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Autore: Kagedumb    02/03/2015    6 recensioni
2664 words | Tommy!centric | Adommy (accennato)
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.Lo chiamavano Ade. Con la e, come il dio greco degli inferi, anche se il suo nome era Adam, senza nessuna e. Aveva un bel suono, tagliente e rapido, come i suoi occhi. Ade.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Adam Lambert, Nuovo personaggio, Tommy Joe Ratliff
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Titolo: “Lo chiamavano Ade, come il dio greco degli inferi”
Fandom: Adam Lambert / Adommy
Personaggi: Adam Lambert, Tommy Joe Ratliff, Nuovo Personaggio
Genere: Drammatico
Avvertimenti: Tematiche delicate
Rating: Giallo
Introduzione: Lo chiamavano Ade. Con la e, come il dio greco degli inferi, anche se il suo nome era Adam, senza nessuna e. Aveva un bel suono, tagliente e rapido, come i suoi occhi. Ade.




 
Lo chiamavano Ade, come il dio greco degli inferi”



 
PROLOGO

 

Alcune sere io non sto come dovrei
Alcune sere io non sto come vorrei
Alcune sere non sento il passare del tempo ma ammetto che è lento
ma dove sei?

[Alcune sere, Briga]

 

 

Lo chiamavano Ade. Ade con la e, come il dio greco degli inferi, anche se il suo nome era Adam, senza nessuna e. Aveva un bel suono, tagliente e rapido, come i suoi suoi occhi. Ade.
Ade era magro e slanciato, ma ascoltava i Beatles e i Rolling Stones, poi i Queen e i Nirvana. Era un bel tipo.

Ma non aveva importanza, non davvero.
Ade era bello, aveva dei tratti particolari, lo sguardo profondo che sembrava sempre guardare lontano, e il sorriso sincero. Alle ragazze piaceva. A Kristie piaceva.
Persino a Tommy piaceva.

Non erano mai stati amici loro due, però. Erano andati vicino a diventarlo, però, quindi era come se lo fossero stati. Un po'.

La verità era che non lo conosceva bene.
Sapeva solo che andava matto per i Queen, perché canticchiava le loro canzoni nell'intervallo. Tommy forse sapeva che Ade aveva quella mania di mordicchiarsi il labbro quand'era nervoso e che non guardava mai una persona negli occhi quando parlava.

Però, sapeva anche che tutti lo chiamavano Ade. Ade con la e, come il dio greco degli inferi, anche se il suo nome era Adam, senza nessuna e.

(Poi morì e le persone semplicemente smisero di chiamarlo.)

 

 

I

 

 

Il locale era piccolo, sembrava un bar normale e lo era, a dir la verità, un bar normale. Uno di quelli con gli sgabelli di metallo accanto al bancone, di quelli che trovi vicino alle scuole, con la tizia dietro che maneggia bottiglie di alcol e mastica una cicca, mentre ti fissa spazientita, abituata alle avances di studenti senza alcuna speranza.

Sempre a voler dire la verità, Tommy odiava quel tipo di bar. Odiava il chiasso, le chiacchiere futili e la musica house del cazzo che mettevano.
Una birra  bofonchiò alla tizia-della-cicca. 
La giovane lo fissò per un paio di secondi.  Ce l'hai l'età, ragazzino?
E lo sapeva bene che l'età non l'aveva. 

Tommy non aveva nemmeno quasi la faccia di un sedicenne, avrebbero potuto scambiarlo per un quattordicenne. Allora tossì e si corresse, stringendo i denti: Una coca-cola E levati dalle palle, stronza. Non gli importava che stesse solo facendo il suo lavoro.

La tizia-della-cicca gli diede le spalle, lasciando volteggiare i capelli raccolti in una coda di cavallo. Tommy le lanciò un'occhiata al culo, distrattamente, e pensò che probabilmente il padrone del locale sceglieva le ragazze proprio per quel requisito. O forse se le scopava, chissà. Magari dava loro il posto e dopo una settimana le licenziava per qualche futile motivo.

