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Autore: katyjolinar    01/03/2015    0 recensioni
La vita di un vichingo è scandita da alcune tradizioni che segnano il passaggio da un momento a un altro del proprio percorso. E tutti sono tenuti a rispettare queste tradizioni, anche i ragazzi di Berk.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Moccicoso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Astrid guarì dopo qualche giorno. E anche la tormenta si placò, così che i berkiani poterono tornare alle loro case.
Hiccup e i suoi ripresero i voli di ricognizione, andando, per prima cosa, a recuperare gli ingredienti della medicina per affrontare l'epidemia di Eel Pox che, come Hiccup aveva previsto, si scatenò dopo alcuni giorni dalla fine della tormenta di neve.
L'unica che restava a terra era, ovviamente, Astrid, che durante gli ultimi giorni di quel rigido inverno aveva superato il suo sesto mese di gravidanza, e ormai non entrava più nei suoi vecchi abiti ed era costretta a indossare le casacche del compagno che, nonostante la sua apparente magrezza, rispetto a quando aveva 15 anni aveva raggiunto un'altezza e una fisicità quasi vichinga, seppur ancora al di sotto dei parametri normali degli uomini dell'isola.
Era pomeriggio inoltrato, e la giovane era appisolata vicino al camino, seduta comodamente sulla sedia a dondolo. Il bambino era tranquillo e seguiva placidamente i movimenti della mano della madre, posata sulla pancia; dopo che era guarita dalla malattia, il piccolo si era improvvisamente calmato, lasciando Astrid dormire e recuperare la stanchezza del periodo, ma ancora sembrava fare le feste quando percepiva la presenza del padre o del padrino, dimostrando che, nonostante non fosse ancora nato, già voleva loro bene.
Hiccup era in giro con la squadra, impegnatissimo come al solito, nonostante cercasse di stare dietro alla compagna il più possibile, ma spesso i suoi doveri come capo dei Cavalieri, o membro del Consiglio, o futuro capo di Berk prendevano il sopravvento e, suo malgrado, doveva lasciare Astrid da sola per ore, durante il giorno. Ma a lei non pesava, anzi era contenta che il ragazzo si stesse dando da fare per il villaggio, aveva un gran cuore e non si sarebbe mai tirato indietro se c'era da aiutare qualcuno; ed era per questo che la giovane lo amava, per il suo cuore, per quello che faceva, perche la amava nonostante portasse in grembo il figlio di un altro, e già amava quel bambino come fosse stato suo.
Era ancora persa nei suoi pensieri, quando la porta si aprì. Astrid si voltò, vedendo Hiccup entrare, trascinando, insieme a Moccicoso, qualcosa di grosso e apparentemente pesante, avvolto in un grosso lenzuolo bianco. La bionda si alzò, mentre i due giovani trascinavano il grosso oggetto fino al centro della stanza.
"Ehi... ma cosa..." domandò, avvicinandosi ai due.
"È una cosa che tra qualche settimana ci sarà utile, se non indispensabile." spiegò Hiccup, mentre Moccicoso toglieva lentamente il telo, rivelando cosa nascondeva.
Astrid rimase senza parole: era una grossa culla in legno massiccio, con intagli e intarsi elaborati, e un albero a cui era agganciata una tenda, che fungeva da baldacchino e sarebbe servita come ulteriore riparo dalle rigide temperature nordiche. Si avvicinò, sfiorando il legno e esaminando ogni particolare, dai delicati intarsi rappresentanti draghi d'ogni specie, alle lenzuola e il corredo ordinatamente piegato e riposto con cura all'interno.
"La culla l'hanno costruita Hiccup e Skarakkio." spiegò Moccicoso "Mentre il corredo, in parte è costituito dalla roba che avevo io da piccolo, e che mio padre aveva tenuto in un baule. L'ho preso l'ultima volta che sono stato da lui, pensando che poteva tornare utile."
"La parte restante è roba mia, conservata da mio padre." continuò Hiccup, avvicinandosi alla compagna e passandole un braccio attorno ai fianchi "Lo so, è tutta roba vecchia, ma per iniziare può andare bene, credo."
"Oh... ragazzi... è perfetto!" esclamò Astrid, abbracciando il ragazzo, quasi in lacrime per la felicità. Poi si allontanò, andando ad abbracciare Moccicoso "Grazie davvero, ma... Testa Bruta cosa ne pensa? La tua roba poteva essere conservata per quando avrete dei figli voi..."
