosso le spalle di Eleanor. “Lo sapevi?”

“Che Candy viveva con Albert? Sì. Me l’ha scritto subito. L’abbiamo conosciuto a Londra... è una gran brava persona.”

“E... tu non avevi nulla in contrario?”

“In contrario... su cosa?”

L’imbarazzo nella voce di sua madre era palese.

“Voglio dire, tu e lei eravate ancora innamorati... non ti ha fatto arrabbiare che lei adasse a vivere da sola con un altro uomo?”

“No. Albert è anche mio amico. Ha perso la memoria in guerra, e quando l’hanno portato a Chicago è stata una fortuna che Candy l’abbia trovato... non so cosa sarebbe potuto succedergli senza di lei. Lo hanno trattato da schifo in quell’ospedale, si è trovato senza famiglia, senza passato.... Quando mi ha detto che erano andati a vivere insieme io ero sollevato.”

Eleanor continuava ad osservarlo, silenziosa.

“Albert è una persona in gamba. E ha sempre voluto bene a Candy. Mi sentivo più sereno a sapere che c’era lui a tenerla d’occhio. Ma quindi Albert se n’è andato? Ha recuperato la memoria allora?”

“Non lo so... Candy non mi ha detto niente di tutto questo.”

“Ah no? E di cosa avete parlato allora?”

“Di te.”

Il silenzio aveva accolto la risposta di Eleanor. Terry non aveva voglia di discutere con sua madre della sua vita... voleva solo parlare di Candy.

“Ancora non mi hai detto perchè Candy era finita a Rockstown.”

“Stava cercando quell’uomo, ti ho detto.”

“E perchè proprio lì? E perchè tra tutti i buchi di posto d’america è finita proprio dove io stavo recitando con quella compagnia da quasi un mese?”

“Perchè quell’uomo le ha spedito un regalo da Rockstown.”

“Eh?”

“Candy mi ha raccontato che lui se n’era andato da Chicago a metà dicembre. Lei non aveva idea di dove fosse, l’ha cercato per tutta la città e nei dintorni, ma di lui nessuna traccia. Finchè non ha trovato questo pacco che lui le ha spedito, e lei è corsa a Rockstown per cercarlo.”

“E quindi non sapeva che io fossì lì.”

“No, l’ha scoperto quando è arrivata. Io l’ho vista quando il pubblico ha cominciato a fare silenzio. Mi sono girata e lei era lì, che ti guardava piangendo...”

“Io pensavo di avere avuto un allucinazione. Ma perchè non ha voluto parlarmi? Era più di un anno che non ci vedavamo...”

“Aveva fretta di mettersi alla ricerca del vostro amico. Io le ho detto che avevi lasciato Susanna. Ma lei già lo sapeva, aveva letto i pettegolezzi sui giornali.”

Eleanor si era fermata per qualche istante.

“Le ho detto che se tu ti eri ridotto così era perchè l’amavi ancora. Che senza di lei non riuscivi più a vivere....Ho cercato di convincerla a lasciar perdere per qualche tempo il vostro amico, che non aveva bisogno del suo aiuto quanto tu avevi bisogno di lei in quel momento... che anche quel giorno, quando tu l’hai vista hai reagito, come mai era accaduto prima.”

Di nuovo, si era fermata e l’aveva guardato, incerta.

“Le ho detto che aveva il poter di farti tornare quello di prima. E lei mi ha risposto che aveva un’immensa fiducia in te, e che tu saresti stato in grado di tornare a Broadway. Che ne era sicura, perchè lei ti aveva amato. Poi si è alzata, dicendo che doveva assolutamente trovare Albert. E  se n’è andata.”

Qualche passeggero cominciò ad alzarsi, recuperando valigie e bagagli. Terry si stiracchiò, la lunga immobilità del viaggio gli stava facendo dolere tutti i muscoli. Il treno cominciò a rallentare la sua corsa, mentre si inoltrava tra le fioche luci di una città. Cleveland. Lì si sarebbe fermato per un’ora. Sarebbe stato il caso di scendere e mangiare un boccone.

Nei giorni dolorosi che avevano seguito la scoperta della morte di Candy, Terry si era a lungo interrogato sul motivo per cui lei si era rifiutata di vederlo, anche dopo che Eleanor aveva messo in chiaro che lui aveva lasciato Susanna e che stava attraversando un momento particolarmente difficile.