La tizia-della-cicca cambiava ogni lunedì. 
E quel lunedì si chiamava Nicole.

 

 

La settimana scorsa, invece, si chiamava Sarah, e quella a Tommy piaceva perché sì. Perchè masticava una cicca, però sorrideva e aveva una risata bellissima, squillante, di quelle che entrano nella testa e non escono più. Invece Nicole aveva sempre il muso, come se avesse calpestato una merda.
Le ragazze nel tavolo vicino parlavano.

Tu lo conoscevi? – Spezzarono il silenzio le parole appena bisbigliate della barista.
Quello morto, intendi? – Tommy si portò una mano sul viso, strofinandosi stancamente un occhio. Gli avevo parlato una volta per chiedergli una penna.
Sul serio? E com'era?
D'aspetto, dici? Carino. E gentile. Però si vedeva che non era del tutto normale.
Che stronzate gli sto dicendo, pensò Tommy.

Ade era normale, era- Ade. Ed era morto.
Era un tuo amico, vero? – Nicole si accorse che qualcosa non andava, perchè Tommy si era improvvisamente perso nei suoi pensieri.

 

Alzò lo sguardo, perchè lei lo guardava. Gli aveva posato sopra il bancone un bicchiere di Coca-cola, esattamente quello che il ragazzetto aveva chiesto. Era un tuo amico? Quel ragazzo  ripeté.

Tommy stava per dire di farsi i cazzi suoi, poi però annuì. Era suo amico? Non ne era sicuro. Era il fidanzato di Kristie, qualche volte erano usciti nello stesso gruppo, ma non era certo che si sarebbero potuto definire amici.
La tizia-della-cicca continuava a guardarlo, masticando la sua cicca, come da copione. Un fottuto copione.

 

L'anno scorso è morto mio padre, a gennaio  Tommy se ne uscì così, come se focalizzarsi sul ricordo di un'altra morte ingiusta servisse a distrarlo dalla scomparsa fresca di Ade. È stato un periodo orribile sembrò esitare qualche secondo, perchè Nicole riprese il bicchiere di coca-cola dal bancone. Aspetta – disse.

Tornò con la birra, gliela porse. I suoi occhi rimanevano piatti, senza emozioni.
Non dirlo al mio capo, okay?
Grazie.
Di niente. Ora però, per favore, va' a sbronzarti da qualche altra parte. Non voglio casini durante il mio turno.

 

Tommy si alzò dallo sgabello di metallo e si allontanò con la sua birra, mentre pensava. 

 

Lo chiamavano Ade.
Ora era Il Ragazzo Che Si Era Suicidato.

 

 

 

II

 

 

Ma finchè il mondo non mi fotte, resto qua
dove nessuno mi potrà fermare.

Ci sono alcune volte che non so chi sei,
però sorrido nella notte e penso a lei,
che finchè vivo me ne sto per i cazzi miei
 e nessuno mi ordina che devo fare.

 

 

La notizia era in prima pagina della periferia locale. “Ragazzo muore. Si parla di suicidio”. 

L'articolo era tutto al passato. Adam Lambert frequentava, era fidanzato con, poi parole sparse come ragazzo normalissimo, genitori in lacrime, notizia sconvolgente. Le solite cose che si aspetta di leggere in casi di cronaca come quelli.

L'avevano trovato annegato nella vasca da bagno.

 

Tommy stringeva il giornale tra le mani e sapeva che avrebbe dovuto smettere di leggere, buttare via tutto e comprarsi un fumetto, però non riusciva a fermarsi. In paesi come quelli non succedevano quel genere di cose. Non ai sedicenni.

C'era stato, okay, qualche caso di quindicenne incinta, ma mai nessun suicidio da parte di ragazzini del liceo. Tommy fissò la foto, in alto a sinistra della pagina, dove Adam (Ade, Ade era il suo vero nome per i suoi amici) sorrideva, con gli occhi azzurri e luminosi. Nell'articolo non c'era scritto nulla d'importante.
Non c'era scritto da nessuna parte che amava i Beatles, i Queen e i Rolling Stones, non c'era scritto che si mordicchiava sempre il labbro quand'era nervoso e non c'era scritto che non guardava mai nessuno negli occhi. C'era scritto di Adam, non di Ade.

