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Autore: Kei_Saiyu    10/12/2008    7 recensioni
Prima classificata al Burnin' Contest indetto da uchiha_girl!
Passa il ponte fra noi due
Non dubitare
La tua e la mia bugia finisce qui...
Mai, mai più non so, né ma
Nessun indugio…

[Fantasma dell'Opera; il Ponte fra noi due]
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Sorpresa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Autore/trice : Kei_Saiyu
Nome fict :
Il ponte fra noi due
Personaggio/i :
Sasuke; Naruto; Itachi (principali); partecipazione di un po’ tutti.
Pairing
: SasuNaru.
Genere : Sentimentale; Malinconico.
Rating :
Arancione.
Avvertimenti :
Shonen-ai; One-shot; Linguaggio colorito; What, if…?.
Introduzione:

Passa il ponte fra noi due

Non dubitare

La tua e la mia bugia finisce qui...

Mai, mai più non so, né ma

Nessun indugio…

 

Note dell’autore: Allora, fan fiction uscita molto di getto e che non mi convinceva per nulla, ma amen.

Mi sono andata ad intricare senza volerlo in una cosa allucinante XD.

Linguaggio colorito…non ce n’è molto, ma meglio metterlo, credo, motivo anche per cui il rating è arancione XD.

Umh, che altro ho da dire? Nulla mi sa ù_ù.

Ah, penso che lo sappiano tutti, ma metto alcuni significati:

Dobe: Idiota.

Usuratonkachi: Idiota totale.

Mukenin: Traditore.

Genjutsu: Arte illusoria.

 

Copyright: I personaggi di Naruto non sono miei ma di Kishimoto. Le frasi che trovate centrate, tranne gli aforismi, provengono da una pezzo dalla canzone: “Il ponte fra noi due” del Fantasma dell’Opera.

Note Ultime: Ok, non mi sarei mai aspettata che questa fic arrivasse prima XD

Che diamine posso dire? Sono abbastanza soddisfatta, nonostante questa storia non mi abbia colpito molto alla stesura ma…amen ù_ù

Bene, dedico questa storia a quella rompipalle che mi sta vicino in questo momento, alias rekichan ù_ù

La dedico anche a Ainsel, perché mi gira così XP

E a Rei-Murai, che ha partecipato anche lei arrivando terza. Bravo Inuzuka (cane da guardia dei vampiri ù_ù)! ^O^/

Ok, finisco lo sclero ringraziando Uchiha_girl, giudice e fautrice del contest: Burnin’ contest, e tutte le partecipanti ^O^/ complimenti a tutte ù_ù.

 

Il ponte fra di noi

 

Il grande vantaggio del giocare col fuoco è che non ci si scotta mai.

Sono solo coloro che non sanno giocarci che si bruciano del tutto.

[Oscar Wilde]

 

Il fuoco illuminava dolcemente il suo volto bronzeo, sottolineando la perdita di quei lineamenti una volta dolci, ora leggermente più duri e marcati, a dimostrazione della perduta fanciullezza.

Gli occhi azzurri, dal taglio allungato eppure non per questo con le iridi sottili, ardevano di una luce curiosa e ostile verso ciò che fissavano.

La fiamma lambiva docilmente il corpo ben modellato, ma non bruciava.

Sembrava come se lo stesse accarezzando, saggiando le forme armoniose del fisico temprato da anni di allenamento.

I capelli biondi assumevano sfumature scarlatte, donando al contempo al ragazzo un’aria da diavolo seduttore e da angelo puro e innocente.

Le ciglia chiare si aggrottarono in un chiaro segno di confusione, mentre le labbra rosee si arricciarono in una muta protesta.

Assottigliò gli occhi per vedere meglio, non riuscendo a capire che cosa ci faceva in un posto come quello, dove tutto sembrava richiamare all’androne dell’Inferno raffigurato nei libri esoterici.

Alzò il volto per vedere se c’era almeno il cielo e rimase quasi stupito nel trovarlo.

Bello e limpido, ma privo di stelle, con solo una luna immensa e del colore del sangue ad adornare la volta celeste che, in quel caso, assumeva sfumature arancioni tendenti al carminio.