In un certo senso, non era particolarmente stupito. Era tipico di Candy fare qualsiasi cosa per i suoi amici. Di sicuro la fretta di trovare Albert, che Eleanor aveva evidenziato, era più che giustificata. Magari si era cacciato in qualche guaio, e lei era partita alla sua ricerca per dargli una mano.

Eppure, in fondo in fondo, una drammatica delusione l’aveva afferrato senza esitazione. Lui e Candy si erano sfiorati per l’ennesima volta, ma in questo caso lei era stata ben consapevole della sua presenza, e non aveva fatto nulla per raggiungerlo. Aveva percepito, in quel rifiuto, una sorta di rassegnazione da parte di Candy. Come se il loro amore non meritasse più di lottare. Come se le lacrime, le sofferenze, le difficoltà che avevano alle spalle fossero un fatto del passato.

Si era sentito geloso. Geloso di Albert. Evidentemente l’amicizia che Candy provava per lui era qualcosa di forte, reale, qualcosa che la legava al suo presente, che la faceva attraversare mezza america per scoprire dove fosse finito. Era un legame che non meritava di essere messo in secondo piano nemmeno dal loro sfortunato amore.

Il treno si fermò alla stazione di Cleveland, e Terry sorrise, un sorriso amaro, doloroso e beffardo insieme. Che stupido era stato. Sei anni prima, ancora credeva che quella tra Candy e Albert fosse una bella amicizia. Eleanor, quando aveva visto Candy, l’aveva capito subito come stavano le cose. Ma per una sorta di pudore, per il timore di farlo soffrire, non aveva osato dirgli chiaro e tondo quello che aveva scoperto.

Mentre mangiava uno stufato scadente alla tavola calda della stazione, Terence pensò che in realtà non aveva prove schiaccianti di come stavano le cose tra Candy e Albert, da poter sventolare sotto il naso di Catherine Andrew. Non le aveva mai avute. La gelosia di Neal e le sue accuse al “farabutto”, come lo chiamava, erano andate a premere sul tasto della sua stessa gelosia, facendola risuonare progressivamente sempre di più.

“Dopo che tu l’hai lasciata per quell’attricetta, lui ne ha approfottato per infilarsi nel suo letto”. Gli aveva sussurrato Logan il pomeriggio del funerale di Candy.

“E quando si è stufato di lei, il bastardo l’ha scaricata. L’ha cercato per tutta Chicago, la città era tappezzata di stupidi disegni di quel vagabondo. è finita in quel posto dimenticato da Dio per cercarlo... e lì è morta.”

“Se lo trovo lo ammazzo, Granchester. Avrei quasi preferito che si mettesse con te piuttosto che si facesse scopare da quella feccia.”

E Terence non aveva esitato a colpirlo, quel giorno al cimitero, perchè quel bastardo, che aveva fatto soffrire Candy per anni, adesso si permetteva di insultare non solo lei, ma persino Albert.

E lentamente, piccoli dettagli cominciavano ad assumere un’importanza sempre maggiore, e i rapporti di causa effetto fra gli eventi disegnavano ipotesi sempre più credibili a coprire quello che era accaduto. In pochi mesi, la versione dei fatti di Neal non era sembrata più così inverosimile.

Ad irritare Terence non era tanto il fatto che Candy si fosse innammorata di un altro. Era stato lui a lasciarla per Susanna, non aveva più alcun diritto nemmeno di arrabbiarsi. In fondo in fondo, aveva sempre sperato che Candy potesse trovare la felicità. Con chi, non era un dettaglio così fondamentale, ed Albert era molto meglio di tutti gli altri uomini di sua conoscenza messi assieme.

Però lui l’aveva fatta soffrire, e questo non poteva perdonarglielo. L’aveva abbandonata. L’aveva messa in condizione di corrergli dietro per mezza america, alla sua ricerca. E quel che era peggio, se doveva dar credito alle illazioni di Neal, era che Albert aveva abbandonato Candy dopo essersi preso tutto di lei.

Ed il pensiero bastava per farglielo odiare.

Poi, la stampa era scoppiata con la notizia dell’apparizione in pubblico di William Andrew, con le foto di Albert che riempivano la terza pagina di tutti i giornali. Ed a quel punto, l’odio di Terence era giunto a livelli tali da fargli prendere l’ennesimo treno per Chicago, con tanto di appuntamento fissato con il segretario del Signor Andrew.
   
 
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