Peccato
Credevi di poter
essere felice; credevi
e speravi che i tuoi desideri prima o poi
potessero realizzarsi. Credevi bastasse amare con
trasporto per essere
ricambiata e invece ti sei resa conto che credere non basta,
perché alla fine
ti senti solo un'illusa senza speranza e ti ritrovi incapace di reagire
alle
avversità.
Peccato, quando
arrivi al punto di
accorgerti che della vita non ti importa più niente, quando
si smarrisce la
strada dei sogni, quando ti accorgi di aver smesso di ridere da tanto,
troppo
tempo…
Peccato…
Potresti darti
della stupida,
dell’ingenua; potresti continuare per ore a vergare sui fogli
banalità,
rimpianti, assurdità, verità e bugie,
incongruenze varie in un balletto di
parole troppo spropositatamente usate e inutili; ma niente potrebbe
farti
sentire meglio, perché il rancore che nutri verso te stessa
t'impedisce di
provare qualsiasi emozione e ti fa credere di non aver bisogno di
nessuno.
Peccato, una
volta ti piaceva sorridere,
ti piaceva addobbare l’albero di Natale, curiosare tra le
bancarelle dei
mercatini alla ricerca di un regalo.
Peccato…
Ora ti senti
così vuota e disperata,
anche se nessuno se ne accorge. E' triste quando le lacrime passano
inosservate, piangere in silenzio ti fa morire di solitudine.
Peccato,
peccato, peccato... troppi
peccati sulle nostre povere vite cancellano l’innocenza,
sfregiano la nostra
anima, soggiogano i nostri pensieri.
E’
terribile quando non riesci più a
cogliere la magia di un tramonto, di una stella lontana, di un cielo
burrascoso, di un fiore che sboccia.
Peccato quando
il cuore agonizza, quando
al suo posto scopri di avere solo una pietra.
Domani
è oggi così com’era ieri. Non
c’è
differenza, sono giorni tutti uguali quelli che stai vivendo, non sai
il perché
di questa apatia, non c’è un perché, o
forse non vuoi ammetterlo il perché…
Vuoi solo
sbagliare; quello che resta di
te stessa lo annienti, speri e credi che ti possa piacere, ma sbricioli
solo i
tuoi ideali.
E’
così che rivolti la tua vita, indossi
calze autoreggenti sotto i jeans, biancheria nera da seduttrice:
è così che
diventi bugiarda con tuo padre, che ti inventi un'uscita con
l’amica del cuore.
Peccato…
Ti ritrovi
distesa completamente nuda
sul sedile di un auto dai vetri appannati, a respirare un odore
sconosciuto.
Alzi la testa e scorgi uno sguardo che ti divora, hai la sensazione di
non
avere più la forza nemmeno per muovere le labbra, ti senti
schiacciata da
muscoli sodi e massicci: lui ti vuole e ti inarca bruscamente, poi
senza troppa
accortezza ti penetra con il suo sesso duro e ti fa solo male.
E allora senti
palpitare il cuore di
dolore, ascolti i suoi gemiti al di sopra del tuo viso, non distingui
più i
colori e le forme. Sei travolta da un solo unico gesto, da un ritmo che
mano a
mano si fa più frenetico, finché lo senti
mugolare e il suo liquido sprizza sul
tuo inguine, schizza sulla tua pelle bianca e non pensavi potesse farti
così
schifo, ti viene da vomitare.
Peccato…
Nella
notte, nella pioggia, sotto i lampi, sotto un cielo che urla, occhi
azzurri che
piangono, occhi neri che ardono: labbra che si sfiorano, corpi che si
avvinghiano, freddo intenso, vento lieve, un forte brivido che sale e
poi tutto
finisce. Ti rivesti senza fiatare, stai immobile mentre lui accende il
motore,
mentre sgomma in retromarcia per tornare sulla strada asfaltata e tu
vuoi solo
tornare a casa nel tuo letto.
Resti immobile,
spettinata su quel
sedile e stringi forte la stoffa dei tuoi pantaloni: la cosa peggiore
è il
senso di disgusto che ti avvolge nel buio del silenzio, mentre capisci
di aver
fatto solo uno sbaglio, mentre sai che non potrai mai dimenticare lo schifo
di
quegli attimi incessanti vissuti senza un briciolo d’ amore.
Fine.
LORIGETA