Guardò quei riflessi accigliato e nervoso; non gli piaceva.

Per nulla.

Gli dava un senso di inquietudine non indifferente e pareva risvegliare in lui una sete che da anni placava. Una sete non sua, ma del demone che dimorava al suo interno.

Distolse con difficoltà lo sguardo, deciso a non alimentare quella voglia conosciuta e temuta.

Guardò avanti a sé, vedendo solo un’immensa distesa di fiamme che continuavano ad accarezzarlo con gentilezza, eppure c’era qualcos’altro.

Un qualcosa che non riusciva a definire, ma che sapeva essere importante.

Mosse un passo in avanti, con i sensi allertati e in una mano un kunai, mentre l’altra rimaneva chiusa a pugno; le nocche visibili.

D’improvviso, le fiamme si ritirarono di lato, lasciandogli finalmente intravedere quello che non riusciva a distinguere prima e che si rivelò essere un ponte.

Un ponte che conosceva bene. Molto bene, ma che sapeva non aver mai visto, dato che pareva di recente costruzione.

La pietra liscia e fredda restava sospesa a mezz’aria, consentendo a chiunque di passare dall’altro lato e fu allora che notò ciò che tanto lo disturbava.

Una statua.

Abbassò gli occhi e vide che i suoi piedi poggiavano sulla statua antagonista e sentì un brivido corrergli lunga la schiena.

Iniziò a sudare senza un motivo apparente, solo ora conscio di dove si trovava e sicuro di aver avvertito una voce che lo chiamava.

Con il cuore che batteva forte e aritmico, prese un profondo respiro e alzò lo sguardo, preparandosi a ciò che avrebbe visto al di là di quel ponte che, fino a pochi anni prima, era sicuro non esserci.

Un ragazzo stava tranquillamente in piedi sulla testa dell’immensa statua, fissandolo con bramosia e con un pizzico di derisione.

Le alte fiamme gli lambivano la schiena, carezzandogli voluttuosamente la pelle esposta del petto.

I corti capelli neri splendevano di luce propria, creando un sensuale contrasto con gli occhi neri e vuoti, proprio come ricordava.

Deglutì nel vedere il ghigno splendere su quel volto di diavolo.

Si fissarono in silenzio per alcuni istanti, dando modo ad ognuno di memorizzare ogni dettaglio dell’altro e solo allora si chiese come mai, visto che distavano di parecchi metri, riuscisse a vederlo come se ce lo avesse davanti.

Non ebbe tempo di trovare una risposta che la voce che prima lo aveva chiamato, si fece risentire.

Più potente. Più eccitante. Più derisorio.

«Potresti anche salutarmi, Dobe. Sono anni che non ci vediamo, mi pare.»

Naruto Uzumaki lo fissò indeciso per qualche istante.

Si raddrizzò sulle spalle e gli rivolse un sorrisino malizioso, deciso a non farsi mettere i piedi in testa come già era capitato.

Questa volta avrebbe combattuto, con le unghie e con i denti, sapendo che forse non se la sarebbe cavata come la volta successiva.

«Sono due anni che non ci vediamo, Teme. Dopo che hai quasi tentato di farmi fuori - per la seconda volta -, non ci siamo più visti. Cos’è, Orochimaru ti ha fottuto anche il cervello?»

Gli occhi color della pece si strinsero brevemente e automaticamente la sua mano andò a cercare il fodero della spada, ma lasciò perdere.

Gli rivolse uno sguardo sprezzante e diede una piccola risata senza felicità prima di rispondere.

«Orochimaru è morto. L’ho ucciso un po’ di tempo fa.»

Naruto sgranò gli occhi lasciando cadere il kunai. Ci mise poco ad assimilare la notizia e quella che, secondo lui, era una giusta conclusione.

Il sorriso spuntò in automatico dalle sue labbra e con voce acuta diede forma ai suoi pensieri.

«Se lo hai fatto fuori, allora vuol dire che ora torni a Konoha!»

Ma Sasuke Uchiha fece segno di diniego, smontando così la gioia di Naruto e prima che potesse chiedergli spiegazioni, parlò nuovamente.