 

Kristie era davanti a lui che lo fissava. Aveva gli occhi rossi, gonfi per il pianto. Era la fidanzata di Ade, dopotutto.
Che ne pensi? gl'aveva chiesto, come se Tommy potesse pensare a qualcosa che non fosse il dolore.

Quando il biondo aveva suonato al campanello, Kristie era venuta ad aprirgli così, ancora in pigiama. Anche lei non se l'era sentita di andare a scuola, come lui. Aveva tutto il trucco colato e le lacrime ancora sulle guance, i capelli scompigliati di chi aveva passato la notte a rigirarsi nel letto.
Tommy rimase in silenzio. È un buon articolo di giornale.
Cosa ne pensi sul serio, Tommy  Però non era arrabbiata, perchè sorrideva. Era un sorriso un po' triste, un po' malinconico, il sorriso di chi è morto dentro.
Tommy esitò. Probabilmente lui l'avrebbe odiato. Troppo dispersivo.

L'ho pensato anch'io  E aveva preso una delle birre che lui aveva comprato, portandosela alle labbra. Ci sarà il funerale dopodomani, ma non sono sicura di volerci andare. Sarebbe come-...  s'interruppe, e per un attimo Tommy pensò che avrebbe incominciato a piangere, invece si riprese Come ammettere a me stessa che è morto sul serio. E che non tornerà.

E che non tornerà.

Alzò lo sguardo su di lui, asciugandosi gli occhi umidi e bevendo un altro sorso di alcol. Tu ci andrai, Tommy?
Ci andrà tutta la scuola.
Tu vorresti andarci?
Non lo so, io-...  Sorrise. Si chiese se anche il suo di sorriso sembrasse un po' quello di un morto. Uno nell'anima. Non abbiamo mai parlato più di tanto, ciò che ci legava eri tu. La sua ragazza e la mia migliore amica. Lui era-... Non riusciva a trovare le parole.

Era speciale continuò Kristie, gli occhi spenti e la voce rotta dal pianto imminente.
Già, esattamente. Però era allo stesso tempo uno qualunque. È così strano parlare di lui al passato, vero?
La ragazza annuì, poi lo guardò. Per un attimo gli sembrò che le sue iridi nocciola avessero perso il loro splendore.

Posso dirti una cosa stupida, Tommy?
E lui annuì.
Avrebbe preferito non farlo.

 

 

Kristie si accese la sigaretta, lottò per qualche secondo con l'accendino, poi inspirò con lentezza. In silenzio, sotto i suoi occhi color cioccolato.
Puoi già iniziare a ridere se vuoi  ma sapevano entrambi che non l'avrebbe fatto. È una cosa stupida, sul serio – Si sistemò i capelli con la mano sinistra, mentre si asciugava gli occhi perchè ormai aveva smesso di piangere. Lui non mi ha mai amata, non davvero.

Tommy la fissò.
Kristie sorrise, con dolcezza. Deve sembrarti strano, lo so. Eravamo la coppia perfetta, vero? Almeno all'apparenza. Lui cercava sempre di mostrare... il suo lato migliore, quando c'eri tu. Sono convinta che tu gli piacessi più di quanto gli piacessi io. Puoi ridere, ora.

Lui non rise.

