Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Ricorda la storia  |      
Autore: Rosalie97    02/03/2015    3 recensioni
La musica gli scorreva nell’animo, nelle vene al posto del sangue.
Qualunque famiglia sarebbe stata fiera di lui, ma non la sua.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trent
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
- Questa storia fa parte della serie 'A life's tale - Icon for Hire's tale.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Song: Rock and roll thugs/Band: Icon for Hire
 
Sedendo solo nella notte, i ricordi sembravano fantasmi tutt’intorno a lui, pronti a carpirlo con i loro affilati artigli. Il passato non era mai solamente passato, ma una creatura pericolosa e capace di attendere anche millenni, che camminava dietro di lui tentando di non fare rumore per prenderlo alla sprovvista. Ogni giorno faceva finta di essere felice, di stare bene con se stesso e con il mondo che lo circondava, ma era solamente una farsa. Solo una volta, in tutta la sua esistenza, poteva dire di essere stato realmente felice, quando Gwen era stata la sua ragazza, anche se il tempo in cui erano stati insieme era stato davvero poco, ai suoi occhi. Nemmeno la dark conosceva la verità su di lui, Trent non se l’era sentita di raccontarglielo, sebbene lei fosse l’unica capace di capirlo.
In qualche modo, però, era stato un bene il fatto che avesse tenuto la bocca chiusa, sapendo come erano andate a finire le cose.
Era sembrato un pazzo a tutti i partecipanti del reality, e probabilmente anche al resto del mondo, con la sua fissazione per il numero nove. Il fatto, però, era che nessuno, tra tutta quella gente, sapeva il reale motivo per cui lui fosse così ossessionato. Certo, era il suo numero fortunato, e ciò riguardava il nonno ed il treno giocattolo che aveva ricevuto in regalo da quest’ultimo, ma non aveva rivelato la vera motivazione di tutta quella follia ossessiva.
La ragione era semplicemente una: il suo passato, quello che spesso lo lasciava sveglio di notte, impedendogli di chiudere occhio. Infatti, Trent aveva un’infanzia molto triste, alle spalle. Era cresciuto in una famiglia molto religiosa, in una piccola cittadina del Canada, dove la chiesa era il passatempo ed il luogo preferito della maggioranza dei cittadini. Sin da piccolo aveva avuto un amore profondo e indissolubile per la musica. A sette anni sapeva già suonare e cantare, era una mini rockstar, e a tredici anni scriveva già le sue canzoni, dotate di testi profondi e sorprendentemente intelligenti.
La musica gli scorreva nell’animo, nelle vene al posto del sangue.
Qualunque famiglia sarebbe stata fiera di lui, ma non quella in cui era cresciuto.
Suo padre era il più grande fedele di tutti, in quella topaia schifosa nella quale Trent era nato.
Quell’uomo non aveva mai approvato la soluzione che il figlio aveva trovato per sfuggire alla tristezza nella quale aveva vissuto. Non importava che quei testi pieni di sentimento lo aiutassero a sopravvivere, lui non doveva scriverli, non doveva nemmeno pensarci!
Il motivo? Semplice, il prete della chiesa della cittadina, quel predicatore di fede, non faceva che ripetere a tutti i frequentatori della sua messa che il rock ‘n roll era il male incarnato in musica, che qualunque persona si fosse abbandonata ad esso sarebbe stata dannata, incatenata all’inferno per sempre.
In realtà, l’inferno lo viveva Trent ogni giorno, quando suo padre tornava a casa e iniziava a frugare tra la sua roba, per cercare quei fogli pieni delle parole che provenivano dal cuore di quel povero ragazzino, per bruciarli, oppure per seppellirli, cosa che faceva molto spesso. L’uomo costringeva il figlio a restare a vedere, mentre scavava una buca nel cortile sul retro della casa e lanciava sottoterra tutto ciò a cui aveva lavorato. Spesso si era sorpreso a desiderare di essere interrato lui stesso.
Ma gli anni erano passati, lui aveva trovato una figura paterna anche nel nonno, che lo aveva convinto a superare tutta quella depressione, a lasciar perdere il padre, a continuare e non smettere mai di amare ciò che lo faceva sentire vivo. Poi, un tragico giorno, il vecchio era morto, lasciando di nuovo solo Trent.
<< Però io non mi sono arreso >> sussurrò al vento freddo mentre stava seduto sull’erba. Si trovava su un’alta collinetta che dava sulla città sottostante, quella in cui si era trasferito, per fuggire lontano da quell’orda di folli fedeli. << Non mi sono arreso >> ripeté, << ho continuato a suonare e a scrivere, nonostante mio padre mi dicesse che i demoni si nascondevano nel rock ‘n roll, il che mi pare tanto un’emerita cretinata. >> Fece una pausa, in cui si limitò a fissare il cielo buio e pieno di stelle, mentre una brezza gentile gli sfiorava il viso e muoveva i capelli scuri. Nelle tenebre, le luci della città parevano come lucciole lontane. << Sono cresciuto bene, anche dopo quel che mi diceva lui. Sono una persona buona, quella che lui non sarà mai. >>
Ricordava il giorno che si era ribellato, quello in cui aveva registrato il video per il reality. Non molto tempo dopo aveva fatto le valigie, e tra le maledizioni e le orribili parole del padre, se ne era andato. Aveva tentato di lasciarsi il passato alle spalle, tentato di vincere quel milione per vivere la vita che desiderava lontano da quel mostro che si fingeva un angelo che desiderava solo il suo bene.
Aveva smesso di fingere di non interessarsi alla musica ed aveva iniziato a far finta di non provare dolore ed essere una persona felice e gioiosa.
<< E con Gwen avevo iniziato ad esserlo >> disse tra sé e sé. << Ma è finita male… >> abbassò il capo, guardandosi i piedi, mentre con le dita strappava un ciuffo d’erba. << Ma la mia vita non è finita, ho ancora la mia chitarra e la testa per scrivere canzoni, con cui sfogherò tutto ciò che mi opprime. Non è ancora arrivato il momento della mia completa caduta in disgrazia, ho un lungo cammino davanti a me, che seguirò >> alzò di nuovo lo sguardo, per rivolgerlo alla costellazione di Orione, quella che suo nonno gli aveva insegnato a riconoscere, << per dimostrare a tutti coloro che sono contro di me che sono forte. Per rendere orgoglioso l’uomo che mi ha salvato la vita. Nonno >> disse con voce piena di rispetto, orgoglio ed affetto, << io te lo prometto. >> E mentre sorrideva con il viso distorto in un’espressione di commozione, una lacrima solitaria gli scese sulla guancia. 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Rosalie97