«No, non tonerò. Itachi non l’ho ancora ucciso.»

Fece segno a Naruto di tacere quando lo vide aprire bocca e proseguì con le sue spiegazioni.

«Naruto, ti ho portato qui per un motivo preciso.»

Sospirò, preparandosi ad arrivare alla conclusione. In bene o in male, non lo sapeva di preciso.

«Ho tentato di ucciderti per non avere più alcun legame, ma non ce l’ho fatta. Per ben due volte, non ci sono riuscito. Ti odio Dobe, sai? Non mi lasci mai un momento in pace, con la tua voce irritante e i tuoi sorrisi del cazzo. Sei diventato un’ossessione. Un qualcosa che non posso permettermi di avere, ma che allo stesso tempo desidero.»

Naruto arrossì, sapendo che quelli erano anche i suoi sentimenti. Che nonostante avesse tentato di spacciare il tutto per amicizia, non ci era riuscito.

Perché aveva capito, tardi ma ce l’aveva fatta, che Sasuke era qualcosa di più.

Non lo amava, o almeno non lo capiva, però era qualcosa di speciale quello che provava e lo odiava per questo.

Quante notti aveva passato a maledirlo per quel motivo? Quante volte si era ritrovato a masturbarsi pensando a quel corpo premuto contro il suo? Tante. Troppo. Ed era male. Molto male.

Ma era bello, estremamente bello e piacevole pensarlo.

Ma era brutto, estremamente brutto e distruttivo capirlo.

Si morse le labbra, deciso a non dire nulla dei suoi pensieri dei suoi sentimenti.

Del dolore provato nel comprendere che Sasuke se ne era andato da Konoha.

Della lacerazione nel suo cuore da adolescente quando tentò di ucciderlo la prima volta.

Della rassegnazione provata quando ci aveva riprovato.

E della gioia nell’apprendere che colui che lo aveva indotto a lasciarlo era morto.

Scosse la testa guardandolo dritto negli occhi, deciso a nascondergli tutto.

Compresa quell’insana ossessione che lo accompagnava ogni notte e che, a quanto aveva capito, provava anche Sasuke, ma non era sicuro che fosse la stessa.

Perché i suoi sogni non si riducevano al sesso, bestiale e animale, ma alle coccole. Alle piccole cose quotidiane di ogni coppia. No, questo Sasuke sicuramente non lo provava.

Quando Uchiha riprese a parlare, Naruto capì che lo aveva lasciato ai suoi pensieri solo per fare ordine o, più plausibile, per godersi la sua espressione che, sicuramente, oscillava tra l’imbarazzo e il piacere malcelato.

«Dobe, immagino che tu abbia riconosciuto questo posto. Il ponte l’ho creato per darti una possibilità. Ho deciso che se non posso eliminarti, allora ti voglio. Attraversa il ponte, Naruto. Vieni qui da me. È finito il tempo dei giochi dove ci nascondevamo, è giunto il momento di affrontare quella realtà che non hai mai voluto vedere.»

 

Passa il ponte fra noi due

Non dubitare

La tua e la mia bugia finisce qui...

Mai, mai più non so, né ma

Nessun indugio…

 

Ed il gesto di Sasuke valse più di mille parole.

La mano candida protesa verso di lui, con le sue infime promesse di piacere.

Diavolo tentatore; figlio del demonio.

Naruto si morse le labbra e nella sua mente parvero susseguirsi, come a rallentatore, immagini poco veritiere di lui e Sasuke avvinghiati a fare l‘amore.

Le fiamme si alzarono all’improvviso, invitandolo ad andare, ad attraversare quel ponte di bugie mai svelate.

A mostrargli la strada per il piacere infernale.

Sentiva le forze scemare, come risucchiate da qualcosa ed una voce che l’opprimeva dall’interno, confondendogli le idee.

E più si ostinava a non cedere, a tentare di aggrapparsi a qualche cosa, qualunque cosa che potesse fargli mantenere la ragione, più le fiamme aumentavano d’intensità.