E Kristie continuò a parlare, come se in realtà stesse facendo una chiacchierata con il suo cuore. Non l'avevo mai visto , prima che mi chiedesse di uscire. Era un martedì e mi aspettò davanti alla nostra classe. Disse “ciao” ed io “ciao, ci conosciamo?” e lui disse che no, non ci conoscevamo, ma che avrebbe voluto conoscermi. Sorrideva, aveva il sorriso più bello che avessi mai visto. Non era il genere di ragazzo con cui uscivo di solito, no. Ade aveva quell'aria da intellettuale e- maturo, lo trovavo attraente. Ho incominciato a pensarci dopo il terzo appuntamento, la prima volta che mi baciò. Non parlava con me come si parla con la ragazza che ti piace  fece una pausa, si morse il labbro. Lo faceva anche lui, pensò Tommy. Lo sta facendo come faceva luiCi fidanzammo poi, durante l'estate. Ti ricordi il giorno in cui lo conoscesti?
Sì, lo ricordava.

Era luglio, dovevano uscire come al solito in gruppo e Kristie l'aveva chiamato chiedendogli se poteva portare con sé il suo ragazzo.

“Da quando hai un ragazzo?” aveva chiesto, aggrottando le sopracciglia.
“Da una settimana. Adam hai presente? Del terzo. Quello-”
“Sì, ho presente chi è. Portalo, se vuoi, basta che non dia fastidio”.
E Ade non aveva dato fastidio. 

 

Il primo ricordo che Tommy aveva di Ade era la sua stretta, gentile. Ade era tranquillo, intelligente e aveva sul serio il sorriso più bello del mondo. 
Quel giorno lui non aveva occhi che per te, sembrava quasi che fossi io la terza incomoda  Kristie si lasciò cadere sul letto e Tommy non riusciva più a vederla in viso.  Voleva solo... solo che tu lo guardassi  mormorò e tu lo accontentavi sempre. Lo guardavi così spesso... Anche dopo quel giorno. Ogni volta che uscivamo insieme. Tu parlavi con me, però guardavi lui e lui guardava te, come due calamite, capisci?
Non capiva.
Kristie si era issata su, lo guardava negli occhi, però allo stesso tempo non lo guardava. Era persa nei suoi pensieri.
Vorrei riuscire a odiarlo per questo. A odiare te. Però io vi amo troppo, entrambi. E la cosa più brutta sai qual era?  Buttò via la sigaretta, con un gesto noncurante. Era ubriaca, Tommy capì. Che tu non te ne sei nemmeno reso conto di ciò che lui provava per te. Ed ora lui è morto.

Ed ora lui è morto.
Annegandosi nella sua vasca da bagno.

 

 

 

III

 

 

Alcune sere io non sto in community,
alcune sere tu non comunichi,
alcune sere io non sto,
abuso dell'alcol rinchiuso nei bar shop più uniti

 

 

A Ade piaceva nuotare.
Tommy si ricordì in quel momento un episodio particolare, mentre calciava i ciottoli della strada, allontanandosi – scappandodalla casa di Kristie.

Erano gli ultimi giorni di agosto. Erano andati tutti in piscina, quella del Circolo. C'erano anche Leo, il fratello di Kristie, perché aveva la macchina e aveva acconsentito a portarli, e Grace, la ragazza con cui lui usciva in quel periodo. Era un po' strana, piena di piercing, poi diceva di essere “punk” perché ascoltava qualche gruppetto rock commerciale.
Tommy annuiva, convinto, finché ci stava poteva ascoltare chi cazzo voleva.

Quel giorno c'era il sole, doveva essere un venti-qualcosa, non ricordava. Grace e Kristie erano sulla sdraio, parlavano e ridevano. Ade si era tuffato nell'acqua, e quando era riemerso aveva i capelli tutti bagnati.
Indossava un costume blu. Perché l'aveva notato?

– Tommy, ti tuffi o no?!

L'aveva spruzzato con l'acqua e lui aveva risposto con un vaffanculo prima di essere trascinato dal piede.
Cazzo, è gelida!
Alle volte ti comporti come una mocciosa. Non è così fredda  aveva sghignazzato Ade. Tommy l'aveva guardato, negli occhi, non sapeva cosa ci avesse letto Ade in quegli occhi.


Che c'è?