"A dire la verità è stata una sua idea." ammise il moro "Dice che sta già lavorando al suo corredo da prima che ci mettessimo insieme. Quando le ho mostrato il baule ha suggerito di lasciare tutto a te, visto che ne hai bisogno in un tempo più breve e anche lui è mio figlio, ed è giusto che abbia anche qualcosa di mio."
La giovane sorrise, stampando un bacio sulla guancia dell'amico, mentre lui le carezzava la pancia.
"Allora quando vi sposate?" domandò, curiosa, allontanandosi e andando ad abbracciare di nuovo Hiccup.
"Quando vi sposerete tu e Hiccup." ammise l'altro "Ricordi? Lo avevamo deciso alla Sala Grande. Nel frattempo mi sono trasferito da Testa Bruta e suo fratello, così possiamo cominciare a vivere insieme e sarà più facile con... tutto."
"Tutto cosa?" chiese Astrid, confusa "È una convivenza, finché non ci sono bambini in arrivo è tutto più facile."
"Appunto." rispose Moccicoso, grattandosi la testa, visibilmente a disagio, e facendo un profondo respiro "Ragazzi, io... oh, Dei... come ve lo dico? Sì, insomma... è successo solo una volta, un mese fa, dopo che ci siamo messi insieme, ma... Ecco, Testa Bruta è incinta. È appena all'inizio, ma..."
"Ma è fantastico!" lo interruppe la ragazza "Congratulazioni! Davvero, è una bellissima notizia!"
"Beh, sì... insomma..." balbettò il giovane "Cioè, sono contento, ma... ecco... io volevo aspettare... però è successo, e..."
"Va bene così, Moccicoso." disse Hiccup "Vai tranquillo, ti posso assicurare che seguire la gravidanza della propria donna da vicino è una cosa fantastica. E poi, magari, quel bambino potrebbe riportare la pace tra te e tuo padre."
"Lo spero proprio..." sospirò Moccicoso "Ormai sono sei mesi che non mi parla..." guardò di nuovo la culla e si avvicinò ad Astrid, poggiandole una mano sulla pancia "Ora è meglio se vado, o Bruta potrebbe arrabbiarsi se non mi vede arrivare... ci vediamo domani all'Accademia, allora."
Ciò detto, strinse la mano a Hiccup, diede un bacio sulla guancia a Astrid e le baciò il pancione, infine uscì, lasciando sola la coppia.
La ragazza si avvicinò nuovamente alla culla, sfiorando la tenda del baldacchino con un sorriso sognante dipinto in volto. Hiccup la osservò, memorizzando ogni particolare della donna che amava: il volto era diventato più paffuto, gli occhi color acquamarina risplendevano più del solito, incorniciati dalle lunghe ciglia bionde, come i capelli, sempre molto lunghi, e che la giovane aveva preso l'abitudine di tenerli sciolti, adornati dal solo kransen, che dopo il divorzio aveva ripreso a indossare, più per abitudine che per altro, parzialmente nascosto dalla lunga frangia che cadeva lateralmente. Lo sguardo del giovane uomo si abbassò sul corpo, le cui forme erano parzialmente mascherate da una delle sue casacche, color verde militare, ma poteva notare il seno, aumentato visibilmente di volume durante la gravidanza, e il pancione, dentro il quale stava crescendo il suo figlioccio, anzi no, suo figlio.
Non lo aveva ancora ammesso ad alta voce, ma Hiccup, anche se non era suo, considerava già quel bambino come suo figlio, lo amava già da quando aveva scoperto la gravidanza, perché era una parte di Astrid, e, per Hiccup, da lei non poteva che uscire qualcosa di fantastico, non importava con chi fosse stato concepito; quel bambino avrebbe avuto due padri, ma la cosa non disturbava il giovane uomo, anzi lo legava ancora di più a quel piccolo essere.
Sì, perché anche Hiccup, in un certo senso, aveva avuto due padri: Stoick, l'uomo che lo aveva messo al mondo e cresciuto, e Skarakkio, il suo padrino, che aveva affiancato Stoick nel difficile compito di crescere un bambino difficile quale era quella lisca di pesce ambulante combinaguai.
Senza dire nulla, il ragazzo si avvicinò ad Astrid, poggiandole una mano sulla pancia e continuando a guardarla. Immediatamente sentì il bambino quasi lanciarsi nella sua direzione, provocando un sussulto alla madre e una risata divertita a Hiccup.
"Sì, piccolo!" esclamò, continuando a ridere "Anche io ti voglio bene." senza togliere la mano, fece avvicinare Astrid a sé e le posò una mano sul volto, delicato "E amo tantissimo anche tua madre."