S’inginocchiò in preda ad un dolore lancinante alla testa, portandosi le mani alle tempie come per proteggersi.

Aveva la sensazione che gli stessero spezzando il cranio in due e urlò.

Urlò di dolore, di disperazione e le immagini cambiarono.

Non era più il lui grande che faceva l’amore con Sasuke, ma un lui bambino che veniva picchiato dagli abitanti del villaggio; che veniva maltrattato a parole, denigrato, insultato e abbandonato.

Urlò più forte, le lacrime gli rigavano il volto contorto dal dolore e dalla disperazione.

Pregò affinché tutto finisse, lasciandolo libero da quel dolore crudele che lo stava lentamente distruggendo.

Ma Sasuke rimaneva immobile, con la mano tesa ed il volto impassibile.

Riuscì brevemente a guardarlo e notò le fiamme che si alzavano sempre più, circondandolo per spingerlo ad andare verso di lui.

 

Dimentica chi sei e dimmi sì.

Che il fuoco mai si pondera

Che voluttà è rinchiusa in noi

La via recondita preziosa…

 

Tentò di alzarsi, ma non ci riuscì.

Il dolore non lo abbandonava e le immagini proseguivano, mischiando la realtà alla finzione.

Una nuova ondata di dolore lo costrinse a sdraiarsi a terra, contorcendosi come un serpente a cui è stata calpestata la coda.

Gli occhi spalancati stavano diventando sempre più vacui.

Le labbra aperte a rilasciare infinite grida di dolore.

La mente spaccata; lo stomaco in subbuglio e due voci.

Non più una, ma due che si confondevano, non permettendogli di capire nulla.

Il dolore alla testa aumentò di pari passo al bruciore di stomaco, costringendolo a nuove contorsioni per cercare di placare quei dolori insopportabili.

Capì a mala pena che il chakra rosso lo stava circondando e seppe che una delle due voci era di Kyuubi.

Non capiva cosa stava cercando di comunicargli, sovrastata dall’altra che continuava a dirgli di venire da lui.

Urlò supplicando di fare cessare tutto quello.

Stava male, non ce la faceva più a resistere ed il pensiero di dire che sì, sarebbe andato da lui, lo allettava.

 

Passa il ponte fra noi due

Non esitare

Dell’anima il segreto tu vivrai

Se passi il ponte fra noi due

 

Un conato lo colse all’improvviso, costringendolo a girarsi di lato per rimettere la cena a terra.

Non capiva più cosa stava succedendo e chi era, sentiva solo che il chakra attorno a lui aumentava e che doveva andare.

Sì, doveva attraversare quel ponte, ora ne era certo.

Al di là, avrebbe trovato quello che cercava.

Il dolore iniziò a scemare proprio mentre quel pensiero lo colpiva.

Si alzò, lasciato libero ora di muoversi liberamente e guardò verso Sasuke, non trovando più solo lui, ma anche Sakura che gli tendeva la mano.

E più guardava, più vedeva altre figure attorno al ragazzo.

Iruka; Kakashi; Sandaime; Godaime; Shizune; Jiraya e due persone che non aveva mai visto, ma che gli infondevano un dolce tepore al cuore.

E tutti loro avevano le mani tese e sorridevano.

Anche Sasuke sorrideva, invitandolo a venire da lui, a perdersi far quelle braccia che, ora, sembravano promettere solo amore.

Fece un passo avanti verso il ponte.

E un altro. Un altro. Un altro.

Irrazionalmente, si accorse che lo stava attraversando, lasciandosi alle spalle tutti i ricordi tristi.

Più si avvicinava, più sentiva il calore invadergli il corpo.

Non avvertiva altro che una quiete irreale e caldo.

Tanto.

Non gli importava nulla se non arrivare da tutte quelle persone che gli sorridevano tendendogli la mano.

Voleva solo quello, poco importava se il fuoco aveva iniziato a bruciarlo.

Non sentiva dolore, ma solo un infinito senso di benessere.

Tutto lì.

Arrivato a pochi passi da loro, vide Sasuke venirgli incontro, con le braccia spalancate ad accoglierlo.