Cos'aveva pensato? Non lo sapeva. Forse che Ade era bello (e lo era, a modo suo, lo era davvero) o forse si era domandato come sarebbe stato baciarlo. La sua mente doveva aver ripudiato quel pensiero, scacciandolo in un angolo.
Niente  dalla casa di Kristie. L'aveva lasciata lì, raggomitolata nel letto, a piangere. Come un codardo.

Una settimana dopo aveva scaricato Grace.
Voleva mettergli come suoneria una canzone allegra dei suoi gruppi commerciali.

 

 

Oggi non sei andato a scuola  disse sua madre, quando arrivò a casa. Non era una domanda. Lo guardò, mordendosi il labbro. Tommy odiò quel gesto. Il ragazzo che si è suicidato... era tuo amico, vero? Ho visto le foto sul giornale.
Tommy non rispose. Si infilò le mani nelle tasche e abbassò la testa.

Salì le scale lentamente, buttandosi sul letto, come aveva fatto Kristie mezz'ora prima a casa sua. Però le lacrime non uscivano, erano bloccate. Come se una parte di lui fosse morta con Ade.
(Era tuo amico?)

Finalmente iniziò a piangere. Pensò a Kristie, a Ade, al suo corpo immerso nella piscina e poi nella vasca, a tutto.
E pianse.

 

 

 

IV

 

 

Alcune sere io non sto come dovrei
Alcune sere io non sto come vorrei
Alcune sere non sento il passare del tempo ma ammetto che è lento
ma dove sei?

 

 

Com'era il funerale?
– Esattamente come un funerale.
Nicole lo fissò. Hai marinato anche oggi la scuola. Sta diventando un'abitudine, eh?
Già  ribatté Tommy.
Hai proprio l'aria di uno che ha passato una notte insonne.

In quello stesso istante gli vibrò il cellulare, era Kristie. Un messaggio. Mi dispiace per ciò che ho detto ieri. Perdonami.

Si è scoperto come mai si è ammazzato?  domandava intanto la giovane dietro il bancone. Era stranamente loquace, quel giorno. Di solito lo trattava come se non vedesse l'ora di levarselo dai piedi.
No.
Se l'era chiesto anche lui.
Tu non ci sei andato a quel funerale, vero?
Non rispose. Chiese invece: Vuoi sapere come è morto mio padre?
La ragazza mosse la testa di lato, con un'ispressione interrogativa sul volto.
– Si è suicidato. Lasciò mia madre con un sacco di debiti, se non altro però smisi di pensare alla morte.
Si fissarono in silenzio, diffidenti come due gatti randagi.

 

Quando finisci il turno, Nico?
Mi stai chiedendo un appuntamento?
Forse.
– Ah! – gli scappò una risatina – Io non esco con i ragazzini.

Lui aveva alzato le spalle e Nicole gli aveva lanciato un'occhiataccia. Guarda che dovresti insistere, di solito è così che fanno gli uomini veri.
Stronza.
Tu sì che sai come conquistare una donna, ragazzino.
Il turno, però, quando lo finiva glielo disse, alla fine.

 


Lo chiamavano Ade. Ade con la e, come il dio greco degli inferi, anche se il suo nome era Adam, senza nessuna e.
Poi morì e le persone semplicemente smisero di chiamarlo.

Aveva sedici anni quando si lasciò affogare nella vasca.

 








 

 
 
 
 
 

 ANGOLO AUTORE!

Ultimamente più leggo fatti di cronaca e più mi sento uno schifo. Di recente ho saputo dell'ennesima morte di un mio coetaneo nella mia città. Non lo conoscevo, per cui ciò che ho raccontato in questa OS non si ispira nemmeno lontanamente a come io ho vissuto la cosa. Però nulla, mi ha fatto riflettere.
Di mio sono sempre molto depresso, ho giornate nere e in passato ho pensato spesso a come sarebbe mettere un punto alla propria esistenza.

Rielaborando un secondo delle idee buttate per caso su carta, sono finito per tirare fuori questa OS davvero cruda e drammatica.
Spero vi piaccia.

L.~
  
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