Si abbassò su di lei e la baciò con dolcezza, assaporando ogni sensazione, mentre lei ricambiava, carezzandogli il volto, lungo la linea della barba, lasciata incolta da qualche giorno, a causa del poco tempo libero a disposizione per potersi radere con calma. Approfondì il bacio, stringendo delicatamente la compagna, finché lei non soffocò una leggera risata e lui dovette allontanarsi, guardandola interrogativo.
"Cosa c'è?" domandò.
"La tua barba." rispose Astrid, passandogli la mano sulla guancia "Mi hai fatto il solletico."
"Oh... ehm, sì, stavo pensando che dovrei radermi... ma non riesco mai a trovare il tempo..." balbettò Hiccup, un po' a disagio.
"No, Hiccup... lasciatela crescere ancora un po'." suggerì la giovane "Mi piaci, così."
"Davvero? Anche se ti faccio il solletico?" scherzò Hiccup, sfiorandole la guancia e il collo con le labbra, e provocandole una serie di risate, che durarono per cinque minuti buoni.
Quando la ragazza si calmò, guardò il compagno negli occhi, con dolcezza, poi gli prese la mano e lo trascinò in camera.
Hiccup la seguì, in silenzio, incuriosito. Si chiese cosa avesse in mente la bionda, ma sapeva che presto avrebbe avuto la risposta.
Astrid lo trascinò fino al letto, lo fece sedere e si sistemò accanto a lui, passandogli una mano sui capelli.
"Sai, ieri, quando Gothi è venuta a controllarmi le ho chiesto informazioni su una cosa..." esordì, timidamente.
"Cosa?" la incitò il castano, passandole una mano sulla pancia e continuando a fissarla negli occhi.
"Le ho chiesto se, nelle mie condizioni, è possibile... ecco..." balbettò, arrossendo "Sì, insomma... le ho chiesto se, anche se sono incinta, nel caso fosse successo, io e te potevamo..."
Hiccup capì cosa voleva dire e le prese il volto tra le mani, fissandola seriamente.
"Astrid, non è meglio aspettare a dopo che ti sarai ripresa dal parto?" suggerì, preoccupato "Non voglio che ti fai male... io posso aspettare, non ho fretta, davvero."
"Gothi ha detto che, se sto bene, possiamo." lo rassicurò lei "Devi solo essere delicato, non mi succederà niente... non ci succederà niente, né a me né al bambino."
"Astrid, io..." cercò ancora di obiettare il giovane, arrossendo "Io non so... per me sarebbe la mia prima volta, lo sai... vorrei assicurarti di essere delicato, ma... sì, ecco... potrei perdere il controllo, non sapendo bene come..."
"Ti guido io." lo fermò la bionda "Non perderai il controllo, ne sono sicura."
Il giovane uomo sospirò. Aveva una gran voglia di far l'amore con lei, non poteva negarlo, ne aveva voglia fin da quando si era reso conto di amarla. Ma si era sempre tirato indietro, da quando stavano insieme, prima perché la vedeva traumatizzata dall'esperienza precedente, e dopo per via della gravidanza: aveva paura di far male ad Astrid o a suo figlio; per questo, ora, esitava: aveva paura di far loro del male.
La bionda percepì la sua frustrazione e decise di fare la prima mossa, sbloccando la situazione. Lo baciò carezzandogli i capelli, e, lentamente, gli sfilò la casacca, gettandola sulla sedia accanto al letto, per poi passargli le dita lungo le linee dei muscoli.
Erano forti, proporzionati, e Astrid si trovò a fare confronti con il suo ex marito. Moccicoso era muscoloso, ma Hiccup non era da meno, era solo apparentemente magro, il suo fisico era asciutto, allenato, ed era assolutamente magnetico!
Lo baciò di nuovo, mentre con una mano disfava il letto, e poi si concentrò sulla cintura dei pantaloni. Fu un'operazione più complicata, ma Hiccup la aiutò, e anche questi presero posto sulla sedia, assieme alla casacca. Infine, il giovane si sganciò la protesi, intanto che la compagna si distava dei propri abiti e si sistemava sotto le coperte.
Il castano si sistemò accanto alla compagna, baciandola dolcemente e attendendo che fosse lei a fare la mossa successiva. Non voleva farle male, quindi aveva deciso di darle campo libero sulla conduzione del gioco.
Astrid era emozionata, le sue mani si muovevano sul corpo del ragazzo, seguendo i muscoli; prima il petto, poi gli addominali, i fianchi... e si scoprì arrossire come una vergine quando la sua mano andò a sfiorare le zone più intime del corpo di Hiccup.