Mancava poco. Pochissimo e si sarebbe potuto perdere in quel calore devastante che lo stava consumando dall’interno.

Lì avrebbe trovato la felicità?

Avrebbe ritrovato la pace fra quelle braccia che stava ardentemente desiderando?

Mancavano solo tre passi.

Due.

Uno.

Ma all’ultimo si fermò, incapace di muovere quell’ultimo passo verso il requiem.

Qualcuno lo stava chiamando ancora, sovrastando la voce che prima gli martellava le membra.

Conosceva quella voce ed era la stessa che lo aveva tormentato poco prima, ma più… vera.

Forte. Arrabbiata. Terrorizzata quasi.

Si voltò indietro, nonostante Sasuke gli avesse lanciato uno sguardo addolorato e dall’altra parte, vide Sasuke.

Non capiva perché ce ne fossero due, ma non gli importava e decise di guardare nuovamente avanti.

Il Sasuke che voleva, che lo stava guardando ora con dolcezza, era davanti a lui e non dietro.

Fece per andare avanti e buttarsi fra le braccia accoglienti che gli si mostravano di fronte, ma ancora quella voce lo trattenne.

Si voltò nuovamente a guardarlo e vide ancora quello strano Sasuke, ansimante e dall’espressione furibonda, che gli gridava contro.

Poche erano le parole che riusciva a capire, ma tutte molto famigliari e alla fine, comprese quello che gli stava urlando.

«Cazzo, Usuratonkachi! Quello non sono io! Quello è Itachi!»

Si voltò in fretta verso l’altro Sasuke, come per verificare che l’altro mentiva, ma il volto davanti a lui era cambiato.

Due mani lo strinsero con forza sulle spalle, rigirandolo per fargli vedere che, involontariamente, aveva fatto l’ultimo passo.

La lama fredda di un kunai gli sfiorò la gola, immobilizzandolo per un istante.

Gli occhi azzurri cominciarono a riprendere vita, osservando attoniti la statua su cui stava poco prima.

Alzò lo sguardo solo per vedere il volto impassibile di Itachi fissare l’altro Uchiha.

La sua voce, fredda e monotono, salutò Sasuke come se stesse affermando che il tempo era bello.

«Otooto, come al solito, arrivi tardi.»

Naruto vide il volto di Sasuke fremere di rabbia e non capiva perché non si muovesse da lì per saltare al collo del fratello, ma fu Itachi che, quasi a sentire la sua domanda, rispose.

«Vedo che, nonostante tu sia entrato nel mio genjutsu, non riesci a romperlo o a penetrarlo infondo. Mi chiedo quanto tutto questo si ripercuoterò sulla tua psiche una volta sveglio, otooto.»

Sasuke si limitò a mordersi le labbra, conscio che il fratello aveva toccato un punto dolente.

Naruto li fissò a turno, indeciso a credere a quello che stava accadendo e fu solo quando Itachi gli premette più forte il kunai sulla gola che riuscì a comprendere.

Era stato ingannato. Tutto quello non era che una maledettisima illusione e lui, come un idiota, ci era cascato in pieno.

La rabbia e la delusione lo colsero impreparato e le fiamme che ancora gli danzavano intorno ripresero a bruciarlo, ma questa volta avvertì il dolore.

Strinse forte i pugni, incapace di guardarli ancora a lungo.

Non voleva vedere la delusione sul volto di Sasuke tanto quanto il suo solo concentrarsi sul fratello.

Perché lo avevano dimenticato.

Lo avevano ferito; torturato psicologicamente e tutto ciò che quelle labbra avevano detto erano solo un cumulo di bugie.

La rabbia gli invase le vene, sostituendo apparentemente al sangue.

Il chakra vibrava per tutto il suo corpo, rendendo la sua furia palpabile, ma nessuno pareva accorgersi di lui.

Itachi troppo occupato a schernire Sasuke e Sasuke troppo occupato a fissare sempre e solo il fratello.

Alla rabbia si aggiunse l’amarezza; la delusione; la vergogna e il dolore.

Quando quella mano fredda gli strinse con più forza la spalla, affermando che lui era stato tanto idiota da non capire tutto dal principio, non ce la fece più.

Il chakra di fuoco avvolse il suo corpo, mentre il chakra di vento si univa al di fuori, alimentandolo le fiamme e allo stesso tempo ferendo chi gli era intorno, cogliendo impreparato Itachi che si allontanò per non rimanere coinvolto.

Arrivare dalla prima alla terza coda non ci volle nulla, gli bastò vedere come il membro dell’Akatsuki lo stava fissando con bramosia e la rabbia palpabile di Sasuke perché, ora, il fratello non gli prestava più attenzioni.

Ringhiò, incapace di ragionare ancora come un essere umano, ma percependo solo i sentimenti contrastanti che lo stavano distruggendo.

Itachi continuò a guardarlo, forse indeciso se attaccarlo o meno, ma oltre ogni previsione, svanì.

Sasuke guardò accigliato nel punto in cui era sparito e si diresse, stranamente capace di muoversi, verso Naruto.

Il ragazzo rimase immobile – le tre code che si muovevano lente nell’aria -, come se non lo avesse visto.

Arrivato a pochi passi da lui, Uchiha lo chiamò con dolcezza.

Naruto alzò lo sguardo, fissando quegli occhi rossi che sembravano scavargli nell’anima.

Avrebbe voluto attaccarlo, avrebbe voluto davvero, ma l’unica cosa che riuscì a fare, fu poggiare stancamente la fronte sulla spalla dell’altro.

Sasuke sospirò e prese ad accarezzargli la testa bionda, aspettando paziente che il ragazzo si calmasse.

Lo coccolò come non aveva mai fatto con nessuno, sperando almeno di servire a qualcosa.

La sua pazienza venne ricompensata quando il chakra smise di fluttuare intorno a loro, lasciando solo un Naruto stanco e privo di sensi.

In quel momento, Uchiha notò che le fiamme, il ponte e la luna rossa erano sparite, lasciando al loro posto solo una bella distesa di prato verde ed un cielo ricco di stelle.

Sospirando, lo fece sdraiare a terra e prese a guardarlo.

Non sapeva cosa fare, da una parte, lo avrebbe potuto uccidere facilmente e forse smettere di esserne ossessionato.

Dall’altra, avrebbe potuto esaudire i suoi desideri più nascosti.

Sbuffò alzando gli occhi al cielo.

Per entrambe le ipotesi, non c’era gusto a farle se Naruto era svenuto.

Accarezzò ancora una volta i capelli del ragazzo, sentendosi all’improvviso chiamare indietro, verso la realtà.

Prima di andarsene e rompere il genjutsu, si abbassò verso il volto dell’altro, sussurrandogli qualcosa all’orecchio.

Si alzò sistemandosi il judoji e la katana e dissolse la tecnica con un moto irato.

Al suo risveglio, Naruto non avrebbe ricordato nulla, pensando solo che aveva fatto un sogno un po’ strano di cui rammentava soltanto i contorni sfumati.

Non avrebbe mai saputo che Itachi aveva tentato di portargli via Kyuubi.

Non avrebbe mai saputo che Sasuke lo aveva salvato.

E non avrebbe mai ricordato le sue parole.

 

La lontananza è per l'amore ciò che il vento è per il fuoco:

spegne quello piccolo, alimenta quello grande

[Anonimo]

 

Nel tornare alla realtà, Sasuke venne accolto da una furibonda Karin che era stata lasciata sola con - sue testuali parole - quel mostro di Suigetsu.

La lasciò perdere dirigendosi verso gli altri due del gruppo, chiedendosi solamente perché Itachi aveva deciso di andarsene senza attaccarli.

Che lo avesse fatto perché si era intromesso? O perché pensava che Naruto lo avrebbe ucciso?

Non lo sapeva e più ci pensava, più non capiva.

L’unica cosa che desiderava ora, era riuscire a trovare Itachi e ucciderlo definitivamente.

Quando una testa bionda s’insinuò nuovamente nei suoi pensieri, pensò che forse, se fosse sopravvissuto alla vendetta e a Konoha, gli avrebbe insegnato a riconoscere un genjutsu.

   
 
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