Sorrise, cercando di nascondere l'imbarazzo inevitabile del momento, e si preparò a unirsi a lui.
Fu una sensazione piacevole, molto più della sua prima volta, con Moccicoso. Non fu affatto dolorosa, e quei lenti movimenti, quelle carezze, quei baci, seppur parzialmente intralciati dal pancione, le provocarono delle sensazioni così intense da mandarla in estasi nel giro di pochi minuti.
Hiccup la assecondò, lasciandola guidare e abbandonandosi a quelle intense sensazioni. le sue mani vagavano sul corpo della ragazza, delicate, le sue labbra incontravano spesso la pelle di lei, cosa che le provocava dei piacevoli brividi, che incitavano silenziosamente il ragazzo a continuare, a raggiungere insieme la fine, in quel turbinio di emozioni che stava invadendo i loro corpi.
Quando ebbero terminato, la giovane si distese accanto a Hiccup, serena e sorridente, mentre lui la baciava un'ultima volta.
"Ti amo, Hiccup." sussurrò Astrid, poggiando la testa sul petto del compagno "Mi dispiace di averti fatto soffrire tanto... non avrei dovuto farlo, non te lo meriti."
"Astrid, io ti ho già perdonato da tempo, te l'ho detto." la rassicurò il castano, mentre la sua mano le spostava i capelli dal volto e si abbassava fino al pancione "Ora devi solo perdonare te stessa, ma ti aiuterò."
"Come posso farlo?" si lamentò lei "Ho rovinato la vita di quattro persone, compresa quella di mio figlio, con quello che ho fatto..."
"Non è vero." obiettò Hiccup "Tutto si può sistemare."
"Lo ripeto: come?" insistette la ragazza.
Il ragazzo si voltò verso la compagna, con un'espressione seria.
"Sposami, Astrid. E permettimi di fare da secondo padre al mio figlioccio." suggerì "Dammi questa possibilità."
La bionda lo fissò, indecisa, infine annuì.
"Va bene, ma vorrei fare una cosa, e mi serve che il Consiglio di Berk approvi." concluse "Abbiamo già abbastanza problemi con tuo zio, tutti quanti, quindi questa cosa, solo questa cosa, deve essere approvata dal Consiglio, così da diventare legge."
"Se mi dici cosa hai in mente, ne discuterò alla prossima riunione, non temere." la incitò il giovane, stringendola.
Intanto Moccicoso era tornato a casa.
Quando entrò, trovò i gemelli impegnati in una delle loro animate discussioni, come al solito. Sospirò, guardandoli seriamente, e aspettando che la rissa si esaurisse da sola. Nelle settimane precedenti aveva tentato più volte di sedarle, ma senza successo, quindi aveva deciso di non mettere più il naso nelle beghe tra la sua donna e il fratello, ben sapendo che tanto sarebbero finite da sole.
Si sedette al tavolo e li osservò, finché, finalmente, Testa Bruta non mise al tappeto Testa di Tufo e si avvicinò al compagno, pulendosi le mani con un gesto trionfale.
"Ehi, dolcezza!" la salutò, attirandola a sé a facendola sedere sulle sue gambe, prima di stamparle un bacio sulle labbra e carezzarle la pancia "Non dovresti affaticati, lo sai. Sei in un periodo critico."
"Se quella schifosa mucillagine di mio fratello la smettesse di farmi arrabbiare, non succederebbe." si lamentò lei, lanciando un'occhiataccia assassina a Tufo, che si stava rialzando da terra, ancora dolorante.
Il moro alzò gli occhi al cielo, stringendo la giovane. Era inutile discutere, non sarebbero mai cambiati.
"Ho portato la roba da Astrid." la informò "Ha apprezzato molto il dono."
"Bene. Almeno ha qualcosa con cui iniziare." commentò la ragazza, stampando un bacio sulla guancia del giovane, che la allontanò delicatamente, guardandola serio negli occhi.
"Bruta, seriamente, sei sicura che non ti dia fastidio? Dimmi la verità." chiese.
"Moccicoso, io... ci ho pensato a lungo..." sussurrò Testa Bruta "soprattutto da quando ho avuto quello scambio di opinioni con Astrid. Hiccup aveva ragione: non posso tenere rancore troppo a lungo. Tu e Astrid avete sbagliato, e state pagando per questo, avrai un figlio da lei, per cui dovremo convivere con questa cosa per sempre, sia noi che Hiccup e Astrid. Per cui la cosa giusta da fare è cercare di restare in buoni rapporti, e aiutarci quando possibile, per il bene di tutti, nostro, loro, e di tutti i figli che nasceranno, sia quello che avrai da Astrid, sia lui..." si sfiorò delicatamente la pancia "ma anche quelli che Astrid e Hiccup avranno in futuro, e quelli che avremo anche noi. Le nostre famiglie sono ormai legate, e ti giuro che proverò a voler bene anche al tuo figlio maggiore. In fondo ha già due padri, a vedere i progetti che anche Hiccup sta facendo per lui, quindi che male c'è se ha anche due madri che gli vogliono bene?"
Moccicoso la fissò, sorpreso. Quella giovane donna era una sorpresa continua: la conosceva da quando erano bambini, ma non pensava che fosse in grado di fare discorsi così profondi. Più passava il tempo con lei, e più scopriva cose di quella ragazza che lo facevano innamorare più di quanto non lo fosse già.
Le carezzò le lunghe trecce, sorridendo, e la baciò di nuovo, prima di rivolgersi a Testa di Tufo, che li fissava con la sua solita espressione ebete.
"Non hai nulla da fare, coso?" domandò, irritato "Se permetti, io, tua sorella e tuo nipote vorremmo un po' di intimità."
"Beh, se permetti tu, questa è anche casa mia!" obiettò il biondo, prima di venire colpito da un cucchiaio di legno lanciato dalla ragazza "Mh... va bene, me ne vado in camera mia e vi lascio fare le vostre porcherie. Voi, però, vedete di non fare troppo rumore, che l'ultima volta non mi avete lasciato dormire!"
Nessuno dei due rispose, ma il ragazzo venne colpito da una scodella di coccio volante, così che dovette battere in ritirata e lasciare soli la sorella e il cognato.
Moccicoso sorrise, tornando a concentrarsi sulla compagna. Senza dire nulla le posò un bacio sulle labbra, poi si spostò sulla sua guancia e sul suo collo, provocandole una risatina allegra.
"Te l'ho già detto che sei incredibilmente sexy?" sussurrò, continuando con la linea di baci verso il basso.
"Mi piace sentirtelo ripetere, mio bel vichingo possente." rispose la giovane, rispondendo a ogni bacio.
"Oh... vedrai quanto sono possente..." la stuzzicò Moccicoso, allusivo.
"Lo so già, ma mi piacerebbe che mi rinfreschi la memoria..." lo incitò Bruta, alzandosi e trascinandolo in camera.
Arrivati nella stanza, il giovane afferrò la compagna per la vita, affondando la testa nelle bionde trecce, per aspirante l'inebbriante profumo; la ragazza si girò nell'abbraccio e passò la mano lungo il bordo del gilè del moro, spacciando lentamente ogni nodo per poter scoprire quel possente torace che tanto adorava. Moccicoso la lasciò fare, aiutandola con i nodi più stretti, e poi le sfilò la casacca, scoprendo l'esile fisico della bionda.
Delicatamente, la spinse verso il letto, facendola stendere, senza mai smettere di baciarla. Pochi secondi dopo, anche i pantaloni fecero la fine della parte superiore dei loro vestiti, lasciandoli liberi di esprimere pienamente il loro amore.
Non era la prima volta, per loro, ma la volta precedente il ragazzo era stato molto più irruento, istintivo, seppur particolarmente attento al benessere della ragazza, vista l'esperienza che aveva avuto con Astrid. La volta prima era la prima volta di Bruta, e Moccicoso voleva renderla speciale, indimenticabile.
E, involontariamente ci era riuscito, perché quell'unica volta che avevano fatto l'amore, un mese prima, le aveva fatto un dono, il dono più grande che poteva farle: le aveva dato un figlio, che sarebbe nato entro pochi mesi.
Per questo, quella volta, il giovane doveva andarci più cauto, perché non voleva far del male a suo figlio. Si prese tutto il tempo che necessitava, preparando sé stesso e la compagna con coccole, baci e carezze, ascoltando ogni sospiro di Testa Bruta, e usando tutta la dolcezza che gli era possibile usare, quando si unì a lei.
I movimenti furono lenti, calcolati, tutti volti a rendere molto piacevole l'esperienza alla bionda, a dimostrarle tutto l'amore che provava per lei, la sua compagna, la sua futura moglie, la madre dei suoi futuri figli.
Si amarono a lungo, dando sfogo ai loro sentimenti, finché non raggiunsero insieme la fine, e si addormentarono abbracciati, stanchi e felici di appartenere l'uno all'altra.
   
 
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